Che lo facciate su un amaca dondolati dal vento, in riva al mare, sul divano,o sul letto di casa a tutti sarà capitato di sognare. Sognare è un’attività molto salutare. A causa dei ritmi sempre più frenetici della vita, tendiamo a ricordare poco i sogni e, in generale, a sognare molto poco. Probabilmente la causa è che passiamo troppo poco tempo in fase rem, la fase particolare del sonno in cui si verificano la maggior parte delle esperienze oniriche. Quando il sonno è sano, ha un andamento particolare e ricorsivo: ci sono cicli di circa novanta minuti ciascuno, divisi in fasi. Durante questo periodo si alternano la fase non-rem, cioè quella dedicata al sonno ristoratore in cui non si è completamente immobili, e la fase rem, in cui siamo completamente immobili. La fase rem, cioè “movimenti rapidi degli occhi” è quella in cui compaiono i sogni. L’immobilità forzata serve al nostro corpo per bloccarci, altrimenti rischieremmo di mimare i movimenti fatti nei sogni, con il risultato di farci male o combinare disastri in casa mentre siamo addormentati. Lo stress influisce negativamente sulla qualità del sonno rem, ed è un peccato perché i sogni servono anche a proteggerci dagli effetti dannosi degli eventi stressanti della vita quotidiana, oltre che a migliorare l’empatia. A molti sarà capitato di non trovare soluzione a un problema lavorativo o personale, soluzione che invece sembra spuntare dal nulla dopo una bella dormita. Proprio da qui deriva il consueto “dormici su” consigliatoci spesso da amici e parenti. Dietro la saggezza popolare si nasconde in realtà un dato scientificamente provato: durante il sonno le esperienze della giornata vengono riconsiderate, elaborate e codificate secondo strategie diverse rispetto a quelle che utilizziamo da svegli, concediamoci quindi le giuste ore di sonno ci aiuteranno anche quando siamo svegli.