In amore vince chi…

Che stiate insieme da giorni, mesi, anni a poca importanza: i problemi di coppia esistono e ammetterlo è il primo passo. Il lato positivo? Non tutti i mali vengono per nuocere. Quando si spartiscono giornate, vacanze al mare, bagno, e nel peggiore dei casi anche l’armadio, è normale  che qualche complicazione possa insorgere. Da questioni di ordinaria follia come chi si fa la doccia per primo la mattina chi toglie i piatti da sopra il tavolo,ed altri simili, esistono. A raccoglierli è stata una giornalista che oltre a elencarli si è preoccupata di consultare i migliori esperti per suggerire efficaci soluzioni. Cosa faccio? Glielo dico? Non glielo dico? La paura di essere valutate ci assale e ci frena dall’aprirci con il partner: mi crederà un’egoista o peggio un’ingrata? Finiamo per fare lunghe conversazioni con noi stesse nei quali spesso optiamo per lo scenario peggiore e di conseguenza ci teniamo tutto dentro per evitare lo scontro. E se la soluzione migliore fosse proprio una sana e sincera discussione? Secondo gli specialisti il conflitto può addirittura diventare vitale per la crescita di una relazione. Controindicazioni? Qualcuna, ma solo se comunicate nel modo sbagliato. Lasciate decantare la rabbia del momento e siate specifiche quando parlate. Indicare semplicemente ciò che vi ha ferito o generalizzare i suoi comportamenti peggiorerà la situazione, optate invece per spiegazioni precise e massima empatia. Rivelare la parte più intima del proprio io non è per niente facile, richiede tempo e può diventare addirittura snervante quando il timore di non essere compresi prende il sopravvento. Eppure aprirsi emotivamente e far cadere tutte le barriere costituisce, a detta degli esperti, uno degli ingredienti più importanti per il successo di una relazione. Come fare dunque? Qualche trucco c’è, l’attività fisica di coppia, per esempio. Dall’arrampicata alla maratona, fare esercizio fisico aumenta il livello di fiducia reciproca e in più avrete unito l’utile al dilettevole. Sceglie il film, il ristorante e anche da che lato del letto dormire. Lo stai rendendo felice? Forse. Ma stai davvero facendo il bene della tua relazione? Molto spesso compiacere il partner in tutto e per tutto porta solo a conseguenze tutt’altro che positive. Si finisce infatti per esercitare un controllo assoluto sui sentimenti dell’altro con risultato distacco e tensione. A volte dire di no fa bene sia a voi che al vostro partner.

 

Metti una sera a cena con un sommelier….

