Accade qualcosa. Ne segue un’emozione. Talvolta proviamo a gestirla e a regolarla, soprattutto se molto intensa. A volte ci riusciamo, altre no. E dopo? Cosa accade dopo? Piangere, correre, urlare, prendere a pugni un cuscino: sfogarsi fa bene alla salute, all’umore e ai rapporti, vi spieghiamo perché farlo vi renderà felici. Sfogarsi aiuta a liberare le tensioni e a mostrare il nostro stato d’animo interiore. Questo non significa che sia indispensabile litigare o aggredire l’ex fidanzato ma possono aiutare anche azioni come prendere a pugni un cuscino, urlare chiusi in bagno dicendo anche parolacce o anche correre, nuotare, piangere. Se non diamo voce alle emozioni corriamo il rischio che, nel tempo, la nostra mente le trasformi in sintomi fisici che potrebbero causare disagio e malessere. La rabbia, ad esempio, se trattenuta può portare ad alcuni sintomi che possono interferire con la nostra quotidianità come tensione muscolare, cefalea o gastrite. Questo avviene perché il sentimento inespresso non si elimina ma anzi lavora internamente tanto da nuocere il nostro organismo. Se imparassimo a sfogarci, scaricheremmo tutta l’energia scatenata da quell’emozione. Le conseguenze? Si abbassa la pressione arteriosa, il livello di stress, si tolgono le tossine e si ha un beneficio immediato sul tono dell’umore. Il pianto, ad esempio, è un modo naturale per alleviare il dolore emotivo. Sfogarsi significa prendere cognizione di emozioni e sentimenti. Una volta consapevoli, si può decidere chiaramente come meglio utilizzare ciò che sentiamo. Potremmo riuscire a lasciare andare quella persona oppure trovare una soluzione per risolvere la situazione che tanto ci agita. Per dare forma ai nostri pensieri, perché non prendere pennelli e tempere per rappresentare ciò che sentiamo attraverso i colori. La gestione delle emozioni passa spesso anche dal confronto e dalla condivisione con le altre persone perché, se ci sentiremo capiti, potremo far valere le nostre ragioni con più sicurezza e serenità. Senza emozioni, saremmo un guscio vuoto. Per questo motivo è importante viverle fino in fondo.Se non sfogheremo la nostra rabbia o paura temendo di fare un torto all’altra persona, provocheremo del male per noi stessi. Ricordate, l’unica persona con cui dovrete convivere tutta la vita siete voi, abbiatene cura.
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Urlare dal dolore
Capita a tutti di urtare contro lo spigolo di un mobile e urlare in modo quasi incontrollato, è una cosa naturale e comune a tutte le persone al mondo che il lamento, come ad esempio gridare “ahi!” o “ahia”, quando ci facciamo male ci aiuta a sopportare il dolore. Questo perche’ il lamento interferisce con i messaggi di dolore che viaggiano verso il cervello. Quindi quelle semplici sillabe che urliamo quando stiamo male ci distraggono dalla sensazione di dolore. Ma perché succede? Una ricerca ha voluto approfondire la cosa, con interessanti risultati. Sembrerebbe che le esclamazioni di dolore aumentino la resistenza al dolore stesso. La ricerca è avvenuta facendo mettere a dei volontari la mano in una ciotola di acqua ghiacciatissima E’ stato chiesto a queste persone di eseguire queste operazioni: dire “ahi”, ascoltare qualcun altro dire “ahi” in una registrazione, premere un bottone oppure non fare nulla. Il risultato è che chi diceva “ahi” riusciva a tenere la mano immersa per più tempo. Ascoltare la registrazione di un’altra persona dire “ahi”, invece, non aveva alcun effetto. Premere un bottone incrementava allo stesso modo la resistenza al dolore Gli studiosi ipotizzano che i messaggi vocali possano interferire con quelli del dolore e divengano dei potenziali analgesici
