Ci meritiamo tutti un panorama vista mare, che sia solo per il breve periodo vacanziero, o per una vita intera. Perché la verità è che quelle distese di acque turchesi, blu e verdi che si perdono all’orizzonte, e che fanno bene al cuore e all’anima, ci conquistano da sempre.
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La solitudine altera il cervello
Secondo la saggezza popolare, solo separandosi dal mondo e quindi vivendo in solitudine, in un isola deserta contornata solo dal mare, in montagna nella vetta più alta contornati solo da natura e silenzio è possibile trovare quiete e piacere. Un’idea in parte smentita dalla scienza: diverse ricerche, nel corso degli anni, hanno infatti associato la solitudine, tra le altre cose, a un maggior declino cognitivo e a un più rapido deterioramento dello stato generale di salute. Uno studio pubblicato, mostra che effettivamente la solitudine ‘altera’ il cervello, cambiandone le connessioni e la rappresentazione delle relazioni. Negli scorsi decenni e ancor di più negli ultimi tempi, quando il lockdown ha imposto un regime di solitudine forzata la comunità scientifica ha esplorato in lungo e in largo il tema, arrivando ai risultati più disparati. Uno studio pubblicato a marzo da parte di un’équipe di scienziati del Massachusetts, per esempio, ha svelato che la solitudine da quarantena scatena nel cervello una sorta di ‘astinenza’ simile a quella provocata dalla fame. Un altro lavoro, pubblicato in tempi meno sospetti sulla Psychological, , ha passato in rassegna e messo insieme i risultati di centinaia di studi sul tema, mostrando che la solitudine è tipicamente associata a depressione, declino cognitivo e maggior rischio di insorgenza di demenza e ipotizzando che possa essere collegata a una disfunzione nei circuiti di ricompensa del cervello. In soggetti non solitari ci sarebbe, una sorta di continuum nella rappresentazione cerebrale di sé stessi e delle persone più intime.Per le persone sole, invece, le cose stanno un po’ diversamente. L’attività cerebrale legata al pensiero di sé è infatti risultata marcatamente diversa rispetto a quella legata al pensiero degli altri. In altre parole, è come se la solitudine fisica fosse legata a una sorta di ‘solitudine’ della rappresentazione cerebrale delle proprie relazioni, che appaiono del tutto scollegate dalla rappresentazione di sé: il cervello percepisce e rappresenta il sé e gli altri come entità staccate, piuttosto che fluide e continue.

La bellezza non si racconta si riconosce
La bellezza non si racconta, si riconosce. È un istinto che l’uomo ha, ciò che è bello stabilisce armonia tra chi guarda e l’oggetto della sua attenzione. Si determina una relazione di equilibrio.E questa bontà si intreccia con naturalezza alla ricognizione di musei, chiese, palazzi, siti archeologici, quadri, affreschi, sculture, capolavori noti e meno noti di arte e di architettura, a paesaggi e meraviglie della natura, per comporre infine l’immagine di un’Italia che è fuoriclasse in tutto, e ovunque, in ogni città o borgo, ciascuno unico, irripetibile, diverso da tutti gli altri. Ed è proprio questo il fascino del Italia: essere, l’unità di tante stupende differenze ….dal lago al mare dalle valli ai monti….Stanno arrivando le giornate autunnali uscite visitatela, godetevela attraversatela tutta da nord a sud con le sue bellezze i suoi profumi le sue specialità…..buon viaggio e buon appetito.
