Non è più il cane. Chi oggi rappresenta una vera sponda alle nostre giornate liberandoci da una grande fonte di disturbo è lui: il cestino della posta elettronica. Quarant’anni fa, quando è nata l’email, il mondo non ha avuto alcun sussulto di angoscia. Sono quelle cose che si insinuano nella storia in modo subdolo, silenzioso ma persistente, graduale e capillare, fino a quando non ci si rende conto che è troppo tardi per liberarsene. Oggi infatti le recenti statistiche hanno scoperto con orrore che ne riceviamo di media 147 al giorno è una media: vuol dire che una gran parte del mondo professionale attivo ne può ricevere anche 300 al giorno, se non di più.Per leggerle ogni mattina appena ci sediamo difronte al pc in ufficio ci mettiamo almeno due ore e mezza, di queste solo una dozzina sono davvero per noi e degne di lettura attenta, e salvo qualche altra veloce informazione di servizio sempre per noi, il resto è rumore, spam, pubblicità, enorme disturbo.E qui scatta l’amico dell’uomo: il tasto elimina. Nulla fu inventato di recente con scopo più nobile ed efficace di lui. In cinque minuti di lavoro intenso ci libera dall’assedio, e bisogna riconoscere che ci regala anche un sottile senso, un po’ sadico, di compiacimento nel cestinare chi ci perseguita spesso con dieci copie della stessa email ogni giorno.Ma ci sono due danni ancora maggiori, sui quali forse riflettiamo poco, che ci procura la posta elettronica assieme a tutto quello che ci fa comunicare su web, compresi i social network: Twitter, Facebook ,Messenger ecc. Abbiamo eletto il web a mezzo di comunicazione prioritario, per qualsiasi funzione. È comodo, personale, veloce, ti dà pure la ricevuta di lettura: cosa vuoi di più.E invece questo web tanto amato ci ha tolto definitivamente due competenze importanti: il saper staccare la spina dal mondo quando se ne ha voglia, e il saper leggere o scrivere due righe su carta con una penna magari a inchiostro nero…..
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Mangiare avocado fa dimagrire?
Negli ultimi anni mangiare avocado è diventato molto di moda. Peccato siano molto costosi, ma se vi dicessimo che potreste ricevere uno stipendio per assaggiarli ? L’avocado è stato più volte definito il “frutto dei millennials”. Ogni persona di massimo trent’anni che si rispetti non è nessuno se non apprezza il guacamole o se non mette la polpa di avocado nell’insalata. Il frutto viene messo anche dentro al sushi altro cibo molto in voga tra i ragazzi nei panini, nelle zuppe e nei dolci. Di avocado è pieno Instagram, Pinterest, Tumblr e Facebook: gli manca solo l’account ufficiale. In che modo mai c’è stato questo boom di questo alimento? Non si sa bene: certamente è molto buono, sicuramente fa bene, sicuramente però costa anche tantissimo. Tanto che un multimilionario ha addirittura detto che il motivo per cui i millennials non riescono a comprarsi una casa è per il loro smodato consumo di avocado. Sebbene l’avocado sia un frutto, è un alimento molto grasso. Alcuni scienziati però, pensano che il suo consumo possa far ridurre la massa grassa. Quattro università americane hanno deciso quindi di selezionare un gruppo di persone inclini a mangiare avocado per vedere cosa accade al corpo umano quando questo frutto viene mangiato usualmente. Il campione può scegliere se mangiare un avocado al giorno per sei mesi o due avocado al mese per lo stesso periodo di tempo. La ricompensa è di trecento dollari e ventiquattro avocado. Speriamo che i ricercatori riescano a dimostrare che l’avocado ha proprietà dimagranti, altrimenti ai partecipanti toccherà spendere i trecento euro per pagare un nutrizionista e una palestra una volta finito l’esperimento. Qualche dubbio però viene, dato che la ricerca è stata finanziata da Hass Avocado Board, un “gruppo di promozione dell’agricoltura” il cui scopo è “promuovere il consumo di Hass Avocados negli Stati Uniti”. Insomma, se non potete stare senza il guacamole questo potrebbe essere il lavoro che fa per voi. Basta mettere in conto un aumento della morbidezza durante i mesi invernali ed è fatta.
