Cucinare ci rende tranquilli e rilassati

Cucinare è un piacere, a volte una vera e propria passione. Ma qual’è il vero motivo per cui ci piace preparare piatti prelibati? In passato preparare il pranzo e la cena era considerato un dovere. Ma anche in quel tempo le donne si dilettavano a cucinare cibi speciali per poi farsi onore durante feste e banchetti. Saper cucinare era considerato una grande dote che ogni donna sognava di avere. Oggi la società è cambiata. Gli uomini sanno cucinare quasi più delle donne. Il lavoro non permette di spendere molto tempo alla preparazione degli alimenti ma quando si tratta di invitare amici e parenti bisogna esibire le nostre doti culinarie. Allora si sfogliano libri e siti di cucina per dare il massimo di noi . In realtà saper cucinare è una dote innata che ognuno di noi ha. Il motivo è molto semplice. Quando noi gustiamo un piatto ne apprezziamo a primo impatto l’aspetto, l’odore, il sapore, l’emozione che evoca. Quando cuciniamo succede la stessa cosa. Cerchiamo di produrre l’aspetto che noi vorremmo, di creare il gusto che a noi piace e di trasmettere l’emozione che noi proviamo. Forse non tutti siamo in grado di dosare in maniera esatta tutti gli ingredienti ma quando lo facciamo con il cuore i risultati sono per la maggior parte dei casi positivi. Ci piace cucinare perché ci piace gustare prima di tutto e poi ci sentiamo soddisfatti quando gli altri apprezzano le nostre specialità. E’ un modo per sentirci apprezzati e valorizzati. Aumentiamo la nostra autostima e ci allontaniamo dai sintomi della depressione.

Cioccolato e…..San Valentino

La cioccolata piace ai più e quindi rappresenta un regalo sicuro per la festa di San Valentino. Sono ormai storici i binomi cioccolato e personalità, e perfino cioccolato e sesso! Il terapeuta neozelandese M. Langham, certo delle potenzialità del cioccolato, ha addirittura messo a punto dei test in cui sono usati i cioccolatini, catalogati per forma, ripieno, cacao usato e tipo di involucro. Al termine delle sedute, fatte di assaggi, si dice in grado di tracciare un profilo psicologico del paziente! Accertato comunque risulta il binomio cioccolato e desiderio: la fenilalanina, presente nel cioccolato, è prodotta anche dal nostro cervello in fase di innamoramento. Certo è inoltre l’effetto del fenolo  una delle infinite molecole contenute nella cioccolata  come protettore del cuore, e quello della teobromina che, pur agendo come la caffeina, non induce aumento della frequenza dei battiti cardiaci. In realtà le quantità irrisorie di queste molecole per singolo cioccolatino non hanno effetti determinanti, resta però l’effetto psicologico legato all’ appagamento del gusto.

Hearts of chocolate

Fantocce e bafane i dolci che fanno tradizione

Le fantocce della Befana sono biscotti  semplici della tradizione che vengono regalati ai bambini il 6 gennaio. Le fantocce e i cavalli fanno parte della tradizione Valdarno, in Toscana, soprattutto di Montevarchi e Terranuova Bracciolini, hanno origini povere molto antiche e sono infatti realizzati con gli ingredienti di base presenti in tutte le case. Le fantocce sono delle bambole in versione befana e si regalano alle bambine, i cavalli sono invece per i maschietti, questi biscotti vengono decorati con cioccolato, caramelle, glassa, zuccherini ecc. Ecco la ricetta per poterli realizzare anche a casa vostra Ingredienti: 1 kg di farina ,200 g di zucchero ,200 g di burro ,6 uova ,1 arancia ,1 bicchierino di Vin Santo  ,1 bustina di lievito per dolci ,Confetti  cioccolato praline per decorare Mettete la farina sulla spianatoia e unite lo zucchero e il lievito, mescolate e poi aggiungete il burro freddo a pezzettini, impastate con i polpastrelli fino ad avere un composto a briciole. Unite le 5 uova, il Vin Santo e poi scorza e succo di arancia e impastate bene fino ad avere un composto morbido e non appiccicoso. Formate una palla, avvolgetela con la pellicola e fate riposare l’impasto in frigo.Stendete l’impasto allo spessore di mezzo centimetro e date la forma di bambola, di befana oppure di cavallo. Mettete l’impasto in una teglia coperta di carta da forno, pennellateli con l’uovo sbattuto e poi aggiungete zuccherini colorati, granella ecc.Cuocete le fantocce in forno caldo a 180°C per 20 – 25 minuti circa.

