Il mare e le sue immense virtù con anche i suoi nutrimenti tra questi le alghe marine hanno sostanze nutritive interessanti, da cui discendono i benefici emersi da vari studi, anche se tutti da vagliare e approfondire: vantaggi per la pressione sanguigna e la salute del cuore, contro il diabete, per il benessere dell’intestino, per la funzionalità del sistema immunitario. Un dato certo è che alcune alghe marine possiedono gli stessi acidi grassi omega 3 del pesce, mentre nelle altre fonti vegetali come le noci si trova l’acido alfa-linolenico che l’organismo è in grado di trasformare parzialmente e poi di utilizzare, anche se l’efficienza nella conversione in omega 3 a lunga catena decresce con l’aumentare dell’età. Ricche sono la Nori, ampiamente utilizzata nella preparazione del sushi e in vari piatti della cucina giapponese, e la Kombu, che si trova in commercio in fogli pressati oppure sbriciolata. Gli acidi grassi polinsaturi interessano gli scienziati per più di una ragione. La prima è che l’organismo, una volta che li ha acciuffati a pranzo o a cena, non li brucia per produrre energia, ma li inserisce all ‘interno delle membrane cellulari. Un’altra è che possono avere un ruolo importante per spegnere i focolai infiammatori, anticamera di patologie croniche.
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Arance fritte
Mancano pochi giorni e le tanto amate arance ricche di tante vitamine ci abbandoneranno per lasciare il posto a altri deliziosi frutti di stagione. Prima di salutarle definitivamente vi suggeriamo di friggerle… si avete capito perché non immergere le fettine di arancia in olio bollente? Non si usano gli spicchi ma si tagliano i rotondi frutti a rondelle sottili, dopo averle pelate a vivo. Si immergono in una ciotola dove avrete preparato una pastella arricchita con vino bianco o un goccio di rum e si friggono spolveratele con zucchero vanigliato e Facile, no?
Friggere
La frittura è uno dei metodi di cottura capace di rendere invitante e appetitosa qualsiasi pietanza ma, proprio per le alte temperatura che l’olio raggiunge, è di primaria importanza fare una scelta attenta e scrupolosa. L’olio sbagliato mette a rischio la nostra salute e il sapore dei nostri cibi. Il primo fattore che può guidarci nella scelta dell’olio più adatto alla frittura è quello che in gergo tecnico viene definito il punto di fumo dell’olio, ovvero quando per la chimica avviene la fusione e una sostanza liquida inizia ad evaporare. Nel caso specifico dell’olio ci troviamo di fronte a molecole complesse, e non semplici come quelle dell’acqua, che l’alta temperatura può dirittura trasformare in elementi cancerogeni pericolosi per la nostra salute. Quando l’olio raggiunge il punto di fumo si verifica, oltre ad una perdita di valori nutritivi, la formazione di sostanze nocive come l’acreolina, un vero e proprio veleno per il fegato e fuoco allo stato puro per la mucosa gastrica. Per questo motivo è importante optare per un olio che abbia un elevato punto di fumo in modo che sia quasi impossibile raggiungerlo durante la frittura’olio di girasole e quello di soia iniziano a fondersi a 130 gradi centigradi, l’olio di mais ha il suo punto di fumo a 160°, l’olio di arachidi a 180°, l‘olio extravergine di oliva 210°, mentre l’olio di palma raffinato batterebbe tutti con i suoi 240° ma non è considerato adatto per altre controindicazioni. Bisogna tener conto che per un fritto che sia buono quanto sano non bisogna mai friggere a una temperatura inferiore a 160 e superiore a 180 gradi. Per questo motivo l’olio di arachidi e quello extravergine di oliva sono sicuramente i più adatti per friggere. Dipende anche da che cosa si desidera friggere: se l’ingrediente è qualcosa che si cuoce velocemente si può anche usare un olio con un punto di fumo più basso. Indipendentemente da quale sia l’origine vegetale dell’olio che abbiamo destinato alla nostra frittura è però essenziale che sia di qualità: mai risparmiare sull’olio per friggere proprio come non lo fate per l’olio utilizzato per condire. Con un olio di qualità e nella giusta quantità potrete gustarvi il vostro fritto in tutta serenità.