Partire a Settembre
Il mondo si divide in due: chi viaggia a giugno, massimo inizio luglio, e chi affonda la testa nel lavoro per tirare il fiato a settembre. In entrambi i casi complimenti!. Peccato che il 79 % degli italiani viaggi in agosto quindi il mondo delle partenze intelligenti è davvero poco abitato. Perché andare in vacanza a settembre? Perché costa meno, è meno frequentato e, spesso, più soddisfacente. Certo ma se non tutti viaggiano nelle due finestre da imbarco i motivi sono principalmente: figli e scuole, ferie obbligate per chiusure aziendali. Anteposto ciò, dedichiamo i nuovi sogni di un’estate che si allunga fino ai primi giorni d’autunno. In pratica: dove andare in vacanza a settembre visto anche che non esistono più le mezze stagioni. E questi luoghi confermano.Salento. Parliamo un attimo del Salento? Recale è l’angolo di Puglia salentina che non dovrete ignorare. Ora che nessun trentino posta più tramonti con hashtag in dialetto pugliese. Ora che la stragrande maggioranza è stata in Puglia ad agosto godetevi gli animi più sinceri, il mare più azzurro i caffè locali. California. Lontana, ma così vicina A Malibu il mare vi aspetta sempre e si surfa tutto l’anno. A Los Angeles nessuno sposta la scritta Hollywood dalla collina. A San Diego nessun tacos bar vi negherà un Margarita se il calendario segna la metà di settembre. Tokyo. Sì! picchi da brividi da metà aprile per la fioritura dei ciliegi fino ai primi di luglio. Poi stop per il troppo caldo e a Natale non fingete neppure di crederci: settembre è il mese che vi vuole nipponici. Tour: Tokyo, Kyoto, Osaka semplicemente meraviglioso . Pantelleria. L’isola dei non locali, l’isola dove i dammusi sono diventati resort privati affittati nei mesi più torridi a cifre…torride. A settembre i tramonti più spettacolari del Mar Mediterraneo vi attendono, le vigne di passiti hanno assorbito tutto il sole del mondo. E i dammusi in questione, a stagione finita, costano decisamente meno.Namibia. Mal d’Africa farsi travolgere nel profondo. Le silhouette lunghe delle giraffe, le ombre introvabili dei rinoceronti, le meraviglie di madre natura nel Parco Nazionale d’Etosha. La Namibia a settembre è la meta dove non farsi rintracciare dalle mail, da Facebook, dai Whatsapp etc. Il deserto più vecchio del mondo con le migliori amiche. Può bastare?
Pizza Rossini
Nelle Marche, come nelle grandi capitali della pizza, c’è una città che vanta una propria originale versione. La città è Pesaro e la pizza è la Rossini. La base della Rossini è la stessa di una pizza margherita, con la diversità che sopra vengono adagiate delle fette di uovo sodo e, udite udite, una generosa dose di maionese. Si, maionese. E non fa niente se vi sembrerà una cosa da stranieri in visita turistica nel Bel Paese. Per i pesaresi è la pizza più gustosa, tanto che nelle statistiche delle vendite dei supermercati, si attesta tra le prime città in Italia per consumo di maionese. Sarà colpa proprio della Rossini?Di certo, c’è che questa tipica pizza deve il suo nome al celebre compositore marchigiano Gioacchino Rossini la si può mangiare soltanto a Pesaro. Basta infatti uscire fuori dalle mura cittadine e vedrete che non esiste in altro luogo. I giovani studenti fuori sede creano video per la guarnizione, e ci sono pagine facebook dedicate agli eventi cittadini che riportano grafiche con lo sfondo della gloriosa pizza locale. Perfino il sindaco, in diverse occasioni pubbliche, ha lanciato l’idea di farne l’attrazione gastronomica della città.Negli anni sessanta una pasticceria del corso iniziò a proporre delle pizzette guarnite con uovo sodo e maionese. Un abbinamento “da tramezzino” o “da tartina” per l’aperitivo, che in città funzionava alla grande, tanto che le pizzerie al taglio iniziarono a proporla dandole il nome di Rossini Fu solo in seguito, con l’avvento delle pizzerie “al piatto” che la Rossini assunse l’attuale sembianza che oggi a Pesaro non manca in nessun menù delle pizzerie della riviera. Dalla pizza Rossini, sono nate poi le versioni ancora più ricche, come la “Rossiccia”, che con un ridondante gioco di parole, carica la pizza oltre che dell’uovo e della maionese, anche della salsiccia. L’abbinamento perfetto per la Rossini richiede una birra artigianale oppure un buon vino rosato o un bianco molto fresco.
