Seguire una buona alimentazione e una dieta è cosa buona, giusta e sana. Ma la trasgressione è dietro l’angolo, con ogni popolo caratterizzato dalle sue scivolate alimentari preferite. Ecco allora i peccati di gola più amati dagli Italiani. Primo posto indiscusso per la cioccolata 75% del campione, amata clandestinamente per un italiano su quattro, per di più, il cibo degli dei è legato al minimizzare: se ne mangia cioè una tavoletta e si ammette di aver consumato un quadratino. Secondo pasto per il dolce 16% , specialmente il ciambellone, consumato in porzioni dalla dimensione variabile. Terzo posto per il pane 15,7% sorta di mascotte alimentare per gli abitanti del Belpaese. In questo caso, il problema è maggiore quando si pranza fuori: è facile dire che si è preso del pane, senza però quantificare precisamente il numero di fette. Seguono poi le trasgressioni “minori”, come patatine 11% e noccioline 6,4%. In questo caso, spiega il sondaggio il pericolo sta negli aperitivi e negli happy hour, abilissimi nel far calare le difese.
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I cibi dietetici ci fanno ingrassare
Senza zucchero”, “senza grassi”, “low fat, “light”: girando tra le corsie del supermercato, non facciamo altro che vedere alimenti confezionati privi di zuccheri e grassi, che dovrebbero ridurre l’aumento di peso per non parlare del “senza olio di palma”. La parola “senza” è quasi diventata, di fondamentale importanza per la vendita del prodotto. I cibi light magari aiuteranno i nostri sensi di colpa e il portafogli di chi li produce, ma non è detto che facciano bene alla nostra salute. La produzione di alimenti “leggeri” risale al secolo scorso: in America, alcuni studi mostrano una correlazione tra cibi a elevato contenuto di grassi e malattie cardiovascolari, e suggeriscono che una dieta povera di grassi possa essere d’aiuto ai pazienti con problemi di colesterolo o di pressione alta. Vent’anni dopo, la dieta low fat viene consigliata all’intera popolazione, non solo a chi soffre di problemi cardiovascolari. Altri 20 anni e il regime low fat diventa una vera e propria ideologia, animata anche dai canoni di magrezza imposti dalla società. Inizia così il boom dei cibi dietetici.Dalle tavole vengono banditi il latte intero, i formaggi e i grassi animali in generale, e l’industria alimentare inizia a studiare nuove formule per produrre cibi che a parità di forma e sapore abbiano meno grassi, o addirittura ne siano del tutto privi. I grassi animali vengono così sostituiti da grassi vegetali insaturi, ma c’è un problema di consistenza: mentre a temperatura ambiente i grassi animali sono solidi, quelli vegetali sono liquidi, quindi il prodotto finale non ha né l’aspetto né il sapore di quello originale. Ecco quindi che per rendere il sapore del prodotto il più simile possibile a quello originale, viene aggiunta una notevole quantità di zuccheri. Leggendo bene le etichette si nota che, anche se in un prodotto c’è il 59% di grassi in meno, normalmente il numero di calorie è inferiore solo del 15% a quello del prodotto “intero”. In uno studio Susan Swithers, si scopre che i cibi low fat, in realtà, fanno ingrassare. Lo studio, è stato condotto su due gruppi di topolini, alimentati con cibo in polvere e con patatine fritte. Il primo gruppo ha ricevuto tutti i giorni patatine fritte normali, l’altro un’alternanza di patatine normali e patatine light, contenenti un grasso sintetico, che ha zero calorie I ricercatori hanno scoperto che, dopo alcuni giorni di questa dieta, i topolini alimentati con l’alternanza di patatine normali e light avevano mangiato di più, guadagnato peso e sviluppato più grasso corporeo rispetto ai topolini che avevano mangiato solo le patatine normali. Anche eliminando le patatine dalla dieta, i topi non avevano più perso peso,tale studio smentisce del tutto l’utilità dei prodotti light nelle diete, aggiungendo che, a lungo andare, una dieta “poco grasso” potrebbe anche far aumentare il colesterolo e condurre all’obesità, causando problemi metabolici e infiammazioni cerebrali.
