Uno dei problemi che si ripresentano con maggior frequenza è il classico dilemma sul ‘cosa mettere a tavola’. Complice una quotidianità dai ritmi frenetici, il tempo per organizzare efficacemente la propria alimentazione è, sempre più scarso e tendenzialmente collocato a ridosso dalla ‘scadenza’. Tant’è vero che, in molti casi, si materializza la scena in cui si fissa il frigo semivuoto, cercando un modo per fronteggiare lo stomaco inquieto. È da queste situazioni che sono venute alla luce molte ricette ‘salvavita’, dove l’unica costante è un elemento base, cui viene via via affiancato ciò che sia a disposizione in quel preciso istante. Sono piatti figli del bisogno, in una sorta di riordino virtuoso, ricavano l’arte culinaria dal caos.A questa cerchia appartengono di diritto le torte salate, che abbinano facilità di preparazione, adattabilità agli ingredienti e soddisfazione del palato. Il punto fermo della ricetta è la pasta sfoglia, cui si può affiancare una varietà di alimenti in funzione di gusti, preferenze e, perché no, particolari esigenze alimentari. È un piatto dalla grande variabilità, in cui l’abbinamento al vino giusto, giocoforza, dipende dalla guarnitura. Si aprono così numerose possibilità.Solitamente, infatti, la scelta del vino segue sempre quella del piatto. In questo caso, invece, c’è ampia discrezionalità nel costruire una ricetta che si sposi ad una bottiglia già in possesso seppur con certi limiti.
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La tagliata
Che la preferiate al sangue o con una cottura più lunga, la tagliata è sempre un piatto forte in cucina e, come tale, deve essere presentato al meglio. Il nostro consiglio è di utilizzare sempre piatti quadrati invece che tondi, disponendo le fettine di carne tutte della stessa altezza, preferibilmente in fila su un lato del piatto. Accanto, sulla parte bianca della porcellana, potete creare delle linee parallele decorate con l’aceto balsamico, il pepe verde o la salsa con cui avete deciso di accompagnarla. Se non avete piatti quadrati, non cadete nella tentazione di disporre la carne al centro del piatto ma sistematela a spirale a partire dal bordo oppure disponete le fettine come petali intorno alla corolla di un fiore, lasciando il centro vuoto per un contorno originale come i funghi ripieni vegetariani. La vostra tagliata bella e gustosa è servita. Non dimenticate una bottiglia di vino rosso Buon appetito!
Come stappare una bottiglia di vino senza cavatappi…
Solo dopo aver portato in tavola il vino ti rendi conto di non avere un cavatappi? Niente panico: per aprire la bottiglia ci sono diverse soluzioni. Scopriamole insieme! Il vino è in tavola. È una bottiglia alla quale tieni particolarmente, racconti ai commensali perché ti piace così tanto e perché vuoi condividerla con loro. Dopo aver descritto profumi, sapore, note e corpo di questa delizia, arriva il momento di stappare la bottiglia. E non c’è modo di trovare un cavatappi in tutta la casa, ecco allora come fare! Pinza e vite: Infila la vite nel sughero, falla ruotare tre o quattro volte affinché penetri nel tappo. Ora afferra con le pinze la testa della vite e inizia a tirare, tenendo saldamente la bottiglia in mano. Stappare il vino con una chiave Questa richiede un minimo di attenzione in più: infila la chiave nel sughero con un’inclinazione di 45 Una volta fissata la chiave nel sughero, tienila ferma e fai ruotare la bottiglia su se stessa, facendola al contempo scendere verso il basso. Quando il tappo sarà fuoriuscito dalla bottiglia per qualche centimetro, sfilalo con le dita. Usa un coltello Stappare il vino con un coltello Il livello di difficoltà cresce: La lama dev’essere abbastanza lunga e stretta. Infila il coltello nel sughero, fino a far uscire la lama dalla parte interna del tappo. Tenendo fermo il coltello, inizia a ruotare la bottiglia. Dovresti riuscire a estrarre il tappo in poco tempo! Stappare il vino con martello e chiodi Per questo sistema occorre un martello da carpentiere: l’estremità biforcuta è indispensabile per stappare la bottiglia! Prendi 3 chiodi e inserisci nel sughero picchiettando con il martello. Le teste dei chiodi dovranno essere perfettamente allineate. Una volta fissati, inserisci le teste dei chiodi tra le due estremità curve del martello, poi inclinalo come se dovessi sfilarli da una parete. Muovi il martello fino a che il tappo non sarà sollevato, poi sfilalo con le mani. Usa una scarpa Stappare una bottiglia con una scarpa No, non per distruggere la bottiglia in un impeto di rabbia! Questo metodo è molto semplice, ma ha il difetto di essere un po’ rumoroso. Ecco come devi procedere: sfila una scarpa e appoggia al suo interno il vino da stappare. La base della bottiglia deve poggiare in corrispondenza del tacco. Ora, tenendo ben salda la bottiglia, sbatti il tacco contro il muro. 5 o 6 colpi dovrebbero far uscire il tappo di qualche centimetro: sfilalo infine con le mani. Metodo certo: la scarpa farà da cuscinetto, ammortizzando i colpi inferti alla bottiglia ed evitandone la rottura. Se nessuno dei metodi precedentemente illustrati ha portato frutti, non ti resta che prendere un cacciavite e utilizzarlo per spingere il tappo all’interno della bottiglia. Anche questo è un sistema che non ci piace: vino e sughero dovrebbero vivere separati, e far precipitare il tappo nella bottiglia non è esattamente il metodo migliore per godersi un bicchiere di Chianti.