ll compagno della vostra migliore amica fa il sommelier e saranno i vostri prossimi invitati a cena? Tranquilli, la prima regola è non perdere la calma. Cosa fare? Ecco cosa  non fare se inviti a cena un sommelier e la bella figura sarà assicurata, o al massimo la vostra amica non rimarrà single la sera  stessa. Naturalmente un sommelier non è  solo un appassionato del vino, ma lo ama, quindi quando entrerà in casa con una bottiglia in mano, non ignoratela, guardate l’etichetta con espressione interessata, sorridete e seguite alcuni consigli. Apparecchiare la tavola nel modo corretto non è mai semplice, specialmente se a cena ci sarà un sommelier. Scegliere il bicchiere giusto è un’ardua battaglia che può essere vinta con l’intelligenza e l’astuzia. In casa non si possono avere tutti i bicchieri per ogni tipo di vino ma in questi casi, anzi diciamo in ogni caso, sono totalmente proibiti i bicchieri di plastica e quelli della Nutella. Procuratevi dei calici, calice a tulipano per vini bianchi e ballon per i rossi. Sappiamo che per ogni vino ci sarebbe un bicchiere adatto ma la nostra credenza non è di certo quella di un’enoteca e questo è un modo per non far urlare di rabbia un sommelier. Per un sommelier il vino va degustato, non bevuto come se stesse alla sagra della porchetta. Un’altra regola, quindi, è quella di non riempire il calice fino al bordo. Siate moderati nel versare il vino, altrimenti risulterà difficile anche l’operazione di roteazione per degustarlo. Ricordate: non state bevendo vino per dimenticare ma per fare un’esperienza sensoriale da ricordare. Se avete scelto voi il vino, avete controllato il giusto abbinamento con il cibo su internet, avete chiesto un consiglio al collega appassionato, e infine nell’enoteca di fiducia per non rischiare in nessun modo di sbagliare. Eppure quel vino bianco servito a 20° fa storcere la bocca al vostro amico sommelier. Logico, la temperatura del vino è un fattore importante per degustarlo. inoltre se si tratta di un vino importante andrebbe decantato prima, deve ossigenare per riprendere tutte le sue qualità organolettiche. Vi sentite talmente sicuri di voi stessi da voler aprire voi la bottiglia di vino davanti ad un sommelier? Complimenti per il coraggio, camminare su un filo sospesi nel vuoto non è poi così diverso, ora con disinvoltura perché la tensione non vi aiuterà. Tirate fuori dagli abissi del cassetto delle posate il cavatappi professionale, quello che utilizzate solo per fare bella figura a Natale e per le cene importanti. Il coltellino che si trova nell’altra estremità del cavatappi serve per togliere la capsula che protegge il tappo della bottiglia, usatelo. Con il verme, ovvero la spirale che serve per tirare fuori il tappo dalla bottiglia, non bucate da parte a parte il tappo ma avvitate quasi fino alla fine. Con questi semplici punti e facilmente replicabili, così che invitare a cena un sommelier non sarà più un’impresa ingestibile. Dopo aver letto questo articolo, vi sentirete sicuri al punto da voler diventare sommelier, o pensate di aver bisogno di una piccola guida per imparare a degustare un vino?

Hai fame non mangiarti chi ti sta vicino

Quante volte ci sentiamo nervosi e mal disposti verso il prossimo senza un visibile motivo. Quando capita dovremmo, però, provare a chiederci se, per caso, non abbiamo un po’ di fame. Secondo una recente ricerca, infatti, la rabbia e l’aggressività potrebbero essere una reazione all’appetito. Alle volte, quindi, anzichè “aggredire” il prossimo basterebbe fare uno spuntino per ritrovare il buon umore. Mettere qualcosa sotto i denti potrebbe evitare discussioni spiacevoli e potrebbe farci sentire subito meglio. A giungere a questa conclusione sono stati i ricercatori dell’Università della Carolina del Nord. Il team ha analizzato i meccanismi psicologici che si attivano nelle persone a seconda del livello di appetito. E il Daily Mail ha riportato i risultati ottenuti. La sensazione della fame è, sicuramente, spiacevole. E benché, talvolta, si pensi di poterla controllare, l’organismo potrebbe, invece, innescare delle reazioni negative senza che ci si renda conto di quale sia la loro reale causa. Il motivo per cui la sensazione di appetito ci rende, talvolta, un tantino intrattabili è, facilmente, di natura fisiologica. Quando le calorie nel corpo iniziano a mancare, scendono il livelli di zucchero nel sangue. Questo processo provoca una sensazione di debolezza e di malessere che, talvolta, può sfociare in sintomi come nausea e spossatezza. In una tale condizione è inevitabile che chi non ha un’elevata capacità di controllo possa diventare irascibile ed aggressivo con il prossimo. Quando ci si sente deboli per evitare che il malessere peggiori e degeneri in rabbia, è consigliabile, quindi, fare uno spuntino e, soprattutto, evitare, se possibile, di avviare attività faticose per il corpo e la mente. Non “mangiatevi” il prossimo con le parole, dunque, ma mangiatevi, piuttosto un bel piatto di pasta. Ogni cosa sembrerà meno fastidiosa ed insormontabile.

