Mangia con gli occhi’ non è solo un modo di dire: il meccanismo che lo permette è molto concreto, si trova nel cervello e stabilisce una comunicazione diretta fra i centri che controllano la vista e quelli che regolano l’appetito. Si spiega così perché a volte basta vedere un pezzo di pizza un piatto di pasta o qualsiasi altro cibo invitante per avere voglia di morderlo. Il meccanismo, osservato in azione nei pesci zebra, è descritto nella rivista Nature Comunications Il risultato è importante per capire il modo in cui il cervello controlla l’appetito e può aiutare a capire meglio i disturbi alimentari. ”Nei vertebrati il comportamento alimentare è regolato dalla struttura del cervello chiamata ipotalamo, una sorta di centralina che controlla ed elabora le informazioni relative ai bisogni energetici dell’organismo e quelle sulla disponibilità di cibo”. Proprio come gli esseri umani, i pesci utilizzano soprattutto la vista per riconoscere il cibo e finora sapevamo che l’ipotalamo riceve le informazioni visive sulle prede. Non era però chiaro come le informazioni visive sulle prede venissero trasmesse all’ipotalamo. Grazie alle tecniche che usano la luce per attivare le singole cellule del cervello, i ricercatori hanno osservato in tempo reale l’attività delle cellule nervose nelle larve del pesce zebra. Hanno visto così che la vista delle prede attiva l’ipotalamo e hanno dedotto che esiste un circuito nervoso che collega la vista del cibo a questa centralina Lo studio dimostra che la percezione visiva del cibo è legata al comportamento alimentare. Questo è un passo importante per capire come viene regolato l’appetito, sia in condizioni normali, sia nei disturbi alimentari
Tag: obesità
Mangiare pur non avendo fame
Mangiare” pur non avendo fame l’istinto di usare il cibo come consolazione, come risarcimento o come alternativa al vuoto affettivo o dell’anima è comunemente chiamato ‘fame nervosa’. Mangiare in modo eccessivo e fuori controllo spesso modifica il rapporto che si ha con il cibo. Questo problema può essere affrontato mutando alcuni comportamenti che comprendono diverse sfere. A livello psicologico è molto utile tenere un diario alimentare sul quale annotare tutto quello che si mangia quando si viene colti da una fame improvvisa e quali siano i pensieri che scatenano la fame nervosa. Se si cede a qualche momento di debolezza non bisogna rassegnarsi ad esso ed è controproducente creare un alibi per continuare a comportarsi nello stesso modo nel tempo. Le attività fisiche troppo forti come l’ aerobica richiedono un forte sforzo muscolare e permettono sì al fisico di sfogarsi ma eccitano troppo il sistema nervoso e non lo aiutano a rilassarsi, meglio scegliere un’attività aerobica a bassa intensità come mezz’ora di camminata per almeno tre volte al giorno oppure esercizi di yoga chi che permettono di tenere sotto controllo l’ansia. Per evitare che la fame nervosa sia presente spesso durante la giornata è necessario mangiare in modo corretto. Un eccessivo appetito durante il pomeriggio è spesso conseguenza di un pranzo troppo moderato e di una colazione inesistente. Una dieta povera di proteine provoca nel fisico un maggiore bisogno di energie e produce un rallentamento del metabolismo che scatena una fame incontrollata, meglio quindi fare pasti regolari ad intervalli di quattro, cinque ore uno dall’altro.Di fronte ad un attacco di fame è bene provare a resistere per almeno 15/20 minuti, durante questo tempo il fegato comincia a produrre zuccheri che entrano in circolo ed attenuano il senso di appetito
Vivere più a lungo
