Se vi capita di andare a fare la spesa senza la fretta delle ore che passano, andateci sempre accompagnati dalla vostra bisnonna o sognate di essere con lei nel caso che non l’abbiate più. Tutto quello che la vostra bisnonna non riconosce come cibo, non è cibo. Non compratelo. Leggendo gli ingredienti sull’etichetta, se ci sono sostanze che lei non conosce, non compratelo. Se ci sono più di cinque ingredienti, non compratelo. Se c’è scritto fa bene alla salute, non compratelo. Con queste parole il Professor Berrino, di Milano, ci ricorda quanto è importante conoscere quello che mangiamo. Perché quello che mettiamo nel piatto finisce dentro di noi diventa noi. Per questo è importante scegliere. Fare la spesa è un atto importante Sono le nostre scelte a decidere chi e come sì deve produrre il cibo che mangiamo. Cercare il meglio, scegliere meglio e pretendere il meglio, per quanto sia possibile, è un modo per decidere il modello di agricoltura e di società che vogliamo. Per questo, sostenere i venditori locali e le eccellenze alimentari nazionali è un atto a volersi bene e salvaguardarci.
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Festa dei nonni
La festa dei nonni è stata creata negli Stati Uniti d’America nel 1978 durante la presidenza di Jimmy Carter su proposta di una casalinga della Virginia Occidentale, madre di quindici figli e nonna di quaranta nipoti. La McQuade. Riteneva, che i nonni sono l’elemento fondamentale per l’educazione delle giovani generazioni. Oggi, 2 ottobre, si celebra in tutta Italia la Giornata nazionale dei Nonni. La scelta della data, è legata al calendario cristiano essendo quella odierna anche la giornata in cui si festeggiano gli angeli custodi. E chi sono i nonni, se non proprio l’incarnazione più tangibile e concreta dell’ideale di “angelo custode”, donando dolcezza incondizionata ai loro nipoti, conquistandosene cura con attenzione e riguardo, spesso con infinita calma e senza quel tocco di severità richiesto invece alle figure genitoriali? Il nonno e la nonna sono spesso quelli che danno il buon esempio, che ci portano al mare, che ci insegnano a fare i dolci, nel riutilizzare ogni impiego dalla bustina di tè dei fondi del caffè per evitare gli sprechi, nello spegnere le luci non necessarie nell’abbassare il riscaldamento in casa, quelli che ci insegnano a fare l’orto e poi con i cesti andare a raccogliere i frutti, insomma i nonni sono genitori due volte, dei nostri genitori e i nostri auguri sinceri a tutti loro
Attenzione all’uso di prodotti green…che green non lo sono
Stoviglie e piatti in bambù non sono biodegradabili e possono essere addirittura dannosi per la salute perché, a contatto con alimenti caldi, possono rilasciare melamina e formaldeide. Altroconsumo analizza 14 prodotti in bambù acquistati sia in negozio che online, denunciando che spesso le informazioni fornite o non sono sufficienti o sono addirittura ingannevoli e segnala le pratiche scorrette all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.Non sono green e possono essere rischiose per la salute, spiega Altroconsumo perché non sono né riciclabili, né biodegradabili e possono diventare un rischio. Sono prodotti con plastica e a contatto con gli alimenti caldi rilasciano sostanze potenzialmente cancerogene, come la formaldeide e melamina. Le stoviglie in bambù sono leggere, pratiche, colorate, ideali per essere utilizzate dai bambini. “Prodotti accattivanti che sono solo apparentemente alternative ecologiche alla plastica: è infatti impossibile realizzare piatti, posate o bicchieri utilizzando esclusivamente farina o fibra di legno ma occorre sempre una resina sintetica per tenere insieme ingredienti di questo tipo”, scrive in una nota l’associazione dei consumatori.I prodotti testati sono 14 in tutto. La metà si definisce eco-friendly e biodegradabile, ma questa dicitura secondo non può corrispondere alla realtà poiché tutti i prodotti contengono appunto resina sintetica a base melaninica che è impossibile separare dalla parte in bambù. Ciò significa che comunque