Un tagliere di formaggi

Un tagliere di formaggi ben ideato e gradevolmente presentato può essere una soluzione per una cena veloce e informale ma allo stesso tempo gustosa e molto apprezzata. Ecco le cose da sapere per poter mettere in tavola un tagliere di formaggi che soddisfi sia il palato sia la vista! Scegliete i formaggi “giusti”: differenziare è corretto, ma è bene farlo con metodo. Offrire diversi tipi di formaggi è una scelta vincente ma facciamo attenzione a lasciare comunque un “filo conduttore” tra di loro. Per esempio proponendo una varietà a pasta dura o morbida che abbia un grado di dolcezza o piccantezza che vada aumentando o decrescendo. Si può anche decidere di offrire un solo tipo di formaggio prodotto da diversi caseifici, per scoprirne con calma le differenze, oppure diversi formaggi provenienti da un solo caseificio. Se optate per consistenze e stagionature, in questo caso formaggi provenienti da  latte di base vaccino, pecora o capra e vi renderete conto che ogni assaggio sarà una scoperta di diversa di consistenza ed esperienze olfattive differenti. Ordinate i formaggi dal più delicato al più forte: in questo modo gli ospiti potranno decidere da quale formaggio cominciare sapendo già a cosa vanno incontro. Sistemate i formaggi alla giusta distanza l’uno dall’altro: lasciate tra i formaggi spazio sufficiente per consentire agli ospiti di tagliarli agevolmente. Ogni formaggio deve essere servito con il proprio coltello. Aggiungete il miele, il pane o la frutta più adatti: consentite ai vostri ospiti di riconoscere e gustare le migliori combinazioni, quindi i componenti del tagliere devono essere disposti secondo le corrette associazioni. Servite i formaggi a temperatura ambiente: tirateli fuori dal frigo almeno mezz’ora prima di servirli al fine di poter apprezzare al meglio il loro gusto e il loro profumo. Accompagnateli inoltre da un bicchiere di ottimo vino

Tipi dolci o salati

Negli ultimi anni che gli psicologi sociali hanno fatto del rapporto con il cibo materia di studio. Scoprendo fino a che punto creatività, severità, aggressività, ansia, fiducia in noi stessi abbiano buone probabilità di rivelarsi a tavola. I ricercatori della North Dakota University di Chicago hanno dimostrato il legame scientifico tra i gusti e il carattere delle persone. Dall’analisi dei risultati di test condotti su un campione di studenti universitari, hanno scoperto che la propensione per i cibi dolci rispecchia un carattere disponibile e collaborativo. Esiste un “effetto bontà”: chi mangia un pezzo di cioccolato è subito più disponibile a offrirsi come volontario per un lavoro non retribuito rispetto a chi mangia un cibo salato.Anche per Ferdinando Dogana, ordinario di Psicologia, la preferenza per dolce e salato ha un preciso collegamento caratteriale: i tipi “dolci“, che vanno pazzi per pasticcini, torte e frutta, sono più emotivi e propensi ad avere cura degli altri, i tipi “salati”, ghiotti di pasta, pizza e cracker, sono invece estroversi e indipendenti.Secondo lo psicologo del cibo Leon Rappoport, le motivazioni alla base dei nostri acquisti al supermercato sono collegate alle teorie sulla struttura della personalità. Di tipo freudiano sarebbe, per esempio, l’intima relazione esistente tra cibo, sesso e violenza. Come il bimbo succhiando dal seno materno sperimenta per la prima volta il piacere dei sensi, l’adulto trova soddisfazione in cene smisurate.

 

La creatività in cucina coinvolge tutti i sensi

La cucina da sempre è creatività, novità, fantasia, ed in particolar modo capacità di emozionare e coinvolgere tutti i sensi, dal gusto all’olfatto, alla vista. Proprio il buono gusto, la fantasia e la creatività di grandi chef o di individui comuni hanno saputo dar vita a nuovi piatti, ricette davvero originali e sorprendenti, senza ricorrere ad ingredienti sofisticati, ma facendo uso di ingredienti semplici abbinati in modo particolare, veramente unico. Varianti di piatti tradizionali con aggiunta di nuovi elementi si sono trasformati in nuove ricette. Sperimentando e variando le cose con la fantasia ed il gusto personale le idee si innovano in tutti i campi, in particolare anche nel mondo cucina. Gli abbinamenti inconsueti di ingredienti portano nuova vitalità all’interno di piatti tradizionali. I grandi chef ci insegnano che un buon piatto riesce a coinvolgere tutti e cinque i sensi…La creatività è davvero uno degli aspetti più importanti dell’arte culinaria. Il vero cuoco è quello che riesce a preparare un piatto gustoso con pochi ingredienti e, a volte, neppure poi molto ricercati, offrendo al palato e ad ognuno di noi un’esperienza sensoriale unica. Mangiamo non solo per soddisfare la nostra fame ma anche per alimentare il nostro bisogno di emozioni. Forse è questo quello che oggi noi più di tutto cerchiamo nel cibo, come afferma Ryan Bromley “scegliamo di mangiare sempre meno per sfamarci e sempre più per emozionarci”.

