Il congelatore è una grande risorsa per avere sempre a disposizione scorte di cibi freschi e cucinati. Venendo conservati a basse temperature, infatti, molto spesso i prodotti surgelati non presentano additivi aggiunti e mantengono i loro nutrienti. Sotto lo zero, inoltre, i processi degenerativi operati dai batteri si bloccano e, sebbene il ghiaccio alteri in parte la struttura degli alimenti e le caratteristiche organolettiche, gli alimenti si conservano a lungo. Un taglio di almeno il 30% della spesa alimentare, menù più vari e più salute nel piatto. Sono questi i principali vantaggi di chi in estate fa uso del congelatore domestico che, con temperature che scendono sino a -24°C, congela cibi freschi e mantiene il prezioso “carico” per molti mesi. I risparmi sono notevoli poiché si possono mettere sotto zero frutta e verdure di stagione, quando cioè costano decisamente meno rispetto a quelli fuori stagione. Per consumarli poi quando si desidera. Si possono acquistare presso i grossisti oppure alla fonte, dal contadino, dal pescatore, dall’allevatore e quindi a prezzi dimezzati, grandi quantità di carne, frutta e, congelarle subito, oppure possiamo portarci tutti gli alimenti caratteristici della regione dove abbiamo trascorso le vacanze magari al mare o in montagna, conservandone tutti i sapori e gusti, riducendo in modo consistente il consumo di alimenti a lunga conservazione, di frutta e verdura provenienti da paesi molto lontani che ci vengono proposti nei mesi invernali .È possibile anche preparare piatti e congelarli per averli pronti da consumare quando c’è poco tempo per cucinare. Per ottenere questi vantaggi occorre tener conto di alcuni limiti e di alcuni consigli utili per la scelta e per l’uso.
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Programmi dedicati all’alimentazione
Oltre ai programmi squisitamente dedicati alla cucina, sono diversi i programmi culturali di intrattenimento che toccano tematiche legate alla natura, la mare,ai viaggi, ai prodotti tipici di un determinato territorio, che prevedono delle rubriche culinarie dedicate alle caratteristiche organolettiche di un determinato prodotto e ai piatti tipici, che hanno un elevato valore educativo. Tra questi Geo&Geo, Linea verde, Linea blu,Cucine da incubo,Cuochi d’Italia etc…sintomi di rinnovato interesse verso la cucina, ma anche di un processo di spettacolarizzazione del cibo; In questi programmi, la competizione tra i partecipanti assume un’importanza sempre maggiore a discapito dello spazio dedicato alle ricette. La spettacolarizzazione del cibo ci può allontanare dalla realtà quotidiana, e non ci deve far dimenticare che la funzione principale del cibo è quella di nutrire l’organismo. Le sfide in cucina sono positive e ci spingono a migliorarci, mentre offrono tante occasioni di convivialità. La cucina trova ampio spazio anche all’interno di programmi più in generale “culturali” che hanno un elevato valore educativo
Shish Kebab lo conosci?
