Come promesso ieri ecco ancora consigli per gustare e conservare al meglio il cioccolato. Rompi il cioccolato. Altra tecnica essenziale su come capire se il cioccolato è buono: lo si spezza. Rompere la tavoletta può rivelare molto sulla percentuale e sulla qualità del burro di cacao, su come è stato temperato e se è davvero così buono come promette. Il cioccolato avvolge tutti i sensi ed è importante che anche le orecchie siano allertate per ascoltare il rumore che fa al momento della rottura. Non mangiarlo tutto in un colpo solo. Si comincia sempre con un pezzetto piccolissimo, sufficiente ad assaporare il ventaglio organolettico. Poi, eventualmente, si può prendere un secondo pezzo più grande. In questo modo la bocca si adegua alla degustazione nel modo migliore. Presente il sorso di vino strategico prima della bevuta? Bene, uguale. Perché lo mastichi? Errore che facciamo tutti, presi dal craving furente che ci porta a masticare con veemenza. Il cioccolato, per sua natura, in realtà non si mastica: deve fondere in bocca, spinto delicatamente contro il palato, e mentre si scioglie va lentamente succhiato in modo da aprirsi in tutti gli anfratti e le diverse percezioni della lingua. Se vuoi qualcosa di croccante da masticare, buttati sulle mandorle che è meglio. Non mischiare cioccolati diversi È un classico. Un pezzettino di questo, uno di fondente, uno al latte, un assaggio di quello all’arancia, e alla fine non capisci più nulla. Invece è molto importante che il tuo personale momento di piacere cioccolatoso sia fedelissimo ad una singola linea. Al massimo due, sempre crescendo di percentuale di cacao per terminare con quello più amaro. Non bere dopo il cioccolato. Uno dei sapori essenziali del cioccolato è quello che viene definito in inglese “long finish”, l’onda lunga e più persistente che resta sulla lingua. Evita di bere qualunque cosa dopo aver degustato così gradevolmente dell’ottimo cioccolato: sciacquarti la bocca con acqua, o con rum per i più goduriosi, significherebbe comunque distruggere quell’ultimo baluardo del sapore che solo un’eccellente tavoletta riesce a darti.
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Il cioccolato…. come non commettere errori
Abbiamo sempre trattato il cioccolato nel modo scorretto, facciamocene una ragione. Golosi, foodie, amanti del theobroma cacao in tutte le sue forme, ecco un po’ di regole su come conservare e mangiare il cioccolato. Perché se troppo spesso le preziose tavolette si rovinano, fanno patina bianca, inacidiscono o peggio si sciolgono, la colpa è solo vostra. Esistono poche semplici regole da rispettare per far sì che il cioccolato resista alle intemperie casalinghe e sono tutte legate alle sue caratteristiche intrinseche: scioglie a 36° (vale a dire la temperatura corporea), teme il freddo e l’umidità, è sensibilissimo al calore e tende ad assorbire gli odori esterni. Ma da bravi lussuriosi del cibo degli dei aztechi, una delle poche droghe vere dalle quali valga la pena farsi travolgere prima che scompaia per sempre, si possono seguire alcuni consigli su come conservarlo e come mangiare il cioccolato al meglio, così da godere al massimo della sua eccezionalità. Ve ne illustreremo alcune oggi altre domani seguiteci….Il cioccolato non si conserva in frigo : il cioccolato si altera più facilmente in frigorifero perché assorbe umidità e gli odori del frigo: volete davvero mangiare un cioccolato che sa di cipolla?!. Il freddo tende poi a indurire il burro di cacao, che compare in superficie velando la tavoletta. Massaggio preventivo. Può sembrare una perversione, ma in realtà è il primo step per gustare al massimo la preziosa tavoletta di cioccolato. Secondo gli esperti cioccolatai, bisognerebbe premere delicatamente per qualche secondo, tra pollice e indice, l’angolo di tavoletta che si decide di consumare, quasi facendo un massaggio al cioccolato. In realtà è anche un trucco per verificare se la superficie è regolare, liscia e lucida, segno di un’ottima lavorazione. Poi con il calore naturale del corpo il cioccolato si ammorbidisce e comincia a rilasciare gli aromi misteriosi e avvolgenti che sono la cifra speciale della degustazione…. Altre curiosità e consigli domani…
Il bicarbonato di sodio
Il bicarbonato di sodio deve essere la prima cosa da mettere in valigia, la prima da controllare prima di andare a fare la spesa, la prima da regalare alla tua amica che ha deciso di andare a vivere da sola e da adesso anche la prima a cui pensare per pulire le scarpe. Con il bicarbonato di sodio ci puoi fare lo scrub per viso e corpo, puoi usarlo per sbiancare i denti ma anche per rendere i capelli leggeri e voluminosi. Senza contare l’appagamento della tua anima da casalinga disperata quando lo usi per pulire tappeti, moquette e oggetti che non si possono lavare in lavatrice, rimuovere i cattivi odori in frigorifero, lavastoviglie e lavatrice, per non parlare della contentezza della nonna e tua quando lo usi per lavare per bene frutta e verdura o per agevolare la lievitazione di una torta. Giusto per farcelo amare un po’ di più, ecco che wellandgood ci svela un altro uso tattico e geniale del bicarbonato. Ovvero, pulire le scarpe senza usare la candeggina, le scarpe bianche che tanto abbiamo usato questa estate Tutto ciò di cui hai bisogno è solo una manciata di bicarbonato di sodio, del detersivo per il bucato e un po’ di olio di gomito. La ricetta miracolosa, recuperata da Twitter, vale anche per infradito e sandali di gomma.Come pulire le scarpe senza candeggina usando il bicarbonato Ingredienti.Bicarbonato di sodio,Detersivo per bucato,Spazzolino da denti Risciacqua le scarpe,Strofina le scarpe o i sandali con lo spazzolino usando il bicarbonato .Lascia riposare le scarpe per una notte.Risciacquale di nuovo con acqua Metti le scarpe in lavatrice con programma delicati e acqua fredda e lascia asciugare naturalmente.