Edamame…..i fagioli di soia
Con il nome edamame si indica una preparazione dei fagioli di soia acerbi che vengono cotti, lessati o al vapore, per pochi minuti e consumati da soli lievemente salati, oppure all’interno di zuppe o insalate. I fagioli di soia freschi si trovano per lo più nei negozi dedicati alla cucina etnica ma gli edamame sono un prodotto oggi molto diffuso tra i surgelati e facilmente reperibile nei supermercati della grande distribuzione.La soia edamame si può mangiare in molti modi: la cosa importante è che i tempi di cottura non siano mai troppo lunghi 4/5 minuti al massimo perché il prodotto deve comunque restare croccante. Il prodotto surgelato può essere scottato velocemente in acqua bollente o passato al microonde, i bacelli di soia freschi possono essere bolliti o, meglio ancora, cotti al vapore e gustati all’orientale con solo un po’ di sale. In realtà, gli edamame sono un ingrediente davvero versatile e nutrizionalmente molto completo da usare in tante ricette per primi piatti, secondi e perché no anche dolci, come zuppe, minestre, insalate, contorni di verdure e paste.La soia edamame è un alimento particolarmente ricco sotto il profilo nutrizionale. E’ particolarmente indicata nell’alimentazione vegana perché ottima fonte di proteine vegetali, pur essendo poco calorica.I fagioli di soia sono un piatto tipico delle regioni orientali: in Giappone durante l’epoca Edo, venivano venduti cotti come cibo veloce in strada. Qualche anno fa in Giappone è stato creato un giocattolo una sorta di antistress chiamato Bandai che riproduce il baccello della soia acerba: l’obiettivo del gioco è far uscire i fagioli dal baccello con una leggera pressione delle dita. I giapponesi consigliano di mangiarli come snack accostandoli alla birra “Sono meglio delle patatine“ ed effettivamente questi fagiolini verdi dal gusto delicato sono davvero straordinari.
Le patate a chi non piacciono
Liberateci una volta per tutte dal senso di colpa perché coltiviamo il culto delle patate. Le patate fanno ingrassare, dichiarano. Le patate verdi fanno male, dichiarano. Sono piene di amido e alzano la glicemia, dichiarano. A sentire i corvi del malaugurio, sono la causa di tutti i mali. Eppure le mangiamo da secoli senza che alcuna civiltà si sia estinta per colpa delle patate. Anzi, nei periodi di carestia hanno salvato nazioni intere. Non sarà mica che si portano dietro una nomea ingiusta, per lo meno confusa? Sarebbe ora di chiarire bene cosa succede nel nostro corpo mangiando patate, quante se ne possono mangiare, capire se le patate fanno bene o fanno male. Perché la sfida è: avete mai conosciuto qualcuno a cui non piacciono? Bisogna sforzarsi un po’ per ricordarlo, qualcuno che al pranzo della domenica abbia detto: “no, a me le patate arrosto no, grazie”, o che da McDonald’s abbia guardato infastidito il cartoccino di patate Sogni veri. E se i bambini fanno storie per ogni vegetale, perché non per le patate?La patata è bruttina a vedersi, è un tubero, bitorsoluto, ma dovremmo perdere anche il vizio di usarla come sinonimo di persona banale. Svestita dell’umiltà, a lei si piegano chef e genitori tormentati dalla sindrome istantanea del “che diavolo cucino stasera ai ragazzi?”. E c’è chi ci ha fondato regni, sulle patate. A parte le note grandi catene di fast food, si dice che le migliori degli Stati Uniti le serva il Balthazar di Soho, a New York, descritte dai critici “sovrumane”, ma con la specifica che le migliori nel mondo si possono gustare solo in Belgio attenti vegani, le friggono nello strutto. E le patate in insalata, le patate al forno, la purea di patate, i gateau di patate, la frittata di patate, le patate al cartoccio, dove le mettiamo? E le jacket potatoes inglesi con il cheddar? E quelle della nonna con pollo arrosto? Patate, patate, patate!
Lo sapevi che…curiosità
Non ce ne accorgiamo, eppure gli oggetti che affollano la nostra quotidianità offuscano vicende particolari, a volte divertenti, curiosità che quasi nessuno conosce. Siamo così abituati ad averli sotto gli occhi che non ci viene in mente di osservarli da una visione diversa, come cose dotate di storie interessanti, degne di essere raccontate. Benedict le Vay, è un vero e proprio “segugio” quando si tratta di rintracciare le curiosità che poi ci fanno esclamare: «Non l’avrei mai detto!» Oppure: «Non ci ho mai pensato». Chi sapeva, ad esempio, che i campeggiatori in Cornovaglia sono tenuti svegli dallo “scricchiolio dei cavolfiori” i vegetali produrrebbero un specie di cigolio, quando giungono all’apice della stagione? Lo sapevate, poi, che non si può spezzare in due uno spaghetto uno spaghetto soltanto, non una manciata? Le onde d’urto provocate dalla pressione della nostra mano, infatti, lo spezzano sempre in tre pezzi. Il re degli affari: l’uomo che ha disegnato il famoso tubetto delle patatine Pringles, Fred Baur, era un chimico e un tecnico esperto nella manutenzione dei cibi. La notizia “vera”, però, è che Baur chiese che parte delle sue ceneri venissero messe in un tubetto delle patatine. Non solo arnesi elettrici e grandi personaggi, anche il cibo ci riserva delle grandi sorprese. L’avocado deve il suo nome a una parola azteca che significa “testicolo”, i limoni, così aspri, contengono più zucchero delle fragole, mentre le patate crude hanno più vitamina C delle arance. Il formaggio stilton, invece, un prodotto locale di alcune contee inglesi, non è stato mai prodotto a Stilton. È stato fatto a Melton Mowbray, nella contea di Leicester, e a Stilton può essere soltanto venduto. Esiste infatti una legge europea che regola la produzione del formaggio, per garantirne la genuinità. Non sono stati ben protetti, invece, i biscottini della fortuna. Ah, quelli cinesi, direte voi. Sì, ma no. Non sono stati inventati dai cinesi, ma da un locale cinese in California, nel 1849. Quando furono importati per la prima volta in Cina, negli anni Novanta, furono presentati come i “veri biscotti della fortuna americani”.
