Ogni qualvolta entri in un negozio sei portata ad aprire la borsa e “spendere e spandere”, acquistando quasi sempre cose “superflue?” Ok, forse il tuo conto corrente sarà in rosso, ma perlomeno vivrai più a lungo, ansia e tensione diminuiranno grazie allo shopping? A sostegno di questa tesi, i risultati di uno studio condotto dal Taiwan’s National. Per arrivare a questo risultato, i ricercatori taiwanesi ed australiani, hanno preso in esame oltre 1.900 volontari ambosessi con un’età superiore ai 65 anni ed in perfetta forma fisica, chiedendo a quest’ultimi di indicare quanto spesso si fossero recati a fare shopping negli ultimi 5 anni scegliendo tra le diverse opzioni: “mai”, “talvolta”, “spesso”, quasi sempre. Risultato? “Stando ai risultati offerti dal nostro studio, è più che lecito pensare che lo fare acquisti, se eseguito in maniera costante, sia in grado di calmare ansia, tensione e stress e migliorare l’aspettativa di vita degli acquirenti. Benefici riscontrabili soprattutto nelle persone anziane. Grazie allo shopping, infatti, quest’ultime hanno la possibilità di mantenere vivi i contatti sociali e fare attività fisica attraverso salutari passeggiate. Un mondo dispendioso di sconfiggere la solitudine e tenersi in forma, che, tuttavia, offrirebbe aiuti fino ad oggi inattesi. Statistiche alla mano, la percentuale di mortalità di coloro soliti fare shopping almeno 6 volte a settimana era inferiore del 28% rispetto agli altri. Coloro che spendevano meno ed erano meno disposti ad uscire, presentavano invece un tasso di mortalità via via crescente connesso ovviamente alla loro pigrizia in materia di shopping. Motivo? Secondo i ricercatori, fare spese influirebbe positivamente sul nostro stile di vita, offrendoci un profondo benessere psicofisico. Un beneficio che andrebbe ricercato nel piacere di fare acquisti, nei contatti sociali e nelle passeggiate all’aria aperta che questa attività assicura, finendo di conseguenza, con il placare ansia e tensione a favore del buon umore. Che ne pensi? Lo shopping è davvero uno dei modi migliori per ritrovare il sorriso e vivere più a lungo? Meglio a “secco”, ma vivere e felici?
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Traditi si …ma non da un’amica
Essere tradite da un’amica è, molto probabilmente, una delle delusioni più pesanti che si possano subire. A volte è più dura rialzarsi da una delusione in amicizia che in amore. Perché un’amica, specie se una delle migliori amiche, è spesso detentrice di confidenze più intime di quelle che siamo in grado di fare ad un partner. Una vera amica è una consigliera, uno specchio e un’alleata. Ma allora, se l’amicizia racchiude valori così elevati e l’amicizia ha così tanta importanza, perché, anche gli amici, a volte, si tradiscono? In amicizia, come in amore, o in qualunque altro tipo di relazione dovremmo imparare a dosare l’accelerazione che imprimiamo alle nostre emozioni in fase di partenza, se solo fossimo un po’ capaci di analizzare in maniera più razionale, rispondendo con la testa, anziché con la pancia, probabilmente avremmo eliminato un primo 10% di rischio di tradimento. La seconda cosa che dovremmo imparare a fare è quella di smettere di proiettare sull’altra persona i nostri comportamenti. Pensare “io farei così” è sbagliato. Impariamo a pensare che ogni persona è diversa da noi e il nostro modo di agire e di pensare non è per forza quello degli altri. Se riuscissimo a raggiungere questo