Ricevere ospiti con educazione e eleganza

Senza dover rispettare alla lettera il galateo, sapere alcuni trucchi per ricevere gli ospiti con educazione ed eleganza è certamente una cosa che può fare la differenza. A cominciare da una tavola impeccabile.Ma non è soltanto il padrone di casa a dover osservare un po’ di sano bon ton contemporaneo. Anche chi viene invitato ad una cena dovrebbe fare attenzione ad alcune semplici regole che gli faranno fare bella figura. Di seguito vediamo 3 regole da rispettare quando si viene invitati ad una cena o a una colazione, dritte apparentemente scontate che ogni ospite deve ricordarsi e rispettare. “La puntualità” è una virtù preziosa, la sua mancanza può essere tollerata soltanto in casi davvero eccezionali. Quando si è invitati ad una colazione (dalle 13.00 alle 13.30) a casa d’altri si arriva puntuali, cioè cinque minuti dopo l’orario esatto dell’invito. Anche arrivare troppo presto è una cosa da evitare: per nessun motivo si suona il campanello in anticipo. Quando si è invitati a cena non si arriva “mai a mani vuote” .È però bene evitare di portare cose che potrebbero risultare imbarazzanti per i padroni di casa. Lasciate perdere, per esempio, enormi mazzi di fiori che necessitano di un vaso adeguato: spesso finisce che non si sa dove metterli e sono solamente ingombranti. Se non concordato in precedenza, evitare anche i dolcetti. Potreste essere fraintesi e comunicare che non siete sicuri che la padrona o il padrone di casa abbia predisposto un dolce.”Si ringrazia sempre” dopo essere stati ospiti a casa d’altri. Importante è farlo nel momento corretto. Il primo ringraziamento è al momento dei saluti finali. Il giorno seguente si può mandare un mazzo di fiori, ma se volete optare per qualcosa di sicuramente più informale, è sufficiente fare una telefonata  o far mandare un messaggio con lo smartphone.

 

Tutto ha fine

Quando riusciamo ad accettare e ad assumere l’idea che tutto ciò che inizia, prima o poi finisce, evitiamo un gran numero di problemi. Non si tratta di ricoprirsi di sconforto, né di cadere nel cinismo. Si tratta di sapere che c’è sempre un momento in cui dovremo dire addio, mettere un punto e affrontare il dolore. Sapere come affrontare il dolore ci permetterà di far guarire le ferite al cuore lasciate da una perdita. Evitare la sofferenza o viverla nel modo sbagliato, impedisce alla ferita di chiudersi e finisce persino per ingrandirla. Perché, come nel caso dell’amore, “un chiodo non scaccia un altro chiodo”. Ciò significa che, da un momento all’altro, una persona non può sostituirne un’altra. Persino gli oggetti materiali, una volta che hanno completato il proprio ciclo, sono spesso fonte di tristezza e persino di rabbia, diversamente da come ci fanno sentire quando sono nuovi e appena acquistati. Questo si deve forse al fatto che diamo loro un carattere eterno Prima o poi, tutti i debiti che non saldiamo vanno pagati. La perdita e il dolore sono sempre presenti nella nostra vita. Durante tutta la nostra esistenza, dovremo dire addio molte volte, alle persone, alle situazioni o agli oggetti che più amiamo. Tutto è passeggero, nulla dura per sempre, nemmeno la nostra stessa vita. Tutti lo sappiamo e, nonostante ciò, continuiamo a dipingere quelle fantasie di eternità. Tuttavia, con il passare del tempo, iniziamo a vedere più i difetti che le virtù, sia negli oggetti, sia nelle persone o nelle situazioni. Così, quando queste realtà finiscono o scompaiono, succede il contrario: ci concentriamo più sulle virtù e minimizziamo i difetti. Spesso ciò accade quando non c’è più niente da fare, quando la fine si avvicina…Non sapersi staccare, non saper dire addio o decidere quando qualcosa è giunto al termine, può essere un problema. Ma è un problema anche non farsi coinvolgere mai del tutto per paura della perdita. Forse, capendo ed accettando in maniera più naturale che tutto finisce, riusciremo a goderci di più ciò che ci circonda, il qui e ora, invece di rimpiangere tutto ciò che abbiamo già perso.

