Smetti di guardare ciò che ti manca

Sei single e ti manca compagnia. Hai una relazione e ti manca la libertà. Lavori e ti manca tempo. Hai troppo tempo libero e vorresti lavorare. Sei giovane e vuoi crescere per fare cose da adulti. Sei un adulto e vorresti fare le cose dei giovani. Sei al mare e vorresti essere in montagna. Sei nella tua città ma vorresti vivere altrove. Fa freddo e vorresti il caldo fa caldo e vorresti il freddo… Forse è ora di finire di guardare sempre a ciò che  manca e iniziare a vivere il presente, apprezzando sul serio ciò che abbiamo. Goditi il profumo della tua casa prima di aprire la porta ed uscire a cercare i profumi del mondo. Perché nulla è scontato e tutto è un dono.

Riscoprire il piacere di vivere

Il lutto non è unicamente la morte di una persona amata, ma anche la perdita di qualsiasi altra cosa o relazione su cui abbiamo investito: il lavoro, le amicizie, i figli adulti che vanno via, la perdita dell’animale domestico, un progetto che fallisce, la fine di un amore, un trasloco forzato, gli spostamenti, la malattia. Non sempre i lutti trovano spazio e tempo per essere elaborati e si trascinano negli anni, aumentando le occasioni stressanti e riducendo piano piano e sempre di più la nostra gioia di vivere e la visione positiva del futuro. Anne dice: “La sofferenza che non riusciamo ad esprimere a parole spesso viene espressa attraverso il corpo”.Per curare e per guarire le sofferenze del corpo e dell’anima è fondamentale somministrarci, assieme alle eventuali terapie mediche e psicologiche e con la stessa precisione, almeno 4 piaceri al giorno.E’ necessario capire che la vita è fatta anche di piccole cose semplici quotidiane non solo di grandi avvenimenti, che anzi sono rari.E’ importante concedersi del tempo piacevole tutto per noi senza sensi di colpa, staccandoci per 4 momenti al giorno dagli eventuali “addestramenti” che abbiamo ricevuto fin dall’infanzia: essere disponibili, dedicarsi agli altri, annullarci di fronte agli altri, essere contenuti e seri, vivere nel timore di una prossima disgrazia.Ricordiamoci che la sola persona con la quale siamo certi si restare fino alla fine dei nostri giorni siamo proprio noi stessi! Come si fa? Iniziamo con un bell‘elenco di cose semplici e poco gravose che ci danno gioia: bere un caffè al sole, annusare un fiore in giardino o il  profumo di un piatto, dare forme alle nuvole, fare rilassamento, mangiare un cioccolatino, sedersi comodamente e  telefonare ad una persona a cui pensiamo spesso, accarezzare il proprio gatto o cane, guardare la pioggia che cade….Una volta fatta la lista, da aggiornare di giorno in giorno, si passa all’azione, all’inizio può sembrare strano ma è come una medicina, due tre volte al giorno finchè il piacere di vivere non riporterà alla mente sogni e passioni antiche e accantonate e anche il piacere di offrirseli nuovamente.

Per vivere sereni bisogna volerlo. Per voler essere sereni, bisogna aver voglia di vivere

 

Perchè è difficile dire “ti amo”