Chianti Classico in festa
Il Chianti Classico è uno dei vini più nobili al mondo e si fregia del nome della terra da cui nasce, nel rispetto di norme severe che ne tutelano e garantiscono la qualità. È prodotto in 70 mila ettari di territorio compreso tra le città di Siena e Firenze, in un’area che abbraccia 8 Comuni: La produzione del Chianti Classico è regolamentata dall’ultimo disciplinare di produzione Ogni anno, durante il secondo fine settimana di settembre, tutti produttori del ‘Gallo Nero’, il simbolo del Chianti Classico DOCG, presentano i loro prodotti nella piazza principale di Greve in Chianti. Ogni azienda vitivinicola dispone del proprio stand espositivo per la presentazione dei propri vini e degli altri prodotti tipici come ad esempio l’olio d’oliva. E’ naturalmente possibile degustare i vini in esposizione acquistando un particolare bicchiere all’ingresso della manifestazione.Nel corso della manifestazione sono solitamente previsti molti eventi correlati come mostre d’arte e concerti. Questa manifestazione, è una vetrina a cielo aperto ed è un appuntamento imperdibile che attira nella scenografica piazza di Greve turisti ed estimatori del buon vino “Gallo Nero”.Oltre ai padiglioni di degustazione il sabato e la domenica saranno presenti diversi banchi ambulanti di generi alimentari che andranno ad aggiungersi ai ristoranti, alle trattorie ed ai punti di ristoro fissi. Con ancora queste giornate di sole è un appuntamento imperdibile
Il vino in cucina
Il vino è una bevanda alcolica, molto gradita dalla maggior parte delle persone, poiché oltre ad accompagnare ed allietare un buon piatto, può essere utilizzato direttamente nella preparazione di numerose ricette. Una vera e propria unione vincente, che veniva impiegata già ai tempi degli Etruschi e degli antichi Romani, i quali impiegavano il vino per conservare e mantenere fresca la carne. Il suo gusto a volte deciso e corposo, altre delicato o leggermente aromatico, se utilizzato come ingrediente nella preparazione di specifiche pietanze ne esalta ampiamente il sapore, senza renderle alcoliche come erroneamente si può pensare. In realtà l’alcol evapora nel momento in cui la pentola raggiunge una temperatura al di sopra dei 70 °C, ovvero, prima del punto di ebollizione dell’acqua. A questo punto, se non siamo dei cuochi provetti o dei buoni conoscitori di vino come facciamo a scegliere quello più adatto da impiegare in cucina?L’ unico requisito basilare per assicurare il buon esito di un piatto succulento, è impiegare sempre ed esclusivamente, un vino di ottima qualità, i vini bianchi: sono da preferire nella preparazione delle carni bianche, per insaporire le zuppe, i risotti, le minestre, i dolci alla frutta e i piatti di pesce.I vini rossi: ideali per preparare le carni rosse, le minestre e le salse con basi scure e per gli stracotti, perché si prestano meglio a cotture prolungate. I vini aromatici: sono consigliati per cucinare cibi che non necessitano di cottura, ma solo di marinatura.I vini dolci: sono ideali per dare un tocco speciale alla preparazione di alcuni ottimi dolci.
Perché il Gallo Nero è il simbolo del Chianti Classico ?
