Un piatto speciale la frittata

Avete sbattuto le uova e le avete cotte in padella con un filo di olio bollente. Niente di più facile, no? Eppure anche un piatto semplice come la frittata può essere servito in modo fantasioso e originale acquistando tutto un altro sapore! Non ci credete? Provate ad esempio a preparare una buona frittata di zucchine e, dopo averla fatta intiepidire, ricavatene dei piccoli cerchi con l’aiuto di un bicchiere, poi mettetene uno al centro del piatto da portata sormontato a torre da una fetta di mozzarella e da una fetta di prosciutto cotto, della stessa forma e grandezza, creando la quantità di strati che desiderate e fermando il tutto con un lungo stecchino e un’oliva per cappello. Guarnite il contorno del piatto con zucchine a dadini, olive e pomodorini ed ecco che la vostra semplice frittata diventerà un piccolo capolavoro. Volete utilizzare la frittata come piatto forte per il vostro buffet di antipasti? Allora preparatene tre tipi di diversi colori, ad esempio una di spinaci, una di carote e una di melanzane, e con uno spessore di almeno 2 cm. Poi, una volta pronte e tiepide, tagliatele a quadratini della stessa grandezza e disponetele a scacchiera su un tagliere, alternando i colori.

La tagliata

Che la preferiate al sangue o con una cottura più lunga, la tagliata è sempre un piatto forte in cucina e, come tale, deve essere presentato al meglio. Il nostro consiglio è di utilizzare sempre piatti quadrati invece che tondi, disponendo le fettine di carne tutte della stessa altezza, preferibilmente in fila su un lato del piatto. Accanto, sulla parte bianca della porcellana, potete creare delle linee parallele decorate con l’aceto balsamico, il pepe verde o la salsa con cui avete deciso di accompagnarla. Se non avete piatti quadrati, non cadete nella tentazione di disporre la carne al centro del piatto ma sistematela a spirale a partire dal bordo oppure disponete le fettine come petali intorno alla corolla di un fiore, lasciando il centro vuoto per un contorno originale come i funghi ripieni vegetariani. La vostra tagliata bella e gustosa è servita. Non dimenticate una bottiglia di vino rosso  Buon appetito!

Un insolita passeggiata…a caccia di tartufi

È tra i cibi più cari al mondo e anche tra quelli più affascinanti perché va trovato, scoperto, ripulito, annusato e, infine, cucinato. È il tartufo o “Tuber Micheli”, un fungo ipogeo ovvero che vive sotto terra a forma sempre diversa di tubero. Conoscerlo più da vicino è un’esperienza straordinaria perché si scopre la filosofia e la passione che risiede dietro al prodotto. Se volete vivere questa esperienza in prima persona basta andare a Savigno, un piccolo comune immerso in Valsamoggia nel bolognese, famoso proprio per il suo tartufo che è apprezzato in tutto il mondo.In queste terre, grazie a Bologna Welcome, il portale ufficiale della città dedicato al turismo, si può passare una giornata molto interessante e scoprire curiosità inerenti al tartufo, sperimentando anche la “caccia” e l’assaggio.Appennino Food: il primo approccio con il tartufo.Il primo step del pacchetto di Bologna Welcome inizia da Appennino Food, l’azienda con sede a Savigno, creatrice di prodotti al tartufo. Una piacevole scoperta perché Luigi Dattilo,  è un vero imprenditore, che mette il cuore e la passione nel suo lavoro, tanto da dare agli ospiti sin da subito tantissime curiosità e aneddoti sul tartufo. Un vero conoscitore del tartufo che negli anni novanta da Casalecchio di Reno, un paese alle porte di Bologna, ha dato il via all’attività. Negli anni è diventata poi una realtà consolidata: l’ azienda oggi ha uffici in tutto il mondo ed è ancora in una fase di forte espansione.Oltre alla produzione di deliziosi prodotti al tartufo, l’azienda crea anche altre prelibatezze come i sughi al ragù, alle verdure e ai  funghi. Una delle curiosità che ci racconta Luigi è che Appennino Food detiene il record per il tartufo più grande dal peso di 1,483.596 grammi.I percorsi ideati permettono a visitare l’azienda, ma anche di imparare tutto su dove cresce e come cercare il tartufo con il cane: Luigi, infatti, a 17 anni ha iniziato proprio così.Come dare la “caccia” al tartufo.La parte più divertente del tour è stata uscire a “caccia” di tartufi. Insieme a Maurizio, tartufaio, e la simpatica Macchia, una piccola cagnolina di razza Lagotto e grande scovatrice di tartufi, da Appennino Food ci siamo spostati ai boschi di Savigno.Maurizio è un ottimo insegnante che spiega le due regole fondamentali da sapere prima di intraprendere il giro: le cinque piante dove si sviluppa il tartufo che sono tiglio, quercia, pioppo bianco, carpino e nocciolo e la razza del cane che deve essere preferibilmente Lagotto.

