Spumoso e vellutato, ci fa fare un tuffo indietro con gli anni ci accompagna nei ricordi della nonna che preparava l’uovo sbattuto per merenda, e da li ritorna il fascino del “fatto al momento” in tutta la sua delicatezza: la sua storia incantevole, la ricetta originale e la soluzione dei 3 passaggi cruciali per imparare come fare lo zabaione. Quali che siano le sue origini, questa crema, considerata rinvigorente, oltre che deliziosa, si diffuse in tutta l’Europa, si preparava con “alcool” diversi Moscato, Porto, Marsala, e arrivò nelle grandi guide di cucina. In casa, per usanza e tradizione, si usa il mezzo guscio di uovo come misura per il vino e il Marsala: è più prudente, tuttavia, dosare precisamente le quantità, perché il rapporto tra tuorli e vino cambia il risultato: di più rende difficile montare la crema, di meno produce una consistenza molto spumosa, diversa dalla ricetta classica. Ecco la ricetta 120 g zucchero semolato ,100 g vino bianco secco ,100 g Marsala secco 4 tuorli Sbattete i tuorli con lo zucchero in un recipiente con il fondo stondato, dotato di manico; unite il vino e il Marsala e mescolateli con la frusta. Spostate il recipiente su un bagnomaria caldo, con l’acqua sotto il bollore. Cuocete il composto montandolo energicamente con la frusta per 7-10 minuti, finché non sarà soffice, chiaro e ben spumoso servitelo in delle ciotoline magari accompagnato da dei deliziosi biscottini
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Quando sono i dettagli a fare la differenza!
Con piccoli elementi che hai sicuramente nella tua casa puoi creare la tua cucina in stile shabby chic, sarà unica e inimitabile. Non serve fare grandi lavori, ma con qualche mobile è possibile donare un tocco shabby chic all’ambiente. I colori per una cucina in stile shabby chic sono sempre chiari e spesso i complementi sono di legno Quando si desidera ricreare un locale in stile shabby chic, è molto importante scegliere accuratamente i colori da utilizzare. Il colore perfetto da utilizzare è il bianco, che può essere abbinato perfettamente al grigio più chiaro, al beige, al rosa antico e al color tortora puoi creare un simpatico e sicuro porta coltelli se non sei già dotata di un ceppo costruendolo con un barattolo in vetro dove verserai strati di legumi e inserirai i tuoi coltelli sicuri e protetti e curiosi
Ancora un giorno di festa
La Pasqua sta finendo e arriva la Pasquetta si avvicina, pronti per una nuova abbuffata? È bello ritrovarsi con la famiglia a condividere un pranzo preparato tutti insieme, ma è ancora più bello rendere l’occasione speciale con una tavola apparecchiata magari in giardino con stile. Pasqua è sinonimo di primavera e rinascita, ecco perché la tavola di Pasqua e Pasquetta è decorata con i simboli che più richiamano la bella stagione: fiori, coniglietti, uova e pulcini. Via libera quindi ai centrotavola pasquali floreali, profumati e ricchi di colore per passare una giornata all’aperto in compagnia di parenti e amici
Un tè speciale
Il Sencha è un tè verde molto comune in Giappone, ed è molto apprezzato. Viene coltivato in particolar modo nel sud del Giappone, che grazie alle caratteristiche condizioni climatiche rappresenta un luogo ideale per la coltivazione di tè verde. Il Sencha si presenta in foglie di colore verde scuro e luminoso, dalla caratteristica forma ad ago. La sua preparazione avviene per infusione, contrariamente al tè Matcha, che invece, essendo un tè in polvere si prepara in sospensione Il suo infuso ha un colore che va dal giallo-dorato fino ad un verde intenso e resta molto trasparente. Il tè verde giapponese si differenzia da quello cinese perché viene trattato al vapore. Dopo il raccolto, le foglie vengono prima esposte al sole e dopo circa dopo 12-20 ore vengono passate al vapore per almeno 30 secondi. Il tè verde è ricco di antiossidanti, preziose molecole capaci di impedire reazioni chimiche che portano alla formazione dei radicali liberi Come preparare il the Sencha secondo il metodo tradizionale: Bollire l’acqua e lasciarla raffreddare in una teiera o in alternativa si può utilizzare una ciotola.. Mettere nella teiera le foglie di tè Sencha e aggiungere l’acqua. La proporzione è di 4 gr di tè per 200 ml d’acqua. La temperatura dell’acqua è davvero un fattore determinante perché influisce molto sul sapore del tè. L’acqua non deve essere troppo calda, circa 70°/80°. L’ideale sarebbe aspettare da 3 a 5 minuti dopo il bollore. Lasciare in infusione per 20/30 secondi e versare nelle tazze. Se il tempo d’infusione fosse troppo lungo, ne risulterebbe un sapore troppo amaro. Il tè Sencha ha un sapore molto particolare, rinfrescante e armonico, che va dall’astringente al dolce. Il sencha è un tè a basso contenuto di teina, questo lo rende perfetto per essere bevuto con frequenza. Il tè verde si presta a innumerevoli abbinamenti con il cibo, ad esempio con piatti di pesce e carni bianche cucinati in modo semplice e leggero, alla griglia o alla piastra, si sposano con la maggior parte dei tè verdi. Ottimo l’abbinamento del Sencha con il pesce sia crudo che cotto, spesso è il tè che propongono al ristorante giapponese. Si può utilizzare per aromatizzare brodi a base di pesce o verdure, oppure può essere usato come spezia.
