A rilevare i segreti è stata una nuova ricerca che ha scoperto che questi alimenti, dopo il raccolto, continuano a rimanere vivi per un certo periodo di tempo grazie al loro orologio biologico interno. Secondo gli scienziati della Rice University, frutta e verdura, così come gli altri esseri viventi che popolano il pianeta, hanno un loro ritmo circadiano in grado di adattarsi alle varie situazioni proprio come fa il corpo umano dopo un lungo viaggio, per recuperare il jet lag. Gestire questo orologio biologico delle piante, secondo gli scienziati, potrebbe però avere dei benefici per la salute dell’uomo, salvando a lungo le caratteristiche benefiche degli alimenti.Frutta e verdura non muoiono nel momento in cui vengono raccolte, ha detto Janet Braam. Essi rispondono al loro ambiente per giorni, e abbiamo scoperto che potevamo usare la luce per convincere a fare di più lotta contro il cancro con gli antiossidanti in determinate ore del giorno.Com’è possibile? Basata sui modi in cui le piante usano i loro orologi circadiani per difendersi dagli insetti affamati. La ricerca ha così scoperto che l’Arabidopsis thaliana o arabetta comune inizia ad aumentare la sua produzione di prodotti chimici poche ore prima dell’alba, per contrastare l’attacco degli insetti, proprio nel momento in cui essi iniziano a nutrirsi.E il momento migliore per consumare le verdure sarebbe proprio durante quando esse, per difendersi dai parassiti, accumulano le sostanze chimiche, preziose per la salute umana. Per riuscire a dimostrare che i vegetali hanno questa capacità, il team di ricerca ha simulato dei cicli giorno-notte e di luce e buio per controllare il comportamento degli “orologi interni” di alcuni tipi di frutta e verdura, tra cui cavoli, carote, zucca, spinaci, lattuga, zucchine, patate dolci e mirtilli. Non possiamo ancora dire se tutte le condizioni di buio o luce accorciano la durata di conservazione di frutta e verdura, ha detto Braam. Quello che abbiamo dimostrato è che mantenere intatto l’orologio interno è vantaggioso nella resistenza agli insetti ma potrebbe anche produrre benefici per la salute. “È meraviglioso pensare che potremmo essere in grado di aumentare i benefici per la salute dei nostri prodotti semplicemente cambiando il nostro modo di conservarli.Tra i prodotti più salutari un antiossidante chiamato 4-MSO, un composto anti-cancro presente nei broccoli e in altri ortaggi.
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Quando mangiare fate attenzione all’orologio
Al fine di avere un aspetto sano, bisogna fare attenzione all’orario dei pasti: così facendo è possibile evitare il sovrappeso e i problemi di digestione Capita a molti di mangiare a orari improbabili. A volte si fa tardi al lavoro, ci si dilunga in palestra, con le amiche etc. ed ecco che, una volta rientrati a casa, ci si tuffa nel frigo trangugiando tutto ciò che si trova a portata di mano. Il tempo, spesso è nemico. Per essere in forma bisogna imparare ad alimentarsi bene: ciò siginifica tenere d’occhio non solo quanto ma anche quando mangiare. Quando mangiare: occhio all’orologio Interessante, a tale proposito, la ricerca riportata dal Business Insider che rimanda a uno studio condotto da ricercatori americani e spagnoli. Gli esperti hanno chiamato in causa 420 persone in sovrappeso e obese iscritte a un programma dimagrante della durata di cinque mesi. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi. Quelli che consumavano il pasto principale prima delle ore 15:00 e quelli che mangiavano più tardi. Cosa è emerso? I partecipanti al primo gruppo avevano perso più peso rispetto agli altri. Ebbene sì, ciò può derivare dall’orario in cui viene consumato il pasto principale. Un altro studio più recente, pubblicato, ha portato i ricercatori a arruolare 32 persone in sovrappeso. La metà di esse aveva a che fare con un disturbo da alimentazione incontrollata. E’ stato chiesto loro di digiunare per otto ore. Hanno poi consumato un abbondante pasto liquido alle 9:00 o alle 16:00. Circa due ore dopo sono stati sottoposti a un prelievo. L’obiettivo? Misurare lo stress e il livello del cosiddetto “ormone della fame”, la grelina. A quanto pare aumenta di sera così come durante i periodi di particolare stress. “I nostri risultati suggeriscono che la sera rappresenta un momento ad alto rischio, soprattutto se sei stressato e già incline a sviluppare un disturbo da alimentazione incontrollata. Mangiare tardi, inoltre, renderebbe più difficile la digestione.