step, avremmo tolto, con molta probabilità, ancora un altro 40% di rischio di tradimento. Infine, se ci troviamo di fronte ad un’amicizia, vera e sincera, il restante 45% di rischio di tradimento, potremmo eliminarlo mantenendo sempre un confronto diretto e schietto con l’altra persona. Senza paura di dire o di non dire, perché qualunque malinteso potrebbe creare delle spaccature in un rapporto. C’è ancora un 5%. Quello è dato dall’ imprevedibilità. È un rischio che dovremmo mettere sempre in conto. Ricordate che l’amicizia, quella vera non è mai mossa da alcun tipo di interesse e se si riesce a mantenere la relazione senza interessi, quell’amicizia è destinata a durare a lungo. In caso contrario, fatevene una ragione, non era un’amicizia, era soltanto una conoscenza finalizzata ad un qualche scopo. A volte, purtroppo, per riempire gli spazi lasciati dalla solitudine
Ricordati che devi morire…e acquista di conseguenza
Se vi salta in testa l’idea della morte e siete in procinto di fare shopping, tenderete a preferire abiti retro, che non passano mai di moda, che sono “per sempre”. Ovvero il vintage. Questa singolare conclusione è stata ottenuta in un esperimento condotto dal dipartimento di marketing dell’Università Bocconi di Milano. Per la ricerca, un gruppo di studenti ha ascoltato due diversi racconti. A metà di loro è stato presentato uno scenario sconvolgente: mentre sono in visita a casa dei genitori, mentre sono seduti a tavola la casa va a fuoco, e tutti rischiano di morire. L’altra metà degli studenti ha sentito raccontare una vicenda assai più rilassante, una normale visita ai parenti senza nessun incidente. Dopo il racconto, agli studenti sono stati presentati capi di abbigliamento e accessori moderni oppure vintage. A quanto pare, chi aveva ascoltato il racconto angoscioso, ha preferito il vintage. L’altro gruppo, il contrario. Secondo i ricercatori, a spingere la preferenza per il vintage è l’idea della morte. La morte è per sempre, così come gli oggetti vintage sono, per definizione, senza tempo e sarebbe proprio il concetto di atemporalità a fare da singolare e almeno per i non esperti imprevisto trait d’union tra il tragico dell’esistenza e il futile quotidiano. Per gli esperti di marketing queste indicazioni non sono affatto futili. «Quando i consumatori vengono indotti a pensare alla morte, tendono a riflettere sul loro passato, presente e futuro. Di conseguenza, comprano i prodotti che hanno un passato e un presente particolarmente significativi e che fanno pensare alla durata e alla continuità. I prodotti vintage sono uno degli esempi più notevoli» ha spiegato Zehra, esperta di comportamento. Questo effetto potrebbe essere sfruttato da tutte le industrie che vendono prodotti senza tempo.Aulona altra autrice dello studio, suggerisce alcune possibilità per sfruttare queste idee: un negozio vintage con un nome che richiami il concetto di mortalità potrebbe essere un trucco che spinge le vendite. Come anche il luogo: la collocazione di un negozio nelle vicinanze di una residenza per anziani potrebbe far scattare il pensiero, e funzionare per invogliare all’acquisto di un abito eterno.Da non addetti ai lavori, verrebbe da pensare che l’idea della morte potrebbe anche produrre un effetto boomerang: se tanto dobbiamo lasciare questo mondo, chi ha voglia di mettersi a fare acquisti? Ma, come i geni del marketing ben sanno, è il nostro inconscio a condurre per noi molti di questi “pensieri”.
