Chi trova un amico trova un tesoro. Lo dice anche la scienza. Perché avere buoni amici su cui poter contare, spartire interessi e trascorrere il tempo libero, fa bene all’umore e alla salute. L’amicizia, infatti, non solo è un rimedio contro la solitudine ma fa vivere meglio e più a lungo, è insomma una fonte di felicità e di benessere. Per esempio, è stato osservato che il buonumore è contagioso e che il supporto emotivo degli amici è una spinta per la propria autostima e genera emozioni positive. Qualcuno , ha paragonato l’amicizia a una sorta di antidolorifico. Ma il cosiddetto “contagio sociale” vale anche per le abitudini che possono aiutare a stare in forma: per esempio un’amica che sa cucinare che fa sport può indurre a svolgere la stessa attività . Per diventare amici intimi ci vuole tempo, perché solo trascorrendo molte ore insieme è probabile che si sviluppi un legame di fiducia e duraturo. Una ricerca dell’Università del Kansas ha stimato per esempio che ci vogliono non meno di 200 ore per poter salire al rango di amico intimo o amica del cuore, con cui condividere i momenti belli ma anche quelli brutti e con cui basta uno sguardo per capirsi Forse però non sapevate che i grandi amici hanno entrambi un carattere forte e hanno litigato un sacco di volte ma l’uno per l’altro ci sono sempre stati e infatti si sono sostenuti in diversi momenti difficili della loro vita. Hanno basato la loro amicizia sulla sincerità, anche quando non era facile. Questo perché essere amici significa anche mostrare all’altro ciò che non va, per il suo bene.
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Segreti e tradimenti…attenzione ai cellulari
Forse per paura inconscia della solitudine, oppure soltanto per noia, in ogni caso utilizziamo continuamente lo smartphone e lo abbiamo messo al centro della nostra vita sociale. Ci permette di stare in contatto con persone lontane, di condividere all’istante i nostri pensieri con qualcuno, o semplicemente di giocare a Candy Crush nelle sale d’attesa prima di un appuntamento. Non è importante la marca, il colore o il costo, tutti ne possediamo uno e forse senza questa piccolo oggettino ormai le nostre giornate sarebbero davvero vuote. Teniamo lo smartphone continuamente in mano o in tasca e viviamo una vera e propria ansia da separazione se lo dovessimo scordare da qualche parte.A sorprendere non è soltanto questo morboso rapporto di dipendenza con il cellulare, ma anche la paura che qualcuno riesca a entrare nella nostra identità segreta. E’ infatti finita l’era del caro vecchio diario segreto accuratamente chiuso con il lucchetto e nascosto per bene sotto al materasso; i segreti oggi si nascondono nel cellulare. Secondo recenti studi emerge che nove italiani su dieci fanno molta attenzione a custodire il proprio cellulare con cura, cercando di fare in modo che non finisca nelle mani di familiari o amici.Ma siamo veramente arrivati al punto in cui tutta la nostra vita è custodita in un cellulare? Negli archivi dei nostri cellulari c’è quasi sempre un intero mondo di relazioni, di sentimenti, emozioni, spesso o in gran parte celati ai propri partner. Tradimenti, bugie e omissioni si scoprono sempre di più, frugando nella memoria dei cellulari e soprattutto ora, nell’era degli smartphone, che segnalano ogni nostra attività e spostamento, nascondere un tradimento al partner diventa sempre più complicato. E non si tratta solo di adolescenti. Stiamo parlando soprattutto degli gli over 40. D’altra parte non sarà un caso se, secondo i numeri forniti dall’Ami, in Italia il 30% delle separazioni giudiziali avviene per colpa di internet e di tradimenti che nascono tra social network, chat e simili.Messaggi hot, appuntamenti in qualche parcheggio, “book” di foto sexy inviate tramite Whatsapp. Al giorno d’oggi la metà delle infedeltà di coppia è tecnologicamente assistita e le dinamiche sono le stesse, sia per gli uomini che per le donne, anche se c’è una differenza sostanziale tra uomo e donna, infatti mentre la donna è più attenta a non lasciare tracce equivocabili, l’uomo è più distratto e ciò spesso lo porta a lasciare sul cellulare cronologie di chat o materiale compromettente. E voi? Sareste disposti a lasciare il vostro cellulare a qualcuno, lontano dalle vostre tasche o dalla vostra borsa, affinché chiunque possa leggere qualsiasi cosa vi arrivi? Verrebbero alla luce tradimenti o insospettabili vite segrete?