il prodotto finirà in discarica o nell’inceneritore. Eppure solo 3 dei prodotti analizzati indicano in etichetta la presenza di materiali diversi dal bambù mentre gli altri prodotti non presentano informazioni specifiche lasciando credere agli acquirenti di essere realizzate interamente in bambù.Arriviamo al fattore temperatura: solo 6 prodotti su 14 riportano indicazioni relative alle temperature di utilizzo dei prodotti con l’avvertenza di mantenersi entro certi limiti. Non tutti i prodotti specificano in etichetta che, queste stoviglie, non devono essere utilizzate nel microonde: un dettaglio che non andrebbe sottovalutato visto che il caldo favorisce il rilascio di sostanze nocive. Sul mercato si fanno avanti nuovi prodotti ad esempio gli usa e riusa resta sempre però l’educazione al corretto uso il principale elemento che farà la differenza nei nostri mari e nel nostro ambiente
Il cibo nudo
Il tempo in cui imballare prodotti alimentari come frutta e verdura si credeva fosse la scelta migliore per proteggere il cibo, sembra volgere al termine. Non solo evidenze scientifiche hanno dimostrato che questa abitudine può portare allo sviluppo di allergie, ma gli stessi consumatori hanno iniziato ad gradire la natura per come si presenta.Questi involucri che contengono gli alimenti sono realizzati in materiale plastico. Proprio quella plastica che finisce nei nostri mari le acque e mettendo a rischio la salute di flora e fauna, A lanciare il nuovo trend del cibo al nudo è stata la catena di supermercati della Nuova Zelanda, New World. Gli alimenti non sono confezionati all’interno del solito imballaggio, ma vengono esposti in maniera naturale. Con un risultato straordinario: l’idea piace e le vendite sono salite del 300%.E i sacchetti di plastica? In Italia da oltre un anno è in vigore la legge per cui i sacchetti biodegradabili devono essere obbligatoriamente acquistati, a New York invece sono stati eliminati. I punti vendita incentivano infatti i consumatori a riutilizzare borse da loro fornite offrendo 0,05 centesimi di sconto. O ancora, è possibile portare da casa dei contenitori, dei cesti in vimini, per inserire il cibo acquistato. Un processo semplice, ma allo stesso tempo rivoluzionario che ha come obbiettivo quello di ridurre l’uso e la presenza della plastica sulla terra.
Alberi digitali..la frutta la controlli tu
Dalle cucine inteligenti fino alle app per foodies, dalle start-up super tecnologiche all’agricoltura intelligente, nel 2018 se diciamo cibo, diciamo tecnologia, sostenibilità e biodiversità. Un quartetto che spesso collochiamo nel nostro immaginario nel lontano universo, dove i nuovi Steve Jobs e Mark Zuckerberg parlano di cambiare il mondo davanti a un caffè. E invece no, sorpresa. Siamo in Italia, siamo nella patria del buon cibo e le invenzioni che salveranno il mondo nascono proprio nel garage del vicino di casa, nelle aule dell’università della nostra città, davanti a un caffè nel bar dove facciamo colazione tutti i giorni. L’albero digitale, i frutti reali Nell’epoca degli orti urbani, un gruppo di agricoltori ha pensato ad una soluzione ancora più comoda per chi abita in pieno centro città ma proprio non riesce a astenersi all’idea di dire “Questa mela l’ho raccolta io”. Ecco cosa ha fatto la startup: prima di tutto ha sviluppato una rete di imprese di coltivazione biologica certificate e affiliate nelle quali ha reso possibile per i cittadini adottare a distanza un albero. A questo punto, grazie alla disponibilità degli agricoltori, ha creato un sistema che permette di monitorare la coltivazione del proprio “campo digitale” e stabilire a fine stagione se raccogliere senza intermediari i frutti o farseli consegnare a domicilio. I vantaggi sono infiniti: prodotti di origine certificata consegna entro 24/48 h dalla raccolta prezzi corretti. Ah, e naturalmente mente attenzione alla sostenibilità dedicata anche nella scelta dei materiali adoperati per la consegna, che sono tutti biodegradabili e sostenibili. Alzi la mano chi vuol fare il contadino ora.!!