Il peggior alleato delle vacanze estive…separate

Quale sentimento è il peggiore alleato per le vacanze estive separate? Il sentimento nemico numero uno è la gelosia. È un meccanismo che scatta quasi in automatico e che fa leva sulla paura che lui o lei possa incontrare un’altra. Si nutre delle insicurezze, dei traumi passati, dei fantasmi interiori. Quando due persone si amano sentono di appartenersi e, a volte, perdono il confine della propria individualità. Quando poi la paura dell’abbandono ci mette lo zampino, si rivendica di avere il partner tutto per sé. Il desiderio dell’altro si trasforma in una pretesa di possederlo, anche a distanza. ‘Chissà che starà facendo?’, ‘Mi ha detto che era con gli amici: sarà vero?’, sarà sul mare con un altra? ‘E se ha già conosciuto un’altra?’. La gelosia solleva tante, troppe domande. Difficilmente lei o lui riuscirà a contenersi e la riverserà addosso stando ore e ore al  telefono. Dando inizio a tensioni e scenate…Come valido aiutante, invece,(consiglia l’esperta di vita di coppia Kartyl), la libertà. Il che non significa tradire né fregarsene dell’altro. Ma esprimere se stessi, godersi le vacanze anche se si è in due luoghi diversi. Imparare a stare bene anche senza l’altro: d’altronde, che male c’è? Quel che conta è essere trasparenti e fedeli, rispetto ai propri bisogni e alle richieste del partner. Senza sentirsi incastrati, in colpa o traditi. Ma semplicemente liberi”. Nel suo significato più ampio amare è desiderare che il partner sia felice. Che si senta quindi libero, sempre: in presenza o assenza della compagna o del compagno. Che vi cerchi al telefono per voglia, e non dovere, di sentirvi. Insomma: che stia con te perché lo sente davvero, non perché deve farlo. Una vacanza separata ben riuscita consolida il legame, scava il cuore in profondità, offrendo nuovi spunti di crescita, di riflessione di consapevolezza di cosa abbiamo o cosa non potremmo avere più. È un esperimento da fare che consiglio, soprattutto a chi non l’ ha ancora vissuto, troppe volte perdiamo di vista il valore delle cose che abbiamo solo quando subentra la paura di perderle si aprono nuovi scenari

 

Esprimere le emozioni

Per arricchire la comunicazione con gli altri, è molto importante imparare a parlare con il cuore. Sembra facile, ma non lo è. Questo perché non si tratta solamente di dire le cose e nel modo giusto, ma anche di farlo al momento giusto. C’è solo una strada da percorrere per riuscirci: esprimere le emozioni. Non bisogna esprimere le proprie emozioni solo quando va tutto bene. Di fatto, è molto più importante farlo quando le cose vanno male. Quando ci sentiamo confusi, turbati, la via d’uscita non è il silenzio. Non lasciate che queste emozioni restino dentro di voi e vi facciano del male. Esprimete ciò che pensate e provate in qualsiasi circostanza. E assicuratevi di farlo in tempo. Non sempre è facile identificare il momento corretto, ma a poco a poco imparerete a parlare al tempo più opportuno. Non c’è una formula esatta per stabilire cosa definisce o meno una corretta comunicazione emotiva. Di certo nei momenti di irritazione o rabbia si prova un forte desiderio di dire la prima cosa che passa per la testa. La maggior parte delle volte ci pentiamo di aver ceduto a questo impulso, perché alla fine non serve a esprimere quello che vogliamo dire. Anzi, rischiamo di fare danni e bloccare la comunicazione. Parlare con il cuore è sempre più facile quando in ballo ci sono emozioni positive. Non dovremmo mai stare zitti quando proviamo qualcosa di bello e positivo. È un buon modo per cominciare a collegare emozioni e parole, senza l’intermediazione del pensiero. In altre parole, aiuta ad nutrire la spontaneità. Una persona che sa esprimere le emozioni al momento giusto, in maniera chiara e senza ferire gli altri, di sicuro è pronta a portare i suoi rapporti interpersonali a un livello superiore. Questo evita un’infinità di problemi e di angosce. Imparate a comunicare con il cuore, ne vale la pena.

