Fino a qualche anno fa, nel nostro Paese il pesce crudo si limitava alle zone costiere e aveva il sapore del rito della magia , così si faceva assaggiare , per la prima volta, i molluschi appena pescati magari solo bagnati da qualche goccia di limone o i ricci appena staccati dagli scogli e aperti dalla barca. Negli anni recenti tuttavia il pesce crudo ha conquistato uno spazio sempre più ampio nelle nostre abitudini alimentari finendo per non essere più solo un affare per pescatori e gourmet d’alta classe diventando, invece, una buona alternativa della nostra dieta. Sappiamo bene ormai che il pesce è un alimento ottimo per la salute è una valida fonte proteica, ricco di omega 3 ha un apporto calorico decisamente limitato ed è una fonte naturale di vitamina D. Consumarlo a crudo ne accresce le proprietà benefiche Il pesce crudo ci intriga, ci affascina, con il suo sapore schietto e con le tante possibilità di cucinare piatti buonissimi che ci da, oggi ci avventuriamo in tartare con abbinamenti con frutta e agrumi, per stupendi antipasti, riso bollito, salse particolari e marinature fantasiose
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Cioccolato = serotonina.
Cioccolato = serotonina. Ciò non significa diventare tutta ciccia e brufoli, ma se ti concedi un pezzetto di cacao amaro o cioccolato fondente tutti i giorni, più qualche dolcetto sostanzioso una volta a settimana, non fai un minimo di danno e non rovini la tua alimentazione corretta. Anzi, sarà gratitudine pura per il tuo cervello
Cucinare ci rende tranquilli e rilassati
Cucinare è un piacere, a volte una vera e propria passione. Ma qual’è il vero motivo per cui ci piace preparare piatti prelibati? In passato preparare il pranzo e la cena era considerato un dovere. Ma anche in quel tempo le donne si dilettavano a cucinare cibi speciali per poi farsi onore durante feste e banchetti. Saper cucinare era considerato una grande dote che ogni donna sognava di avere. Oggi la società è cambiata. Gli uomini sanno cucinare quasi più delle donne. Il lavoro non permette di spendere molto tempo alla preparazione degli alimenti ma quando si tratta di invitare amici e parenti bisogna esibire le nostre doti culinarie. Allora si sfogliano libri e siti di cucina per dare il massimo di noi . In realtà saper cucinare è una dote innata che ognuno di noi ha. Il motivo è molto semplice. Quando noi gustiamo un piatto ne apprezziamo a primo impatto l’aspetto, l’odore, il sapore, l’emozione che evoca. Quando cuciniamo succede la stessa cosa. Cerchiamo di produrre l’aspetto che noi vorremmo, di creare il gusto che a noi piace e di trasmettere l’emozione che noi proviamo. Forse non tutti siamo in grado di dosare in maniera esatta tutti gli ingredienti ma quando lo facciamo con il cuore i risultati sono per la maggior parte dei casi positivi. Ci piace cucinare perché ci piace gustare prima di tutto e poi ci sentiamo soddisfatti quando gli altri apprezzano le nostre specialità. E’ un modo per sentirci apprezzati e valorizzati. Aumentiamo la nostra autostima e ci allontaniamo dai sintomi della depressione.
La cucina cinese storia e curiosità
La cucina cinese è la somma di ben 8 cucine che, nel corso dei secoli, sono evolute e si sono modificate non poco. Le origini della cucina vedrebbero la luce durante l’età della pietra cinese, quando la coltivazione del riso e la produzione di spaghetti entrambi tipici esempi di cucina cinese sono noti da ritrovamenti archeologici. Con il passare dei secoli e la scoperta di nuove materie prime per cucinare e nuovi metodi di cottura, la cucina cinese si modificò a poco a poco e nacque l’uso delle bacchette, per esempio, realizzate con diversi materiali e adoperate come utensili per mangiare. Per chi dispone di poche risorse economiche, un pasto è unicamente un piatto di pasta o di riso, condito con un pugno di verdure o qualche boccone di carne. Tuttavia, in occasione delle feste o di visite da parte di ospiti, anche i cinesi meno abbienti convertono tutte le loro possibilità in banchetti ricchi di pietanze, colori e gusto .Durante un tipico pasto cinese si condividono i piatti, che vengono di solito messi in comune e fatti girare sul tavolo. Si mangia con l’aiuto di bacchette oppure, in caso di pietanze brodose, con l’aiuto di cucchiai di legno o di porcellana. La tavola è un simbolo dello status sociale e deve essere sempre rotonda; non sono mai presenti coltelli a tavola perché tutto ciò che deve essere tagliato, viene tagliato in cucina. La successione cronologica dei piatti segue una ricerca di equilibrio a partire dai cinque sapori di base dolce-salato-acido-amaro-piccante. Il tè la bevanda più consumata e amata ed è molto gradito per le sue virtù digestive e decongestionanti. La birra e l’alcol di riso sono consumati in occasione delle feste e di solito durante un pasto abituale nessuna bevanda viene proposta o messa in tavola: si disseta con una zuppa o una pappa.
