La solitudine come alleato e non come problema

La solitudine  ci permette di fare cose che non potremmo fare con gli altri: ascoltare i suoni della natura, studiare, dedicarsi alla meditazione, ascoltare musica. Sono tutti modi per entrare in contatto con noi stessi, trovando una nostra dimensione che ci farà apprezzare la solitudine, che impareremo a vedere come una risorsa e non più come qualcosa di negativo. Imparare a conoscere il luogo dove  vivete, perlustrare, fare un giro in bici, esplorare sentieri o andare vicino al mare, se c’è la possibilità. Visitare musei e cercare di conoscere la storia della città, i luoghi nascosti. Potrete inoltre scegliere da soli su cosa soffermarvi e per quanto tempo. Vi ritroverete a scoprire cose che non avreste mai immaginato e magari a pochi passi da voi. Mettete in ordine ciò che rimandate da tempo: approfittate dei momenti di solitudine per rimettere a posto libri, foto, cd, dedicatevi a tutte quelle cose che non riuscite  mai a fare, proprio perché sempre presi da altre cose. Quante volte avete rimandato questi momenti ritrovandovi sommersi da libri e foto in ordine sparso, magari può essere anche una buona occasione per riprendere in mano un libro che avevate abbandonato, Portate avanti progetti e pensate a nuove strategie, approfittatene anche per portare avanti un progetto che avete nel cassetto da un po’, meglio se un progetto a lungo termine. Inoltre, Keith Sawyer, consiglia di dedicarsi a nuove strategie, anche di tipo lavorativo: è proprio quando siamo soli che nascono le idee migliori.

Quanto tempo passi a guardare il telefono?

La circostanza tipo può essere questa: sei ancora in bagno a lavarti i denti dopo aver fatto colazione. Dai un’ occhiata al telefono, appoggiato vicino al lavandino, che vibra ogni volta che arriva una notifica. Sullo schermo appare la scritta “Oggi sei stato connesso al tuo iPhone per 30 minuti”. La cosa ti stupisce: è solo mattina, sei in piedi da poco, e forse non te ne sei neanche reso conto. Eppure subito dopo aver spento la sveglia, hai dato un’occhiata alle notifiche e alle chat di Whatsapp. Poi, seduto davanti a una tazza di caffè non hai perso occasione per dare uno sguardo ai risultati sportivi, o a controllare scrupolosamente le  mail. E così hai speso quasi mezz’ora della giornata appena iniziata davanti allo smartphone. A rivelarlo spietatamente sul tuo telefono sono delle app, piuttosto utili per chi voglia sapere davvero quanto tempo passa ogni giorno davanti al piccolo schermo touch. Come funzionano? Ideata per dispositivi iOS, le applicazioni sono un modo piuttosto divertente e sorprendente per scoprire quanto tempo esattamente passiamo ogni giorno attaccati allo smartphone. Per scoprirlo, basta installare l’app e attivare il “tracciamento automatico”. L’app, senza essere notata, rileverà anche quali sono le applicazioni che ci hanno “preso” di più: quanto tempo abbiamo trascorso a digitare messaggi, quanto su Facebook, quanto su Instagram, quanto su Whatsapp.Tutto questo non per auto-commiserazione o per imporsi chissà quali astinenze da telefono, ma per provare ad avere un utilizzo più consapevole del telefono. “In media prendiamo in mano lo smartphone tra le 150 e le 200 volte al giorno. Le statistiche ci dicono che il 68 per cento delle volte lo facciamo in modo inconsapevole, senza un motivo reale” I numeri lo confermano, visto che si parla di noi Italiani come di “navigatori record”, connessi più che altro su smartphone e altri dispositivi mobili per una media di 2 ore e mezzo al giorno ciascuno, soprattutto le fasce tra i 18 e i 34 anni. E proprio contro gli utilizzi “in automatico”, ovvero senza un reale motivo, che facciamo del telefono, possono essere utile queste app.

 