Doomsday Clock: due minuti alla mezzanotte
Dopo le recenti dispute sulle dimensioni dei rispettivi “pulsanti nucleari” c’era da aspettarselo: giovedì 25 gennaio 2018 le lancette del Doomsday Clock, l’Orologio dell’Apocalisse, che metaforicamente indica quanto siamo vicini a distruggere la civiltà umana con le nostre stesse mani, sono state di nuovo spostate in avanti. Questa volta, di 30 secondi: siamo ora a due minuti dalla mezzanotte, cioè dal punto di non ritorno. La decisione del Bulletin of the Atomic Scientists, un’organizzazione non profit che con la rivista omonima tratta temi legati alla sicurezza globale e alla politica internazionale, pubblicata senza interruzioni dal 1947 dopo “Hiroshima e Nagasaki” è legata alle attuali minacce nucleari tra Corea del Nord e Stati Uniti, oltre che al progresso rapido e inesorabile dei cambiamenti climatici. L’Ultimo aggiornamento risaliva a gennaio 2017, quando le lancette erano state portate a due minuti e mezzo dalla mezzanotte a causa sia della ripresa della corsa agli armamenti nucleari, sia per il peso, giudicato “preoccupante”, di un’imponente campagna di disinformazione e di fake news in fatto di scienza del clima. Con l’ultimo scatto in avanti ci troviamo più vicini all’Ora X di quanto non lo siamo mai stati dal 1953, anno in cui le lancette furono portate alle 23:58 per la corsa ai test atomici di USA e URSS. Mentre una catastrofe globale è da molti dipinta come sempre più vicina, c’è una scuola di pensiero che vorrebbe liberarsi di questo simbolico “conto alla rovescia”, che parte dal presupposto che il mondo stia inesorabilmente avanzando verso un futuro scuro. Bulletin, che svolge un ruolo prezioso di “ponte” tra scienziati, politici e attivisti, il Doomsday Clock è visto da alcuni come una metafora povera del livello di minaccia globale, anche perché fu inizialmente impostato a 7 minuti dalla mezzanotte, e soprattutto per ragioni estetiche
Che invenzione..la sveglia che cammina
Avete il sonno pesante o siete soliti spegnere la sveglia per ricominciare pigramente a dormire arrivando puntualmente in ritardo ad ogni appuntamento, al lavoro? Clocky risolverà tutti i vostri problemi. Si tratta di un gadget implacabile che, oltre a squillare ad una determinata ora, è in grado di allontanarsi dal comodino costringendo il pigro dormiglione ad alzarsi per interrompere la suoneria. Sviluppata dai fantasiosi ricercatori del MIT di Boston, Clocky non dà tregua nemmeno ai sonni più pesanti aumentando il volume del suo trillo con il passare del tempo. Tecnicamente parlando, si tratta di un orologio mobile dotato di quattro rotelle e di un look particolare che ricorda un buffo pupazzo di pelo. Protetta da uno spesso strato di gommapiuma e ancora in fase prototipale, la speciale sveglia può affrontare ogni urto e allontanarsi dal letto senza alcun pericolo per i suoi ingranaggi. Per bloccare definitivamente, il pigro di turno è costretto ad alzarsi e a premere il pulsante di spegnimento ben nascosto sotto la struttura della sveglia. Tempi duri per i dormiglioni, grazie a Clocky, infatti, in futuro per i ritardi la vecchia scusa della sveglia non funzionerà più.
