Una tradizione locale, caratteristica proprio del Valdarno aretino, che da generazioni si rinnova stiamo parlando della Fantoccia della Befana.Si tratta di un dolce che fonda le sue basi nelle tradizioni di zona, accortamente preparato nelle vecchie famiglie come dono da far trovare ai più piccoli in concomitanza con l’arrivo della Befana, coincidente con l’ultima festività del periodo natalizio.La Fantoccia nasce nelle campagne di Montevarchi e Terranuova Bracciolini, diffondendosi nei paesi limitrofi come un grande biscotto a forma di Befana per le bambine e di Cavallo per i maschietti, decorato con cioccolatini ed altri dolciumi inizialmente disponibili in casa, oggi divenuti confetti e praline di zucchero colorato La sua preparazione consiste nella sapiente lavorazione di un impasto a base di uova e farina, ingredienti semplici. Dopo il procedimento di stesura dell’impasto, attraverso le due forme tipiche si ottengono basi da decorare, prima di passare da una cottura in forno di circa trenta minuti Le antiche origini di questo simpatico e invitante dolce dell’Epifania, come detto, risiedono in tempi lontani, quando le famiglie di contadini dovevano letteralmente inventarsi dei doni per i propri piccoli da inserire nelle cosiddette “calze della Befana”.Nella sua versione primordiale infatti, la Fantoccia non nasceva con la sua consistenza di biscotto dal cuore morbido e la superficie croccante, bensì veniva ricavata dallo stesso impasto con cui quotidianamente si otteneva il pane. Per quelle famiglie che non potevano permettersi l’acquisto di regali ai propri figli, la mattina della Befana nei forni comuni si cuocevano queste variazioni dalla forma simpatica, arricchite con qualsiasi cosa fosse disponibile.Si tratta quindi di una tradizione unica che resiste da decenni, sapientemente portata avanti,ancora oggi nelle cucine e ora anche nelle pasticcerie del Valdarno conservando un sapore unico e gustoso, se vi capita di passare in Valdarno in questo periodo non mancate di assaggiare questa tipicità
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Conservare i cibi
Il congelatore è una grande risorsa per avere sempre a disposizione scorte di cibi freschi e cucinati. Venendo conservati a basse temperature, infatti, molto spesso i prodotti surgelati non presentano additivi aggiunti e mantengono i loro nutrienti. Sotto lo zero, inoltre, i processi degenerativi operati dai batteri si bloccano e, sebbene il ghiaccio alteri in parte la struttura degli alimenti e le caratteristiche organolettiche, gli alimenti si conservano a lungo. Un taglio di almeno il 30% della spesa alimentare, menù più vari e più salute nel piatto. Sono questi i principali vantaggi di chi in estate fa uso del congelatore domestico che, con temperature che scendono sino a -24°C, congela cibi freschi e mantiene il prezioso “carico” per molti mesi. I risparmi sono notevoli poiché si possono mettere sotto zero frutta e verdure di stagione, quando cioè costano decisamente meno rispetto a quelli fuori stagione. Per consumarli poi quando si desidera. Si possono acquistare presso i grossisti oppure alla fonte, dal contadino, dal pescatore, dall’allevatore e quindi a prezzi dimezzati, grandi quantità di carne, frutta e, congelarle subito, oppure possiamo portarci tutti gli alimenti caratteristici della regione dove abbiamo trascorso le vacanze magari al mare o in montagna, conservandone tutti i sapori e gusti, riducendo in modo consistente il consumo di alimenti a lunga conservazione, di frutta e verdura provenienti da paesi molto lontani che ci vengono proposti nei mesi invernali .È possibile anche preparare piatti e congelarli per averli pronti da consumare quando c’è poco tempo per cucinare. Per ottenere questi vantaggi occorre tener conto di alcuni limiti e di alcuni consigli utili per la scelta e per l’uso.
Coltivazione idroponica
L’idroponica è la vera regina delle coltivazioni fuori suolo. Le piante allevate con questa tecnica non sfruttano le riserve nutritive del terreno, all’opposto quelle contenute in una soluzione acquosa, sapientemente dosata e fornita ad intervalli regolari, in base alle necessità specifiche. Esistono sistemi chiusi che riciclano l’acqua, la filtrano e ne aggiustano il contenuto di fertilizzante, consentendo un notevole risparmio di acqua. Le colture vengono collocate su speciali supporti o su basi inattive lana di roccia, perlite, pomice che consentono alle radici di venire a contatto con l’acqua. Negli impianti professionali i nutrienti che compongono la soluzione, come le condizioni ambientali ore di luce, umidità e temperatura, sono attentamente pesati in base alle esigenze delle piante. Questo consente di ottenere, nel caso di colture orticole o piccoli frutti, raccolti di ottima qualità. Le piante sono più sane, i prodotti più puliti e i cicli più brevi. Sono possibili anche applicazioni di piccola scala, per impianti domestici, come pure utilizzi in casi davvero particolari. La NASA ad esempio sta mettendo a punto dei sistemi di coltivazione idroponica per gli astronauti in missione, veri e propri orti per contadini spaziali!