Il shish kebab è una preparazione propria araba in cui la carne esclusa quella di maiale viene insaporita con spezie e poi cotta sullo spiedo o sulla brace. Il nome del piatto può essere tradotto come cubetti di carne su spiedo cotti alla griglia. Non meraviglia che per la preparazione sia indispensabile lo spiedo: la parola “shish” indica infatti il particolare metodo di cottura, mentre “kebab” si traduce solitamente come “carne cotta o fritta”.Sembrerebbe che già nel IV secolo a.C., i cavalieri persiani adoperassero le loro spade per arrostire la carne. Il kebab è sostanzialmente di origine persiana: la tradizione araba vuole che il piatto sia stato inventato proprio dai soldati in guerra. In India il kebab veniva servito nei palazzi reali durante il Sultanato di Delhi, ma il popolo lo consumava per colazione accompagnato dal pane naan. In Libano, Siria e Turchia, è diffuso lo “Shish taouk” o spiedino di pollo. La carne viene marinata con yogurt o succo di pomodoro, infilzata negli spiedi e poi grigliata sui carboni ardenti. Lo shish kebab è spesso servito anche dai esercenti ambulanti con la carne tagliata a cubetti o macinata e impastata e poi infilzata nello spiedino. Piatto storico e cibo da strada, viene abitualmente cotto all’interno di particolari griglie in cui gli spiedini sono posti orizzontalmente. Solitamente si aggiungono le salse, ma non è raro trovare anche aggiunte di verdure e insalate come il fattouche. Come intingolo è possibile utilizzare il labneh libanese, una salsa a metà strada tra lo yogurt e il formaggio arricchita da olio, timo e menta
Piatti tipici.. viva la pappa…. col pomodoro
Piatto povero tipicamente toscano, la pappa al pomodoro è un classico della nostra tradizione, legato ai migliori ingredienti delle nostre campagne e alla semplicità che caratterizza le basi della cucina mediterranea. Buonissima calda durante l’inverno, è una scoperta di profumi e sapori anche d’estate, (in particolar modo quando i pomodori cominciano a maturare in maniera spontanea negli orti), consumata a temperatura ambiente. Può essere preparata, secondo i gusti, con un soffritto di cipolla, carota e sedano, con un soffritto più delicato di porri oppure con aglio.Noi ve la proponiamo nella sua versione più classica 800 g di pomodori pelati 1 mazzetto di basilico 2 spicchi d’aglio sale e pepe q. olio extra vergine 1 lt di brodo vegetale 4 fette di pane raffermo tipo toscano Passate i pomodori al setaccio riducendoli in polpa; dopo aver imbiondito uno spicchio d’aglio con qualche cucchiaio di olio disponete sul fondo del tegame le fette di pane e strofinatele con l’altro spicchio d’aglio. Versate quindi la passata di pomodoro e il brodo vegetale, fin a coprire completamente il pane. Abbassate il fuoco al minimo, coprite e lasciate sobbollire per 30/40 minuti, fino all’assorbimento del liquido. Mescolate ogni tanto per aiutare il pane a sbriciolarsi e amalgamarsi al pomodoro .Spegnete il fuoco, aggiungete qualche foglia di basilico e un ultimo generoso filo di olio a crudo. Che dire…qui cominciamo ad avere una certa fame…
La pappa al pomodoro
“Viva la pappa-pa-pa-pa-pa col po-po-po-pomodoro!”: lo cantava Rita Pavone nel 1965. E da, sempre, per sempre, la mitica pappa al pomodoro è rimasta il piatto tipico italiano più famoso, buono e genuino del mondo. Talmente semplice che sembra una sciocchezza prepararne un piatto. Ma c’è sempre un tocco sapiente e coraggioso che rende un semplice piatto come la pappa al pomodoro una vera e propria bontà. La pappa al pomodoro è un primo piatto povero di origine contadina, tipicamente toscano; ed è una zuppa che si mangia fredda soprattutto d’estate a base di pomodoro e pane raffermo, aglio, basilico e abbondante olio extravergine di oliva, originariamente veniva realizzato come piatto di recupero del pane avanzato. Ottima anche d’inverno come zuppa calda, la pappa al pomodoro è altrettanto invitante e gustosa d’estate a temperatura ambiente, da gustare irrorata con ottimo e abbondante olio extravergine d’oliva e foglie di basilico spezzettate. Come spesso è accaduto con i piatti semplici, poveri e di recupero, anche la pappa al pomodoro ha subito delle piccole varianti applicate da ogni famiglia, in base ai gusti personali, come per esempio, l’aggiunta di un soffritto di cipolle o porri oppure di cipolle, carote e sedano.