Guadagnare quanto basta

Guadagnare abbastanza per chiunque può significare recepire una quantità di denaro sufficiente a vivere sereni.Poi per qualcuno la serenità può essere data dall’abitare in campagna in una grande casa con giardino, e per altri in un piccolo appartamento magari con vista mare. Siamo tutti diversi e di conseguenza una cifra che per uno potrebbe essere sufficiente per un altro non lo è affatto.Ma c’è un concetto sul quale siamo certamente tutti d’accordo, e cioè che i bisogni primari, quali la salute da poter curare, il cibo da mettere sulle nostre tavole ed un tetto sicuro sulla testa dovrebbero essere garantiti a chiunque; peccato che, al contrario, la maggior parte degli abitanti di questa terra sia messa davvero male, e succede che un singolo possa guadagnare in un’ora quanto un altro può farlo in un mese. Per molti la vita è lavorare e arrovellarsi per poter garantire ai nostri cari il necessario per vivere, tenendo sempre nel cassetto sogni in quantità, sperando di poterli realizzare, un giorno. Poi ci sono quelli che più guadagnano, più diventano incontentabili, avidi, e allora trovano ci sia sempre qualcosa di più interessante da comperare, con il rischio di circondarsi di cose meravigliose ma senza il tempo per potersele godere. Ci piace pensare che la cosa giusta stia in mezzo, come sempre: e per potersi permettere una vita tranquilla sarebbe opportuno lavorare il giusto ed avere il tempo necessario, oltre alla salute, per poter trascorrere una considerevole parte del proprio tempo in maniera felice. Forse , stiamo parlando di favole, ma è quello che auguriamo a tutti, perché la vita è talmente un soffio che nel momento in cui realizziamo quelle due o tre cose che ci potrebbero rendere felici, ecco che è tempo di andar via, un po’ come alle feste, quando eravamo ragazzini: nel momento clou del divertimento era l’ora di andare via per tornare a casa

 

L’era dei telefonini

Chi era Francisco Tárrega? Eppure, il suo Gran Vals è il brano musicale più ascoltato nella storia della musica. Tutti lo abbiamo sentito corrisponde infatti alla suoneria per cellulari più famosa del mondo. La Nokia ne acquistò i diritti d’uso e da allora non passa giorno in cui non ci capiti di ascoltare le note del chitarrista spagnolo L’ingegnoso oggetto nato per consentirci di telefonare senza filo è ormai un fattore critico dell’evoluzione della specie Ha modificato il nostro stile di vita. Vuoi mettere la soddisfazione di gestire uno smartphone di ultima generazione come se fosse una  plancia di comando degli “infiniti mondi”?. È stato stimato che i margini di sviluppo del traffico mobile siano enormi. La dipendenza da telefonino, è destinata a diventare una forma di schiavitù. Si prevede che nel 2020 ci saranno nel mondo 50 miliardi di dispositivi connessi alla rete. Nel 2011, le quattro sorelle della telefonia mobile Vodafone, Tim, Win e 3 Italia hanno fatturato oltre 25 miliardi di euro. Quando non sappiamo cosa dirci ce lo diciamo al cellulare. Iniziamo con la domanda rituale “cosa stai facendo?” o “dove sei?”. È ininfluente sapere se il nostro interlocutore sta bene. Tanto, è di noi che intendiamo parlare. Ascoltare? Sì, ogni tanto ma distrattamente… Sentirci reperibili senza soluzione di continuità, a disposizione 24 ore su 24, tant’è che moltissime persone non spengono mai il cellulare e se lo portano anche in bagno per il timore di perdersi una chiamata, alla lunga comporta l’accumulo di stress. Il cellulare, trasformatosi da strumento a must, da supporto comunicazionale a idolo, è al centro delle nostre attenzioni anche in vacanza. Il telefonino rende più dipendenti dagli altri, più emotivi e più ansiosi. Abusarne per inviare sms non ha indebolito solo le relazioni sociali, sempre più frettolose e superficiali, ma anche la padronanza del linguaggio. Ci stiamo involvendo, è chiaro, però le nostra dita sono diventate talmente veloci che in una sfida vinceremmo contro qualunque pistolero del Far-West. Quanto tempo perdiamo nell’arco di un giornata per controllare se la batteria è carica e quante tacche ci sono, se vibra, se abbiamo ricevuto messaggi e chiamate, se è ancora nelle nostre borse o l’abbiamo smarrito? La verità è che il cellulare non è più uno strumento per comunicare ma un palliativo al vuoto esistenziale, un cordone ombelicale affettivo, un amico vincolante. È come la coperta di Linus. Peccato che anziché infondere sicurezza promuova comportamenti compulsivi

