Cos’è la tristezza?

Potremmo definire la tristezza come una reazione emotiva di passività e ritiro associata a un vissuto di perdita un oggetto, una persona cara, la  salute, scopi o valori esistenziali ecc.. Vivere un lutto, una mancanza, una privazione di qualche tipo è dunque direttamente connesso all’emozione della tristezza.Si tratta per altro di un’emozione primaria, dunque innata e adeguata agli aspetti più basilari della nostra sopravvivenza. Tuttavia, poiché le vicende della nostra vita di homo sapiens sono molto più complesse e sofisticate di quelle dei nostri antenati delle caverne, la tristezza può associarsi ad altri stati emotivi dando luogo a emozioni più ampie come il tradimento ad esempio quando si unisce alla rabbia o l’ansia quando si unisce alla paura.Può anche essere il primo gradino di un più complesso processo di lutto che porta la tristezza iniziale e sfumare in altre emozioni e in sentimenti e stati d’animo via via più vari. Rimpiazzare una perdita con qualcos’altro senza darci tempo di fare esperienza del vuoto e dell’assenza ci impedisce di risanare quella perdita condannandola a rimanere paradossalmente davvero incolmabile. Passare attraverso emozioni come la tristezza e il dolore psichico a esse associato ci rende invece più forti, ci aiuta a far tesoro delle piccole e grandi perdite o delusioni della vita e ci insegna che è anche grazie ad esse che possiamo andare avanti. In Giappone è l’arte del Kintsugi: “Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita e ha una storia, diventa più bella.”

Perché proviamo emozioni?

Le emozioni di base hanno scopi di adattamento molto semplici ma importanti per la nostra sopravvivenza. Per quanto riguarda le emozioni piacevoli gioia, felicità ecc., si può affermare che la descrizione precisa di un’emozione positiva ha la funzione di rafforzare i legami affettivi e sentimentali con le altre persone. Gli scienziati che si occupano di emozioni da poco hanno ribadito la centralità dell’esperienza emotiva quale “canale comunicativo” agevolato nei rapporti con gli altri. La funzione adattiva delle emozioni spiacevoli o dolorose paura, rabbia, tristezza ecc., invece, sembra essere quella di “avvisarci” e di descrivere situazioni da noi interpretabili come ostili anche dal punto di vista psicologico oltre che fisico e quindi di comportarci di conseguenza ad esempio la reazione di paura di fronte ad un pericolo  permette di reagire prontamente per evitarlo. Le emozioni sono esperienze che le persone evocano con grande frequenza sia per comunicarle ad altri, sia per riflettere fra sé e sé. Infatti, le informazioni più importanti che comunichiamo scambi comunicativi con amici, partner figli ecc. sono le esperienze emotive associate agli eventi che raccontiamo. L’emozione è dunque una esperienza intensa e passeggera che diventa un’occasione per prendere contatto con gli altri in vari modi.

Vivere bene le emozioni

Per vivere bene con le nostre emozioni, per poterle gestire e quando necessario controllare dobbiamo prima di tutto imparare a identificarle e accettarle. Non serve a niente dirsi “non voglio essere arrabbiato” se la rabbia sta ormai serpeggiando dentro di noi, e non serve neppure chiudere gli occhi di fronte a una passione se questa ormai ha messo seme in noi e ci sta trainando dove vuole lei. E poi? E poi l’emozione va vissuta, non c’è via di scampo. Quello che può cambiare è il ritmo, il tempo e lo spazio che vogliamo dare all’esperienza. Se un’emozione è piacevole non c’è nessun problema a lasciarsi avvolgere e trasportare e durerà finché durerà. Spesso poco, perché le emozioni sono intense ma se vissute si dissolvono rapidamente. Ci sono invece emozioni che se ignorate e represse o, al contrario, espresse senza alcun freno, possono fare male, a se stessi e agli altri. Sono emozioni più difficili da gestire, come la rabbia, la paura, l’ansia che richiedono un metodo che permetta di far fronte al loro sorgere. Il metodo è semplice parte dal presupposto che un’emozione va scaricata, sempre e comunque ma i modi di scaricarla sono tre: diretto, indiretto e sublimato. Un moto di irritazione scaricato senza deviazioni si traduce in un attacco, fisico o verbale, nei confronti di chi ha causato l’irritazione; se, invece, la scarica è indiretta, l’aggressione sarà rivolta verso terzi, come quando l’impiegato frustrato urla a casa con la moglie. Ma la forma che lascia più spazio e libertà d’azione è la esaltazione, cioè la trasformazione dell’emozione in “forza lavoro” che può essere scaricata in tantissimi modi diversi: correndo, urlando, prendendo a pugni un cuscino, camminando all’aria aperta, parlando con l’amico del cuore, ballando a suon di musica, scrivendo una lettera con tutti gli insulti e offese che si vorrebbero dire ,senza però mandarla, e così via. Imparando a costruire un buon rapporto con le proprie emozioni cioè dando loro dignità di realtà e modalità di espressione, si potranno evitare i danni dei due possibili estremi, da una parte la inibizione, quindi “aridità” e dall’ altra l’espressione incontrollata, quindi “alluvione”. E si potranno trasformare le volubili e mutevoli colorazioni del nostro animo non in una croce da subire, ma in una ricchezza da gustare.