60 minuti per essere felici
Puntate l’orologio e solo 60 secondi niente di più. Il tempo sufficiente per un piccolo gesto e per essere felici. Dai ma veramente?! Lo sconforto di chi arranca sotto pianificazioni, scelte a lungo termine, incastri quotidiani è palese: basta meno di un minuto e la strada verso la felicità è ampiamente spianata. Malfidati, ricredetevi: sul New York Times citano Gretchen Rubin, la happiness guru di “Happiness at home”, per spiegare come si può quantificare il tempo da dedicare alla felicità personale. Non parliamo di grandi aspirazioni o sogni ad occhi aperti: la felicità sta nella concretezza di tutti i giorni. In un minuto che dedichiamo a qualcosa che può aiutarci ad essere felici. La più sfuggente delle emozioni, quella che dura pochissimo e che è tale solo se condivisa, dipende dal suo negativo, l’altra faccia della sua medaglia di esistenza: i pensieri no, che possono trascinarci in una spirale triste dalla quale diventa difficile uscire. Invece la felicità è un esercizio quotidiano: praticare l’ottimismo invece del pessimismo e del “tutto nero ma lo affronto con ironia” è la chiave. Essere ottimisti non significa necessariamente non essere realisti, ma guardare oltre la situazione brutta senza perdere le speranze: un modo per dire “Ok, sarà difficilissimo oltrepassare questo ma mi aiuta a capire qualcosa in più di me”. Anche circondarsi di persone che cercano sempre il lato positivo può essere un aiuto enorme ad affrontare il quotidiano. Rimuovere le negatività passa dai rapporti sociali e da come ci poniamo noi nei confronti del mondo, non solo dalla sicurezza degli oggetti di cui ci circondiamo. Il primo step non dura un minuto ma richiede tempo è questo: ricordare le relazioni che intratteniamo. Il liberarsi dalle cose inutili in grande stile su noi stessi è un lavoro lungo e faticoso che però si può suddividere in tanti piccoli step giornalieri, partendo proprio dalle cose fisiche, materiali, che tendono a seppellirci.
A cosa serve il taschino dei jeans
Troppo piccolo per infilarci le mani, troppo scomodo per tenerci le monete o la carta di credito. A cosa serve davvero il taschino rettangolare cucito all’interno della tasca destra dei jeans? La domanda è assai bizzarra e curiosa e forse solo in pochi ,nonostante che il jeans sia il capo più indossato non conoscono la sua utilità A tirare in ballo l’iconica azienda statunitense fondata nel 1853 a San Francisco da Levi Strauss, l’utente Renata Janoskova come riporta ‘The Independent’ che ha svelato il segreto del ‘misterioso’ taschino, citando un post pubblicato da Levi’s nel suo blog. Si tratta di una ‘watch pocket’, ossia di una piccola tasca pensata per contenere l’orologio da taschino. Nell’ Ottocento spiega, i cowboy indossavano l’orologio da taschino con una catena, e lo riponevano nel panciotto. Per evitare che si rompesse, la Levi’s ideò questa piccola tasca”. Tanti gli oggetti che il micro taschino ha ospitato negli anni, dalle pepite d’oro alle confezioni di preservativi, alle monete, fino ai biglietti.
A che ora ci svegliamo di notte
Le 3:44 è l’ora a cui ci si sveglia più di frequente di notte La prossima volta che vi capita di svegliarvi nel cuore della notte, date un’occhiata all’orologio. È probabile che siano le 3:44. Le 3:44 sarebbe l’ora a cui ci sveglia più di frequente, secondo quanto emerge da una ricerca sul sonno commissionata dalla casa farmaceutica Vogel. I ricercatori però non si sbilanciano sul perché quest’ora abbia l’effetto di favorire l’interrompersi del sonno, anche considerato che le cause che portano a svegliarsi di notte cosa che in media capiterebbe due volte per notte, agli adulti sarebbero molto varie: non solo preoccupazioni per la vita amorosa o lavorativa, ma anche per fattori molto tangibili come rubinetti che perdono, vicini rumorosi, partner che russa o che scalcia, o animali domestici che non vogliono dormire. E’ sorprendente come dormano male molte persone, ha commentato uno degli autori della ricerca. Che aggiunge: “Uno dei problemi è che molta gente corre tutto il giorno, e poi semplicemente arriva alla sera e ‘collassa nel letto’. Manca un periodo di riposo prima di andare a dormire, che consenta una riduzione dell’adrenalina nel corpo”.