Amore finito?
Quando finisce una relazione, gli amici, oltre a rappresentare la spalla su cui piangere o la mano a cui aggrapparci, sono anche i nostri migliori consiglieri: ma la scienza è d’accordo con i suggerimenti che ci danno? Ecco come affrontare il ritorno alla ‘singletudine’ secondo la scienza. Prima di tutto bisogna sapere che: la durata del periodo di sofferenza post-rottura è sovrastimata, in realtà la superiamo prima di quanto potremmo aspettarci. Se già scorrere la bacheca di Facebook può essere di per sé ‘snervante‘, tenere sotto controllo il profilo dell’ex può essere autodistruttivo perché ci spinge a desiderare quella persona e a provare emozioni negative impedendoci di affrontare un percorso di rinascita personale. Il classico vero è la lavagna o il foglio con la lista dei pro e dei contro, inserire in un elenco ciò che vorremmo e non vorremmo in un ragazzo e paragonarlo con il nostro ex ci permette di vedere chiaramente se le scelte che facciamo siano veramente in linea con ciò che vorremmo. Questo ci aiuta ad imporci di cercare qualcuno che sia davvero adatto a noi. La nostra capacità di affrontare una rottura è direttamente proporzionale alla coscienza che abbiano di noi stessi: chi si sente peggiorato o rifiutato alla fine di una storia, tende a soffrire di più, mentre chi pensa di non essere soltanto ‘fatti per stare insieme’ tende a superare prima la rottura. Uno studio ha dimostrato che descrivere come la fine della relazione abbia portato ad esperienze positive sia un ottimo modo per sentirsi meno stressati già dopo soli 4 giorni dalla rottura. E’ stato inoltre dimostrato che parlare della propria esperienza sia un toccasana per chi soffre: le persone che hanno partecipato alla ricerca e che hanno dovuto parlare della fine della loro storia d’amore risultavano meno stressate a fine giornata.

Le risposte ai messaggi indicano le tue intenzioni
Nell’epoca di whats App, facebook , messenger, insomma della messaggistica istantanea si possono cogliere segnali nel modo in cui la persona che amiamo risponde. Piccoli segni che ti possono mettere sulla giusta strada e capire che sicuramente… non ce n’è! Quali sono? Scopriamoli insieme. Uso smodato del condizionale. Denota insicurezza, perché se c’è l’intenzione i condizionali diventano imperativi. Frequenti abbreviazioni «Cmq», «a dp»: non si ha tempo per scrivere o non lo si vuol trovare? Grammatica scorretta Se è una persona che abitualmente scrive bene gli errori sono sintomo di disinteresse e superficialità. Non è la pista giusta dunque. Molto tempo per rispondere Passi se è a lavoro, se è a prendere un caffè, ma in una conversazione dove non specifica di essere impegnato… o parla con qualcun altro o comunque non sei la sua priorità! Cambio argomento Se non vuol parlare di un argomento che gli hai scritto e ne inserisce uno nuovo, sicuramente non lo vuole affrontare. Una contro quaranta Se a un messaggio lungo, scritto in maniera chiara, risponde con un «ok» o «va bene» allora il disinteresse è veramente palese. Solo chat, non chiamate Se non risponde mai al telefono e subito dopo vi scrive o è indeciso o ha qualcosa da nascondere. No alla noia Messaggia solo quando è sdraiato sul divano annoiato o non ha nulla da fare? Chiaramente sei solo il suo passatempo e nulla più. Un salutino . Quando sei con una donna o un uomo nella vita reale e stai continuamente a messaggiare con altre persone… be’, questo dice molto sulla capacità di attenzione o la capacità di migliorare mentre passi il tuo tempo. Da oggi quindi, prestate molta attenzione a come e quando scrive e scrivete
