Insalata di salmone aromatizzata agli agrumi, pollo allo zenzero in insalata verde, farro biologico alle verdure, vellutata di cavolo, fagioli e ceci. Chi ha detto che a pranzo al lavoro si deve rinunciare a qualità e gusto? Grazie all’idea di due giovani imprenditrici, basta un click per ritirare direttamente in ufficio un pranzo buono anche per l’ambiente perché ogni piatto, dalla pappa al pomodoro alla macedonia, arriva confezionato in un packaging a bassissimo impatto ambientale. A lanciarsi nell’avventura del “delivery gourmet” sono due imprenditrici che hanno deciso di cambiare vita lavorativa, restando in Italia. Grazie al loro “Food on the road” è possibile, a Roma, ordinare la propria “schiscetta” di qualità e riceverla dopo due ore, con la possibilità di scegliere menù vegetariani o vegani, senza glutine o lattosio, nelle confezioni prodotte con materiali di origine vegetale, rinnovabili e totalmente compostabili nell’organico .”La filosofia che ci diversifica è quella della qualità, così seguiamo quattro direttrici per scegliere il cibo che sia buono e sano; che sia da filiera certa, preferiamo cibo biologico; prediligiamo il km zero”. Fondamentale anche la scelta del metodo di cottura: il sottovuoto a basse temperature. Il punto vendita aperto nel 2014 con wi-fi libero acqua gratuita, spazio cani e spazio bambini, oltre ai giornali sempre a disposizione. L’ attività si è guadagnata il premio come “formula innovativa” della Guida ai locali di Roma
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Il riciclo che non ti aspetti
In tempi di supermateriali e bio-tessuti, la vera sorpresa arriva dagli scarti: molte startup italiane stanno testando metodi per ridare vita a materiali destinati al macero: dai gusci delle uova alla frutta marcia, fino ai resti del latte usato nell’industria. Come? Vediamone alcuni Crush è un nuovo tipo di carta prodotto dalla Favini partendo da residui di agrumi, uva, ciliegie, lavanda, mais, olive, caffè, kiwi, nocciole e mandorle: da questi alimenti si ottiene un tipo di carta colorata, utile anche per il packaging. La produzione è tutta Made in Italy. Gli scarti agro-industriali vengono purificati e ridotti in particelle minuscole. Infine sono miscelati con cellulosa vergine e fibre di legno utilizzando energia idroelettrica autoprodotta. Il Piñatex è un materiale ricavato dalle foglie di ananas, così duraturo da poter essere usato per produrre borse e scarpe. L’idea di usarlo così è di una nuova impresa spagnola, ispirata dagli abiti tradizionali ricamati delle Filippine, realizzati con fibre di foglie d’ananas. Il risultato? Simile all’eco-pelle, con costi inferiori e riducendo al minimo l’impatto ambientale. Tra i primi a credere nel Pinatex, la Puma che l’ha utilizzato per produrre un paio di scarpe. È ancora in fase sperimentale ma Fruitleather potrebbe presto arrivare nelle nostre case sotto forma di un materiale duraturo molto simile alla pelle, da usare per produrre calzature ma anche divani, poltrone e sedie. L’idea è di una start-up di Rotterdam, i cui soci ritirano bucce di frutta e verdura marcia e ammaccata dai mercati e trasformano il tutto in purea, che viene poi cotta ed essiccata. Il processo, dal quale si ricavano fogli di materiale simile alla pelle, è molto più pulito ed ecocompatibile Strano, ma vero: il fragile guscio delle uova, lavorato ad hoc, può diventare duro come cemento di alta qualità. I ricercatori della Calchéra sono riusciti a trasformare i gusci d’uovo in cemento biocompatibile e a renderlo resistente grazie a una composizione a base di argilla: una volta polverizzati i gusci e portati a una temperatura di 1000 gradi, questi diventano calce proprio come le pietre da cava. E mescolando questo carbonato con un’argilla naturale, si ottiene un cemento più elastico di quello tradizionale.
La spesa senza imballaggi
Dalla pasta al riso, dalle bevande alcoliche ai prodotti freschi come latte e formaggi, fino ad arrivare ai prodotti per la pulizia e l’igiene personale. Si chiama Original Unverpackt (OU), il supermercato di Berlino senza imballaggi che, conta ben 520 prodotti. I clienti si portano direttamente da casa i loro contenitori e buste, e hanno il vantaggio dell’abbattimento del costo dell’imballaggio. Mediamente sono circa 120 clienti che frequentano quotidianamente il negozio. In Italia, invece, il negozio sfuso ha più esperienza. Infatti, è nato a Torino nel 2009 e offre ai cittadino la possibilità di fare una spesa sostenibile acquistando prodotti alimentari, per la persona e per la casa esclusivamente in modalità sfusa, eliminando il packaging e re-introducendo su alcuni prodotti il sistema di vuoto a rendere.In questi anni questa tipologia di negozi si è estesa a 11 punti vendita sul territorio italiano tra le città Torino, Milano, Roma, Palermo, Asti e nei comuni più piccoli di Bra – Cuneo e di Morbegno in Valtellina. Sono oltre 1500 i prodotti dalla pasta alle tisane, dal detersivo al deodorante naturale. Si può scegliere tra diverse tipologie, con prodotti bio, del territorio e accuratamente selezionati durante tutta la filiera produttiva.
Masticare un involucro potrà essere possibile
Versare l’ultimo goccio di latte nella tazza e poi… iniziare a sgranocchiare il cartone. Ve lo immaginate? Eppure una scena del genere potrebbe verificarsi davvero sulle nostre tavole tra qualche anno. Quella della ricerca di packaging commestibili è una delle nuove frontiere dell’industria alimentare. E anche se a noi consumatori, abituati a produrre tonnellate di spazzatura sotto forma di imballi, l’idea di ingerire pellicole e bottiglie sembra fantascienza, ci sono già alcune aziende che ci stanno lavorando. Se l’idea di addentare un involucro che prima di arrivare sulle vostre tavole, è già stato toccato lungo tutta la filiera del trasporto e dai consumatori arrivati prima di voi, non avete tutti i torti: la stessa perplessità afferra anche gli addetti del settore. Del resto, ricoprire un involucro commestibile con un altro strato, non commestibile, non risolverebbe il problema della sovrabbondanza di rifiuti derivanti dal packaging alimentare e creerebbe un sistema di rivestimenti “a scatola cinese “.Come fare allora? L’azienda statunitense MonoSol, sta lavorando a prototipi di involucri edibili che si sciolgono in acqua, un po’ come quelli, già diffusi nelle nostre case, di certe pastiglie per lavastoviglie o detersivi per lavatrici. Allo studio ci sono mono dosi per cioccolata calda e caffè, cereali da aggiungere al latte o polveri da mischiare all’acqua in bottiglia. Una volta entrata in contatto con il liquido, la bustina si scioglie e scompare dopo pochi attimi. Non che in forma liquida, i germi svaniscano, ma forse una possibile soluzione taglia-rifiuti potrebbe partire proprio da qui: se sempre più alimenti fossero avvolti da film idrosolubili, una volta scartata la confezione basterebbe mettere l’involucro in acqua, e dimenticarsene.