Gli involucri della birra diventano commestibili

Un’idea geniale e innovativa. Un birrificio americano ha trovato un modo davvero innovativo di produrre imballaggi  che pur essendo biodegradabili e non inquinanti per l’ambiente sono resistenti e funzionali al trasporto delle lattine di birra Si tratta degli anelli, solitamente realizzati in plastica, che tengono insieme le confezioni di lattine di birra da sei. Un’azienda della Florida che produce birra artigianale, la Saltwater, ha deciso di realizzarli in grano e orzo, un materiale biodegradabile al 100% e commestibile dagli animali, che all’apparenza assomiglia ai cartoni delle confezioni di uova.Si chiamano “Edible Six Pack Rings” gli anelli prodotti dalla Saltwater che, se dovessero finire in mare, possono essere mangiati dai pesci e dalle tartarughe, senza causare i danni dell’inquinamento da plastica. Gli stessi involucri, se non dovessero essere mangiati, si scioglieranno comunque nel giro di due o tre mesi, sia che finiscano in acqua sia che rimangano sulle rive del mare Gli anelli di plastica delle confezioni spesso finiscono nell’oceano, creando un vero pericolo per uccelli, pesci e tartarughe. Questo tipo di imballaggi, infatti, possono ferire e uccidere gli animaliEvitare la dispersione della plastica nell’ambiente è dunque un’esigenza molto sentita, specie negli Stati Uniti, visto l’elevato consumo di lattine di birra, anche in spiaggia.Utilizzare confezioni ecologiche e biodegradabili è una tendenza che si sta affermando sempre di più in tutto il mondo. Ricordiamo il caso dei supermercati in Asia che hanno sostituito sacchetti e confezioni di plastica con le foglie di banana

 

Sbaglia a fare la differenziata: rischia il carcere

Piccolo errore potrebbe costar caro a 75enne svizzero: ha buttato il cartone nel cassonetto della carta. Il nuovo moralismo ecologista non fa sconti. A Neuchatel, in Svizzera, un uomo originario del Canton Ticino ha dovuto sentire il tintinnare delle manette per aver sbagliato a fare la raccolta differenziata.Un errore modesto, eppure duramente punito dalla legge: ha gettato un po’ di cartone nel cassonetto della carta. Per lui il rischio è stato di dover pagare dapprima 200 franchi, saliti poi a 260 e anche di farsi due giorni di carcere a causa dell’insolvenza.L’equivoco nasce dal fatto che in altre zone della Svizzera, ad esempio in Ticino, da dove arriva l’uomo, è possibile mischiare la carta con il cartone, ma non a Neuchatel.Di qui la multa, che però l’uomo  che vive con una pensione minima  ha rifiutato di pagare. Non so davvero come pagarla… Sono uno rispettoso della legge e dell’ambiente, mi sono semplicemente confuso”, ha detto.Le autorità, scaduto un certo periodo di tempo, hanno aumentato l’ammenda a 260 franchi che, in caso non venissero pagati entro una nuova data, si trasformerebbero in due giorni di galera.Quando il quotidiano Tio.ch ha pubblicato la notizia, i lettori si sono subito mobilitati per evitare il dispendio di denaro al povero e disattento sventurato concittadino. Il cittadino ha dichiarato certo, io avrei dovuto essere un po’ meno distratto.Stando a quanto riportato dal quotidiano a La Chaux-de-Fonds, le effrazioni di questo tipo sono assai comuni e la tolleranza resta zero: “Facciamo da 20 a 30 multe al mese”, spiega l’addetto comunale. Far rispettare la legge e invitare i cittadini a curare l’ambiente, sta diventando una priorità ma forse è il caso di fare in modo che ogni pena abbia una giusta proporzione…anche se in Svizzera non si scherza

 

 