Giornata Mondiale dell’amicizia
Oggi si festeggia la Giornata Mondiale dell’Amicizia, una ricorrenza nata nel 2011 per volere ONU per celebrare un sentimento puro e meraviglioso che unisce tantissime persone. L’amicizia è un pezzo fondamentale della nostra vita: chi saremmo noi senza i nostri amici e le nostre amiche? Quante risate, avventure e pazzie ci saremmo perse? Quante gite al mare in montagna, quanti consigli e lacrime per superare i momenti bui, e quanta allegria e felicità in quelli belli…La Giornata Mondiale dell’Amicizia è un giorno per celebrare un sentimento importantissimo che nel nostro piccolo ci migliora la vita e ci va vivere con armonia e serenità. L’amicizia però si fonda su quei valori di rispetto, correttezza e fiducia che sono gli stessi che servono per creare pace e solidarietà fra i popoli, e quindi guardare agli altri con quello spirito positivo che è in noi e riserviamo alle persone che ci fanno stare bene. L’amicizia può nascere in ogni momento, ormai anche tramite i facebook twitter i social network o le app, cambiano i modi, le dinamiche e i meccanismi, ma quello che cerchiamo in un amico non cambia mai. ……..Un vero amico è chi ti prende per la mano e ti tocca il cuore. Gabriel García Márquez
I tormentoni dell’estate sono a buon punto..
I tormentoni estivi hanno una ricetta ben precisa: un testo sul mare, una musica latina, reggae o simil pop anni Ottanta. Ecco chi è in corsa quest’anno.Dopo aver passato in rassegna gli storici tormentoni estivi degli ultimi anni, è tempo di passare a quelli di quest’anno. Come in una gara, c’è chi parte prima, va in fuga, e poi cede alla distanza, e chi sceglie di scattare all’ultimo, per poi vincere in volata.Un tormentone estivo si confeziona con una ricetta ben precisa: un testo che parli di mare, una musica che riporti a quella latina, al reggae o al pop anni Ottanta. Un ritmo allegro. L’impressione è che, nell’epoca in cui non guardiamo più un palinsesto fisso in tv ma ci scegliamo i nostri programmi preferiti, ormai anche nella musica estiva non ci sia “il” tormentone, ma un tormentone per ogni target. Ci provano quest’anno J-Ax e Fedez che, quando sentono profumo d’estate, si mettono insieme e provano a creare il tormentone perfetto. Sono quelli che sono partiti per primi. Tra sonorità elettroniche , Italiana parla dei nostri mali, della nostra voglia di esterofilia e della bellezza di restare nel nostro paese. Italiana, l’estate che cerchi non è lontana”, gioca sul doppio senso “ti aspettiamo al mare, con l’acqua alla gola” iusy Ferreri. Da zero a cento . La sua canzone è venata di reggae e il ritmo evoca subito l’estate. Tra i paradossi della vita moderna e dell’estate ai tempi dei social “Io cerco il mare mentre tu cerchi il wi-fi“ Se l’assassino torna sempre sul luogo del delitto, ci torna anche il complice. Perché a confezionare il tormentone perfetto, quella Roma-Bangkok, insieme a Baby K c’era Giusy Ferreri. Lei ha una voce inconfondibile, calda e graffiante, Confezionata con Takagi & Ketra, Amore & Capoeira mescola house music e pop elettronico, se Baby K strizza l’occhio musicalmente alla Giamaica, Giusy evoca, soprattutto nel testo, il Brasile “Amore e capoeira cachaca e luna piena come in una favela”.
