Pare proprio di sì in estate si dimagrisce di più e più facilmente, grazie alle salutari camminate sulla spiaggia in riva al mare, la luce del sole nella lunghezza d’onda blu, quella molto intensa di giorno, penetrando nella pelle raggiunge le cellule adipose più superficiali e le fa “sgonfiare”: le goccioline di lipidi che contengono, infatti, si rimpiccioliscono e vengono espulse più facilmente. In inverno, la minore presenza di luce favorirebbe invece l’effetto opposto e quindi l’accumulo di grasso. Secondo Peter Light, le cellule adipose sarebbero perciò una sorta di orologio biologico esterno, che indica all’organismo quanto grasso bruciare in base alla stagione. A differenza di gran parte dei mammiferi, l’uomo ha grasso quasi ovunque nel corpo, sotto la pelle: nel corso dell’evoluzione potrebbe essere servito come sensore della luce esterna, utile per accumulare peso ed energia in inverno, quando era più difficile trovare cibo, e usare queste riserve in estate, dimagrendo. Attenti però alle scottature. Non piazzatevi sotto il sole a oltranza per perdere una taglia: non è ancora chiaro quale intensità o durata di luce attivi il meccanismo di “scioglimento” del grasso, il rischio è scottarsi senza diminuire di un solo etto.
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La dieta dell’orologio biologico
La dieta dell’orologio biologico “Mangiare in un intervallo di tempo limitato non solo ha agito sulla prevenzione, ma ha anche fatto perdere peso a persone che già avevano qualche chilo di troppo” spiega Satchidananda, uno dei ricercatori che ha curato lo studio. La soluzione è, quindi, consumare i pasti, dalla colazione alla cena, entro un arco temporale che può andare dalle 9 alle 14-15 ore, rispettando il proprio orologio biologico. Sforata la soglia delle 15 ore si rischia di andare incontro all’obesità. Se fate colazione intorno alle 8.00, ad esempio, cercate di cenare entro le 20 ed evitate di concedervi aggiuntivi spuntini dopo la cena o durante la notte. L’orologio scatta di nuovo con la prima tazza di caffè del mattino successivo. Lo studio è stato condotto su cavie di laboratorio che hanno seguito quattro diete diverse a base di grassi, grassi e saccarosio o solo fruttosio,. Ad alcuni è stato permesso di mangiare quando volevano durante le ore di veglia, altri sono stati limitati a periodi di alimentazione di 9, 12 o 15 ore. La quantità di calorie introdotte per tutti è stata la stessa. Risultato? Indipendentemente dal tipo di dieta seguita chi a mangiato in un arco di tempo di 8-12 ore ha sviluppato meno grasso corporeo ed è rimasto agile e sano rispetto ai “colleghi” che hanno avuto libero accesso al cibo a tutte le ore, diventati obesi e malaticci. Quindi domani, dopo la colazione del mattino, iniziate a contare i minuti.
In forma con la dieta dell’orologio
Non conta solo la scelta del cibo, per dimagrire bisogna rispettare intervalli regolari e digiunare 12 ore al giorno. Tenendo d’occhio l’orologio, quello biologico Avete sempre pensato che gli spuntini di mezzanotte fossero sconsigliabili? Adesso la scienza ce ne dà la conferma definitiva. È stato infatti dimostrato che una delle regole fondamentali per stare in linea è mangiare sempre nelle stesse ore, ad intervalli regolari. E nello stesso arco di tempo: 12 ore. In tal modo si regolarizza il metabolismo, si perdono i chili di troppo e si previene il diabete. A sostenerlo è un gruppo di studiosi del Salk Institute spiegano che per avere un metabolismo in salute ed evitare l’accumulo di grassi è fondamentale permettere all’organismo di smaltire ciò che è stato introdotto. E per far questo il nostro organismo ha bisogno, per l’appunto, di 12 ore di digiuno al giorno. Senza apportare modifiche sostanziali al menu. Ovvio che, se ogni 12 ore ingurgitate dolciumi, patatine o bibite gassate la regola non vale!