Quando lui va in vacanza senza di te

Le vacanze sono uno dei momenti preferiti dalla coppia. Si desiderano, si attendono, si programmano insieme. Ma non sempre si riescono a fare come si vorrebbe. Talvolta divergenze organizzative, impegni lavorativi o imprevisti dell’ultima settimana ci sottraggono dalle mani il sogno della vacanza condivisa. E la soluzione diventa una: accettare di partire da soli, in tempi diversi. Altre volte, è il partner stesso a rivendicare il bisogno di “staccare la spina” da tutto: relazione inclusa. È allora bene parlarne e chiarire ogni dubbio. Lasciarsi alle spalle gelosia e rabbia, senza dar spago alle ansie da controllo. A ribadirlo è la psicologa Lucia Vaselli, che ci offre una visione positiva sulla vacanza separata. Quali consigli darebbe, per “accettare” questa situazione? Purtroppo ci sono delle volte in cui si è costretti a fare vacanze separate, per questioni organizzative, lavorative o imprevisti. Allora non c’è molto da fare, se non accettarlo. Magari si può pensare a ritagliarsi uno spazio breve, come un weekend al mare, in cui stare intanto insieme. Nulla vieterà di prendersi, in simultaneità, qualche giorno di ferie più in là. Nel caso in cui, invece, è lui che vuole andare in vacanza per conto suo, la faccenda si complica. Se ha dato una spiegazione valida della sua scelta, lei potrà per lo meno mostrarsi comprensiva. Facendogliela comunque scontare con qualche battutina, o con un po’ di broncio: noi donne siamo fatte così. Ma se lui non ha dato motivazioni precise, ecco che potrebbe sorgere un acceso conflitto. L’unica via per uscirne sarà, come sempre, parlarne. Chiaramente prima della partenza. Se si tratta di un rapporto solido, lo scontro servirà a confrontarsi. Per non entrare nel tunnel della rabbia e della gelosia, occorre lasciare che lui viva la sua vacanza. Che senta la mancanza della partner. Il che non potrà accadere, se ce l’ha sempre addosso! Se lei non riesce a trattenersi dal viverla con stress e con manie di controllo, tanto vale ‘forzarsi’ e sforzarsi. Mollare il cellulare a casa, uscire, fare shopping, concentrarsi sul lavoro,aperitivo con gli amici. Potrebbe venir fuori persino il lato positivo di questa apparente solitudine: la bellezza di riscoprire un contatto con voi stessi. In fin dei conti, trascorrere vacanze diverse e separate potrebbe anche far bene alla coppia…

 

La rabbia da fame

Se lo stomaco vuoto vi trasforma in colleghi o partner intrattabili, vi potrà forse tornare utile sapere che la rabbia da fame non è quasi mai soltanto una questione di “chimica”: al classico calo di zuccheri spesso citato in questi casi, si aggiungono più complesse dinamiche emotive, indagate in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Emotion. Secondo un gruppo di neuroscienziati della North Carolina (USA), all’aggressività da appetito contribuiscono due altre variabili fondamentali: il contesto in cui ci si trova, e la consapevolezza del proprio stato emotivo. «Non è che appena si ha fame si inizi a inveire contro l’Universo», a tutti è capitato prima o poi di avere fame, riconoscere la sensazione sgradevole connessa, afferrare un panino o mangiare un piatto di pasta e sentirsi meglio. Abbiamo trovato che la rabbia da fame si verifica quando si interpreta quella sensazione spiacevole come un’emozione forte connessa ad altre persone, o alla situazione in cui ci si trova». Connessa al contesto, insomma. Non sei tu: non ho ancora fatto colazione… Anche la consapevolezza delle proprie sensazioni corporee sembra influire: chi riconosce di sentirsi affamato, tende anche a cedere meno all’aggressività da fame.