La polenta con i funghi
La polenta coi funghi è un piatto iper-classico, soprattutto nelle regioni montane; ma non c’è angolo d’Italia in cui, specialmente nei mesi freddi, non venga proposta. Un vero comfort food, dal sapore familiare, la consistenza che è quasi una coccola, e una notevole facilità di realizzazione. Vi proponiamo quindi un modo di presentare la polenta coi funghi ‘al contrario’: ovvero riempiendo i funghi con la polenta, e mettendo tutto in forno in modo che diventino dei mini-tortini. si possono usare i funghi champignon, ma occorrerà prepararne molti. Potete cucinare questo piatto anche se avete amici vegani, ma chi ama il formaggio può abbondare con la grattugiata finale Spazzolate delicatamente i funghi per rimuovere eventuali impurità, e togliete i gambi facendo attenzione a non rompere il cappello. Foderate una teglia con carta da forno, adagiateci i funghi con la parte spugnosa rivolta verso il basso, solo un filo di olio e un pizzico di sale. Fate cuocere in forno statico per 20 minuti a 150°, girateli e proseguite la cottura altri 5 minuti. Dovranno ammorbidirsi ma non cuocere troppo: devono mantenere la loro forma.Nel frattempo, preparate la polenta istantanea nulla vi vieta di realizzare quella tradizionale, la cui preparazione sarà però più lunga. Mettete a bollire l’acqua, salatela, e una volta giunta ad ebollizione gettate la polenta a pioggia, mescolando costantemente. In 5-8 minuti si addenserà, sobbollendo, e potrete spegnere. A questo punto, se lo desiderate, potete rendere cremosa la polenta con formaggio. Prendete quindi i funghi e con delicatezza riempiteli con la polenta, generosamente. Fate una sorta di cupoletta. Di nuovo, è il momento del formaggio. Infornate nuovamente la polenta coi funghi al contrario per pochi minuti accendendo la funzione grill. Appena la superficie della polenta sarà dorata, potete togliere dal forno e servire in tavola
I sapori e I profumi tipici della cucina messicana
Sapori forti, piatti ricchi e ricette che trovano nella semplicità delle materie prime il proprio punto forte. Oggi scopriamo i piatti tipici della cucina messicana Le acque trasparenti del mar dei Caraibi e le rovine maya e azteche, infatti, non sono le uniche attrazioni di questo meraviglioso paese: mai oggi, infatti, viaggiare significa scoprire i sapori del luogo, lasciandosi inebriare dai profumi giungenti da piatti spesso lontani dalla nostra tradizione gastronomica, ma ugualmente gustosi e saporiti. E allora, sediamoci a tavola e godiamo di quest’esplosione di colori e aromi. Andiamo a scoprire alcuni dei piatti più famosi della cucina messicana e proviamo a ricrearli anche a casa nostra. Partiamo dai tacos, una vera e propria specialità messicana. Street food per eccellenza, quello dei tacos è un mondo variegato. Base del piatto sono le tortillas di mais che, piegate a mezzaluna, vanno a accogliere il condimento, che può essere tra i più diversi: dal pesce, alla carne, al formaggio, dalle salse dolci a quelle piccanti, passando per quelle agrodolci, crude o cotte, si può dare spazio alla fantasia per dar vita al proprio taco preferito. I Burritos Ancora una volta troviamo una tortilla alla base del piatto. La differenza rispetto ai tacos, però, risiede nel tipo di farina utilizzata e nel modo in cui la tortilla viene arrotolata. La tortilla del burrito, infatti, è normalmente preparata con farina di grano e ripiegata su se stessa andando a formare un fagotto. Il ripieno dei burritos così come per i tacos, può essere molto vario. Abitualmente al suo interno troviamo carne cotta e speziata, insieme a cipolle, salsa piccante e fagioli. Il piatto può essere ulteriormente arricchito, con guacamole, formaggio, panna acida o salsa di pomodoro. Il guacamole È arrivato il momento di fare un ossequio al re delle salse messicane: il guacamole. Il guacamole è una salsa color verde acceso a base