Segreti di coppia
Biasimare il partner. Uno degli errori più frequenti che si fanno all’interno di una coppia consiste nella volontà di cambiare l’altro. Seppure volutamente. Criticare il proprio compagno o la propria compagna, nel tempo, può portare una relazione alla rottura, dopo infiniti litigi. Il consiglio è quello di accettare l’altro per come è, prendendo coscienza che ciascuno di noi ha lati belli e lati meno belli. Al massimo, si possono dare consigli utili per invitare l’altro a migliorarsi. Ma senza comandi. Impedire al partner di frequentare i suoi amici senza di noi, di alimentare i suoi hobby e di prendersi degli spazi solo suoi è un errore che molte donne commettono. Tuttavia, passare ogni minuto del proprio tempo insieme, porta la coppia a limitare il dialogo: se tutto il tempo libero lo si impiega una accanto all’altro, non si hanno più cose da raccontare. E il dialogo, per far durare una coppia nel tempo, è necessario. Ovviamente, in caso si abbiano passioni comuni, coltivarle insieme è bellissimo. L’importante è che ciascuno mantenga anche i suoi spazi e i suoi interessi. Quando si litiga e litigare in una coppia è inevitabile è necessario essere flessibili, e disposti ad ammettere i propri sbagli. In particolare, è necessario saper chiedere scusa, anche quando si è sicuri di non avere torto. Nella maggior parte dei casi, chiedere perdono anche solo per gli errori commessi nella comunicazione e nell’interazione, aiuta la coppia a riportare la discussione al livello di un dialogo costruttivo. È facile, al tempo dei blog e dei social network, prendersi gioco della coppia, magari rivelando apertamente i difetti del proprio partner, o sfogandosi su Facebook dopo una litigata. Tuttavia, è necessario che certi dettagli restino privati. Anche in merito alle fotografie, è bene stabilire col proprio compagno o con la propria compagna qual è il limite da non oltrepassare per non mancargli di rispetto. Oltre che dell’altro e della relazione, all’interno di una coppia è necessario prendersi cura di se stessi. Coltivare le proprie passioni, alimentare le proprie capacità, curare l’aspetto fisico: amandosi, si migliora come donne e come compagne.
Ti prometto amore eterno ed eterna infedeltà.
Ti prometto amore eterno ed eterna infedeltà. Tanto poi va a finire così, anche dopo aver ufficialmente giurato ci sarai solo tu, per sempre. Ma chi l’ha detto poi che “essere infedeli vuol dire davvero non amare?” Domanda oziosa, essendo l’amore “quell’alleanza tra immaginazione e corpo” un sentimento forte quanto volubile. Il tradimento? Praticamente inevitabile, che si ami o no. “Cesare,Pompeo, Antonio e Catone portavano le corna così come altri galantuomini… “. Anche perché la gelosia è la peggiore malattia dello spirito dopo l’invidia Cinque secoli dopo il cinico De Montaigne, si interroga sulla fedeltà ai tempi delle tentazioni social? Il 38 per cento degli uomini che sta per sposarsi secondo un sondaggio condotto da Victoria, uno dei maggiori siti per persone in cerca di avventure si concede scappatelle Nessun dramma e nessuna tragica colpa, ci si lascia per noia più che per corna. Il tradimento non è tra i primi motivi di crisi coniugali, spiega Gassani, È semmai l’infedeltà di vita a portare alla separazione nel maggior numero di casi, quando ci si trova accanto una persona con cui non si riesce a condividere altro che il silenzio e la routine. Solo il 30 per cento delle coppie si dice addio per via di storie clandestine. Capita così che lui o lei si affidano agli investigatori per scoprire la tresca, raccolgono le prove e poi non ne fanno nulla. Cornuti e pazienti. Gli uomini oggi, contrariamente al passato, tollerano il tradimento ma non l’abbandono. Lo fanno tutti, lui o lei in ugual misura, la fedeltà non c’è più, i social hanno moltiplicato all’infinito le occasioni di incontri. Ne approfittano le giovani cacciatrici, puntano su Facebook il cinquantenne con una buona posizione e lo tempestano di foto ammiccanti finché lui non cede. Anche i giudici sono cambiati. «Non tutte le infedeltà portano a una dichiarazione di responsabilità in tribunale – aggiunge Gassani il tradito ha l’onere di dover dimostrare che il tradimento è all’ origine della crisi di coppia e non ne è la conseguenza. Insomma, prima c’era la famiglia dei biscottini del Mulino bianco e poi è arrivato il/la guastafeste.