Il complesso sentimento della gelosia
Se scoprite la vostra fidanzata o il vostro fidanzato mentre si intrattiene in una piacevole conversazione con un/una potenziale rivale in amore, non stupitevi se sentite l’impulso irrefrenabile di andare ad acquistare qualcosa di particolarmente appariscente; la Nanyang University di Singapore ci spiega infatti che la gelosia sarebbe in grado di indirizzarci verso prodotti che attirano l’attenzione. Insomma, se avevate in mente di acquistare quella borsa elegante che vi piace tanto e siete tornati con una di paglia, oppure siete usciti dal concessionario con una fiammante spider al posto della berlina dei vostri sogni, molto probabilmente siete stati travolti dalla gelosia. A patto però che tali acquisti siano destinati all’esibizione pubblica, poiché la spinta allo shopping ‘alternativo’ scatenata dal controverso sentimento non ha effetti su oggetti di uso privato.Gli studiosi, coordinati dalla psicologa Xun Huang, lo hanno scoperto grazie a un gruppo di volontari sottoposti a una serie di cinque differenti test psicologici, determinando che chi nella propria vita stava sperimentando gli effetti della gelosia era molto più orientato a ‘farsi notare’, anche a costo di rendersi ridicolo in contesti formali come una cena di lavoro. Ad esempio, in uno dei test i partecipanti dovevano immaginare di essere invitati a un party in maschera tra amici e a un cocktail di benvenuto in ambito lavorativo; i gelosi, in entrambi i casi hanno optato per presentarsi con occhiali da sole alternativi e dalla forma originale, mentre gli altri hanno preferito un modello sobrio.Il modo di fare è innescato soltanto dalla gelosia e non dall’invidia o magari dal senso di impotenza, spiegano i ricercatori. Questo sentimento gioca un ruolo importante anche al di fuori del contesto romantico, e promuoverebbe il medesimo effetto sullo shopping: I bambini ad esempio possono essere gelosi del rapporto di un fratello con i genitori, mentre i lavoratori potrebbero essere gelosi di un rapporto tra un collega e il coordinatore. Chi ringrazierà di più il team di ricerca, saranno molto probabilmente le agenzie di marketing: adesso infatti conoscono un’arma in più per indirizzare le scelte dei consumatori.
Come essere felici…..
Ricordate cosa diceva quel opera eccellente di Fight Club? “Tu non sei il tuo lavoro. Non sei la quantità di soldi che hai in banca; non sei l’auto che guidi né il contenuto del tuo portafogli. Non sei i tuoi vestiti di marca”. Una storia che racconta una grande verità: non sono solo i tanti soldi a farci svegliare col sorriso ci, aiutano, ma non fanno miracoli, non è solo ciò che abbiamo che ci fa sentire in pace col mondo. La fortuna e la felicità non sono elementi fuori dal nostro controllo: esistono competenti ed esercizi per ottenere tutto ciò che sogniamo. Per essere felici lo dicono tutti gli studi a riguardo non dobbiamo solo comprare o accumulare, dobbiamo iniziare ad alleggerirci. No, non vi chiederemo di buttare via nulla, ma solo di liberarvi di queste cattive abitudini tutto inizierà a sembrarvi più semplice. Basta parlare di ciò che vorreste fare, iniziate a concentrarvi su quello che state facendo davvero. I motivatori che suggeriscono questo cambio di punto di vista sono tanti e il motivo è semplice, parlando sempre e solo al condizionale create uno stato mentale in cui quell’obiettivo vi sembra sempre più lontano, quasi irrealizzabile. Parlate al presente, raccontate solo ciò che fate davvero nell’immediato, pensate a obiettivi a breve termine. Io sono ciò che voglio essere io faccio ciò che desidero fare questo il nuovo mantra da ripetersi più volte al giorno. Truccarvi con cura, dedicare del tempo al vostro benessere, andare dal parrucchiere, prendere la borsa e uscire a fare shopping in pratica le coccole per voi stesse sono un dovere!. Fare ciò che vi fa sentire bene non è egoismo, è un diritto da preservare sempre. La felicità è fatta anche di cure per il corpo e per l’anima. Quando comprate qualcosa vi sentite felici per un’ora, un paio di ore, forse un pomeriggio. Magari un paio di giorni. Puntate il focus su obiettivi come svegliarvi senza ansia, risolvere al meglio i problemi, fare il vostro lavoro senza sforzi, godervi il caffè del mattino e sorridervi allo specchio. La mattina vi svegliate, vi girate nel letto e non trovate la motivazione per andare a lavorare. Il problema forse non è la pigrizia, ma la routine in cui vi siete incastrate. Se mancano l’interesse, la motivazione e la voglia di fare allora è giunto il momento di cambiare strada e dare una solta alla vostra vita. E, per magia, torna il sorriso.