Occorre tornare un po in dietro nel tempo. Un’antica disputa sui confini del Chianti, situato tra i territori controllati da Siena e Firenze, fu risolta con una gara: si stabilì che un cavaliere di ciascuna città dovesse partire al canto del gallo e dirigersi verso l’avversario. Il punto d’incontro dei due avrebbe stabilito il nuovo confine delle relative province. Siena scelse un gallo bianco, ben pasciuto e in forze, per dare il via alla gara. Firenze un gallo nero, messo a digiuno per alcuni giorni e tenuto rinchiuso in un luogo scuro. Il gallo nero, liberato poco prima dell’alba, iniziò immediatamente a cantare, dando il via al cavaliere fiorentino. Questi percorse un significativo tratto di strada prima di incrociare l’avversario, partito da Siena molto più tardi. La vittoria del Gallo Nero spostò i confini d’influenza della zona del Chianti: per questo è rimasto indissolubilmente legato al pregiato vino toscano. La prossima volta che stapperai una bottiglia di Chianti, ricorda di omaggiare l’eroico Gallo Nero con un brindisi!
Vacanze da sogno dal sapore di…vino
Nella Valdarno, nel tratto tra Terranuova Bracciolini e San Giustino Valdarno, nel cuore della Toscana, sorge una tenuta di 700 ettari dove il cuore di Ferruccio Ferragamo si è fermato, colpito da tanta bellezza, in località Il Borro. Un antico borgo medioevale che racchiude la sapienza degli artigiani di una volta, intenti a dipingere, scolpire, ricamare. In contrasto con il cielo azzurrissimo, una villa ottocentesca e una secolare cantina; un racconto che si snoda lungo le incisioni di grandi maestri, da Goya a Manet, passando per opere contemporanee di Warhol e Picasso, tutti appartenenti alla collezione privata di Ferruccio Ferragamo, e che sboccia infine nella degustazione dei vini della tenuta: vitigni autoctoni come il Sangiovese, ma anche grandi esteri della “tradizione toscana” come Merlot, Cabernet, Sauvignon e Petit Verdò. La tranquillità regna sovrana a Il Borro, dal lusso discreto della camere in puro stile toscano, alle ville, con piscina privata e riscaldata e l’ ampia Spa attrezzata con programmi benessere: non poteva mancare il trattamento DiVino, un massaggio levigante sul corpo con semi d’uva e vinaccioli della tenuta, ci si lascia avvolgere da prodotti detossinanti al vino novello e semi d’uva, concludendo con un massaggio rilassante anti-età con cera di candela arricchita dal vino di casa e un calice di vino Il Borro. Non si può ripartire senza aver provato i sapori toscani, in tre versioni: Osteria del Borro, il ristorante gourmet dal raffinato gusto country, piatti della tradizione in chiave gourmet da gustare con la vista sui vigneti; al piano inferiore il Tuscan Bistro, con piatti classici e toscani DOC e l’ampia cantina a vista, che racchiude tutte le annate ed etichette de Il Borro dal 1999; il VinCafè, un punto di incontro all’insegna della convivialità, per un light lunch o un calice di vino a bordo della piscina a sbalzo.