Un trucco per sneakers sempre bianche
Su Twitter e facebook qualcuno ha trovato la soluzione a uno dei tuoi problemi vitali: come fare a far tornare bianche un paio di sneakers bianche, come le Converse, che a un certo momento diventano così sporche da sembrare sdrucide? Come te, un sacco di altre persone stavano cercando la soluzione definitiva tanto che, quella che è stata trovata e condivisa sul social network, è diventata virale in pochissimo tempo. In sostanza è una di quelle trovate che ti svolta il bucato, la serata, ma pure la scarpiera. Sarahtraceyy ha aperto il mobile della sua cucina, ha impastato qualche giusto prodotto da biancheria, ci ha messo un po’ di olio di gomito, e ha ottenuto il risultato che chiunque indossi un paio di scarpe bianche in tela sogna da sempre. Con un sbattimento limitato è riuscita a fare risplendere il suo paio di scarpe contro ogni attesa e la gioia era così immensa che ha pensato bene di diffonderlo in un impulso altruistico. Quello che devi fare è armarti di acqua, bicarbonato e detersivo la proporzione è di 1 a 1,5, uno spazzolino e una bacinella d’acqua. Metti le tue sneakers dentro, le strofini con lo spazzolino e poi le butti in lavatrice per la passata finale. Il risultato, senza troppo sforzo, è accecante.
La giornata dei bermuda in ufficio
Il 7 luglio 2017, è la giornata dei bermuda in ufficio. Comodi, pratici e perché no chic, sono i pantaloni più amati dagli uomini. Perfetti per il tempo libero, ideali per il mare, i bermuda in quest’occasione diventano uno dei capi da sfoggiare anche durante il lavoro. Ora che l’estate è arrivata e che le temperature si alzano nessuno ha più molta voglia di indossare vestiti pesanti, principalmente gli uomini, che spesso si ritrovano a trascorrere ore in ufficio con indosso completi eleganti. La rivoluzione parte dagli Stati Uniti, dove tantissime aziende hanno dato il via libera ai bermuda sul posto di lavoro. E così quando la temperatura sale, manager, giornalisti e professionisti dicono addio agli abiti sartoriali.Dopo il casual Friday, le sneakers e le polo, cade dunque l’ultimo tabù legato all’outfit da ufficio. Si racconta che a rinunciare per primo ai pantaloni lunghi in ufficio qualche anno fa, un avvocato di Manhattan. Hyman Gross, che lavorava per un prestigioso studio legale, era convinto che il completo sartoriale anche d’estate fosse una tradizione del passato così si presentò in ufficio con i bermuda. La sua scelta non incontrò il favore del suo capo la risposta sarebbe stata “questo è un ufficio non uno stabilimento balneare” e Gross si licenziò.La giornata dei bermuda in ufficio si festeggia il 7 luglio perché, secondo i canoni sartoriali, 7 sono i centimetri che devono passare tra l’orlo del pantalone e il ginocchio. Un’altra curiosità riguarda il nome di questo capo di abbigliamento: deriva infatti dalle Bermuda dove venivano indossati non solo nel tempo libero, ma anche in situazioni più formali e spesso abbinato al classico duo giacca e cravatta.Pochi lo sanno, ma la loro origine è femminile. Nacquero infatti per aggirare il divieto secondo cui le donne non potevano mostrare le gambe nude. Con il tempo contagiarono anche gli uomini, che si innamorarono di questo capo. L’hashtag ufficiale di questa ricorrenza è #stayShorts: se il 7 luglio indosserete i bermuda in ufficio, utilizzatelo per postare una foto sui social