Si Viaggiare….Weekend di Pasqua
E’ la prima pausa di primavera, un lungo weekend da trascorrere con la famiglia e gli amici resta solo da decidere dove recarsi. Abbiamo pensato di esplorare la Toscana. Sono sempre di più i luoghi che, immersi nella natura offrono la soluzione per disintossicarsi dall’uso di telefoni e computer, la Maremma per esempio con il suo mare cristallino, lunghe spiagge o scogli, monti ricoperti da boschi, zone lacustri e pianeggianti, verdi colline e zone termali naturali, oppure abbiamo pensato a percorrere le strade del vino e dell’olio in Chianti dove le nostre giornate saranno scandite da ore di luce, dai profumi e dalle musiche della natura, però anche Firenze meravigliosa città d’arte dove dopo una visita culturale e un po’ di shopping potremmo fermarci a sorseggiare un cocktail ammirando il centro storico di Firenze…… si abbiamo solo l’imbarazzo della scelta.
Il tempo è prezioso
Una famosa catena di abbigliamento ha calcolato quanto tempo le donne passano davanti all’armadio o al cassetto decidendo cosa mettersi o cambiando più volte abito. Dallo studio, realizzato su 2 mila inglesi, è emerso che le signore trascorrono circa 17 minuti al giorno tra le grucce, che fanno 119 minuti la settimana ovvero sei mesi nel corso di una vita. L’imbarazzo della scelta è causa del dubbio: considerato che l’armadio di una persona media contiene circa 152 capi ma una persona su 8 ne ha circa 300, sappiate che solo il 44 per cento di questi viene indossato regolarmente, 57 capi non vengono mai usati, 16 vengono scelti solo una volta e 11 hanno ancora l’etichetta. La percezione di non avere nulla da indossare affligge un adulto su 20 almeno una volta alla settimana ha, quindi, un rapporto proporzionale alla quantità dei capi a nostra disposizione. Non si perde solo tempo, ma anche un po’ di salute. Dallo studio è emerso che il 62% delle donne soffre di “rabbia da guardaroba”. Non che gli uomini stiano poi troppo meglio: per lo stesso motivo perdono ogni giorno 13 minuti e un terzo degli intervistati ha ammesso di aver ceduto alla “rabbia da guardaroba” almeno una volta nella sua vita. Lo studio è stato commissionato, per incoraggiare le persone a donare i loro capi inutilizzati che spesso rimangono in fondo ai cassetti o dentro scatole dimenticate. In media, infatti, solo il 44% dei vestiti viene indossato regolarmente. Il resto della percentuale rende solo più complicata la ricerca quotidiana. Per scegliere l’abito giusto non bisognerebbe impiegare più di due minuti e fare spazio nel guardaroba può aiutare a rendere l’impresa più semplice. In questo modo, forse, smetterete di fare le corse con il tempo che scorre inesorabile sull’orologio e non arriverete più in ritardo. A quel punto, davvero, potreste non trovare più nulla da mettere, e avrete un’ottima scusa per darvi allo shopping.