Assaggiatori di cioccolato cercasi

Non è un sogno ma realtà il lavoro che la multinazionale del dolce Mondelez International è pronta a offrire agli amanti del genere per le sue sedi in Inghilterra. Con un messaggio sui social, l’azienda che fa capo a realtà come Oreo e Milka apre infatti ufficialmente le selezioni per un impiego part time a tempo indeterminato nel ruolo di ‘Sensory Panelists’.Nessuna esperienza richiesta, ma solo un corso da seguire qualora si supereranno le selezioni. I requisiti? Ovviamente la passione per i dolci, e il cioccolato uno sviluppato senso del gusto, obiettività nel dare opinioni, un forte desiderio nel provare nuovi prodotti, capacità comunicative, un’ottima conoscenza della lingua inglese. Tutto abbastanza semplice, ma solo in apparenza. Il ruolo è infatti di grande responsabilità mentre i posti disponibili per quello che si candida ad essere uno dei lavori più gustosi del mondo sono solo 4 mentre migliaia sono state le domande giunte finora, a meno di 24 ore dall’annuncio.

Mela, ti sbuccio o no?

Quando assaporiamo un bel frutto, come una mela, una pera o anche verdure come i pomodori, siamo abituali ad eliminare la buccia, perchè è dura da masticare, oppure ha un sapore diverso, o ancora perchè nella salsa quelle bucce che girovagano sono brutte da vedersi o da avvertire sotto il palato.In natura lo scopo della buccia è quello di difendere la morbida polpa dall’attacco degli insetti e dall’ambiente circostante, questa peculiarità fa sì che la buccia sia anche la parte del frutto più ricca di sostanze antiossidanti e protettive. Nella buccia delle mele si trova più del 50% della vitamina C totale, mentre per i flavonoidi la percentuale sale addirittura al 95%, nella buccia delle carote i flavonoidi presenti sfiorano l’85% del totale, e nei pomodori la maggior parte dei licopeni sono contenuti proprio nella buccia! Questi dati scoraggerebbero vivamente di togliere la buccia a frutta e verdura, ma d’altro canto esistono diversi elementi che ne consigliano invece l’eliminazione, quali la possibile presenza di pesticidi e lo sporco dell’ambiente. Come fare allora per gustare un frutto completo di buccia? E’ fondamentale scegliere frutta biologica con una provenienza sicura, frutta che va SEMPRE lavata accuratamente sotto acqua corrente ed casomai spazzolata per eliminare i residui di terra e prevenire rischi igienici. Le patate meritano un discorso a parte, la loro sottilissima buccia è ricca di vitamina E lo strato di polpa subito sottostante è invece ricco di vitamina C. Di contro la buccia può presentare tracce di solanina, una sostanza tossica che si sviluppa quando la patate viene esposta alla luce solare, il consiglio è di mangiare con la buccia solo patate biologiche novelle che non presentino striature verdi sulla buccia,. l problema “buccia si buccia no” si ripresenta anche quando si parla dei cereali, che quando vengono raffinati perdono totalmente il rivestimento che è l’unica parte del cereale ad essere ricca di acido ferulico, un valido rivale di tumori ed infezioni, sarebbe proprio il caso di abituare il nostro palato al gusto particolare dei cereali integrali ed utilizzare in massima parte questa tipologia di alimento.

Arancia o arancino

La palla di riso impanata e fritta, che incuriosisce il palato dei tanti turisti che visitano la Sicilia, è maschio o femmina? In Sicilia c’è un aut aut che è spesso sulla bocca di tutti e non è quello che riguarda il Ponte sullo Stretto di Messina… si dice arancina o arancino? Il riferimento è ovviamente alla tipica prelibatezza siciliana, la palla di riso impanata e fritta, che incuriosisce il palato dei tanti turisti che visitano l’isola A Palermo, infatti, si dice arancina e ha la forma rotonda arancino a Catania dove si trova anche a punta, tant’è che basta chiedere a un siciliano come si chiama questa specialità per capirne la provenienza: o occidentale o orientale .Chi ha ragione? Partiamo da un dato certo: è siciliana/o il nome che deriva dalla similarità all’agrume, di cui l’Isola è ricca.Quindi, se la palla di riso è simile a un’arancia… beh, allora è giusto chiamarla arancina, no?Tuttavia, a Catania e dintorni pensano che, in realtà, la specialità sicula trae il suo nome non dal frutto bensì dalla pianta, l’arancio. Quindi: è masculu e non fimmina.Sulla questione è intervenuta qualche tempo fa perfino l’Accademia della Crusca, rispondendo a “molti che, scrivendoci in maggioranza dalla Sicilia, e in particolare da Palermo, ma anche da Roma, Rieti, Firenze e Bologna, ci pongono la stessa domanda a proposito della tipica preparazione siciliana a base di riso” La conclusione ?Si dice arancino e non arancina per anzianità: le radici del termine maschile, infatti, risalgono al dizionario siciliano L’Accademia, però, ha scelto anche una strada salomonica: al di là, infatti, dell’antichità del termine maschile, considera valida anche la forma femminile. In pratica, va benissimo arancino nell’ambito del dialetto siciliano, perché aranciu è pure il frutto dell’arancio .Però, traducendo il termine in italiano, allora è giusto utilizzare la variante femminile, per via del genere dell’arancia. Al di là del come si dice, però, ci piace finire con lo stesso modo usato dall’Accademia nell’analisi: “che, poi, maschio o femmina, a punta o rotonda, è sempre la fine del mondo!“.