Benedette patatine
Benedette siano le patate fritte, ora e sempre. Se avete il tempo, la forza, le padelle e la fantasia, acquistatene a sacchi, sbucciate senza tregua, tagliate a rondelle, a cubetti, a fiammifero, a pezzettoni e immergetele in litrate d’olio bollente. E se proprio non ce la fate a fare tutto acquistatele surgelate sono pratiche e gustose, ma vanno consumate con criterio Se non avete il pelapatate, non sapete usare il coltello, uscite dal lavoro alle 21, non sapete nemmeno quale sia il settore dell’olio al supermercato, fate spazio nel surgelatore. Anni di esperienza sul campo ci portano ad affermare che i tempi di cottura riportati sulle confezioni siano sempre ottimistici, quindi considerate qualche minuto in più. Pratiche e gustosissime, le patatine surgelate, solitamente pre-fritte, sono una specialità da concedersi con parsimonia. Ma quando succede, dovete farlo nel modo giusto: abbinate a salse ghiotte, peccaminose e possibilmente unte, quelle da senso di colpa e beatitudine.
La pizza più cara del mondo
Da che mondo è mondo, l’uomo ha sempre cercato di vantare ricchezza. “Questione di potere”, direbbe qualche sociologo, ma non è di certo una cosa passata di moda… anzi. E se nell’antica Roma, cibi raffinati, palazzi pregiatissimi e proprietà terriere erano un vanto, oggi la cosa non è cambiata poi di molto. Sembra che nessuno abbia mai dato retta al povero Seneca quando parlava di contegno e moralità, nelle sue lettere a Lucilio qualche anno prima della morte di Cristo, soprattutto dal dopoguerra ad oggi. Ultimo episodio di estrema sfarzosità è la pizza all’oro. Si avete letto bene: “44 euro per una pizza? E che è d’oro?”. Qualcuno commenterebbe così. La cosa più bizzarra è che la risposta è affermativa. La pizza più cara d’Italia, tra i vari ingredienti, ha anche una spolverata di polvere d’oro a 23 carati, assolutamente commestibile e utilizzata in cucina. A realizzarla, è il ristorante ‘Corte dei medici’ di Catania. La pizza ‘Antonius Musa’ vanta, tra i suoi ingredienti, anche caviale, uova di quaglia, uova rosse di salmone, panna acida e erba cipollina. Battuto, quindi, il record di una pizzeria di Milano, dove una particolare pizza ‘extralusso’ costa 35 euro In molti, sui social, non l’hanno presa bene, sostenendo che si tratti di un affronto alla povertà e alla tradizione popolare della pizza. I proprietari hanno risposto così: “Il mondo si rinnova e c’è chi interpreta la pizza in chiave più sofisticata”. Moralmente cosa spinge un uomo benestante a mangiare una pizza all’oro se non per il fine di vantarsi della pizza stessa? Non è di certo una prelibatezza l’oro, da quello che si dice in giro non ha un buon sapore e l’odore è del tutto inesistente; non ha delle qualità chimiche che lo rendono un toccasana per lo stomaco o l’intestino; non ha proprietà mediche o benefiche. E allora perché mangiare un metallo prezioso in genere usato in oreficeria? Vanto, né più, né meno. Insomma, andare a mangiare una pizza con la polvere d’oro non è molto diverso da portare degli anelli preziosissimi nelle dita, vantarsi della nuova macchina appena acquistata o ostentare la super villa con piscina. “E non mi meraviglio sentenziava appunto Seneca perché il difetto non sta nelle cose, ma nell’animo stesso. Ma questa è chiaramente……una opinione
Un tiramisù da Guinness