Un villaggio all’interno di una città
Nel pieno di una metropoli come Parigi non verrebbe mai di immaginare l’esistenza di un villaggio del tutto contemporaneo e al tempo stesso di altri tempi. Un villaggio in cui tutto è a misura d’uomo, ma nel pieno della disponibilità di tutte le caratteristiche logistiche e tecnologiche di una città di oggi. La prima idea del progettista Edouard François nel 2009 stata quella di rispettare l’ambiente e la sua storia, con gli edifici alcuni bassi e altri alti, pre-esistenze piene di vita e prive di pretese.I vicoli stretti e lunghi, residuo della storia agricola della zona, dovevano interrompere l’allineamento della strada e spazialmente definire la trama del tessuto urbano, mentre corridoi verdi avrebbero accompagnato lo sguardo verso il luminoso centro dell’isolato.Il programma progettuale si è chiarito in poco tempo: bisognava realizzare circa 100 nuovi appartamenti sociali e laboratori per artisti, più alcune sale per la comunità e un piccolo ristorante un caffè rinnovato evitando di costruire seguendo direttamente gli allineamenti stradali, ma mantenendo invece i diversi allineamenti del quartiere, sfruttando i vicoli come connessioni a servizio dell’intero complesso.Ha preso quindi forma un edificio lungo e basso nel cuore dell’isolato, densamente ricoperto di verde e piante con intorno piccole case decorate con materiali tipici del quartiere: legno grezzo, tegole e scandole metalliche, zinco e cemento grezzo. Queste strade rientranti con edifici di altezze diverse e vuoti avrebbero invitato a scoprire l’interno dell’isolato abitativo.La seconda idea che ha guidato il disegno dell’intera pianta dell’edificio centrale era quella degli accessi. All’interno dell’isolato non esiste infatti un corridoio di ingresso principale, ma piuttosto tanti singoli ingressi che si aprono direttamente all’esterno. All’esterno invece sono state create numerose scale rettilinee, che caratterizzano le facciate verdi servendo due abitazioni su ogni livello. La terza idea di progetto è stata infine quella di permettere alla natura di abitare nei recessi di questa composizione “villaggio-like”. Non è stato concepito come un giardino progettato, ma piuttosto come un paesaggio abbandonato colonizzato da piante, sparse in ognuno dei numerosi angoli e anfratti esistenti.Per fare questo, il terreno originale della bonifica è stato sostituito con un terreno organico in modo che ogni singolo seme portato dal vento, posandosi su questa terra eccezionale, potesse facilmente prosperare.Sei anni dopo che l’edificio è stato completato infatti, su un terreno vuoto destinato a semina, si potevano trovare alberi e piante alti più di due metri. Solo le piante di glicine che invadono la struttura delle scale di legno sono stati intenzionalmente piantati e anch’essi dallo essere alti pochi centimetri, si alzano oggi più di sei metri. L’operazione è stata chiamata Eden Bio e che vista la fertilità e la rigogliosità del nuovo sito dopo sei anni, si può dire che il nome sia stato decisamente azzeccato.
La trasformazione di lusso del campeggio
Il glamping è la trasformazione di lusso del campeggio. Scordati materassini e picchetti: qui si fa sul serio! Ecco alcuni indirizzi da sogno in Italia e in Europa In una mobile home in Croazia Il Camping Mon Perin è un angolo di paradiso a Valle, in Croazia. Hai 9 chilometri di baia in cui fare il bagno, in un’acqua trasparente dai riflessi turchesi, e dormi nelle mobile home nel bosco, a pochi passi dal mare. Non perdere l’aperitivo al tramonto e il cinema all’aperto nella baia: il maxi schermo sorge direttamente dall’acqua del mare. In Costa Azzurra come ai tropici.A Saint Tropez, vicino alla spiaggia di Pampelonne sorge il Kon Tiki. I bungalow sono in stile polinesiano: ci sono quelli col giardino e la vasca idromassaggio, quelli in riva al mare con la veranda direttamente sulla spiaggia, oppure i classici bungalow nelle piazzole in pineta. In una bolla in ProvenzaAttrap’Revês ad Allauch in Francia è un villaggio nel verde, dormi in una bolla trasparente immersa nella natura, dove hai tutta la tua privacy: le tende sono sparse nel bosco a debita distanza e hanno tutte un sentiero privato. La sera puoi cenare nel bosco con la soffusa luce delle candele sprigionata all’interno delle lanterne e guardare le stelle con il telescopio. In Toscana tra mare e natura Il Campeggio di Capalbio, in provincia di Grosseto, è strategico se vuoi mescolare vita da spiaggia e passeggiate nel verde. Le tende sono a soli 10 metri dal mare: realmente dormi sul mare e ti addormenti con la ninna nanna delle onde. E hai tutti i comfort di un hotel a 4 stelle.