Come liberarsi dai call center

Mentre siamo in ufficio, quando stiamo al ristorante a mangiare la pizza, con amici, nel bel mezzo di una passeggiata o dello shopping; in ogni momento possibile. Le telefonate dei call center per proporci le ultimissime promozioni in qualsiasi settore ma con una netta preferenza per telefonia, gas e luce ci raggiungono in continuazione; e sono probabilmente tra le intrusioni nella vita privata più odiate dagli italiani. Sfuggire sembra impossibile; soprattutto visto che il tanto decantato Registro delle opposizioni funziona principalmente per il telefono fisso che sempre meno persone posseggono e la procedura per l’iscrizione non è delle più semplici Possibile che non ci sia modo di evitare di essere torturati da queste telefonate che, solitamente, iniziando chiedendoci di confermare la nostra identità; facendoci credere che si tratti qualcosa di serio? “Forse non ho pagato una bolletta o mi stanno per staccare la luce!”. In verità, sia per utenti iPhone che per utenti Android, i metodi si stanno moltiplicando; alcuni più tecnologici altri più rudimentali ma comunque efficaci. All’infuori dal vostro sistema operativo mobile potete per esempio scaricare l’applicazione TrueCaller, che identifica i numeri di spam telefonico. Un’invasione della privacy non da poco. In cambio, però, avrete la possibilità di identificare subito le chiamate moleste. In alternativa, ma solo per Android, potete sfruttare l’applicazione Dovrei rispondere?. L’applicazione è gratuita e vi segnala le chiamate sospette in base un archivio costantemente aggiornato dei numeri utilizzati dai call center e tutti gli altri. Contribuendo così in prima persona a liberare l’umanità dalle persecuzioni telefoniche. Gli utenti Android possono anche approfittare della nuova funzione del sistema operativo che permette di segnalare e bloccare le chiamate in arrivo da numeri che in passato si sono dimostrati molesti. Ogni volta che ricevete una telefonata spam, dopo aver riagganciato in maniera più o meno educata meglio educata: mettetevi nei panni degli operatori, dovete poi andare nell’elenco delle telefonate ricevute. Scorrendo verso il fondo, l’ultima opzione che appare recita la dicitura “Blocca contatto”. Cliccate, confermate e quel numero non potrà mai più raggiungervi. Con un po’ di pazienza, vedrete che il numero di call center in grado di raggiungervi diminuirà drasticamente. E potrete nuovamente tornare a godervi il vostro relax, la vostra pizza, o a lavorare a senza essere disturbati.

Le sfide dentro casa

Immaginate alla fine di una giornata di lavoro, tornare a casa e regolare le luci in modalità relax, impostare la musica di sottofondo, accendere la tv sul proprio programma preferito, trovare la cena in caldo nel forno. Si pensi a poter avviare tutto con il solo uso della propria voce.Piccoli cilindri di colore bianco o nero e alti non più di 18 centimetri si sono già fatti spazio tra i mobili e gli angoli di 35 milioni di case americane e alcune stime dicono che saranno il doppio in quattro anni. Oltre il 55% delle famiglie acquisirà nuovi membri in famiglia e stavolta non sarà necessario aggiungere un posto a tavola.Il maggiordomo digitale di Amazon, Echo, che si presenta in quattro diversi formati e ha un assistente vocale raggiante in grado di rispondere a migliaia di funzioni Alexa  , ha tre anni di vantaggio sui suoi concorrenti e controlla buona parte del mercato. Ma non basta, il gruppo ha dichiarato di voler espandersi ancora. Avere l’aiutante Echo in casa costa 109 euro.In Italia arriverà nei prossimi mesi, home, e anche se da novembre il robottino vocale parla italiano, al momento è disponibile solo su Android.La fetta rimanente di mercato è coperta da Apple, HomePod, basato sulle funzionalità di Siri, è sbarcato negli Stati Uniti e nel Regno Unito solo lo scorso febbraio. Nella smart house sarà fondamentale che tutti i dispositivi siano interconnessi: L’assistente vocale diventa il punto d’accesso  quando gli parliamo le parole vengono trasformate in testo e diventano comandi. Perciò avere lo stesso assistente sui dispositivi di intrattenimento o gli elettrodomestici è un vantaggio…..ne vedremo delle belle

La cover che fa il caffè

Presto gli smartphone faranno anche il caffè grazie a questa innovativa cover creata da un’azienda italiana che attraverso l’utilizzo di cialde monouso ed una resistenza interna è in grado di “erogare una calda e profumatissima tazza di caffè”. L’idea è nata da un’azienda di Napoli che prendendo alla lettera la classica battuta “questo smartphone fa anche il caffè” ha deciso di realizzare questo speciale case per diversi smartphone per offrire agli utenti la possibilità di farsi un caffè in mobilità. La cover prende il nome di Mokase e sarà presto utilizzabile tramite il portale di crowdfunding Kickstarter. Il meccanismo è molto semplice: una volta introdotta la cialda sul lato basterà aprire l’applicazione dedicata che sarà utilizzabile per il download gratuito tramite l’App Store ed il Google Play Store per far scaldare la resistenza presente nella cover e preparare il caffè.Tra le prime cialde che verranno commercializzate per la cover Mokase  troveremo il gusto classico, tostato e arabica. Mokase sarà disponibile per numerosi smartphone con sistema operativo iOS e Android tra cui iPhone 6/6s/7/7 Plus, Samsung Galaxy S6/S6 Edge/ S6 Edge+/S7/S7 Edge/ S8/ S8 Plus, Huawei P8/P9/P9 Plus/P10/ P10 Plus e LG G5.