Benedette patatine
Benedette siano le patate fritte, ora e sempre. Se avete il tempo, la forza, le padelle e la fantasia, acquistatene a sacchi, sbucciate senza tregua, tagliate a rondelle, a cubetti, a fiammifero, a pezzettoni e immergetele in litrate d’olio bollente. E se proprio non ce la fate a fare tutto acquistatele surgelate sono pratiche e gustose, ma vanno consumate con criterio Se non avete il pelapatate, non sapete usare il coltello, uscite dal lavoro alle 21, non sapete nemmeno quale sia il settore dell’olio al supermercato, fate spazio nel surgelatore. Anni di esperienza sul campo ci portano ad affermare che i tempi di cottura riportati sulle confezioni siano sempre ottimistici, quindi considerate qualche minuto in più. Pratiche e gustosissime, le patatine surgelate, solitamente pre-fritte, sono una specialità da concedersi con parsimonia. Ma quando succede, dovete farlo nel modo giusto: abbinate a salse ghiotte, peccaminose e possibilmente unte, quelle da senso di colpa e beatitudine.
Lo zucchero, croce e delizia.
Dolci, caramelle, snack, ma non solo. Lo troviamo anche in formaggi, succhi di frutta, nelle bibite gasate e persino negli insaccati. Lo zucchero è in effetti ovunque e onnipresente sulla nostra tavola. Ma lo zucchero fa male? Una delle domande più controverse che non trova una risposta e puntualmente chiama in causa fior fior di esperti. Da una parte, chi sostiene che sia fortemente cancerogeno, causa principale dell’insorgere di danni al fegato e obesità, per non parlare di quanto sarebbe nocivo per la salute di denti e pelle. Secondo altri, invece, sarebbe fondamentale per dare energia a pronta presa sia ai muscoli, al cuore, al cervello, come a tutte le cellule del nostro organismo. Anche se chi soffre di diabete lotta per controllare il livello di zucchero nel sangue, va spiegato che questo è solo il sintomo della malattia, non la sua causa. Mangiare troppo zucchero contribuirà sicuramente ad aumentare i rischi di ammalarsi, è vero, ma proprio come mangiare pizza e patatine stravaccati sul divano invece di uscire e fare una passeggiata. È una leggenda così famosa che persino i Simpson ne parlano in un loro episodio: lo zucchero rende i bambini iperattivi. Mamme tranquille: gli studi smentiscono categoricamente. Secondo la maggior parte dei ricercatori, gli effetti dello zucchero sui bambini sarebbero trascurabili. Lo zucchero di canna è più sano dello zucchero bianco. Quando si parla di dieta sana, la regola generale è che lo zucchero di canna sarebbe meglio di quello bianco. Ma si tratta di un errore bello e buono. Entrambi i tipi di zucchero, dal punto di vista chimico, contengono esattamente la stessa molecola, quella del saccarosio. La differenza è che mentre lo zucchero bianco contiene solo saccarosio, quello bruno contiene anche qualche residuo di melassa tra l’1% e il 5% a seconda dei tipi di zucchero grezzo in commercio, che gli dà un aroma un po’ diverso. Ma poiché di zucchero se ne assumono giornalmente piccole quantità, queste sostanze in più presenti nello zucchero bruno, non apportano particolari benefici all’organismo. Se poi pensi che lo zucchero di canna ha più calorie dello zucchero bianco, questo è un falso mito fatto e finito. In conclusione, dal punto di vista chimico consumare zucchero bianco o bruno è esattamente la stessa cosa.