Vivere bene la vacanza
La parola d’ordine quando si è in vacanza è relax. Lasciamo in città lo stress e il nervosismo e cerchiamo di goderci al massimo ogni minuto delle nostre ferie. Ci sarà tempo nel resto dell’anno per musi lunghi e arrabbiature, quindi facciamo in modo di risolvere con un sorriso eventuali fraintesi con i nostri compagni di viaggio e di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno: un pullman che tarda ad arrivare può darci il tempo di mangiarci un cono gelato e, se siamo al mare e piove, possiamo sempre leggere un buon libro. In casa ci sono lavoretti che rimandiamo di continuo, dalle pareti da imbiancare alle piccole riparazioni, dal cestone pieno di vestiti che non usiamo più alla lampadina fulminata in garage. Ciò non significa, però, che tutta la vacanza se ne debba andare dietro la manutenzione o alla fine ci ritroveremo più stanchi di prima. Facciamo in modo di non fare più di un lavoretto al giorno e alterniamo il dovere con il piacere. Inoltre facciamo economia tutto l’anno pensando alle vacanze, quindi quale occasione migliore per concedersi qualche piccolo lusso? Andare a mangiare fuori una volta in più, darsi allo shopping per le vie del centro di una grande capitale o fare esperienze insolite come noleggiare una barca sono strappi alle regola in grado di procurarci soddisfazioni e bei ricordi a cui fare appello nei giorni più grigi. Sembra impossibile, ma a volte in vacanza finiamo per annoiarci e per contare quasi i giorni che ci separano dal rientro. La noia è un segno del fatto che non stiamo vivendo la vacanza nel modo giusto: proviamo a chiederci cosa ci riempirebbe di entusiasmo e riflettiamo su cosa pensavamo di fare quando desideravamo fervidamente l’arrivo delle ferie. Soltanto così possiamo trasformare la nostra vacanza in un sogno da cui non vorremmo più svegliarci.
Organizzare l’armadio nel cambio stagione
Non avete un armadio o una cassettiera abbastanza capiente e i vestiti e le maglie strabordano? Anche per voi è giunto il momento di organizzare il guardaroba. Disponendo i vestiti in modo più razionale, tutto si semplificherà, ogni cosa sarà a portata di mano e potreste anche ritrovare quei capi che pensavate di avere perso! Come? Con semplici e originali idee che vi permetteranno di non rinunciare per forza allo shopping! Per organizzare il guardaroba, dovete prima svuotare ogni ripiano e cassetto. Togliete tutto e approfittatene per fare una pulizia. Indossate tutto quello che avete trovato e valutate se volete tenerlo oppure no. In questo modo, potrete eliminare quei capi che tenete lì da anni, ma che vi prendono solo spazio. Ora dividete i capi a seconda della stagione. Gli estivi da una parte dell’armadio, gli invernali da un’altra. Giacche, pantaloni e gonne sugli Appendini, che dovranno essere tutti uguali a seconda dei capi. Maglie, magliette e maglioni, devono essere ben ripiegati negli ripiani o nei cassetti. Per gli accessori procuratevi delle scatole o delle ceste, in modo che siano sempre ben visibili e a portata di mano. Riponete le grucce nell’armadio, avendo cura di metterle separate esempio tutte le camicie insieme tutti i jeans tutti i pantaloni scuri ecc.. in modo siano ben visibili quando aprite le ante. Infine ponete nei vostri armadi e nelle vostre cassettiere dei deodoranti che siano dei gessetti o delle semplici bustine, allontaneranno le tarme e vi inonderanno di profumo ogni volta che aprirete un cassetto o un armadio
Lana….no latte
C’è chi lo beve in tazza alta a colazione chi lo usa per macchiare il caffè e chi… lo usa per creare capi d’alta moda. La stilista e microbiologa Anke Domaske fabbrica abiti servendosi di fibre di latte. L’insolito filato deriva da una proteina ottenuta dal latte inacidito, riscaldato e trattato in laboratorio a Brema, in Germania, fino a ricavarne uno speciale tessuto, morbido come seta ma più economico e ottenuto senza l’utilizzo di pesticidi. Anke, che è riuscita a unire la passione per la moda a quella per la scienza, è molto attenta agli sprechi e per le sue creazioni utilizza solo latte che non incontra gli standard igienici utili per finire sui banchi frigo dei supermercati. Latte che in caso contrario, sarebbe gettato via. La trovata non è del tutto nuova. Già negli anni Trenta si era trovato il modo di ottenere fibre tessili dal latte, più economico della lana, ma alcune importanti vicende storiche come lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale hanno ostacolato lo sviluppo industriale di questo procedimento.