La percezione del tempo dei cani
Chi possiede un cane avrà notato che, ad esempio, quando si tratta di mangiare non tardano mai un minuto, sanno esattamente dove essere in ogni momento della giornata. Sanno quando il proprio padrone sta per tornare da lavoro e lo aspettano pazientemente davanti alla porta di ingresso.Per capire come i cani percepisco il tempo dobbiamo fare un paragone con noi umani. Si può sostenere che ogni individuo sperimenta il passare del tempo in molti modi diversi. Albert Einstein ha spiegato come il concetto di tempo possa essere “relativo”. Ci sono situazioni in cui, un periodo di tempo passato felicemente ci sembri “volato”, mentre altri casi in cui, magari, si stanno svolgendo azioni noiose e sembra che un minuto non passi mai .Anche se quindi l’esperienza temporale è relativa, tutti gli esseri umani pensano al tempo in modo simile; i nostri ricordi, ad esempio, sono intimamente legati al modo in cui intendiamo il passare del tempo e la nostra capacità di ricordare gli eventi in modo cronologico gioca un ruolo decisivo. Gli studi sulla tematica in ambito animale sono limitati, ma il ricercatore William Roberts è riuscito a trarre qualche considerazione rilevante in merito, asserendo che sono come “bloccati nel tempo“. In altre parole non hanno capacità reale di formare ricordi, non possono fare previsioni future e non possono andare a rivangare nel passato, essi vivono solo nel presente. Per molti potrebbe essere una teoria fallace, visto che i cani vengono regolarmente addestrati, e ciò potrebbe far pensare che un tipo di formazione come questo debba per forza essere in relazione con i ricordi degli animali stessi, ma non è necessariamente così. Secondo Rogers gli animali possono essere addestrati a compiere delle azioni esattamente come lo possono essere i bambini. I cani si comportano allo stesso modo: possono sapere come rispondere al comando “seduto” senza avere un ricordo dell’evento specifico in cui venne a sapere a cosa corrisponde il comando. La loro memoria si basa quindi sui ritmi biologici: possiedono un “orologio interno” in grado di far loro capire dove e quando sarà disponibile il cibo. Invece di ricordare quanto tempo passa tra un pasto e un altro si limitano a reagire ad uno stato biologico che affrontano in determinati momenti della giornata, sempre uguale, giorno dopo giorno
60 minuti per essere felici
Puntate l’orologio e solo 60 secondi niente di più. Il tempo sufficiente per un piccolo gesto e per essere felici. Dai ma veramente?! Lo sconforto di chi arranca sotto pianificazioni, scelte a lungo termine, incastri quotidiani è palese: basta meno di un minuto e la strada verso la felicità è ampiamente spianata. Malfidati, ricredetevi: sul New York Times citano Gretchen Rubin, la happiness guru di “Happiness at home”, per spiegare come si può quantificare il tempo da dedicare alla felicità personale. Non parliamo di grandi aspirazioni o sogni ad occhi aperti: la felicità sta nella concretezza di tutti i giorni. In un minuto che dedichiamo a qualcosa che può aiutarci ad essere felici. La più sfuggente delle emozioni, quella che dura pochissimo e che è tale solo se condivisa, dipende dal suo negativo, l’altra faccia della sua medaglia di esistenza: i pensieri no, che possono trascinarci in una spirale triste dalla quale diventa difficile uscire. Invece la felicità è un esercizio quotidiano: praticare l’ottimismo invece del pessimismo e del “tutto nero ma lo affronto con ironia” è la chiave. Essere ottimisti non significa necessariamente non essere realisti, ma guardare oltre la situazione brutta senza perdere le speranze: un modo per dire “Ok, sarà difficilissimo oltrepassare questo ma mi aiuta a capire qualcosa in più di me”. Anche circondarsi di persone che cercano sempre il lato positivo può essere un aiuto enorme ad affrontare il quotidiano. Rimuovere le negatività passa dai rapporti sociali e da come ci poniamo noi nei confronti del mondo, non solo dalla sicurezza degli oggetti di cui ci circondiamo. Il primo step non dura un minuto ma richiede tempo è questo: ricordare le relazioni che intratteniamo. Il liberarsi dalle cose inutili in grande stile su noi stessi è un lavoro lungo e faticoso che però si può suddividere in tanti piccoli step giornalieri, partendo proprio dalle cose fisiche, materiali, che tendono a seppellirci.