di avocado. Perfetta con le tortillas, il guacamole è inoltre servito come complemento di moltissimi piatti della cucina messicana Chili con carne Quante volte avete sentito nominare il chili con carne? Si tratta, forse, di uno dei piatti più celebri della cucina messicana. Si tratta di uno speziatissimo spezzatino preparato con carne di manzo, chili rosso, fagioli rossi e pomodoro. Sovente accompagnato da semplice riso bianco, il chili con carne è una vera e propria esplosione di sapori, adatta però a chi ama il cibo piccante Quelli descritti qui sopra sono solo alcuni degli innumerevoli piatti tipici della cucina messicana: accostarsi ad una tradizione gastronomica diversa dalla propria significa scoprire continuamente sapori e profumi diversi
Sapori tipici
A Firenze il lampredotto non è un piatto, è un istituzione. E’ leggenda. E’ storia è appartenenza. E’ cultura vera. Il lampredotto è cibo da strada. Cotto a lungo in acqua con pomodoro, cipolla, prezzemolo e sedano, lo si può gustare come un normale bollito condito con salsa verde, o in umido con verdure a foglia larga, ma il suo vero habitat è dentro il panino, così lo si gusta al meglio, servendosi dai banchini ambulanti che ancora si trovano a Firenze e non solo, tagliato a pezzetti come ripieno di un panino salato il cosi chiamato,semelle, speso imbevuto nello stesso brodo di cottura è una prelibatezza, che dovrete assaggiare se passate o vivete in Toscana
Il tempo nel piatto
L’inverno è arrivato, il clima si è fatto freddo, il camino acceso il Natale che si avvicina e il sole piacevolmente tiepido che invita a stare all’aria aperta magari per una passeggiata in un bosco dove poter ammirare i colori caldi tipici di questa stagione è un vicino ricordo. Perché allora non portare in tavola un po’ di quell’ atmosfera e soprattutto di quei colori? Ecco allora l’occasione giusta per preparare contorno in ricordo dell’autunno, in perfetto stile VisualFood, con le patate che si trasformano in deliziosi funghetti e le verdure che giocano a formare le foglie cadute nel sottobosco…Un vero piacere, per il palato e per gli occhi!
Un po’ di spagna in cucina
La cucina spagnola, oltre ad essere una delle più gustose e colorate del mondo, ha il merito di aver introdotto in Europa all’inizio del Cinquecento ingredienti sino ad allora sconosciuti e provenienti dalle Americhe, come patate, pomodoro, mais, cacao e caffè. La cucina delle regioni affacciate sul mare si basa su saporite preparazioni di carne e pesce ed è più ricca e fantasiosa della cucina diffusa nelle regioni interne, basata essenzialmente sulla carne e sui legumi. I piatti tipici e che meriterebbero un assaggio sono moltissimi tra questi le tapas, questo è il nome generico all’interno del quale gli spagnoli fanno rientrare una grandissima varietà di alimenti, freddi o caldi, che vengono serviti prima del piatto principale. Il nome deriva dal verbo tappare che indicava l’antica usanza nelle taverne di coprire il bicchiere di vino con una fetta di pane o di prosciutto. Con il tempo tapa è diventato uno stuzzichino che si gusta assieme a una bevanda, alcolica o analcolica che sia, in preparazione alla cena. Molto gettonate sono le olive i formaggi, la salsiccia fatta di salame tritato e insaporito con paprika cotta nel vino o nel sidro, le polpettine o le patate servite con salsa di pomodoro. Altro piatto leader è la paella: se ne preparano tante versioni diverse, ma i più sostengono che l’originale paella alla valenciana si prepari con riso di Valencia, pollo, coniglio, lumache, fagioli teneri, fagiolini, aglio, pomodoro, paprika, olio e zafferano. Per altri, invece, il pesce non può mancare, e la preparano con l’aggiunta di gamberi, cozze e seppie o calamari. In origine, la paella è nata come piatto di riciclo, per riutilizzare avanzi di carne, pesce e verdure, legandoli insieme in un risotto arricchito con spezie.