La tazza come protagonista

Se l’Italia ama la tazzina da  caffè, gli Stati Uniti la ‘mug’, la tazza maxi regina dell’intervista televisiva ai vip. Da anni è infatti molto presente in un luogo che più di altri contribuisce a formare la cultura televisiva e a regalare popolarità: il late-night talk show. Il format che ha reso celebre un personaggio come David Letterman e dove vanno ospiti  come Barack Obama o Donald Trump.Non c’è messa in onda a tarda serata- si va dal programma di Jimmy Fallon a quello condotto dal nostro Alessandro Cattelan – dove la mug non trovi un posto in primo piano. Ma perché sulla scrivania dei presentatori non manca mai? Sarebbe tuttavia riduttivo identificarla solo come un elemento iconico della scenografia degli show. Con la gola secca c’entra poco o nulla. E neppure si spiega solo come mossa di marketing, dato che ormai ogni modello ospita quasi sempre il marchio della trasmissione.La tazza è un vero e proprio ingrediente drammaturgico e giornalistico. Perché è proprio posizionata tra intervistatore e intervistato. I conduttori, anche quelli più bravi, si trovano spesso a cercare di carpire l’aspetto inedito di divi di Hollywood o di politici che però a loro volta fanno il gioco opposto: non vogliono troppo raccontarsi.Così posata a equa distanza segna proprio un confine: quello della lotta. Tra chi cerca di rubare un po’ di quell’autenticità che serve per portare a casa una buona intervista e chi a intervalli gliela nega. Quando poi si vuole prendere fiato dalla raffica di domande e battute, la si può persino afferrare e sorseggiare con fare stanco o strategico.E nella tv italiana?Chi ne fa uso oggi è il programma E poi c’è Cattelan, l’erede più prossimo degli show a tarda notte. Su Sky Uno va purtroppo in onda aggregata in una sorta di teca trasparente; quasi sotterrata sotto il plexiglass. Un atto che profuma di pre-pensionamento e che fa dire: ‘fermi tutti’; stiamo forse demolendo un pezzo di storia televisiva e giornalistica?

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