Repair Café

Si dice spesso che i vecchi mestieri si avviano sempre più verso la sparizione definitiva: lo evidenziano i dati e, soprattutto, lo si vede  nelle strade delle città e dei paesi, dove c’è sempre meno posto per quelle botteghe piene di attrezzi dagli usi inimmaginabili, scaffali straripanti di oggetti in disordine e dai pavimenti ricoperti di strani utensili. Negozi dove si era soliti portare tutto quello che ancora non meritava di essere buttato via. I Repair Café  in olanda: una trentina di esercizi distribuiti sul territorio dei Paesi Bassi dove, un paio di volte al mese, è possibile portare a riparare gratuitamente oggetti per la casa, piccoli elettrodomestici, pezzi di arredamento o accessori di abbigliamento. Caffè, te e biscotti vengono serviti ai clienti delle botteghe per rendere l’attesa più piacevole, mentre i volontari si mettono all’opera: sono pensionati o disoccupati, giovani studenti o lavoratori, tutti accomunati dalla passione per «aggiustare le cose» e dalla volontà di collaborare a ridurre gli sprechi, persino in un Paese virtuoso come l’Olanda Tutto inizia due anni e mezzo fa da un’idea dell’ex giornalista Martine Postma con la nascita della Repair Café Foundation.Da allora la «missione ecologica» di questi negozi si è allargata ed ha riscosso un crescente successo: sono in tantissimi a portare ad aggiustare il proprio ferro da stiro, il tostapane, la cassettiera il mobilino o l’abito preferito. Le riparazioni dei volontari non sostituiscono quelle dei grandi centri di riparazione di elettrodomestici o degli artigiani, dal momento che si tratta per lo più di piccoli interventi dove molto spesso non sono richiesti pezzi di ricambio originali: ma aiutano a contrastare, anche idealmente, quella cultura dello spreco che, ormai, ci appartiene in.Forse quel mondo contraddistinto dal buttare via oggetti talvolta funzionanti o semplicemente “da aggiustare” per il gusto di comperarne di nuovi, lasciandosi alle spalle anche quel pezzo di storia che qualsiasi cosa ci sia appartenuta si porta dietro, è ormai avviato verso la sua fine inesorabile: e i saggi volontari olandesi sembrerebbero averlo compreso prima di molti altri.

Il riciclo che non ti aspetti

In tempi di supermateriali e bio-tessuti, la vera sorpresa arriva dagli scarti: molte startup italiane  stanno testando metodi per ridare vita a materiali destinati al macero: dai gusci delle uova alla frutta marcia, fino ai resti del latte usato nell’industria. Come? Vediamone alcuni Crush è un nuovo tipo di carta prodotto dalla Favini partendo da residui di agrumi, uva, ciliegie, lavanda, mais, olive, caffè, kiwi, nocciole e mandorle: da questi alimenti si ottiene un tipo di carta colorata, utile anche per il packaging. La produzione è tutta Made in Italy. Gli scarti agro-industriali vengono purificati e ridotti in particelle minuscole. Infine sono miscelati con cellulosa vergine e fibre di legno utilizzando energia idroelettrica autoprodotta. Il Piñatex è un materiale ricavato dalle foglie di ananas, così duraturo da poter essere usato per produrre borse e scarpe. L’idea di usarlo così è di una nuova impresa spagnola, ispirata dagli abiti tradizionali ricamati delle Filippine, realizzati con fibre di foglie d’ananas. Il risultato? Simile all’eco-pelle, con costi inferiori e riducendo al minimo l’impatto ambientale. Tra i primi a credere nel Pinatex, la Puma che l’ha utilizzato per produrre un paio di scarpe. È ancora in fase sperimentale ma Fruitleather potrebbe presto arrivare nelle nostre case sotto forma di un materiale duraturo molto simile alla pelle, da usare per produrre calzature ma anche divani, poltrone e sedie. L’idea è di una start-up di Rotterdam, i cui soci ritirano bucce di frutta e verdura marcia e ammaccata dai mercati e trasformano il tutto in purea, che viene poi cotta ed essiccata. Il processo, dal quale si ricavano fogli di materiale simile alla pelle, è molto più pulito ed ecocompatibile Strano, ma vero: il fragile guscio delle uova, lavorato ad hoc, può diventare duro come cemento di alta qualità. I ricercatori della Calchéra sono riusciti a trasformare i gusci d’uovo in cemento biocompatibile e a renderlo resistente grazie a una composizione a base di argilla: una volta polverizzati i gusci e portati a una temperatura di 1000 gradi, questi diventano calce proprio come le pietre da cava. E mescolando questo carbonato con un’argilla naturale, si ottiene un cemento più elastico di quello tradizionale.