Perché proviamo emozioni?

Le emozioni di base hanno scopi di adattamento molto semplici ma importanti per la nostra sopravvivenza. Per quanto riguarda le emozioni piacevoli gioia, felicità ecc., si può affermare che la descrizione particolareggiata di un’emozione positiva ha la funzione di rafforzare i legami affettivi con le altre persone. Gli studiosi che si occupano di emozioni recentemente hanno ribadito la centralità dell’esperienza emotiva quale “canale comunicativo” privilegiato nei rapporti con gli altri.La funzione adattiva delle emozioni spiacevoli o dolorose paura, rabbia, tristezza ecc., invece, sembra essere quella di “avvisarci” e di descrivere situazioni da noi interpretabili come minacciose anche dal punto di vista psicologico oltre che fisico e quindi di comportarci di conseguenza ad esempio la reazione di paura di fronte ad un pericolo bambino piccolo si avvicina al fuoco o a una pentola di acqua permette di reagire prontamente per evitarlo.Le emozioni sono esperienze che le persone evocano con grande frequenza sia per comunicarle ad altri, sia per rimuginarle fra sé e sé. Infatti, le informazioni più importanti che comunichiamo con amici, familiari,o anche il parrucchiere piuttosto che il dottore che ci cura ecc.  sono le esperienze emotive associate agli eventi che raccontiamo.L’emozione è dunque una esperienza intensa e passeggera che diventa un’occasione per prendere contatto con gli altri in vari modi.

Stress ansia e rabbia

Capita a tutti nel corso della propria vita di vivere momenti di tensione, di arrabbiarsi per svariati motivi ma in molti non sanno che proprio l’ira, la rabbia e la paura sono le emozioni che più di tutte fanno male al nostro corpo e nello specifico al nostro cuore e alla nostra mente tanto che sono molti i medici che affermano che in realtà proprio queste emozioni possono essere considerate la causa di molti disturbi e malattie. Quando ci troviamo in una situazione che ci rende molto nervosi, in modo quasi istantaneo ci si secca la bocca. Questo accade perché si attiva il nostro sistema nervoso simpatico, che ha il compito di metterci in allerta di fronte ad una situazione di pericolo, proprio come succede con gli animali quando si sentono minacciati. Appena notate che la bocca diventa secca, iniziate a muovere la lingua, imitando i movimenti della masticazione per riavviare la produzione di saliva. Man mano che la sentite in bocca, inghiottitela fino a stabilizzare il sistema nervoso. È un consiglio molto semplice e pratico. Se la domanda che in questo momento vi state ponendo è quali sono i disturbi provocati dalla rabbia ecco che tra questi vi troviamo l’aritmia cardiaca in quanto proprio lo stress fisico e mentale può andare a causare un processo di collasso cardiaco e altri problemi al cuore poi ancora vi troviamo i dolori muscolari in quanto proprio nei momenti di rabbia il corpo va a confinare l’adrenalina e quindi quell’ormone prodotto quando ci troviamo in situazioni di difficoltà e questo può causare alcuni dolori o in generale crampi muscolari e mal di testa poi ancora la gastrite considerata una delle conseguenze più frequenti della rabbia i cui sintomi sono acidità, bruciore alla bocca dello stomaco, reflusso e dolori vari, la dermatite e quindi la sensazione di prurito e di irritazione che vengono appunto aggravati dalla rabbia. Arrabbiarsi quindi può avere delle conseguenze più o meno gravi sulla salute di ognuno di noi e quindi la decisione migliore da prendere è quella di vivere felici e soprattutto evitare il più possibile di arrabbiarsi, ma molti si chiedono come si può controllare la rabbia?La risposta è semplice infatti molti psicologi invitano a mantenere l’autocontrollo e un’ottima soluzione potrebbe essere quella di praticare lo yoga e quindi svolgere attività di meditazione oppure ancora lasciarsi trasportare dai suoni della natura o in alternativa trovare il tempo, almeno mezz’ora al giorno, per bere una tazza di e leggere un buon libro.