I 5 cibi più costosi

C’è chi si vizia con i viaggi, chi con abiti e oggetti firmati e chi è un vero appassionato di gourmet, ma quello vero! Tanto da spendere un capitale per mangiare cibi eccellenti vediamone alcuni. Al primo posto troviamo un’eccellenza italiana, il tartufo bianco d’Alba. Un investitore di Hong Kong pagò un esemplare da 1,5 kg la bellezza di 160mila dollari, rendendolo l’alimento più costoso in assoluto. Il caviale Almas guadagna il secondo posto: è una particolare varietà di caviale che presenta una colorazione che può andare dal giallo al bianco. Più il colore si avvicina al bianco, più il caviale è pregiato poiché significa che l’età del pesce che l’ha prodotto è più matura. E’ prodotto in Iran: in Europa è possibile acquistarlo soltanto a Londra, in scatole d’oro 25 carati a 24mila euro l’una. Anche la frutta può incidere molto sulla spesa: le angurie nere di Densuke si sviluppano soltanto nella regione di Hokkaido, sono molto rare e, quindi, assai costose. Un’anguria da mezzo chilo può arrivare a circa 6mila dollari. Una bistecca di manzo Kobe può costarvi anche 3mila dollari: si tratta di manzi pregiatissimi, allevati soltanto in Giappone, massaggiati e puliti regolarmente con spazzole e alimentati con il miglior grano. La merenda più costosa del mondo? La potete assaggiare al Westin Hotel di New York: si tratta di un comunissimo anello di pasta lievitata, all’esterno, farcito con una crema di formaggio ornata di tartufo bianco, bacche di goji e uva riesling. Costo: 1000 dollari l’uno. Anche quelle che non sono entrate nei primi 5 meritano di essere citate, come la Pizza Royale 007 dello chef Domenico Crolla: preparata con una combinazione di bevande alcoliche fuse in ingredienti saporiti, aragosta marinata nel cognac, caviale, salmone scozzese affumicato, prosciutto crudo di Parma e foglie d’oro 24 carati, che danno quella croccantezza che non guasta mai. Per la modica cifra di 3.600 euro. Buon appetito!

Alla scoperta delle tipologie dei cristalli del sale.

Quattro lettere, un’infinità di utilizzi. Parliamo del sale, elemento naturale dalle inappagabili proprietà. Indispensabile in cucina, prodigioso per il benessere, alleato della bellezza, miracoloso per le pulizie, questo prezioso minerale conserva facoltà note a tutte le culture e in tutte le epoche. In cucina, gli utilizzi si sprecano. Ma non è degli infiniti impieghi culinari dei cristalli delle meraviglie che vogliamo parlare. Piuttosto, intendiamo presentare subito alcune delle diverse tipologie e varietà di sale oltre alle loro particolarietà, per farvi scoprire l’universo colorato e incantevole rappresentato dai sali del mondo. Sale della Camargue: bianco come il sale più solitamente utilizzato, ma rarissimo è detto anche Fior di sale. Prodotto nel sud della Francia, non raffinato e dal basso contenuto di sodio, ha cristalli più grandi ed è meno salante del comune sale da cucina: perfetto su insalate o verdure.Sale rosa dell’Himalaya: è tra le varietà più rare. Viene estratto da miniere risalenti a circa 200 milioni di anni fa non incluso tra i sali marini,  perciò, ed è considerato il sale più pregiato al mondo. Privo di additivi, non raffinato e ricco di zinco, rame e ferro. Poco aggressivo e molto digeribile, è ideale con la carne Sale grigio di Bretagna: grezzo e ricchissimo di oligoelementi in particolare, di magnesio. Dal sapore ricco, è adatto a piatti di carne, pesce e verdure. Povero di sodio, è consigliato a chi soffre di disturbi quali ipertensione e ritenzione idrica.Sale rosso delle Hawaii: un’autentica miniera di ferro. Dal retrogusto di nocciole tostate, accompagna stupendamente carne e pesce grigliati. Sale blu dall’Iran: è rarissimo e arriva dalle miniere dell’Iran. Dal sapore poco speziato, esalta splendidamente piatti a base di tartufo e frutti di mare. Sale nero : proviene dalle acque dell’isola di Cipro. Dal sapore delicato, è arricchito di carbone vegetale attivo ed è particolarmente adatto a chi soffre di gonfiore addominale. Costituito da cristalli di forma piramidale, si scioglie con meno facilità rispetto ad altri tipi di sale. Per questo, è da utilizzare su pietanze da salare a crudo