Giornata mondiale della terra

Oggi è la Giornata della Terra, un’occasione per celebrare il mondo su cui viviamo e per affrontare questioni che riguardano la protezione dell’ecosistema, la lotta all’inquinamento e il modo per ostacolare il progressivo esaurimento delle riserve naturali e la scomparsa di tante specie di animali e vegetali.La Giornata della Terra si celebra ogni anno il 22 aprile dal 1970, anno in cui fu indetta per la prima volta dalle Nazioni Unite Nel 1969 a Santa Barbara, in California, ci fu uno dei più gravi disastri ambientali degli Stati Uniti, causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Unione Oil: l’incidente portò a occuparsi in modo più attento e continuativo delle questioni ambientali, portandole all’attenzione dell’opinione pubblica.Il 22 aprile 1970 si tenne la prima Giornata della Terra, cui parteciparono milioni di cittadini, con il coinvolgimento di migliaia,si università e altre istituzioni accademiche, associazioni ambientaliste. Fu anche istituito l’Earth Day Network (EDN), per coordinare le iniziative dedicate all’ambiente durante tutto l’anno Alcuni consigli per festeggiare la Giornata della Terra l’utilizzo di lampadine a basso consumo consente di ridurre di molto la quantità di energia necessaria per illuminare gli ambienti di casa; seguire le indicazioni per la raccolta differenziata a partire da mettere in cestini diversi il vetro, plastica, carta e umido rende più semplice ed economico il riciclo dei materiali, e al tempo stesso contribuisce a ridurre i costi della tassa per i rifiuti; aria condizionata e riscaldamento dovrebbero essere tenuti entro un intervallo di 5 °C in meno o in più rispetto alla temperatura esterna, mezzi pubblici, biciclette o i piedi sono ottimi sostituti dell’automobile, e una alternativa più salutare l’acqua non è una risorsa infinita, oltre al classico consiglio di non lasciare il rubinetto aperto mentre ci si lavano i denti o di preferire la doccia al bagno, è bene utilizzare elettrodomestici come lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico, oltre all’acqua si risparmia qualcosa anche in bolletta;rifiuti speciali come batterie, computer, smartphone e tablet devono essere portati nei centri di raccolta del proprio comune e non lasciati nei normali cassonetti; se il dispositivo è lento, ma funziona comunque ancora, può essere donato a scuole o altre istituzioni.

La lotta allo spreco

La lotta allo spreco di cibo inizia con la scelta e la organizzazione degli acquisti e dei pasti. Prima di fare la spesa, bisogna controllare bene cosa serve e cosa si ha già senza farsi prendere dalla “sindrome della dispensa vuota  Fare una lista delle cose da acquistare, può aiutare ad evitare acquisti inutili che potrebbero trasformarsi presto in rifiuti. Negli acquisti, soprattutto di frutta e verdura, bisogna seguire la loro stagionalità. Non essendo soggetta a lunghi tempi di trasporto, e a diversi passaggi lungo la filiera della logistica, l’ortofrutta offre maggiori garanzie di freschezza e di durata, ed è più difficile che finisca tra i rifiuti. Passo successivo è scartare le confezioni e riporre la spesa nel frigorifero. Bisogna fare attenzione al ripiano giusto dato che la temperatura non è omogenea. Così, dal basso all’alto mettiamo: frutta e verdura cruda; pesce e crostacei, carne cruda ; pesce e carne cotta, insalata prelavata, piatti cucinati, pasticceria fresca, panna ; affettati, carni, formaggi ; uova, conserve aperte Molti prodotti alimentari possono essere congelati senza particolari problemi per prolungarne la durata nel tempo e mantenerne la freschezza. Possiamo congelare i prodotti freschi, il pane e gli avanzi già porzionati se non abbiamo la possibilità di mangiarli prima che vadano “a male”. In questo modo potranno essere consumati nei giorni successivi A parte la scelta dei prodotti in base alla confezione che dovrebbe essere la più sicura e leggera possibile, capita spesso di dover buttare prodotti come farina, pasta, legumi, cereali, quando ci accorgiamo che il prodotto è stato infestato da farfalline o tignole della farina. Prevenire è possibile, mantenendo pulita la dispensa e conservando questi prodotti in contenitori rigidi ad esempio in barattoli di vetro o di latta. Cucinare in eccesso, porta spesso a dover gestire avanzi che non siamo in grado o che non abbiamo voglia di consumare nei giorni successivi e che finiscono poi dritti nel cestino della spazzatura. Quando cuciniamo bisogna fare sempre attenzione alle quantità. Per riutilizzare gli alimenti avanzati e gli scarti alimentari esiste ormai una “letteratura” vastissima: in questo campo non c’è nulla inventare ma soltanto da provare. Si può inoltre dividere la cucina degli scarti, bucce di patata, gambi di spinaci, insalata appassita, latte cagliato, teste di pesce da quella propriamente degli avanzi riso, pane, carne.