Le finte amiche.. lasciale fare

In occasione qualunque o un apericena ma anche per un un semplice caffè al bar… Offri tu,vero?”. “Non posso, non saprei proprio come liberarmi”. “Esci con quello?”. “Come fai a divertirti con quelle sfigate?”.. Avete già sentito qualcuna di queste frasi? Magari anche tutte? Bene, forse è ora di rivedere la vostra lista di amiche! Per il vostro umore e la vostra autostima, ecco come smascherare le peggiori “amiche” che possiate incontrare sul vostro percorso! Critiche un po’ troppo pungenti, commenti sarcastici e colpi bassi. La stronza colpisce in maniera subdola, ma mira ad affondare! La vostra autostima sarà messa a dura prova da lei, ma sappiate che tra le due la vera insicura è proprio lei. E allora non abbiate paura di dirglielo in faccia, senza troppo tatto.. prima di eliminare il suo numero dalla vostra rubrica! Cattiveria in formato umano. Fingerà entusiasmo per ogni vostro successo, ma sarà davvero poco credibile. Il suo desiderio di dominare anche nei confronti delle “amiche” parlerà per lei. Saranno continui “Io però ho fatto..”, “Io però ho detto..”, pur di dimostrare che i suoi successi sono tanti quanti i vostri, se non maggiori. Non dimenticatevi mai che “l’invidia è una terribile fonte di infelicità per moltissima gente”. Non appena inizierete a camminare sulla strada parallela alla sua vi renderete conto che lei rosicherà sempre di più, ma voi starete sempre meglio, felici e soddisfatte! “Tesoro, mi presti la macchina?”. “Tesoro stasera ci vediamo? Ah, già che ci sei porta una bottiglia di vino“. “Cucciola domani sei libera vero? Dovrei giusto ritinteggiare casa”, e voi subito pronte a correre in nome dell’amicizia. Il giorno in cui però avreste bisogno anche solo di qualcuno con cui fare una chiacchierata, la sua baby sitter di fiducia è malata e lei non può assolutamente rimandare l’appuntamento dall’estetista. Ricambiate con la sua stessa moneta! Un “NO!” non ha mai ucciso nessuno, ma di sicuro salverà voi da un inutile spreco di tempo con la persona sbagliata. Vi vuole tutta solo per sé, come se foste da mettere in vetrina e nessun altro possa toccarvi. Mette il muso se uscite con una nuova compagnia che puntualmente sono degli sfigati!, un nuovo fidanzato? Vi farà sicuramente soffrire, meglio lasciar perdere subito! A lungo andare sarete solo tu e lei, lei e te e terra bruciata attorno, soprattutto attorno a te. Provate a non cercare sempre il suo parere, decidete da sole che è veramente sfigato e chi invece vi fa stare bene. Le chiacchierate con lei si aprono “casualmente” sempre con lo stesso argomento: l’elenco dettagliato di quello che di peggio hanno detto su di te questo e quella. Penserete che vi voglia mettere in guardia dai “pericoli”, tenendovi a conoscenza di critiche e maldicenze sul vostro conto.. ma il suo vero obiettivo è rovinarvi la giornata! Vedervi triste e delusa alimenta la sua autostima. Lasciatele la fame!