Alberi digitali..la frutta la controlli tu
Dalle cucine inteligenti fino alle app per foodies, dalle start-up super tecnologiche all’agricoltura intelligente, nel 2018 se diciamo cibo, diciamo tecnologia, sostenibilità e biodiversità. Un quartetto che spesso collochiamo nel nostro immaginario nel lontano universo, dove i nuovi Steve Jobs e Mark Zuckerberg parlano di cambiare il mondo davanti a un caffè. E invece no, sorpresa. Siamo in Italia, siamo nella patria del buon cibo e le invenzioni che salveranno il mondo nascono proprio nel garage del vicino di casa, nelle aule dell’università della nostra città, davanti a un caffè nel bar dove facciamo colazione tutti i giorni. L’albero digitale, i frutti reali Nell’epoca degli orti urbani, un gruppo di agricoltori ha pensato ad una soluzione ancora più comoda per chi abita in pieno centro città ma proprio non riesce a astenersi all’idea di dire “Questa mela l’ho raccolta io”. Ecco cosa ha fatto la startup: prima di tutto ha sviluppato una rete di imprese di coltivazione biologica certificate e affiliate nelle quali ha reso possibile per i cittadini adottare a distanza un albero. A questo punto, grazie alla disponibilità degli agricoltori, ha creato un sistema che permette di monitorare la coltivazione del proprio “campo digitale” e stabilire a fine stagione se raccogliere senza intermediari i frutti o farseli consegnare a domicilio. I vantaggi sono infiniti: prodotti di origine certificata consegna entro 24/48 h dalla raccolta prezzi corretti. Ah, e naturalmente mente attenzione alla sostenibilità dedicata anche nella scelta dei materiali adoperati per la consegna, che sono tutti biodegradabili e sostenibili. Alzi la mano chi vuol fare il contadino ora.!!
Le coccinelle
Tarassaco Calendula Fiordaliso Geranio Menta sono le piante che più attirano le coccinelle, a sua volta sono una delle migliori armi nella lotta biologica ai parassiti dell’orto e del giardino, le varietà preferite dalle coccinelle sono il simbolo dell’agricoltura biologica e sono gli insetti più amati dai giardinieri e dai contadini che non utilizzano pesticidi. Nel loro ciclo vitale si calcola possano nutrirsi di più di 5000 prede. Il famoso entomologo Giorgio Celli le paragonava ai leoni del giardino. Evidente quindi la loro importanza nella lotta biologica ed integrata e inoltre quante volte vi è capitato che si è posata sulla mano una coccinella e avete immediatamente pensato che poco dopo avreste vinto 10 milioni di euro alla lotteria ?Nei racconti mitologici le coccinelle sono legate alle dee della fortuna e dell’abbondanza, grazie al loro colore rosso, considerato di buon auspicio. Nel nord Europa si dice che quando una coccinella ti sfiora si avvera un desiderio. In Italia se entra in camera da letto porta fertilità; se si posa addosso porta fortuna per un numero di mesi pari a quello di punti neri presenti sulle sue elitre rosse. Se invece si posa sulla mano di una ragazza nubile, si sposerà presto. L’aspetto gradevole delle coccinelle è in realtà un’arma di difesa contro i predatori che associano i colori brillanti al veleno: quelle adulte infatti emettono dalle zampe sostanze di un odore sgradevole, che possono risultare tossiche per i piccoli carnivori come lucertole o uccelli.
La vendemmia
Profumo di mosto, moscerini che si concentrano nelle porte delle cantine. Donne e uomini, giovani e meno giovani che collaborano dalla mattina alla sera, cantando sudati, vestiti da “contadini”, “trafficando” nei campi, facendo la spola tra una cantina e l’altra, tra trattori carrelli cassette e ceste piene di uva. Bambini che lavorano fianco a fianco con i nonni. Queste scene, così famigliari a molti, raccontano di una delle pratiche ancora tanto in uso che molti di noi hanno la fortuna di aver fatto da bambini e di fare ancora oggi, magari assieme ai propri figli: la vendemmia. Un culto, una tradizione che regge agli anni, che resiste alla meccanizzazione e che continua a riunire intere famiglie. La vendemmia altro non è che la raccolta dell’uva quando questa ha raggiunto la piena maturazione. Ma a dirla così è riduttivo, la vendemmia è la vetta di un lavoro durissimo, la sua fase finale, l’ultimo sforzo prima di vedere, di assaggiare il risultato: il vino. La raccolta viene fatta sia per l’uva da tavola che per quella da vino. Il vino, ossia la fase finale della vendemmia, è il frutto, oltre che di un duro lavoro, di una serie di processi chimici molto complessi, come, ad esempio la fermentazione. E per far si che il risultato finale (ossia il vino) sia eccellente è bene seguire scrupolosamente tutti gli aspetti della sua produzione, senza tralasciarne alcuno. Solo così si otterrà un vino di qualità.
E già che ci siamo buon Ferragosto a tutti…!!!
Il nome della festa di Ferragosto deriva dal latino feriae Augusti (riposo di Augusto), in onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prende il nome il mese di agosto. Era un periodo di riposo e di festeggiamenti stabilito dall’imperatore stesso nel 18 a. C., che traeva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso che, nella religione romana, era il dio della terra e della fertilità.In tutto l’Impero si organizzavano feste e corse di cavalli, e gli animali da tiro, inutilizzati per i lavori nei campi, venivano adornati di fiori. Inoltre, era usanza che, in questi giorni, i contadini facessero gli auguri ai proprietari dei terreni, donando cesti di ortaggi e frutti derivati dai terreni coltivati, ricevendo in cambio una mancia.Originariamente, come festa pagana, era celebrata il 1 agosto. Ma i giorni di festa erano in effetti molti di più: anche tutto il mese, con il giorno 13, in particolare, dedicato alla dea Diana.La ricorrenza fu assimilata successivamente dalla Chiesa cattolica: intorno al VII secolo, si iniziò a celebrare l’Assunzione di Maria, festività che fu fissata il 15 agosto. Il dogma dell’Assunzione stabilisce che la Vergine Maria sia stata assunta, cioè accolta, in cielo sia con l’anima che con il corpo.