Il primo spirit italiano che viene dal mare

Il primo spirit italiano che prevede l’uso dell’acqua depurata del Mar Mediterraneo. Dall’idea di quattro imprenditori pugliesi e dall’amore per le proprie origini nasce MuMa Gin. Si tratta di un prodotto pensato per immergersi nello Spirito Mediterraneo, nelle sensazioni, nei colori e nei profumi della terra baciata dalle sue acque, con un’attenzione particolare alla biodiversità e alla specificità degli ingredienti utilizzati. La sua storia si intreccia con il numero otto: come i lati di Castel del Monte, monumento Patrimonio Unesco, con la sua pianta ottagonale scelta come perimetro dell’etichetta. E come il numero di ingredienti utilizzati, frutto della regione di origine e di zone nel Sud Italia. MuMa Gin è realizzato con la camomilla, dolce e intensa, la cannella, con i suoi sentori orientali, speziati e ricchi di fascino, l’Ireos, il limone e l’arancia, gli ambasciatori del Mediterraneo, il ginepro simbolo del Gin e della sua storia. E infine l’acqua purificata del Mar Mediterraneo a completare la preparazione insieme all’ottavo ingrediente, segreto e gelosamente custodito nella ricetta nota solo ai 4 soci, che ammanta di ulteriore mistero e fascino MuMa Gin.

Il nostro paese

Sono le nostre azioni a raccontare al mondo chi siamo, sono le nostre immagini che creano l’immagine del paese e l’immaginario di chi non lo ha mai visitato. Sono le nostre attività su Facebook e le nostre foto su Instagram a erigere il racconto di uno dei territori più ricchi e straordinari del mondo. Che ci piaccia o meno, siamo noi i responsabili di questo fantastico paese chiamato Italia. E allora, offriamogli più attenzione. Usiamo i nostri profili personali per promuovere il turismo. Solo per un mese. Pubblichiamo un piatto tipico del nostro territorio, postiamo un affascinante panorama invece del solito calciatore o la foto di un’opera d’arte in sostituzione delle usuali brutture quotidiane. Riempiamo internet con le meravigliose vedute dei luoghi in cui abbiamo la fortuna di vivere. Inondiamo la rete di immagini spettacolari, di tramonti sul mare, di spiagge incantate di montagne altissime, di rifugi meravigliosi. Condividiamo la bellezza, la storia e la cultura delle nostre città. Ricominciamo a sostenere l’artigianato, la ristorazione e la gastronomia che hanno reso questo paese unico al mondo. Torniamo a fare il tifo per la bellezza. Prendiamo un impegno con l’Italia. Le cose possono migliorare. Dipende solo da noi.

Il simbolo dei tropici

È il simbolo del caldo e del mare dei  Tropici e, per estensione, dell’estate che arriva. Il Panama bianco, reso immortale dallo scrittore Ernest Hemingway, non è solo il must del sole del mare dell’estate ma un bene preziosissimo, così prezioso che nel 2012 persino l’Unesco è scesa in campo per dichiararlo Patrimonio, seppure intangibile, dell’Umanità. E patrimonio lo è davvero, anche se  con Panama alla fine ha poco a che vedere. Perché questo simbolo del caldo esotico viene invece prodotto da ormai nel cuore delle montagne dell’Ecuador,da almeno 300 anni in una città di nome Cuenca. Famosa per le sue bellezze artistiche e coloniali e da qualche tempo anche per essere diventata il paradiso di migliaia di pensionati. Cuenca è la città ideale, grazie al clima mite la paglia non si corrode e quasi ubbidisce alle mani degli artigiani che la lavorano».  Nato come cappello per ripararsi dal sole cocente, divenne un accessorio simbolo grazie al Presidente degli Stati Uniti Roosevelt, il quale per la prima volta nel novembre del 1906 ne indossò uno, immortalato da una foto sul New York Times, in occasione di una sua visita ai lavori del Canale di Panama, da cui il nome. La paglia utilizzata proviene dalle palme “toquilla”, ma la qualità dipende da quanto è fine la fibra che si usa: più è sottile, più la realizzazione è pregiata, a rendere questo cappello un prodotto davvero doc è, infatti, tutta la filiera produttiva. La paglia arriva dalle coste dell’Ecuador, e sono gli stessi uomini e donne, a lavorarla con l’utilizzo di pochi macchinari

Una bellezza da tutelare

L’uomo rimane spesso a bocca aperta di fronte ai magnifici paesaggi che la natura è in grado di regalare. È il caso del Lago Wanaka, in Nuova Zelanda, che fa da sfondo ad un maestoso salice il quale rischia di sparire a causa della cattiva condotta dei numerosi turisti che ogni giorno visitano il lago e fotografano il suo paesaggio mozzafiato.Dichiarato Patrimonio dell’Umanità, è stato consacrato come uno degli alberi più famosi e fotografati . Di notte o al tramonto il panorama a cui si può assistere lascia di stucco, come dimostrano alcune fotografie Dell’albero, però, potrebbe ben presto rimanere poco a causa dei numerosi turisti che per farsi selfie, e fotografare lo splendido paesaggio che si crea con la luce del tramonto, attraversano il lago dalle acque poco profonde e si arrampicano sul salice, rompendone i rami.L’albero è una tipologia di salice molto particolare, definito fragile proprio a causa del suo legno molto delicato e a cui basta poco per rompersi come è successo a Natale quando uno dei suoi rami si è spaccato. La sua crescita lenta è dovuta al fatto che per la maggior parte del tempo le sue radici rimangono inzuppate nelle acque gelide del lago, e questo lo rende particolarmente fragile.Molto spesso la specie umana trascura le sue azioni e passa dall’essere amico della natura a suo principale nemico. Il New Zealand Tourism Board ha quindi deciso di prendere in mano la situazione e di installare segnali anti-arrampicata intorno all’albero, sperando che questo avvertimento sia sufficiente a fermare il turismo “deturpatore” e a promuoverne uno rispettoso dell’ambiente.