Mattinieri o dormiglioni
Secondo uno studio realizzato da un gruppo di psicologi della Harvard University, le persone mattiniere avrebbero tendenza a comportarsi in modo moralmente meno corretto durante la sera, diventando più disoneste e infedeli. Le “scelte etiche” sarebbero infatti legate all’orologio biologico, non costanti durante la giornata, e le persone tenderebbero a comportarsi nel migliore dei modi nelle ore più allineate con il proprio orologio interno: i mattinieri sarebbero più onesti al mattino, i “gufi” invece sarebbero più onesti la sera. Il test condotto dagli psicologi ha coinvolto oltre 200 soggetti, sottoposti ad una serie di test al cui completamento avrebbero avuto un piccolo compenso in denaro. I partecipanti non sapevano però che quello che i ricercatori stavano realmente testando era il loro “cronotipo” ed il loro livello di onestà. Ne è emerso che il livello di disonestà aumenta quando si è al di fuori della propria “fascia ideale” della giornata. I ricercatori sostengono che la loro scoperta abbia implicazioni importanti per i luoghi di lavoro nei quali vengono effettuate scelte che hanno conseguenze etiche di qualche tipo, così come nei casi in cui i lavori vengono svolti a turni.
Il tempo è prezioso
Una famosa catena di abbigliamento ha calcolato quanto tempo le donne passano davanti all’armadio o al cassetto decidendo cosa mettersi o cambiando più volte abito. Dallo studio, realizzato su 2 mila inglesi, è emerso che le signore trascorrono circa 17 minuti al giorno tra le grucce, che fanno 119 minuti la settimana ovvero sei mesi nel corso di una vita. L’imbarazzo della scelta è causa del dubbio: considerato che l’armadio di una persona media contiene circa 152 capi ma una persona su 8 ne ha circa 300, sappiate che solo il 44 per cento di questi viene indossato regolarmente, 57 capi non vengono mai usati, 16 vengono scelti solo una volta e 11 hanno ancora l’etichetta. La percezione di non avere nulla da indossare affligge un adulto su 20 almeno una volta alla settimana ha, quindi, un rapporto proporzionale alla quantità dei capi a nostra disposizione. Non si perde solo tempo, ma anche un po’ di salute. Dallo studio è emerso che il 62% delle donne soffre di “rabbia da guardaroba”. Non che gli uomini stiano poi troppo meglio: per lo stesso motivo perdono ogni giorno 13 minuti e un terzo degli intervistati ha ammesso di aver ceduto alla “rabbia da guardaroba” almeno una volta nella sua vita. Lo studio è stato commissionato, per incoraggiare le persone a donare i loro capi inutilizzati che spesso rimangono in fondo ai cassetti o dentro scatole dimenticate. In media, infatti, solo il 44% dei vestiti viene indossato regolarmente. Il resto della percentuale rende solo più complicata la ricerca quotidiana. Per scegliere l’abito giusto non bisognerebbe impiegare più di due minuti e fare spazio nel guardaroba può aiutare a rendere l’impresa più semplice. In questo modo, forse, smetterete di fare le corse con il tempo che scorre inesorabile sull’orologio e non arriverete più in ritardo. A quel punto, davvero, potreste non trovare più nulla da mettere, e avrete un’ottima scusa per darvi allo shopping.
Stanotte cambio dell’ora si dorme un ora in più
Questa notte ci toccherà spostare le lancette di sveglie e orologi un’ora indietro, dalle tre alle due, con tutte le conseguenze che questo gesto apparentemente facile comporta. A cambiare sarà soprattutto il numero di ore di luce durante la giornata, che proprio durante i mesi invernali diminuiscono drasticamente, anche se, di contro, potremo dormire un‘ora in più del solito. Come si può intuire dal nome l’ora solare è quella “naturale”, in contrapposizione a quella legale, che di solito avviene l’ultima domenica di marzo ed è quella in cui si dorme di meno. A marzo l’ora ufficiale cambia per sfruttare la maggiore luce diurna che c’è durante la primavera e l’estate. Da domani l’ora torna a essere quella naturale, solare appunto. Portando le lancette avanti infatti ci svegliamo tutti un’ora prima e in questo modo sfruttiamo maggiormente la luce naturale del mattino e guadagniamo un’ora di luce per la sera, accendendo le luci più tardi Si tratta di un cambiamento che per molti è impercettibile ma che ha una serie di ripercussioni sulle nostre capacità psicofisiche. È per questo che capita di sentirsi scombussolati per giorni o anche settimane, con alcuni effetti collaterali come sonnolenza, difficoltà di risveglio, diminuzione delle energie, alterazioni dell’umore e difficoltà a concentrarsi. È stato stimato che soltanto nel nostro Paese siano più di 12 milioni gli italiani alle prese con questo disagio. Ma si tratta di una condizione reale o dipende soltanto dal nostro modo di reagire alle giornate corte e all’arrivo dell’accensione di caminetti e stufe?