5 cose per essere felici
A volte, basta poco per modificare un sorriso accennato in un’arma contagiosa di felicità e piacere, ecco 5 consigli semplici per “per procurarsi intensi momenti di non secondaria felicità” I ritmi di vita frenetici in cui spesso siamo scagliati ci impediscono il più delle volte di destinare del tempo al nostro corpo. È invece importante ritagliarsi ogni giorno almeno mezz’ora per se stessi: un bagno caldo immersi in oli profumati, uno scrub al viso, una seduta di manicure ma anche un po’ di autoerotismo con il giusto sex toy. La mattina decidete di far suonare la sveglia un po’ prima dell’ora prevista per godervi il tepore delle lenzuola e concedervi ancora qualche minuto di relax in vista di un’intensa giornata lavorativa. Se avete qualcuno con cui condividere questo momento e trasformarlo in coccole, la felicità è doppiamente assicurata. Bere del buon vino, in piccole quantità, fa bene alla salute e allo spirito. Il vino infatti contiene una gradazione alcolica equilibrata che, se assunta nelle giuste dosi, stimola una sensazione di euforia simile alla felicità. Se poi il vino è accompagnato da un piatto afrodisiaco. La magia dei tramonti, specie quelli primaverili ed estivi quando il sole cala a ore più tarde, è una gioia per gli occhi e per l’animo. Un paesaggio mozzafiato o un fenomeno naturale alimentano un senso di libertà e felicità unici, specie se condivisi con qualcuno che si ama

Primi passi per degustare un buon vino…
Anche se non siamo dei sommelier stellati ecco alcuni suggerimenti per imparare a gustare e riconoscere un buon bicchiere di vino…Il bicchiere va riempito per un terzo. Poi prendete il calice per lo stelo, portatelo all’altezza degli occhi e inclinalo contro un fondo bianco per farne risaltare meglio la tonalità, Ora fate ruotare lentamente il bicchiere in modo da “avvinarne le pareti”: gli archetti che si formano sul vetro ti svelano la viscosità e il grado alcolico: più gli archetti sono lenti e stretti, più il vino è strutturato e alcolico. Odorate il vino a bicchiere fermo. Inspirate lentamente e intensamente, allontanando il naso dopo qualche secondo per non assuefarti. La prima impressione del bouquet è basilare Quindi fate roteare il bicchiere con un movimento lento e ampio, in modo da sprigionare tutte le sostanze volatili, e avvicina nuovamente il naso a intervalli. I parametri da valutare sono: il profumo (può essere pieno, nobile, pronunciato, delicato, sottile, tenue, sfuggente, ed è descritto per analogia con i profumi della natura, per esempio aromatico, fruttato, speziato, erbaceo, tostato, minerale, etereo…); l’intensità definisce quanto fortemente vengono percepiti gli aromi; la persistenza quanto “resta” nel naso; la complessità cioè il numero dei profumi; la qualità è un giudizio sul bouquet, da “comune” fino a “eccellente” si beve!!! È arrivato il momento di assaggiare il vino. Prendete un sorso e trattenetelo un po’ in bocca per consentire alle papille e al palato di avvertirne il sapore, l’intensità, le sensazioni tattili: il vino può essere più o meno dolce, morbido se lascia una sensazione vellutata o spigoloso, più o meno astringente per via dei tannini, fresco o acidulo, strutturato o leggero in base alla sua apparente corposità o peso.
Mercati per buongustai
Se volete scoprire i sapori più originali della Toscana dovete andare in uno dei tantissimi mercati che si trovano in ogni piccolo paese della regione, ma come scegliere? Noi vi proponiamo 3 mercati tra città d’arte e splendidi borghi davvero particolari per stuzzicarvi e farvi venire voglia e divenire dei curiosi viaggiatori gourmet. Partiamo da Firenze, dove ci sono molti mercati da quello dei contadini aperto la mattina a Sant’Ambrogio a quello dedicato ai prodotti tipici in Piazza Santo Spirito ogni terza domenica del mese. Quello davvero da non perdere però è il Mercato Centrale di San Lorenzo, la storica struttura ottocentesca in ferro e vetro, nel cuore della città, dove è stato aperto un spazio di 3mila metri quadrati con 500 posti a sedere, per degustare e scoprire i sapori della tradizione, non solo toscana ma di tutta Italia. Al piano terra si possono acquistare i prodotti tipici, dalle verdure alla carne, mentre al primo piano ci si siede per mangiare le specialità offerte dagli artigiani del gusto, dal lampredotto accompagnato da un bicchiere di Chianti Classico al coniglio fritto, dalla pasticceria francese alla mozzarella di bufala. Splendido anche il Mercato delle vettovaglie di Livorno,uno dei più grandi mercati coperti d’Europa collocato lungo il Fosso Reale Qui tra i banchi di frutta, verdura e salumi spicca il padiglione del pesce, ovviamente freschissimo: il posto ideale dove acquistare gli ingredienti per un perfetto e saporito cacciucco. Tra i mercati nei borghi toscani da non perdere quello di Greve in Chianti, che si tiene il sabato mattina nella Piazza Giacomo Matteotti, circondata da un affascinante portico che ospita botteghe e ristoranti. Qui si può curiosare tra le creazioni dell’artigianato – come i cesti di paglia – e i prodotti tipici del territorio, dai formaggi tipo il pecorino al Chianti Classico. Concludete la mattina in bellezza con una sosta golosa nella macelleria che si trova nella piazzetta che produce salumi e formaggi, dove si può pranzare con panini alla sbriciolona o alla salsiccia di cinghiale, taglieri di affettati e tartare, ma anche piatti toscani doc come la pappa al pomodoro