Vacanze alla ricerca di un gigante

Un gruppo di giganti di legno è apparso in alcuni luoghi di Copenhagen. Si tratta delle sculture di Thomas Dambo, un artista danese che lavora con materiali riciclati. Proprio dai rifiuti Dambo riesce a ricavare delle incredibili opere d’arte che trasformano le città in musei a cieli aperti realizzare sculture dai rifiuti è una missione per l’artista Thomas Dambo per dimostrare come dalla spazzatura si può creare qualcosa di bello, anche delle opere d’arte. Thomas Dambo ha istituito una vera e propria caccia al tesoro. L’obiettivo del progetto è quello di portare l’arte fuori dai musei. Una mostra a cielo aperto è stata dunque sviluppata nei luoghi naturali nella parte occidentale di Copenhagen. I sei giganti di Thomas Dambo si trovano in alcuni dei suoi posti preferiti a Copenhagen “luoghi dove le persone non vanno a volte, perché fuori dai sentieri battuti”. Originale idea per le prossime vacanze, la caccia delle che sculture possono essere trovate solo utilizzando una mappa del tesoro, o una poesia incisa in una pietra nei pressi di ogni scultura che fornisce suggerimenti su come trovare i vari giganti. L’artista da sempre usa materiali di recupero per creare le sue sculture di grandi dimensioni. Quando Dambo stava crescendo in Danimarca, non aveva abbastanza soldi per comprare i materiali adeguati alle sue idee artistiche, così ha iniziato a far ricorso ai rifiuti e a scavare nella spazzatura. I sei giganti di Copenhagen sono creati principalmente da 600 vecchi pallet, dal legno di un vecchio capannone, una recinzione e altri materiali che sono stati recuperati.

 

Masticare un involucro potrà essere possibile

Versare l’ultimo goccio di latte nella tazza e poi… iniziare a sgranocchiare il cartone. Ve lo immaginate? Eppure una scena del genere potrebbe verificarsi davvero sulle nostre tavole tra qualche anno. Quella della ricerca di packaging commestibili è una delle nuove frontiere dell’industria alimentare. E anche se a noi consumatori, abituati a produrre tonnellate di spazzatura sotto forma di imballi, l’idea di ingerire pellicole e bottiglie sembra fantascienza, ci sono già alcune aziende che ci stanno lavorando. Se l’idea di addentare un involucro che prima di arrivare sulle vostre tavole, è già stato toccato lungo tutta la filiera del trasporto e dai consumatori arrivati prima di voi, non avete tutti i torti: la stessa perplessità afferra anche gli addetti del settore. Del resto, ricoprire un involucro commestibile con un altro strato, non commestibile, non risolverebbe il problema della sovrabbondanza di rifiuti derivanti dal packaging alimentare e creerebbe un sistema di rivestimenti “a scatola cinese “.Come fare allora? L’azienda statunitense MonoSol, sta lavorando a prototipi di involucri edibili che si sciolgono in acqua, un po’ come quelli, già diffusi nelle nostre case, di certe pastiglie per lavastoviglie o detersivi per lavatrici. Allo studio ci sono mono dosi per cioccolata calda e caffè, cereali da aggiungere al latte o polveri da mischiare all’acqua in bottiglia. Una volta entrata in contatto con il liquido, la bustina si scioglie e scompare dopo pochi attimi. Non che in forma liquida, i germi svaniscano, ma forse una possibile soluzione taglia-rifiuti potrebbe partire proprio da qui: se sempre più alimenti fossero avvolti da film idrosolubili, una volta scartata la confezione basterebbe mettere l’involucro in acqua, e dimenticarsene.fruit-salad-300x221