Fritto si fritto no
Frittura sì, frittura no: il dilemma di tutti i golosi che vogliono far attenzione alla linea. Croce e delizia dei buongustai, bistrattata da molti esperti dell’alimentazione, questa modalità di cottura ha una storia lunga e travagliata, fatta di influenze e cambiamenti. Le sue origini risalgono a ben 2500 anni fa, in Egitto. Fu proprio la patria della Sfinge e dei faraoni, infatti, a darle risalto. Il suo successo, però, arrivò dopo, nella terra della multiculturalità Roma. Qui la frittura divenne il metodo privilegiato per la cottura degli alimenti, i cibi che venivano presentati durante i ricchi banchetti erano fritti in olio di oliva o strutto. E non solo: quello che era considerato lo street food dell’epoca era costituito soprattutto da fritti. Le numerose botteghe di friggitorie erano luogo privilegiato per i viaggiatori e per le persone appartenenti alle classi più facoltoise. La frittura è famosa in tutto il mondo ed ogni Paese conserva una tradizione legata ad essa, ma, negli ultimi anni, col diffondersi di numerose tendenze salutiste, è stata spesso messa da parte poiché considerata dannosa per la salute Se realizzata in modo corretto, nonostante lo shock termico subito dall’alimento sulla parte superficiale, ha la capacità di preservare al massimo i nutrienti interni provocando un’alterazione minore rispetto alle altre modalità di cottura.Per riconoscere un buon fritto bisogna vedere l’interno, che deve presentare ancora una traccia di umidità. In ogni caso per ottenere un buon fritto bisogna usare olio extravergine di oliva e fare attenzione che la temperatura sia elevata, ma sempre al di sotto del punto di fumo. L’intensità del processo ossidativo viene contrastata dalla presenza di sostanze antiossidanti, di cui l’olio extravergine di oliva è ricco. Queste sostanze antiossidanti, oltre ad avere effetti benefici, spiegano la stabilità dell’olio d’oliva e la resistenza al calore, in modo specifico alla frittura. Il fritto ha anche un’azione dimagrante che si realizza grazie allo stimolo che esercita sulla funzione epatica e colecistica, con rilascio della bile nell’intestino. La bile contiene sali biliari, indispensabili per corretto funzionamento dei processi di digestione e assimilazione. In assenza di una buona funzionalità biliare si riduce la velocità di transito intestinale e sarà più difficile dimagrire, perché si verifica un rallentamento metabolico. Inoltre il fritto riduce l’aumento della glicemia nel sangue, e quindi la liberazione dell’insulina.
Tutti fritti….
Davanti a un bel fritto gli occhi si illuminano, le papille gustative si agitano e lo stomaco a qualunque ora e condizione manda messaggi di ampia disponibilità. Non c’è dubbio: le fritture in tavola hanno una marcia in più, che le colloca ai vertici delle preferenze di bimbi e adulti. Ma non sempre sono leggere e digeribili, al punto che i nutrizionisti più severi le vorrebbero totalmente bandite dal menu. Con alcune attenzioni in cucina e un po’ di moderazione nel consumo non è però necessario essere tanto drastici. Il segreto è semplice ed è tutto nel fatto che, rispetto alla cottura in acqua, la frittura avviene a temperature molto più alte.Il calore elevato provoca due eventi importanti: avvia una serie di reazioni chimiche che producono sostanze particolarmente saporite, e determina la formazione di una crosticina superficiale sul cibo che trattiene all’interno tutte le componenti aromatiche, impedendone la fuoriuscita e la dispersione. Purtroppo il grasso usato per la cottura, che permettendo di cuocere ad alta temperatura determina il pregio gastronomico dei fritti, è anche alla base dei loro difetti. Per prima cosa i residui di olio assorbiti dal cibo ne aumentano l’apporto calorico: 1 grammo di olio fornisce ben 9 kcal. In secondo luogo i grassi subiscono delle profonde modificazioni con il riscaldamento: prima si formano composti poco digeribili che poi, raggiunta la temperatura a cui l’olio comincia a fumare, si separano nei loro costituenti fondamentali, sviluppando una sostanza acre e irritante che si volatilizza lasciando a contatto col cibo degli acidi grassi liberi dei quali è accertata la potenziale nocività.La resistenza al calore varia da un grasso all’altro secondo la composizione chimica e la prima cosa da fare per ottenere un fritto leggero è orientarsi sui grassi che resistono di più. Contrariamente a quanto molti credono, la scelta migliore è l’olio extravergine d’oliva: non solo contiene grassi più resistenti, ma è anche ricco di sostanze antiossidanti che proteggono l’olio dagli effetti negativi del calore. Se il gusto dell’extravergine disturba il palato, si può ricorrere senza problemi al normale olio d’oliva, casomai miscelandolo con dell’olio di arachide. Tra tutti gli oli di semi quello di arachide è il più simile nella composizione all’olio d’oliva e il più resistente al calore.