Sentimenti

Sentimenti: emozioni radicate in noi, che non cambiano velocemente e che per questo incidono in modo persistente sulle nostre scelte. I sentimenti faticano a cambiare in base alle reazioni della persona con cui ci relazioniamo, i sentimenti ci portano ad esercitare le nostre virtù di pazienza, perdono, comprensione, compassione. Anche quando si ritiene che un sentimento sia passato o quando succede qualcosa di così grave da portarci a mettere dei confini e a mostrare che esternamente i nostri gesti sono cambiati per la nostra difesa personale, per la nostra sopravvivenza o per scovare il nostro equilibrio spesso ci vuole altro tempo perché il sentimento scompaia: inizialmente è solo seppellito sotto emozioni molto forti, magari di rabbia, di delusione, di dolore, di sofferenza, d’ingiustizia.Il sentimento si affievolisce solo non nutrendolo più, ma il tempo di questo affievolimento è strettamente personale e comunque lungo per tutti. Un esempio di come i sentimenti ci portino ad esercitare le nostre virtù: un sentimento d’amore verso un figlio, un nipote, ci porta ad aver maggior pazienza, a perdonare più facilmente un gesto brusco una parola scortese. Un esempio di calo di un sentimento: quando si ama qualcuno come un genitore o un coniuge, anche se per motivi di sopravvivenza si è costretti a non frequentarli, una volta che si riesce a guarire la rabbia, la sofferenza e l’ingiustizia, con il perdono e con la compassione, resta il sentimento dell’amore che non sarà più sicuramente attivo come quando lo si nutriva con esperienze in comune e il relazionarsi, ma rimarrà lungamente…. il sentimento.

Ma gli antichi rimedi funzionano?

Uno dei ricordi che forse ci è rimasto più impresso quando eravamo piccoli e soffrivano di qualche malessere è quello della nonna che si presentava con una tazza contenente un liquido misterioso insistendo affinchè lo bevessimo, e, miracolo, cedendo alle lusinghe del dolcetto se l’avessimo bevuta, ci siamo sentiti meglio! Oggi la scienza sta studiando con occhio critico non solo le “ricette della nonna”, ma anche gli antichi rimedi usati da popoli ormai scomparsi, verificandone l’effettiva efficacia, scopriamo qualche esempio partendo proprio dalla saggezza della nonna …Il brodo di pollo contro il raffreddore: gli studi condotti dal Nebraska Medical Center hanno accertato l’efficacia e ne hanno svelato i segreti. Le proteine di alto valore biologico del pollo accellerano il rinforzo della membrana dei globuli bianchi e delle altre cellule del sistema immunitario, mentre il brodo caldo crea una benefica vasodilatazione delle vie aeree superiori, e ci fermiamo qui ma ce ne sarebbe ancora da dire! Per i babilonesi rappresentava addirittura la resurrezione, parliamo della melagrana, un frutto affascinante per colore e consistenza, oggi gli studi condotti dall’Università di Napoli hanno dimostrato che il succo di melagrana è un potente coadiuvante del cuore e previene la formazione di placche nelle arterie, inoltre ha un salutare effetto anche sul nostro cervello, rendendolo più attivo e concentrato. La curcuma, importante ingrediente di molti piatti orientali e del curry, era utilizzata alle Hawaii come base di molte medicine, e gli studi hanno accertato e confermato le sue virtù salutari, in particolare il colorante giallo della radice è un potente antinfiammatorio che blocca possibili irritazioni delle articolazioni, bloccando quasi la tendinite. Tutti conosciamo la papaia, ma forse non tutti sappiamo che il suo succo ha la capacità di curare ferite ed ustioni, oltre ad essere un antinfiammatorio ed un antibatterico, la papaya uccide i batteri con un’efficacia 500 volte superiore a quella dei normali disinfettanti. Una conferma quindi che molte delle cure dei nostri antenati trovano oggi nella scienza delle solide basi che attestano la loro validità, ma non tutte, in caso di influenza Non mettete una cipolla tagliata nella stanza, non vi aiuterà mai assorbendo batteri e virus!