Le patate pronte da friggere
Benedette siano le patate fritte, ora e sempre. Se avete il tempo, la forza, le padelle e la fantasia, compratene a sacchi, sbucciate senza tregua, tagliate a rondelle, a cubetti, a fiammifero, a pezzettoni e immergetele in litrate d’olio bollente.Se poi non avete tempo le patatine surgelate sono pratiche e gustose, ma vanno consumate con criterio Se non avete il pelapatate, non sapete usare il coltello, uscite dal lavoro alle 21, non sapete neanche quale sia il settore dell’olio al supermercato, fate spazio nel surgelatore. Anni di esperienza sul campo ci portano ad affermare che i tempi di cottura riportati sulle confezioni siano sempre ottimistici, quindi considerate qualche minuto in più. Pratiche e gustosissime, le patatine surgelate, solitamente pre-fritte, sono una specialità da concedersi con parsimonia. Ma quando succede, dovete farlo nel modo giusto: abbinate a salse ghiotte, peccaminose e possibilmente unte, quelle da senso di colpa e beatitudine.
Pique… roba da macho
Questo non è un piatto: è una sfida. Non a caso si chiama Pique a lo macho: solo chi è veramente maschio riesce a finirlo. Scherzi a parte, se passi dalle parti di Cochabamba, in Bolivia, non te lo far sfuggire. Si tratta di una vera esplosione di sapori. Viene presentato come una montagna, e in effetti si compone di vari strati: alla base ci sono dei succosi straccetti di carne, insieme a salsiccia speziata o wurstel, patatine fritte, e in cima una discreta quantità di uova sode. Tutto attorno, accompagnano anelli di cipolla cruda, fettine di peperoncino jalapeño o locoto una varietà boliviana, pomodori a dadini. Per finire, condimenti e salse miste maionese, ketchup e senape a raggiera. L’idea è quella di inzuppare le patate e le altre verdure con i succhi della carne. Mica male, eh? La leggenda che sta all’origine del piatto, come spesso accade coi piatti assemblati di questo tipo, racconta di avventori ubriachi e affamati, e di cuochi a corto di materie prime che si vedono costretti ad rimediare con quello che c’è, mettendo tutto insieme per fare scena. Sia come sia, questo piatto dagli anni 70 è l’orgoglio gastronomico di Cochabamba. Visto che la Bolivia non è proprio dietro l’angolo, puoi provare a rifarlo a casa.In ogni caso, tieni presente che le porzioni sono talmente abbondanti che di solito un piatto viene servito per tutto il tavolo. Non provare a finirlo da solo, sei macho lo stesso.
Dispensa in ordine
Come il cambio dell’armadio, o del ripostiglio, ogni tanto occorre affrontare anche la questione dispensa: alzi la mano chi non ha stipato in fondo ai pensili della cucina degli alimenti che non tocca più da una vita, o chi nel congelatore non ha dei contenitori non ben identificati di cibi ormai irriconoscibili. Ebbene, ogni tanto occorre svuotare e ripulire, cercando però di ridurre lo spreco di cibo in favore di un più corretto consumo. Ci sono molti alimenti che sono ancora assolutamente commestibili anche dopo la data di scadenza suggerita e altri che naturalmente avranno perso consistenza, o croccantezza biscotti, cereali per la colazione ma si possono riutilizzare per fare dolci. Alcuni alimenti come cereali grano, farro, orzo o legumi secchi potrebbero avere dei piccoli ospiti sgraditi al loro interno: se ne avete un sacchetto da molto tempo, non importa tanto la sua data di scadenza i ceci secchi per esempio rimangono buoni per anni quanto la presenza di moscerini o minuscole larve al loro interno: svuotate l’intero sacchetto in uno scolapasta, e se non ci sono ‘ospiti’ riponete il prodotto in un barattolo ermetico. Una volta svuotata la dispensa e i vari ripostigli, come comportarsi per evitare di stiparla di nuovo sprecando altro cibo. Prima di tutto, evitando di comprare le confezioni formato maxi dei prodotti solo perché sono economiche, se non è una quantità che a casa consumate: il risparmio viene eliminato via dallo spreco, e diventa inutile. Poi, un gesto molto importante che dovreste compiere ogni volta che tornate a casa con la spesa, è quello di mettere i prodotti nuovi sul retro della dispensa, e quelli vecchi davanti, in modo da finire di consumarli prima di aprire nuove confezioni. Per quanto riguarda il frigorifero o i prodotti aperti, vanno chiusi con appositi laccetti in sacchetti, barattoli o contenitori, ideale sarebbe oltre che richiuderli con cura mettere una etichetta con la data di apertura; lo stesso vale per il congelatore: mettete un’etichetta con data e tipologia di alimento, visto che il congelamento lo renderà irriconoscibile. Conservare i cibi nel modo ottimale è la prima regola per non buttarli, e questo significa oltre che sigillarli alla perfezione, evitare di contagiare con altri alimenti: non mettete nella marmellata lo stesso coltello con cui avete tagliato il burro, non intingete i crostini direttamente nel formaggio cremoso, non inserite le patatine nella maionese per evitare che briciole e rimasugli facciano ammuffire il prodotto prima del tempo.