Il carciofo straordinario!
Forse non ne eravate a conoscenza, ma il carciofo, oltre ad essere buonissimo e protagonista di molti piatti della tradizione italiana, come il celebre carciofo alla giudia, protegge il fegato perché aiuta ad eliminare le tossine e favorisce la diuresi. Altra caratteristica del carciofo: è ricco di fibre e favorisce la regolarità intestinale. Come si può mangiare, il carciofo può essere mangiato crudo, tagliato molto finemente e condito con olio, sale, pepe e succo di limone. Ad altre soluzioni, ci penserà la fantasia: fritto, ripieno e passato al forno, lessato e come protagonista di sughi e lasagne.
Fame da lupi
Forse quello che ci vuole nel periodo di carnevale è una frittella gigante, come quella cucinata alla Fiera del Cibo di Shenyang, in Cina. Una prelibatezza di 2 metri di diametro da gustare con bacchette adeguate, lunghe più di 6 metri. Anche se il titolo ufficiale di frittella più grande del mondo spetta a un manicaretto di 4 metri di diametro realizzato lo scorso settembre a Castel di Lama, nelle Marche. Per friggerlo ci sono voluti 30 volontari, 13 mila litri d’olio e una padella lunga manico compreso 8 metri e mezzo,realizzata da un artigiano
Aperitivi e dessert di fiori e frutta
Una croccante frittura di fiori eduli in pastella, da sgranocchiare sorseggiando un freschissimo cocktail a base di frutta con tutto il twist dello zenzero.. magari a bordo piscina in giardino oppure distesi su un amaca a farsi dondolare dalla brezza di primavera.. perché no un ottima idea I fiori commestibili, spesso costituiscono un elemento decorativo in piatti raffinati, ma talvolta sono ottimi per una versione street food e molto pop.Una raccomandazione: i fiori commestibili non sono quelli che si comprano dal fioraio, ma si trovano già puliti e selezionati in comode vaschette, nei mercati e supermercati più riforniti, o nelle erboristerie, a patto che non siamo dei conoscitori appassionati o si decida di coltivarne con qualche accortezza anche sul vostro balcone o nel vostro giardino sono tra l’altro semplicissimi. Basta scegliere tra le molte varietà commestibili rose, gardenie, garofani, glicine, acacia, lavanda e coltivarli al naturale, senza trattarli con pesticidi o fertilizzanti chimici; si colgono al mattino, appena evapora la rugiada e maggiore è il loro contenuto d’acqua, si friggono con le più svariate pastelle e sono buonissimi da mangiare, potrete anche stupire i vostri ospiti nel caso vogliate condividere queste squisitezze finendo il pasto con della frutta fritta in pastella caramellata si tratta di pezzi di frutta passati in una pastella leggera e spumosa, fritti e poi intinti in un goloso caramello bruno.Potete preparare la frutta fritta caramellata con la frutta che preferite, meglio se di stagione: noi abbiamo utilizzato mele, pere e banane.La frutta fritta in pastella caramellata può essere uno dei finger-food che andranno ad arricchire i buffet delle vostre feste.