Ma perché è così difficile, anche per una coppia consolidata, che vive l’amore con passione e trascorre insieme con serenità la vita quotidiana, dirsi “Ti Amo”? Secondo l’analisi degli esperti in psicoterapia, questa piccola frase rappresenta un archetipo, qualcosa che si scrive nel nostro inconscio prima che venga detto, una forma universale del pensiero, dotato però di un contenuto affettivo. Una di quelle ricerche che ti tocca nel profondo. Un segno tangibile di qualcosa che sta cambiando. Nel profondo. Nel bene e nel male. Perché, secondo quanto sottolineato da un recente studio nelle coppie si impiega più tempo a dire “Ti amo” rispetto a 4 anni fa. Ma perché? Che cosa è successo? Pensiamo al cinema, il momento della confessione sentimentale era il momento più atteso. Un po’ come nelle favole, che da piccoli ascoltavamo e leggevamo. E si pensava che quelle due parole che avrebbero potuto cambiare la propria vita. E ora? Qualcosa è successo. Forse questo è l’ennesimo frutto della nostra cultura basata su date e incontri post chat. Secondo questa ricerca si impiega quasi un mese in più rispetto a quattro anni fa. Analizzando oltre 2.000 adulti, gli inglesi aspettano 137 giorni in una relazione per dire “ti amo” per la prima volta. La psicologa Emma Kenny è intervenuta in merito. E ha sottolineato che se le app di appuntamenti ci hanno fornito una maggiore gamma di scelta, dall’altra parte è diventato tutto più competitivo. Troppo competitivo. “I single si trovano di fronte a un” paradosso della scelta “, causato dagli appuntamenti online e delle app”.. Questo può voler dire che le persone hanno paura di correre il rischio e dire Ti amo “per il timore che farlo troppo presto possa ritorcersi contro e allontanare un partner, anziché cementare la relazione. È fondamentale avere coraggio nelle proprie convinzioni quando si confessano i propri sentimenti”, ha detto Kenny. “Se senti che è il momento giusto e sospetti che il sentimento sia reciproco, allora sii audace. Rivelare un amore è una fase necessaria per costruire una stretta connessione a lungo termine. Quindi amate, e non abbiate paura. Perché il rischio di rendere il vostro cuore di ghiaccio è sempre più alto. E quando questo non sarà più in grado di battere, non potrete più tornare indietro.

Piangere ecco perchè

Ogni vita comincia con il battito del cuore e un pianto: è il segnale che siamo arrivati al mondo, siamo qui, e abbiamo bisogno di aiuto. Attaccabili in tutto, non abbiamo altro sistema per attirare l’attenzione sulle nostre necessità. Alcuni sostengono che l’uomo sia l’unico essere vivente che piange consciamente, mentre secondo altre teorie questo non è del tutto vero, perché anche altri vertebrati come scimpanzé, elefanti, orsi, cani, hanno un sistema lacrimale simile al nostro che serve a mantenere umida la superficie degli occhi. Si potrebbe dire allora che soltanto l’uomo ha sviluppato un pianto di tipo emotivo, ma sappiamo che anche i cuccioli di molti animali, se separati dalle madri, producono dei versi particolari che in alcuni casi assomigliano proprio al pianto dei bambini. Quanto si piange nel mondo? Secondo una ricerca dell’Università olandese il paese dove si piange più spesso sono gli Stati Uniti, e subito dopo, a pari merito, Italia e Germania. Il paese in cui si piange di meno è invece la Cina. Parlando poi di sessi, le donne piangerebbero più spesso. Uno studio tedesco rivela che le donne versano più lacrime, con aumento del fenomeno prima e dopo il ciclo mestruale, mentre i maschi lo farebbero tra le 6 e le 17 volte. Le lacrime dovute ad emozioni di gioia o tristezza contengono infatti livelli più alti di proteine, che hanno un ruolo chiave nel sistema immunitario. Una delle loro funzioni potrebbe proprio essere quella di togliere sostanze chimiche che aumentano durante un evento traumatico, prevenendo il rischio di infarto e riportando l’armonia. Piangi dopo il sesso? È normale I ricercatori chiamano questo fenomeno “depressione post-coito” e lo hanno studiato e documentato fin dall’antichità. Galeno, scriveva intorno al 150 d.C.:«Dopo l’orgasmo, tutti gli animali tranne i galli sono tristi».In realtà questa sorta di malinconia, che colpisce sia uomini che donne, pare essere una risposta dell’organismo al flusso di ormoni rilasciati durante l’atto sessuale. Piangere fa stare meglio Spesso si sente dire che piangere è uno sfogo, che dopo aver versato lacrime a fiumi ci si sente meglio, quasi più rilassati. In effetti alcuni ricercatori hanno filmato 60 persone intente a guardare un film triste. Tra queste, 28 hanno pianto: subito dopo il film, questi “sentimentali” erano più tristi dei compagni di test; ma a 90 minuti dalla proiezione, si sentivano molto meglio di chi non aveva pianto. Secondo una delle maggiori teorie sul tema, detta “del recupero”, il corpo ritroverebbe l’equilibrio più facilmente, dopo un pianto liberatorio.