Rabbia e gioia le emozioni importanti della nostra vita

Le emozioni sono canali di energia importanti per la nostra vita. Ci rendono vivi, ci muovono dentro e fuori, ci aiutano a crescere e a migliorarci. Quello che serve è ascoltarle, imparare a comprenderle e sapere da cosa sono state generate. In questo modo, diventeranno strumenti utili per evolvere. Capire le emozioni non è semplice, soprattutto perché nessuno ci spiega come fare. Noia, tristezza, gioia, rabbia, paura, euforia, felicità sono tutte emozioni, ovvero modi di sentire che identificano il nostro stato d’animo. Se fossimo in grado di analizzare e comprendere ciò che accade attorno a noi, allora sapremmo anche da dove arrivano le emozioni e come potremmo fare per gestirle. Comprendere che la rabbia che si prova in famiglia, in ufficio, sui mezzi pubblici, soprattutto nel traffico, e la gioia, di condividere una cena in giardino a casa di amici, nell’abbracciare qualcuno, nel rendere felice qualcuno che si ama, in un tramonto in riva la mare abbracciati al proprio partner, sono la stessa cosa, è il primo passo. Si tratta per entrambe di uno stato d’animo che se compreso, smette di dominarci. E allora non dipenderemo più dalla volontà di ricercare la gioia a tutti i costi così come non saremo sopraffatti dalla rabbia. Nel momento in cui si manifestano, noi sapremo da dove arrivano, quali eventi le hanno scatenate e potremo dar loro la giusta importanza, gestendole senza farci travolgere da esse.

 

Delusione d’amore, l’inutilità delle maschere

Quando arriva una grande sofferenza, come una grande delusione d’amore, la cosa peggiore che possiamo fare è resistere, far finta di niente, fingerci forti mentre abbiamo il cuore spezzato. Credere di aver reagito bene all’inizio, cacciandolo o cacciandola libersi di tutto quello che di suo avete intorno, illude e basta. All’improvviso, qualcosa si  interrompe: la  casa piombata nel disordine, arrivano le crisi gli attacchi lo stomaco si chiude, nessun piatto ci stimola la fame, e si pensa che il problema sia arrivato in quel momento.In realtà, è vero il contrario: quello che accade in questa fase, è ciò che succedeva, prima era una recita, che l’anima ha sgretolato con la forza che la contraddistingue. Il dolore è la prima cura per le delusioni d’amore, il cuore a pezzi la sua conseguenza. Un luogo comune assai diffuso raccomanda l’importanza di mostrarsi vigorosi nei momenti difficili, se non altro per ragioni di orgoglio: mi ha mollata o mollato  dopo 15 anni, non gli darò la soddisfazione delle  mie lacrime. Coerenti con questo ragionamento, molte persone che vivono una delusione d’amore nascondono il dolore, trattengono la rabbia, recitano il copione dell’indifferenza. Fino a che, d’improvviso, tutto crolla e un’atroce sofferenza ci scaraventa nella disperazione più nera. Avere  la sensazione di aver completamente perso il controllo; effettivamente è ciò che accade, ma è proprio quello di cui ha più bisogno per innescare un autentico processo di rinascita. Proprio così: non è possibile farlo se prima non abbiamo buttato via tutte le tossine emotive che ancora albergano nel nostro animo, e che ora stanno finalmente venendo alla luce attraverso il pianto

Multato per essersi mangiato le unghie

Il vizio di mangiarsi le unghie è comune a molta gente, in ufficio, seduti mentre guardiamo la tv, nei momenti di rabbia o di noia  Questo disturbo prende il nome di onicofagia e può portare, nei casi estremi, anche problemi di carattere fisico e psicologico. Quello che non sapevamo però è che potesse portare anche problemi di natura legale. Un uomo, infatti, è stato fermato e multato dalla polizia perché si stava mangiando le unghie alla guida della sua automobile. E’ successo a Salamanca, in Spagna, dove questo automobilista è stato anche sanzionato di 80 euro. Secondo la polizia, infatti, l’uomo non guidava con sicurezza poiché la sua libertà di movimento era limitata da questo suo vizio. Ben presto la foto della multa ha fatto il giro del web e non sono mancate le critiche nei confronti di una punizione considerata esagerata. La polizia però ha ribadito che guidando tenendo una mano in bocca non lo si fa in maniera sicura. Cosa ne pensate?