Cosa dovresti sapere sulle donne

Ci sono cose che gli uomini dovrebbero conoscere molto bene della donna con cui stanno. Ecco alcune istruzioni per l’uso dell’universo femminile. PS: siete liberi di continuare a ignorarle, a vostro rischio e pericolo.. Non vediamo l’ora che ci chiediate un consiglio. E ci fa piacere quando lo seguite, invece di fare sempre di testa vostra… Quando vi raccontiamo una cosa ci piace prolungarsi, divagare e aggiungere un sacco di dettagli inutili. Sarebbe carino se non continuaste a interromperci. Ci piace quando ci telefonate senza motivo, solo per farci un salutino. O per darci il buongiorno, o la buona notte, o sapere cosa abbiamo mangiato a pranzo. Apprezziamo tantissimo, tranne quando siamo al lavoro. Adoriamo i baci inaspettati. Per esempio, quando siamo insieme in macchina fermi al semaforo, potreste approfittarne per darci un bacio, anziché controllare la mail sul cellulare. Odiamo le frasi tipo «Mi ricordo che la mia ex…». Fate finta di non aver avuto nessun’altra donna prima di noi. È meglio.Ci piace quando mostrate interesse per le nostre passioni. Anche se vi annoiano a morte. Noi facciamo altrettanto quando ci parlate di calcio o dell’ultimo gioco per la Playstation. Quando ci lamentiamo dei casini in ufficio o di quanto sono bastarde le nostre colleghe ci aspettiamo un po’ di umanità. La frase giusta da dire è: «Il tuo capo è davvero un bastardo!» oppure «Quella tua collega è davvero un serpente, oltre che brutta!». Oppure limitatevi ad annuire con aria comprensiva. Ogni tanto un bel massaggio non guasterebbe. Per esempio se vi accorgete che siamo nervose, invece di dire frasi che ci fanno arrabbiare ancora di più tipo: «Che c’è, sei nervosa?», un massaggio è sicuramente più utile per alleviare la tensione. Adoriamo i complimenti. Di qualsiasi genere, da «Questa camicia  ti sta benissimo» a «Oggi sei più bella del solito».Quando ci portate qualcosa di buono dal supermercato che non era nella lista, vorremmo riempirvi di baci anche se a volte brontoliamo «No! Hai comprato le patatine! Lo sai che sono a dieta…» nel linguaggio femminile vuol dire «Evviva, hai comprato le patatine, chi se ne frega della linea!»

Sentimenti

Sentimenti: emozioni radicate in noi, che non cambiano velocemente e che per questo incidono in modo persistente sulle nostre scelte. I sentimenti faticano a cambiare in base alle reazioni della persona con cui ci relazioniamo, i sentimenti ci portano ad esercitare le nostre virtù di pazienza, perdono, comprensione, compassione. Anche quando si ritiene che un sentimento sia passato o quando succede qualcosa di così grave da portarci a mettere dei confini e a mostrare che esternamente i nostri gesti sono cambiati per la nostra difesa personale, per la nostra sopravvivenza o per scovare il nostro equilibrio spesso ci vuole altro tempo perché il sentimento scompaia: inizialmente è solo seppellito sotto emozioni molto forti, magari di rabbia, di delusione, di dolore, di sofferenza, d’ingiustizia.Il sentimento si affievolisce solo non nutrendolo più, ma il tempo di questo affievolimento è strettamente personale e comunque lungo per tutti. Un esempio di come i sentimenti ci portino ad esercitare le nostre virtù: un sentimento d’amore verso un figlio, un nipote, ci porta ad aver maggior pazienza, a perdonare più facilmente un gesto brusco una parola scortese. Un esempio di calo di un sentimento: quando si ama qualcuno come un genitore o un coniuge, anche se per motivi di sopravvivenza si è costretti a non frequentarli, una volta che si riesce a guarire la rabbia, la sofferenza e l’ingiustizia, con il perdono e con la compassione, resta il sentimento dell’amore che non sarà più sicuramente attivo come quando lo si nutriva con esperienze in comune e il relazionarsi, ma rimarrà lungamente…. il sentimento.