 

Il Tartufo

ll tartufo, “meravigliosa creatura della terra” per usare una poetica descrizione, è un fungo sotterraneo di cui si contano, solo in Europa, più di trenta specie diverse. Il suo nome deriva dal tardo latino “terrae tufer”  che significa “escrescenza di terra”, proprio a ricordare la sua particolare forma irregolare. E’ un prodotto molto amato che si distingue in due tipologie principali: il tartufo nero, chiamato anche tartufo di Norcia e il più pregiato tartufo bianco, conosciuto con il nome di tartufo d’Alba o piemontese. Le due specie si devono trattare differentemente in cucina: per pulire il tartufo bianco si usa solo uno spazzolino o pennellino dalle setole morbide, mentre durante la pulizia il tartufo nero si può passare anche sotto acqua fredda. La varietà bianca, inoltre, dovrebbe essere utilizzata “da grattugiare” senza cottura, principalmente su piatti freddi o crudi, per conservare tutto l’aroma e il lieve sentore di nocciola; al contrario il tartufo nero può essere aggiunto alle pietanze in cottura, all’ultimo. Il tartufo si abbina alla perfezione con piatti dal sapore delicato come le uova in camicia o al tegamino, le fettuccine, i risotti, la battuta di chianina al coltello o un gustoso piatto a base di filetto.

Cibo da record

C’è chi si vizia con i viaggi, chi con abiti e oggetti firmati e chi è un vero appassionato di cibo, ma quello vero! Vediamo insieme quali sono alcuni tra i cibi più pregiati e costosi di tutto il pianeta:Al primo posto troviamo un’eccellenza italiana, il tartufo bianco d’Alba. Un investitore di Hong Kong pagò un esemplare da 1,5 kg la bellezza di 160mila dollari, rendendolo l’alimento più costoso in assoluto. Il caviale Almas guadagna il secondo posto: è una particolare varietà di caviale che presenta una colorazione che può andare dal giallo al bianco. Più il colore si avvicina al bianco, più il caviale è pregiato poiché significa che l’età del pesce che l’ha prodotto è più matura. E’ prodotto in Iran: in Europa è possibile acquistarlo soltanto a Londra, in scatole d’oro 25 carati a 24mila euro l’una. Anche la frutta può incidere pesantemente sulla spesa: le angurie nere di Densuke crescono soltanto nella regione di Hokkaido, sono molto rare e, quindi, assai costose. Un’anguria da mezzo chilo può arrivare a circa 6mila dollari.Una bistecca di manzo Kobe può costarvi anche 3mila dollari: si tratta di manzi pregiatissimi, allevati soltanto in Giappone, massaggiati e puliti regolarmente con spazzole e alimentati con il miglior grano.La merenda più costosa del mondo? La potete gustare al Westin Hotel di New York: si tratta di un normalissimo bagel, all’esterno, farcito con una crema di formaggio arricchita di tartufo bianco, bacche di goji e uva riesling. Costo: 1000 dollari l’uno. Anche quelle che non sono entrate nella TOP5 meritano di essere sitate, come la Pizza Royale 007 dello chef Domenico Crolla: preparata con una combinazione di bevande alcoliche fuse in ingredienti saporiti, aragosta marinata nel cognac, caviale, salmone scozzese affumicato, prosciutto crudo di Parma e foglie d’oro 24 carati, che danno quella croccantezza che non guasta mai. Per la modica cifra di 3.800 euro. Buon appetito!