La terapia orticola

La terapia orticola è un nuovo modo di dimostrare che la potenza della natura è più di una semplice leggenda metropolitana. I terapeuti che la promuovono, a cavallo tra il mondo della psicologia, dell’ecologia e della botanica, utilizzano il giardinaggio come strumento d’aiuto per le persone affette da ansia e depressione, o da malattie cardiache o ancora  nel recupero post-operatorio.”La terapia Horticultural come trattamento per molti disturbi psicologici e fisici è un intervento valido e sempre più popolare” spiega Hewson, primo terapeuta “orticolo” che ha fondato il più grande programma di terapia orticola presso l’Homewood Health, centro di recupero delle tossicodipendenze e trattamento della salute mentale in Canada. Hewson ha iniziato ad utilizzare questa terapia con persone che soffrivano di demenza e disturbi alimentari: La terapia stimola il pensiero, esercita il corpo e favorisce la consapevolezza dell’ambiente esterno. Inoltre, i pazienti che hanno beneficiato di questo tipo di terapia hanno sperimentato un rinnovato desiderio di vivere, una riduzione di ansia e migliore autostima.Altri ricercatori hanno aderito alla scuola di pensiero di Hewson: in uno studio in corso presso l’Università di Copenaghen, i ricercatori calcolano che le persone che soffrono di stress cronico avranno maggiori miglioramenti dopo aver trascorso del tempo in un “giardino di guarigione”, rispetto a quelli che riceveranno la terapia tradizionale. La ricerca ha mostrato un’associazione tra il fare attività in ambienti naturali e la salute, in particolare in relazione allo stress La terapia basata sull’interazione con la natura porta gli stessi o migliori risultati di quelli del gruppo di terapia cognitivo-comportamentale. I benefici si estendono oltre l’umore: alla NYU, “un giardino di guarigione” viene utilizzato per aiutare i pazienti a riacquistare la mobilità dopo un intervento chirurgico o un ictus. Inoltre il giardinaggio è una forma lieve di attività aerobica e negli adulti più anziani può contribuire ad aumentare la flessibilità, la forza delle mani e la coordinazione occhio-mano. Se la palestra o il fare una passeggiata arrecano benefici cardiovascolari, il giardinaggio offre l’opportunità di imparare anche una nuova abilità, capace di migliorare anche il funzionamento cognitivo.

Siete depressi ci pensa il Comfort Food

I Comfort Food sono quell’alimenti a cui ricorriamo per soddisfare un bisogno emotivo: sapori consolatori, stimolanti e spesso nostalgici. Semplice e genuino o junk food e pieno di grassi, il comfort food spesso ci ricorda l’infanzia, ci coccola e scalda il cuore nei momenti “no” della nostra vita.
Non esiste un solo tipo di comfort food e ognuno ha il suo; uomini, donne, grandi o bambini, il cibo del cuore ci accompagna per tutta la vita; gratifica, rassicura, calma e a volte ” anestetizza” i momenti di profonda tristezza. Da buoni italiani il nostro comfort food può essere la torta della nonna, il polpettone della zia , la pasta della mamma, ma anche una grande coppa di gelato mangiata davanti alla tv o un hamburger pieno di grassi consumato camminando tra le vetrine di in un centro commerciale. Resta di fatto però che la regina per eccellenza del  comfort  food  e  del peccato di gola, è sicuramente la Nutella  sempre lì pronta a consolare dispiaceri e problemi  quotidiani. Davanti a questa crema spalmabile qualsiasi preoccupazione va via…o almeno così sembra. Amata e odiata allo stesso tempo non manca mai nella nostra dispensa. Non importa che tu sia un bambino di 5 anni o un adulto di 50, quel barattolo di morbida e irresistibile crema ti renderà felice.nutella-vegan_d60e749d9b192f3f84c1a18dd357b451

La merenda non ha età

Se per i bambini degli anni ‘50 e ‘60 la merende per la scuola era pane con la marmellata o con il burro e lo zucchero, negli zainetti di chi è cresciuto dagli anni ‘80 in poi ci sono state soprattutto merendine confezionate di quelle reclamizzate all’ ora dei cartoni animati. I ragazzi di oggi sono più fortunati di noi: con una rinvenuta sensibilità alimentare, sono tante le mamme e i papà che si cimentano nel preparare merendine fatte in casa che i propri piccoli possono mangiarsi. Oggi Gianna ci ha deliziato con le sue barrette di cereali e frutta, croccanti snack di avena, pistacchi e mirtilli rossi resi più ghiotti da una ricca copertura di cioccolato bianco. E’ proprio vero non siamo più bambini ma la merenda non ha età!!barrette-ai-cereali-fatte-in-casa-01-1140x760