Sono molto dibattute, le origini del tiramisù. Pare che sia originario del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, questo dolce al cucchiaio a base di savoiardi inzuppati nel caffè e ricoperti da una crema con uova, mascarpone e zucchero. Sicuramente, è diffuso in ogni casa d’Italia. Ed è uno dei dessert più rappresentativi.Fra qualche giorno, però, il tiramisù abbandonerà le cucine di case e ristoranti per scendere in piazza. E per prepararsi a battere un nuovo record. Oggi, al Tiare Shopping di Villesse in Friuli Venezia-Giulia, provincia di Gorizia, i presenti potranno assistere alla preparazione del tiramisù più lungo del mondo. Un dolce da Guinness dei Primati, che si inserisce in quel filone di spettacolari preparazioni cominciato nel 2015, con la realizzazione del tiramisù più grande del mondo a Gemona sempre in Friuli Venezia-Giulia, ma in provincia di Udine ben 350 i chilogrammi di peso , e continuato poi con la Tiramisù World Cup di Treviso. Dal mattino e fino alle 17.00, l’evento è stato pensato per valorizzare le tradizioni del Friuli Venezia-Giulia, con particolare risalto all’enogastronomia e all’alta cucina. Perché, nato proprio in questa regione, il tiramisù è oggi un patrimonio di tutto il Paese. E merita di essere celebrato con un record.Attorno ad un tavolo lungo circa 100 metri, pasticceri professionisti del gusto e volontari lavoreranno assieme fino al verdetto di Lorenzo Veltri, giudice ufficiale del Guinness World Record. L’evento, la cui organizzazione è stata affidata a quel Mirko Ricci detentore del primato per il tiramisù e per i profiteroles più grandi del mondo si svolgerà alla presenza di Natasha Noia da Hell’s Kitchen e dei critici e food writers, che racconteranno storia, aneddoti, ricette e curiosità sul celebre dolce. A sostenere l’iniziativa, diverse aziende: Latterie Friulane, Forno Bonomi, Oro Caffè, Uova Pascolo e Lidt.
Metti una sera a cena…
Metti che una sera a cena ti viene voglia di stupire i tuoi amici….La fonduta di formaggio è un piatto tipicamente svizzero, conviviale, pensato per riunire le persone intorno ad una pietanza collettiva gustosa e molto stuzzicante. La fonduta prevede la fusione di due o più formaggi in un pentolino apposito chiamato caquelon, cioè un contenitore in ceramica, ghisa, rame o acciaio dal fondo molto spesso, per evitare che il contenuto bruci. Sul fondo della pentola infatti si forma sempre una crosta assai prelibata che viene gustata per ultima. Le ricette per la fonduta sono numerose anche se le due più classiche sono quella svizzera, appunto, con groviera, vino e liquore, oppure quella valdostana, con la fontina. 400 g di formaggio fontina doc.30 g di burro 4 tuorli d’uovo 25 cl di latte intero fresco. Pan carrè oppure verdure facoltativo: olio al tartufo bianco o tartufo bianco in scaglie. Tagliate a pezzetti la fontina, ponetela in una ciotola e unitela al latte: lasciatela riposare per 4 ore circa, fuori dal frigo. Successivamente in una pentola dal fondo spesso fate sciogliere il burro e unite la fontina con il latte. Tenete la fiamma bassa, mescolate con delicatezza e quando il formaggio è sciolto aggiungete i tuorli d’uovo, incorporandoli velocemente per evitare che solidifichino. Mescolate con calma e facendo con il mestolo movimento a forma di “8” e lasciate cuocere a fuoco bassissimo per 20 minuti. Aggiungete due cucchiaini di olio al tartufo bianco oppure qualche scaglia, se vi piace. Tagliate il pan carrè a quadratini oppure le verdure che preferite, cotte o crude, che poi potrete intingere nella fonduta. La fonduta può anche essere versata sulla polenta. Buon appetito!
Prosciutto e fichi…
Come spuntino di metà mattina, magari dentro una bella fetta di pane come facevano i nostri nonni, i fichi grazie alla loro consistenza e al gradevolissimo sapore ci danno la carica giusta per affrontare le lunghe giornate di Agosto. Tecnicamente frutto unico in realtà, il fico, contiene 1.000 minuscoli frutti considerati abitualmente i semi. Dalle moltissime varietà, i fichi più comuni sono però quelli a buccia verde e nera. Molto ricchi di sali minerali, questi frutti sono però i più dolci con il suo elevato contenuto calorico Se consumati in abbondanza, il fico è una buona fonte di potassio, di ferro oltre che di vitamina A, B e C e di fibre, Deliziosi al palato non tralasciamo di gustarli magari accompagnati da una fetta di buon prosciutto. 