A che ora ci svegliamo di notte
Le 3:44 è l’ora a cui ci si sveglia più di frequente di notte La prossima volta che vi capita di svegliarvi nel cuore della notte, date un’occhiata all’orologio. È probabile che siano le 3:44. Le 3:44 sarebbe l’ora a cui ci sveglia più di frequente, secondo quanto emerge da una ricerca sul sonno commissionata dalla casa farmaceutica Vogel. I ricercatori però non si sbilanciano sul perché quest’ora abbia l’effetto di favorire l’interrompersi del sonno, anche considerato che le cause che portano a svegliarsi di notte cosa che in media capiterebbe due volte per notte, agli adulti sarebbero molto varie: non solo preoccupazioni per la vita amorosa o lavorativa, ma anche per fattori molto tangibili come rubinetti che perdono, vicini rumorosi, partner che russa o che scalcia, o animali domestici che non vogliono dormire. E’ sorprendente come dormano male molte persone, ha commentato uno degli autori della ricerca. Che aggiunge: “Uno dei problemi è che molta gente corre tutto il giorno, e poi semplicemente arriva alla sera e ‘collassa nel letto’. Manca un periodo di riposo prima di andare a dormire, che consenta una riduzione dell’adrenalina nel corpo”.
Mattinieri o dormiglioni
Secondo uno studio realizzato da un gruppo di psicologi della Harvard University, le persone mattiniere avrebbero tendenza a comportarsi in modo moralmente meno corretto durante la sera, diventando più disoneste e infedeli. Le “scelte etiche” sarebbero infatti legate all’orologio biologico, non costanti durante la giornata, e le persone tenderebbero a comportarsi nel migliore dei modi nelle ore più allineate con il proprio orologio interno: i mattinieri sarebbero più onesti al mattino, i “gufi” invece sarebbero più onesti la sera. Il test condotto dagli psicologi ha coinvolto oltre 200 soggetti, sottoposti ad una serie di test al cui completamento avrebbero avuto un piccolo compenso in denaro. I partecipanti non sapevano però che quello che i ricercatori stavano realmente testando era il loro “cronotipo” ed il loro livello di onestà. Ne è emerso che il livello di disonestà aumenta quando si è al di fuori della propria “fascia ideale” della giornata. I ricercatori sostengono che la loro scoperta abbia implicazioni importanti per i luoghi di lavoro nei quali vengono effettuate scelte che hanno conseguenze etiche di qualche tipo, così come nei casi in cui i lavori vengono svolti a turni.
Chi si sveglia presto è più infedele
Una ricerca realizzata nella Harvard University da un gruppo di psicologi rivela che chi si sveglia presto la mattina avrebbe la tendenza a comportarsi in modo moralmente scorretto la sera.Le nostre scelte etiche, infatti, sono strettamente collegate all’orologio biologico, dunque le persone tendono a comportarsi più correttamente nelle ore allineate al proprio orologio interno. dimostra che chi è mattiniero tende ad essere più disonesto e infedele la sera Chi è mattiniero, dunque, tenderebbe ad essere più onesto nelle ore mattutine, mentre chi solitamente va a dormire tardi la sera avrebbe il suo picco di onestà nelle ore notturne. La ricerca ha coinvolto oltre 200 soggetti che non sapevano il reale motivo dello studio.Il risultato del test è chiaro: chi è al di fuori della propria “fascia ideale” della giornata tende ad essere più disonesto. Questa scoperta può essere importante per i luoghi di lavoro nei quali vengono effettuate scelte etiche o lavori in cui vi sono dei turni.
Svegliarsi la mattina
Svegliarsi la mattina è forse il momento più importante della giornata, senza dubbio uno dei momenti che possono influenzare maggiormente il tuo stato d’animo, il tuo livello di energia, la tua determinazione e, in ultima analisi, i risultati che porterai a casa. Puoi decidere di cambiare vita una volta e per tutte, fissare traguardi ambiziosi e pianificare nel minimo dettaglio i tuoi obiettivi, ma tutti questi sforzi se ne vanno a “signorine di facili costumi” nell’istante esatto in cui ti svegli con il piede sbagliato. Prendere delle sane abitudini e svegliarti sarà più facile, se fissate la sveglia sempre alla stessa ora (anche nei weekend)è uno di questi, l’inconveniente maggiore, ma in questo modo il tuo orologio biologico si adatterà automaticamente, evitandoti risvegli traumatici. Lo svantaggio di questa strategia è doverla applicare anche i sabati e le domeniche! Per chi possiede un iPhone esiste invece un’applicazione che si chiama sleep Cycle. L’avvii prima di andare a dormire e la posizioni sul materasso (con la modalità aereo attiva!). Grazie all’accelerometro dell’iPhone, l’applicazione registra i tuoi movimenti e ti sveglia all’interno di una finestra temporale di 30 minuti, cercando di beccare il momento in cui il tuo sonno è più leggero. Qualsiasi sia la tua scelta, cerca di trovare una routine mattutina estremamente piacevole: alcuni amano leggere con in mano una tazza di caffè, altri ancora preferiscono meditare, l’importante è che inizi con il piede giusto la tua giornata….