Il villaggio dei gatti
Il gatto è un animale molto amato dai nipponici, primo attore di racconti, storie fantastiche e cartoni animati. Da qualche mese è stato inaugurato un nuovo omaggio ai felini: a Tokyo ha aperto un intero villaggio totalmente dedicato ai gatti. Si chiama Kichijoji Petit Mura ed è un borgo costruito interamente a misura di felino: gli edifici sono progettati per essere utilizzati dai gatti, che scorrazzano liberamente per il villaggio.A Kichijoji Petit Mura è possibile poi trovare negozi, parchi e giostre realizzate appositamente per i felini. L’edificio più grande è il Temari No Oshiro, una sorta di castello colorato abitato da gatti, ma che presenta anche un piccolo bar per i visitatori umani, dove sedersi prendersi un caffè o un aperitivo e possono girare per il villaggio, ma solo rispettando alcune regole: gli animali devono essere fotografati rigorosamente senza l’uso del flash, non possono essere presi in braccio ed è vietato anche dare loro da mangiare.A progettare il villaggio sono stati i disegnatori di una famosa casa di animazione giapponese.
Fantastica ed elegantissima la nuova bici in bambù
E’ appena arrivata in Italia una bicicletta di bambù di nuova concezione, con una storia alle spalle dai risvolti speciali, idea di una giovane madrilena felicemente accompagnata, nella vita come nel lavoro, da un “fidanzato” italiano. “Ho lavorato ad Haiti per la ricostruzione dopo il terremoto. Poi nel Congo per una Missione di Pace delle Nazioni Uniti, alla frontiera con lo Zambia”, racconta Patricia. “Lì ho conosciuto Fausto ingegnere e mio attuale compagno. È stato in Congo che abbiamo visto per la prima volta le biciclette con il telaio di bambù costruite in Zambia, avevamo visto utilizzato il bambù in centinaia di versioni cesti, cestoni, salotti, divani, mobilio, ma vedere costruite delle bici è stata una folgorazione.Un concetto nato nel 2007 dall’iniziativa di una coppia di studenti americani con due imprenditori locali. Il loro obiettivo condiviso era creare una fabbrica che potesse realizzare biciclette di qualità a basso prezzo che potessero anche soddisfare i bisogni specifici delle bici-ambulanza e delle bici-cargo. In quei paesi, fornire un mezzo di trasporto per giungere agli isolati villaggi ha infinite implicazioni sociali ed economiche. Nel 2010, creano, tra le altre, la prima bici di bambù con un processo di produzione artigianale che dà lavoro, nella zona occidentale di Lusaka, tradizionalmente depressa, a 26 persone. La bicicletta eco-friendly è stata poi esportata in Sud Africa, Malawi, Mozambico, in collaborazione con organizzazioni umanitarie e, più di recente in Australia, Giappone e Stati Uniti, e presto avremo anche noi questo immenso piacere di comprarci una bici di nuova concezione
Il sale della terra
L’abitante di un villaggio in Indonesia riempe con acqua di mare le “ceste del sale” della sua famiglia. Ogni due giorni fa una sorta di rabbocco e in circa una settimana, con l’evaporazione, si deposita abbastanza sale, che è quindi raccolto. Siamo sull’isola di Sawu, dove da generazioni in alcuni paesi costieri si ottiene sale in questo modo particolare. L’acqua di mare è trasportata, in recipienti fatti con foglie di palma intrecciate, fino alla cesta, in cui è riversata. Questa produzione avviene nella stagione secca, da aprile a dicembre. Una famiglia in una stagione può produrre circa 300 kg di sale, che è venduto in un vicino mercato per l’equivalente di 50 centesimi al kg, o al doppio in una più lontana città.