Pasta Day
Secondo dati diffusi da Unione Italiana Food in Italia tutti mangiano pasta (98%) con 23,1 kg procapite annui. Circa 6 italiani su 10, in tutte le fasce di età e con un picco al centro-sud, la portano in tavola tutti i giorni. E durante il lockdown il 28% ne ha consumata di più. Ma la pasta made in Italy è la prima scelta anche per il 72% delle famiglie inglesi, il 68% di quelle francesi, il 54% di quelle tedesche e il 48% negli Stati Uniti. Uno dei caposaldi della cucina italiana è senza dubbio la pasta alla carbonara, piatto romano per eccellenza diventato ormai un classico la cui preparazione accende sempre il dibattito tra cuochi, esperti di gastronomia e semplici golosi. La ricetta originale prevede esclusivamente l’utilizzo del guanciale e del pecorino romano, niente cipolla o aglio, con cui si condiscono a fuoco spento gli spaghetti legandoli con le uova sbattute e abbondante pepe nero.
Conservare il pane
Alimento primario, simbolo di convivialità e cultura gastronomica italiana, il cestino con il pane non può mancare sulle nostre tavole. E che sia di grano duro, o tenero, ai cereali o di farina integrale, non importa. L’unica regola da seguire è che sia fresco e croccante . Certo è che esistono due grandi categorie: il pane comune a base di farina di grano, acqua e sale tranne quello di tradizione toscana che non lo contiene e i pani speciali arricchiti con mix di farine, grassi oli e frutta. Le altre distinzioni si basano sul tipo di lievito: di birra, chimico o naturale. Il lievito naturale a pasta acida è il migliore in assoluto per la salute e per il sapore.Il pane più buono si compra da chi lo produce direttamente, e non da un rivenditore. Se dopo poche ore dall’acquisto la mollica diventa gommosa vuol dire che il pane è scadente. E se affettandolo la crosta si stacca dalla massa significa che è stato congelato. Diffidate del pane troppo leggero: significa che di certo le farine sono molto raffinate. Ed evitate i panini completamente vuoti, frutto di una lievitazione troppo rapida: molto meglio una grossa pagnotta da consumare a fette. Ma come mantenerlo fragrante il più a lungo possibile? Il profumo e il sapore del pane fresco, non ha eguali, ma con i ritmi frenetici capita spesso di recarsi una sola volta a settimana a fare la spesa e si deve quindi approfittare per acquistare tutto l’occorrente fino alla spesa successiva, compresa un’abbondante scorta di pane: è quindi d’obbligo, conservare il pane nel modo corretto, cosicché il giorno successivo all’acquisto risulti ancora fresco e morbido, alcuni accorgimenti ci aiuteranno, avvolgere il pane in un panno leggermente umido,e collocatelo in un cesto contribuirà a tenere la freschezza fino al giorno successivo. È possibile porre il pane avanzato, in un contenitore o un recipiente sottovuoto, impedendo il contatto con l’aria, mantenendo così il pane, come appena comprato ancora per qualche giorno. Si può anche conservare il pane in un sacchetto di tela o utilizzare sacchetti di plastica ben chiusi avendo l’accortezza di far uscire tutta l’aria al suo interno e di avvolgere la pagnotta senza residui di ossigeno. Non utilizzate il frigorifero, renderebbe la mollica e la crosta gommose, mentre è possibile mettere il pane in freezer avvolgendolo in carta forno e sigillandolo definitivamente con la carta di alluminio.