Come stappare una bottiglia di vino senza cavatappi…

Solo dopo aver portato in tavola il vino ti rendi conto di non avere un cavatappi? Niente panico: per aprire la bottiglia ci sono diverse soluzioni. Scopriamole insieme! Il vino è in tavola. È una bottiglia alla quale tieni particolarmente, racconti ai commensali perché ti piace così tanto e perché vuoi condividerla con loro. Dopo aver descritto profumi, sapore, note e corpo di questa delizia, arriva il momento di stappare la bottiglia. E non c’è modo di trovare un cavatappi in tutta la casa, ecco allora come fare! Pinza e vite: Infila la vite nel sughero, falla ruotare tre o quattro volte affinché penetri nel tappo. Ora afferra con le pinze la testa della vite e inizia a tirare, tenendo saldamente la bottiglia in mano. Stappare il vino con una chiave Questa richiede un minimo di attenzione in più: infila la chiave nel sughero con un’inclinazione di 45 Una volta fissata la chiave nel sughero, tienila ferma e fai ruotare la bottiglia su se stessa, facendola al contempo scendere verso il basso. Quando il tappo sarà fuoriuscito dalla bottiglia per qualche centimetro, sfilalo con le dita. Usa un coltello Stappare il vino con un coltello Il livello di difficoltà cresce: La lama dev’essere abbastanza lunga e stretta. Infila il coltello nel sughero, fino a far uscire la lama dalla parte interna del tappo. Tenendo fermo il coltello, inizia a ruotare la bottiglia. Dovresti riuscire a estrarre il tappo in poco tempo!  Stappare il vino con martello e chiodi Per questo sistema occorre un martello da carpentiere: l’estremità biforcuta è indispensabile per stappare la bottiglia! Prendi 3 chiodi e inserisci nel sughero picchiettando con il martello. Le teste dei chiodi dovranno essere perfettamente allineate. Una volta fissati, inserisci le teste dei chiodi tra le due estremità curve del martello, poi inclinalo come se dovessi sfilarli da una parete. Muovi il martello fino a che il tappo non sarà sollevato, poi sfilalo con le mani. Usa una scarpa Stappare una bottiglia con una scarpa No, non per distruggere la bottiglia in un impeto di rabbia! Questo metodo è molto semplice, ma ha il difetto di essere un po’ rumoroso. Ecco come devi procedere: sfila una scarpa e appoggia al suo interno il vino da stappare. La base della bottiglia deve poggiare in corrispondenza del tacco. Ora, tenendo ben salda la bottiglia, sbatti il tacco contro il muro. 5 o 6 colpi dovrebbero far uscire il tappo di qualche centimetro: sfilalo infine con le mani. Metodo certo: la scarpa farà da cuscinetto, ammortizzando i colpi inferti alla bottiglia ed evitandone la rottura. Se nessuno dei metodi precedentemente illustrati ha portato frutti, non ti resta che prendere un cacciavite e utilizzarlo per spingere il tappo all’interno della bottiglia. Anche questo è un sistema che non ci piace: vino e sughero dovrebbero vivere separati, e far precipitare il tappo nella bottiglia non è esattamente il metodo migliore per godersi un bicchiere di Chianti.

Quanto fa bene sfogarsi

Accade qualcosa. Ne segue un’emozione. Talvolta proviamo a gestirla e a regolarla, soprattutto se molto intensa. A volte ci riusciamo, altre no. E dopo? Cosa accade dopo? Piangere, correre, urlare, prendere a pugni un cuscino: sfogarsi fa bene alla salute, all’umore e ai rapporti, vi spieghiamo perché farlo vi renderà felici. Sfogarsi aiuta a liberare le tensioni e a mostrare il nostro stato d’animo interiore. Questo non significa che sia indispensabile litigare o aggredire l’ex fidanzato ma possono aiutare anche azioni come prendere a pugni un cuscino, urlare chiusi in bagno dicendo anche parolacce o anche correre, nuotare, piangere. Se non diamo voce alle emozioni corriamo il rischio che, nel tempo, la nostra mente le trasformi in sintomi fisici che potrebbero causare disagio e malessere. La rabbia, ad esempio, se trattenuta può portare ad alcuni sintomi che possono interferire con la nostra quotidianità come tensione muscolare, cefalea o gastrite. Questo avviene perché il sentimento inespresso non si elimina ma anzi lavora internamente tanto da nuocere il nostro organismo. Se imparassimo a sfogarci, scaricheremmo tutta l’energia scatenata da quell’emozione. Le conseguenze? Si abbassa la pressione arteriosa, il livello di stress, si tolgono le tossine e si ha un beneficio immediato sul tono dell’umore. Il pianto, ad esempio, è un modo naturale per alleviare il dolore emotivo. Sfogarsi significa prendere cognizione di emozioni e sentimenti. Una volta consapevoli, si può decidere chiaramente come meglio utilizzare ciò che sentiamo. Potremmo riuscire a lasciare andare quella persona oppure trovare una soluzione per risolvere la situazione che tanto ci agita. Per dare forma ai nostri pensieri, perché non prendere pennelli e tempere per rappresentare ciò che sentiamo attraverso i colori. La gestione delle emozioni passa spesso anche dal confronto e dalla condivisione con le altre persone perché, se ci sentiremo capiti, potremo far valere le nostre ragioni con più sicurezza e serenità. Senza emozioni, saremmo un guscio vuoto. Per questo motivo è importante viverle fino in fondo.Se non sfogheremo la nostra rabbia o paura temendo di fare un torto all’altra persona, provocheremo del male per noi stessi. Ricordate, l’unica persona con cui dovrete convivere tutta la vita siete voi, abbiatene cura.