 

Volersi bene

Volersi bene: sentimenti che proviamo e dimostriamo Voler bene ai genitori, ai figli, al partner, agli amici… è un sentimento bellissimo, che proviamo e dimostriamo spontaneamente ogni giorno. E come ci comportiamo quando vogliamo bene a qualcuno? Ce ne prendiamo cura. Dimostriamo ogni giorno il bene che proviamo con parole e gesti. Ci accertiamo che questa persona stia bene, e ci preoccupiamo se ci sono dei problemi. Cerchiamo di renderla felice. Gli stiamo accanto dando il meglio di noi. È meraviglioso voler bene a qualcuno, perché non inizi da te stesso? Tutto questo è importante tu lo faccia anche nei tuoi confronti. Troppo spesso cerchiamo di dare il meglio di noi agli altri, ma ci dimentichiamo che dovremmo farlo prima di tutto per noi stessi! In fondo noi siamo una delle persone più importanti della nostra vita, e solo capendo e attuando questo concetto possiamo ottenere il meglio per noi, e dare anche il meglio di noi agli altri.  Volersi bene significa vivere la propria vita in modo da sentirsi felici, in armonia con i propri valori, i propri bisogni, e i propri desideri e questo senza che ci sia un prezzo da pagare per nessuno ne per te ne per gli altri. Tutto ciò potrebbe a prima vista sembrare scontato, ma a volte ci scordiamo di farlo in molti modi e senza neanche rendercene conto. Si va incontro così a difficoltà di vario tipo, in quanto questo è un presupposto necessario per vivere in armonia con se stessi e con gli altri. Quando ci vogliamo meno bene? Quando non ascoltiamo le nostre emozioni e i messaggi che ci sta inviando il nostro cuore. Quando non ci prendiamo cura delle nostre necessità  Quando non ascoltiamo il nostro corpo Quando facciamo di tutto per piacere agli altri e mettiamo noi stessi in secondo piano. Quando non riusciamo a distinguere ciò che è buono per noi da ciò che  non lo è. Quando lasciamo che qualcuno prevalga su di noi. Quando credendo poco nelle nostre potenzialità ,mettiamo i nostri sogni ed  aspirazioni nel cassetto. Quando ci giudichiamo.. impariamo a volerci bene

La pazienza…. una grande virtù

La pazienza non è un concetto di facile definizione. Secondo gli esperti e i maestri della cultura zen è la capacità di porsi in un atteggiamento di calma e serenità di fronte alle situazioni più disparate: quando perdiamo il treno che è partito giusto due secondi prima, quando in ufficio o nella vita quotidiana si teme di non riuscire a finire dei lavori importanti in tempo, quando aspettiamo ad un appuntamento l’amico ritardatario. La pazienza non è più una virtù passiva, ma un atteggiamento saggio e che si rivela vincente in molte situazioni della vita. Essere persone moderne e pazienti oggi significa: non fare sforzi inutili: se la strada che si vuole percorrere è difficile, è inutile ostinarsi perché l’unico risultato sarebbe quello di sentirsi delusi. Meglio fermarsi e attendere che arrivi l’occasione giusta. Grinta e coraggio vanno bene, ma non quando l’obbiettivo è irraggiungibile. Avere una meta nella vita è giusto, aiuta ad andare avanti. Tra la partenza e l’arrivo c’è però molta strada da percorrere e se si guarda solo allo scopo finale si rischia di perdere occasioni di scelta che si possono presentare durante il percorso. Non angosciarsi nello scegliere: ciò vale soprattutto per le donne in lotta perenne per far coincidere alla perfezione gli impegni quotidiani. Imparando a far convivere tante situazioni si impara sicuramente a essere più serene. Un esempio? : ho un buon lavoro e voglio stare più tempo con i figli? Rinuncerò alla palestra e farò una passeggiata in bici con i bambini. Sperare che gli altri cambino è un atteggiamento di pazienza passiva e negativa che caratterizza uomini e donne. Bisogna invece accettare il fatto che l’altro non diventerà mai come si vorrebbe. l’impaziente è spesso una persona di successo che con grinta ottiene ciò che vuole. Se però fallisce è destinato alla frustrazione e all’insuccesso cronico perché vede quel fallimento come una sconfitta per tutta la vita. Pazienza è invece la capacità di darsi una seconda possibilità, riscoprendo capacità e talenti nascosti.