I 5 cibi più costosi

C’è chi si vizia con i viaggi, chi con abiti e oggetti firmati e chi è un vero appassionato di gourmet, ma quello vero! Tanto da spendere un capitale per mangiare cibi eccellenti vediamone alcuni. Al primo posto troviamo un’eccellenza italiana, il tartufo bianco d’Alba. Un investitore di Hong Kong pagò un esemplare da 1,5 kg la bellezza di 160mila dollari, rendendolo l’alimento più costoso in assoluto. Il caviale Almas guadagna il secondo posto: è una particolare varietà di caviale che presenta una colorazione che può andare dal giallo al bianco. Più il colore si avvicina al bianco, più il caviale è pregiato poiché significa che l’età del pesce che l’ha prodotto è più matura. E’ prodotto in Iran: in Europa è possibile acquistarlo soltanto a Londra, in scatole d’oro 25 carati a 24mila euro l’una. Anche la frutta può incidere pesantemente sulla spesa: le angurie nere di Densuke si sviluppano soltanto nella regione di Hokkaido, sono molto rare e, quindi, assai costose. Un’anguria da mezzo chilo può arrivare a circa 6mila dollari. Una bistecca di manzo Kobe può costarvi anche 3mila dollari: si tratta di manzi pregiatissimi, allevati soltanto in Giappone, massaggiati e puliti regolarmente con spazzole e alimentati con il miglior grano. La merenda più costosa del mondo? La potete assaggiare al Westin Hotel di New York: si tratta di un normalissimo anello di pasta lievitata, all’esterno, farcito con una crema di formaggio ornata di tartufo bianco, bacche di goji e uva riesling. Costo: 1000 dollari l’uno. Anche quelle che non sono entrate nei primi 5 meritano di essere citate, come la Pizza Royale 007 dello chef Domenico Crolla: preparata con una combinazione di bevande alcoliche fuse in ingredienti saporiti, aragosta marinata nel cognac, caviale, salmone scozzese affumicato, prosciutto crudo di Parma e foglie d’oro 24 carati, che danno quella croccantezza che non guasta mai. Per la modica cifra di 3.800 euro. Buon appetito!

 

Il tartufo…..bontà e aroma

Essendo un fungo ipogeo, il tartufo cresce e matura nel terreno sottostante accanto alle radici di alcune tipologie di alberi, in special modo querce e lecci con cui il fungo stabilisce un rapporto simbiotico, detto micorriza, attraverso il quale i tartufi producono il prezioso sporocarpo. Un tartufo appena raccolto è parecchio sporco e ricco di terra in eccesso, dato che nasce proprio sottoterra. Eppure la prima operazione da fare non è la pulizia: il fatto che i tartufi in vendita non siano perfettamente puliti non è un errore, bensì una tecnica per conservarlo il più a lungo possibile. La parte esterna e un leggero strato di terra rallentano la deperibilità, aiutano a mantenerlo nelle condizioni ideali e gli permettono di continuare a maturare: ecco perché la pulizia approfondita sarà effettuata solo al momento del consumo. Le uniche eccezioni riguardano i tartufi che saranno conservati sottovuoto o in freezer. Per preservarne al meglio l’aroma, è preferibile riporlo in un frigo non troppo freddo avvolto da carta da cucina, da una garza o da un panno leggero inodore e posto dentro un barattolo di vetro ben chiuso per circa una settimana al massimo se è bianco, per due o tre giorni in più se è nero. La carta dovrà essere cambiata ogni 1/2 giorni per evitare che assorba l’umidità dal tartufo e faccia nascere muffe che possono portare il tartufo a marcire. Per trasferire parte dell’aroma del tartufo a uova o riso, inoltre, possiamo inserirli all’interno del barattolo anche se per un periodo limitato: il riso tende infatti ad assorbire subito i liquidi e per questo rischia di seccare troppo il tartufo. questo punto il tartufo è pronto per essere gustato. Ma come? Esiste una grande differenza tra tartufo bianco e tartufo nero: se il primo dà il meglio di sé crudo e semplicemente grattato, il secondo si esalta in cottura. Quindi per il tartufo bianco le ricette più indicate sono quelle semplici che lo pongono al centro del piatto unito a gusti delicati, come i tagliolini con grattata di tartufo, l’uovo all’occhio di bue, la battuta di carne o i risotti. Il tartufo nero, invece, sprigiona tutto il suo aroma se sottoposto a cotture non troppo intense, ad esempio nei ripieni, cotto insieme ai risotti, nelle polpette, nei soufflé, nei finger food e nei patè. E, perché no, anche con il