Rinnovare la casa in montagna
Vi piacerebbe rinnovare la Vostra casa in montagna senza dover ricorrere ad opere onerose e che si possono rimandare nel tempo? Ecco 5 must have che, se opportunamente inseriti, Vi permetteranno di migliorare la capacità ricettiva del Vostro immobile, rendendolo nello stesso tempo piacevole e attraente anche agli occhi degli ospiti che lo sceglieranno. Sì a stufe e camini Nel caso in cui il riscaldamento invernale sia affidato ai radiatori, ma esista comunque la possibilità, mettete a disposizione dei Vostri ospiti legna da ardere per accendere la stufa o il camino presenti: un gesto che riempirà subito di atmosfera la casa! Memorie del luogo Un vecchio sci in legno, una collezione di immagini storiche dei primi impianti di risalita disposti nei dintorni, un poster con tutte le maggiori vette innevate della zona sono dettagli decorativi in grado di generare interesse verso il territorio in cui ricade l’immobile. All’ingresso della Vostra casa, sistemate tappeti e tutto quanto possa rivelarsi utile per evitare di infangare le stanze dopo una giornata sulle piste. Un accorgimento minimo, ma sicuramente apprezzato. Morbidi piumoni e tanti cuscini colorati A tutto relax, in casa, in veranda o nel giardino di casa! Specie nel periodo invernale, è quasi impossibile provvedere a donare un tocco green alla casa con delle composizioni di fiori freschi. Potete comunque rimediare con delle creazioni handmade, realizzate direttamente da Voi o dal Vostro fiorista di fiducia, con rami secchi, candele, foglie, pigne o altri elementi naturali. Sistematele poi all’ingresso o in un angolo ancora anonimo e porteranno subito alla mente profumi e suggestioni tipici della montagna.
Il cibo selvatico
La corteccia di tiglio? «Sa di cetriolo». La linfa di frassino? «Sembra una meringa». E che ne direste di un piatto di pasta a base di farina di lichene islandico? Per il prossimo anno, non scordate, poi, di procurarvi un abete che potrete anche mangiare, insaporendo brodi con i suoi gustosi rametti ricchi di vitamina C. Benvenuti nel fiabesco mondo del foraging, che analizza le infinite possibilità del cibo selvatico, comprese radici e cortecce degli alberi. Sostenibilità alimentare radicale, che va oltre il bio e il chilometro zero. La geografia diventa il fondamento della gastronomia; l’ambiente un territorio commestibile da perlustrare; il bosco un luogo da mangiare. E le materie prime spontanee della regione un oggetto di studio delle potenzialità nutrizionali e organolettiche, mentre i sapori parlano della storia del territorio, stimolano la riscoperta di antiche tecniche gastronomiche. Se volete sperimentare un’esperienza diretta e unica, in Brianza si trova il primo food lab al mondo, un laboratorio di ricerca sulla raccolta, manutenzione e utilizzo del cibo selvatico in cucina che ha finora catalogato circa novemila specie commestibili. L’organizzazione di ricerca collabora a progetti internazionali, offre anche la possibilità al pubblico di degustazioni di cibo selvaggio.
Menu di natale i piatti più gettonati
Che si fa durante le Feste natalizie? Ci si incontra con i parenti, si scambiano regali e, soprattutto, si mangia. La tavola apparecchiata di mille ghiottonerie con le famiglie e i gruppi di amici riuniti in allegra compagnia è il simbolo stesso del Natale e del Capodanno. Se in queste occasioni nel menù è sempre la tradizione a fare la parte del leone, è vero anche che quest’anno si registra qualche variazione nelle preferenze degli italiani a proposito dei loro piatti preferiti. In testa alla classifica dei cibi più amati spiccano le lasagne, seguite dal panettone e dai tortellini, mentre i grandi esclusi sono arrosto e cotechino. Le usanze cambiano, ma la passione per le tradizioni e per la buona cucina italiana non conosce tramonto. Per conoscere i segreti del menù natalizio dei nostri connazionali, è stato realizzato un sondaggio, storico marchio dei grissini di Milano, che ha classificato gli hashtag delle più popolari prelibatezze natalizie pubblicate su Instagram, dato che è sempre più diffusa l’abitudine di condividere sui social media le golosità che ci si concede a tavola.A trionfare nel menu natalizio 2.0 sono le lasagne, squisite e semplici da preparare. Al secondo posto si colloca il panettone, tipico dolce milanese da sempre associato alla tradizione gastronomica del Natale. In terza posizione i tortellini, storico piatto emiliano amatissimo in tutta Italia. Fuori dal terzetto di testa, invece, è il pandoro, dolce di origine veronese, che scivola al quarto posto con 109.000 hashtag. La quinta posizione è occupata dalle lenticchie, piatto tradizionale e di buon auspicio e grande protagonista della tavola di San Silvestro. Al sesto e settimo posto troviamo rispettivamente la frutta secca e il torrone. L’ottavo posto va ai grissini, uno dei prodotti agroalimentari italiani più noti all’estero e molto apprezzato nelle occasioni di festa per la sua versatilità come spezza appetito, con l’aperitivo o con l’antipasto, In coda alla Top 10 troviamo gli struffoli, dolci tipici della gastronomia meridionale, e il baccalà con Escono a sorpresa dalla Top10 alcune portate molto tradizionali, come il bollito e l’arrosto. Anche il capitone, tipico piatto della tradizione natalizia partenopea, sembra aver perso un po’ del suo appeal presso il popolo dei social, che gli ha riservato 37.794 post dedicati. A seguire troviamo i mandarini, e il cotechino, gli affettati fanno registrare un calo di popolarità sulle tavole natalizie con. In coda alla classifica si piazzano i datteri,l’abbacchio e il cappone