Il futuro della vostra relazione è su whatsApp
Perdonami se ti rispondo in ritardo. O scusa se non ti rispondo per nulla. La comunicazione scritta risolve, spesso, molti imbarazzi. È più veloce, ci permette di dettare i tempi, ma è incompleta ed è un modo per esercitare potere sull’altra persona. Pensate alle volte che avete chiesto alla vostra amica di interpretare un messaggio del vostro lui. Cosa intendeva dire tra le righe? Le emoji e la punteggiatura non bastano. Guardare negli occhi qualcuno, vedere la sua espressione del viso, la mimica delle sue parole è un’altra storia, molto più pregiudizievole, impegnativa. E spesso, ai tempi di Whatsapp, non ne abbiamo voglia. Preferiamo mandare messaggi vocali lunghi cinque minuti piuttosto che telefonare. Ci siamo abituati a preparare e lasciare comunicazioni che l’altro leggerà, ascolterà e risponderà quando vorrà. La conversazione diretta, quella reale, è il piano b. È attraverso WhatsApp che nascono i primi flirt, che si decidono i primi appuntamenti, che si messaggia fino a notte fonda. È un’arte non facile, quella di WhatsApp. Che implica che con l’altra persona non ci sia solo feeling, ma che si abbia la stessa ironia o la stessa sensibilità nell’uso delle emoticons. Ai tempi di WhatApp andare d’accordo solo nella vita reale non basta più. Anzi, molte relazioni iniziano proprio online, ci si impara a conoscere attraverso i messaggi di testo, e poi la realtà finisce col annientare ogni aspettativa risultando fallimentare. Da uno studio della Pace University, realizzato su 205 persone fidanzate tra i 18 e i 29 anni è emerso che chi usa WhatsApp in modo simile a quello del suo lui o della sua lei, vive una relazione in modo più rilassato e soddisfatto. Cosa succede quando non è così? Ci sembra che il rapporto non vada avanti o che sia fortemente sbilanciato, ci si sente trascurati e si prova quella malsana sensazione ansiogena che genera l’attesa: la dipendenza dalla risposta di qualcuno.L’ansia dell’attesa è il prezzo da pagare per questa comodità, per essere a nostra volta liberi di rispondere quando vogliamo. È il paradosso della nostra epoca. Siamo tutti sempre incollati al telefono, ma abbiamo sempre una buona scusa per non rispondere. Insomma, è facile che le persone vedano il messaggio appena arrivato, ma poi scelgono di non visualizzarlo.A volte le persone non rispondono per far capire apertamente che non vogliono continuare una relazione. aspettare molto tempo prima di rispondere è un modo per stabilire un ruolo dominante nella relazione, per trasmettere il messaggio di essere troppo occupato o importante per rispondere.
Costruire e mantenere un’amicizia
Accade spesso di ascoltare lamentele di amiche tradite, rapporti burrascosi fra soci che non riescono a sopportare la vista uno dell’altro o persone che dopo una vita insieme si tolgono il saluto. Per mantenere una buona amicizia bisogna avere la pazienza A volte può scattare, come l’amore, grazie a un colpo di fulmine e un feeling a pelle, ma attenzione: costruire e rendere duratura un’amicizia è un impegno su cui riflettere con cura, perché mette in luce chi siamo veramente e cosa vogliamo. Come ti comporti le amiche? Pensaci e rifletti se sei il tipo di persona che si arrabbia se l’altro non risponde subito al telefono o non è pronto a accompagnarti in quella cosa a cui tieni tanto oppure se appartieni, piuttosto, alla tipologia di chi a volte scompare per mesi. Ascolta – Se le persone coltivassero di più l’ amore a osservare e prendere in considerazione gli altri l’ambiente intorno a noi sarebbe diverso Trova tempo per gli amici – Può essere che, rispetto al momento in cui vi siete conosciuti, siano sbucati una relazione d’amore o dei figli. Illustra le tue nuove esigenze e traduci l’amicizia in formule nuove. Un pranzo insieme, una telefonata o un sms inaspettato per comunicare “Ti penso” mantengono vivo il filo che vi unisce. E chissà che una domenica pomeriggio o un week end non possano variare in un’occasione da vivere insieme a entrambe le famiglie. Create un rito che vi unisca -Una cena al mese con le amiche, il venerdì per una partita e una birra, la mostra di fiori o il corso di cucina, o quella settimana al mare: la parola magica è “insieme”. Abbiamo bisogno di riconoscerci e trovare forza nelle persone di cui sentiamo di poterci fidare, creare spazi di confronto dove esporre le proprie paure, fragilità, esperienze e ritrovarsi più forti, e compresi. Condividere fa bene all’anima e guarisce le ferite.