La tecnologia che avanza sostituirà l’uomo
Droni per impollinare, robot contadini, macchine che ottimizzano la cura del bestiame. Nei campi le nuove tecnologie tendono a soppiantare l’uomo. E sono già allo studio le “città agricole”, nuovi centri dove coltivare grandi quantità di verdure senza sprecare risorse preziose. A cominciare da terra e acqua. Braccia meccaniche e tapis roulant per la produzione di 30mila cesti di lattuga al giorno in un ambiente illuminato a Led con temperatura e umidità controllate da remoto. Non è una puntata di una telenovela ma una realtà più che prossima, almeno in Giappone. È qui infatti che fra pochi mesi verrà aperta la prima fattoria in cui intelligenze artificiali sostituiranno i contadini. L’azienda di ortaggi che si lancia in questa nuova avventura è la Kameoka Farm vicino a Kyoto, sperimenta un sistema di coltivazione verticale intensiva che riduce del 98% il consumo di acqua, minimizza gli scarti di lavorazione ed elimina l’uso di pesticidi. La nuova Techno Farm farà un passo avanti escludendo quasi in toto il contributo umano, a eccezione della delicata fase della semina che verrà ancora gestita da persone in carne e ossa. Un metodo adottabile in qualsiasi parte del mondo che non porta solo a un risparmio della manodopera ma migliora le condizione igieniche della fattoria e riduce lo spazio richiesto per il processo di coltivazione consentendo di produrre oltre 120 cesti di insalata in più per metro quadrato rispetto a una tradizionale coltivazione. Abundant Robotics, questa start-up americana l’anno scorso ha ottenuto da Google Ventures 10 milioni di dollari per commercializzare il proprio prodotto: si tratta di una macchina raccogli-mele una mela al secondo in grado di riconoscere e prelevare solo quelle mature con un particolare sistema sottovuoto, senza danneggiare le altre. Ma l’esercito in campo agricolo ha leve in ogni settore, con l’intento di dimostrare che la nuova agricoltura non richiede spese folli. Nell’esperimento pilota un drone, un trattore e una mietitrebbiatrice hanno lavorato un campo d’orzo di un ettaro Il raccolto è stato di 4,5 tonnellate, utilizzate per produrre birra. «Qui la questione non è togliere lavoro alle persone, ma cambiarne il profilo professionale. Non ci saranno più autisti di trattori, ma analisti agricoli e manager delle flotte utilizzate nei campi.
Una ricetta contro gli sprechi
Una ricetta giusta contro gli sprechi? Basta imparare ad utilizzare il “lato b” degli alimenti: gambi, bucce, torsoli, foglie, lische. Ovvero, tutto ciò che normalmente si butta via. Obiettivo: non sprecare. Ma anche risparmiare sulla spesa, facendo felici ambiente e palato. Anche alcuni colossi della distribuzione aderiscono alla Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare , mettendo in risalto l’ultimo progetto avviato in collaborazione con Wwf: il libro di ricette anti-spreco “Buttali in pentola”, realizzato con il contributo della scienziata ambientale Lisa Casali, per il progetto Woman for Expo.Il libro, realizzato grazie all’iniziativa “La tua ricetta per salvare il pianeta”, raccoglie cinque ricette di Lisa Casali e 65 ricette postate dai cittadini che hanno condiviso le proprie idee e consigli sul sito http://www.insiemecontroglisprechi.it. Contiene utili consigli su come cucinare con parti di cibo che solitamente vengono buttate, come ad esempio le foglie esterne del carciofo, e fantasiose ricette per riutilizzare gli avanzi.
Il tonno…ci piace…
Le mille virtù del tonno in scatola: presente nel 93% delle case. Bene la raccolta differenziata della scatoletta: la fanno otto italiani su dieci sapendo che si tratta di un contenitore di metallo e riciclabile al 100%. E il 34% riutilizza o ricicla anche l’olio d’oliva. E solo l’1% del tonno finisce nel cestino.
Tonno re della dispensa. Oggi nelle case degli italiani ci sono in media quattro scatolette di tonno e comunque almeno una è sempre presente nella nostra dispensa . Se oggi la metà degli italiani (45%) acquista il tonno in scatola in primo luogo perché è gustoso al secondo posto troviamo il fatto che è un cibo antispreco e riciclabile: un plus riconosciuto dal 33% degli italiani (1 su 3), sempre più attenti alle istanze di sostenibilità. Subito dopo troviamo a pari merito la convenienza (31%) – si tratta di un alimento che contiene proteine nobili a basso costo – e la sicurezza alimentare.
“Ci fa piacere rilevare che il tonno in scatola sia percepito, oltre che sano, gustoso e conveniente, anche come prodotto antispreco”, sottolinea Vito Santarsiero, presidente Ancit. “I consumatori hanno capito che la scatoletta è una garanzia di sicurezza e convenienza. E inoltre risulta essere un ingrediente indispensabile per squisiti piatti ed antipasti 