L’aspettativa di vita si è allungata di molto rispetto ad alcuni anni fa. Non solo per le malattie distrutte, la sanità migliorata, la qualità di vita e di lavoro meno usuranti. Ma anche perché abbiamo capito il valore di uno stile di vita più sano. Alcune abitudini possono farci vivere più a lungo, e bene. Come guadagnare qualche anno? Ecco alcuni consigli su come allungare la vita che si vanno a sommare ai ‘classici’ mangiare sano, non bere e fumare, fare attività fisica. Uno studio ha riscontrato che chi ha una migliore percezione della propria età tende a vivere di più di chi si comporta da ‘vecchio’. Invecchiare è senz’altro un processo genetico, ma è spesso anche questione di abitudini, di stile di vita. Gli 80 enni che viaggiano, fanno esercizio, hanno una vita sociale attiva sono più in salute dei coetanei che si ritirano a vita privata. Comportarsi come se si fosse più giovani riduce lo stress, fattore che influisce molto sul sistema immunitario. Inoltre un atteggiamento negativo induce all’isolamento, l’inattività e alla depressione. Per la stessa ragione appena esposta, lavorare mantiene ‘giovani’ un attività di giardinaggio, un impegno sociale sono. Il punto di partenza contro l’inattività, e una spinta alla vita sociale contro l’isolamento.Uno studio svedese ha sottolineato che chi ha una famiglia allargata in età avanzata può contare su una rete di supporto molto importante. Chi si sente solo, finisce spesso per essere vulnerabile. E le emozioni hanno un ruolo importante nell’allungare l’aspettativa di vita. Il consiglio quindi è di fare figli, ma anche di mantenere rapporti con altri. Secondo alcuni studi britannici le persone anziane escono dall’ospedale peggio di quando sono entrate. Come è possibile? Gli ospedali sono luoghi dove si annidano batteri e virus, e le persone delicate di salute come gli anziani malati possono finire per peggiorare la propria condizione. Sono tantissimi gli studi che confermano i benefici del camminare. Fare attività fisica in generale fa bene al cuore, ai muscoli, ai polmoni, al cervello e naturalmente all’umore. Ma camminare in particolare permette anche di stare all’aria aperta e molto spesso di socializzare.Infine, il sonno. Per vivere più a lungo bisogna dormire bene, meglio evitare piccoli pisolini più volte al giorno sul divano e farsi invece una sana notte di sonno. Lo confermano decine di studi. Il riposo aiuta a combattere malattie cardiovascolari, ipertensione, depressione, stress, persino l’obesità.
I cibi dietetici ci fanno ingrassare
Senza zucchero”, “senza grassi”, “low fat, “light”: girando tra le corsie del supermercato, non facciamo altro che vedere alimenti confezionati privi di zuccheri e grassi, che dovrebbero ridurre l’aumento di peso per non parlare del “senza olio di palma”. La parola “senza” è quasi diventata, di fondamentale importanza per la vendita del prodotto. I cibi light magari aiuteranno i nostri sensi di colpa e il portafogli di chi li produce, ma non è detto che facciano bene alla nostra salute. La produzione di alimenti “leggeri” risale al secolo scorso: in America, alcuni studi mostrano una correlazione tra cibi a elevato contenuto di grassi e malattie cardiovascolari, e suggeriscono che una dieta povera di grassi possa essere d’aiuto ai pazienti con problemi di colesterolo o di pressione alta. Vent’anni dopo, la dieta low fat viene consigliata all’intera popolazione, non solo a chi soffre di problemi cardiovascolari. Altri 20 anni e il regime low fat diventa una vera e propria ideologia, animata anche dai canoni di magrezza imposti dalla società. Inizia così il boom dei cibi dietetici.Dalle tavole vengono banditi il latte intero, i formaggi e i grassi animali in generale, e l’industria alimentare inizia a studiare nuove formule per produrre cibi che a parità di forma e sapore abbiano meno grassi, o addirittura ne siano del tutto privi. I grassi animali vengono così sostituiti da grassi vegetali insaturi, ma c’è un problema di consistenza: mentre a temperatura ambiente i grassi animali sono solidi, quelli vegetali sono liquidi, quindi il prodotto finale non ha né l’aspetto né il sapore di quello originale. Ecco quindi che per rendere il sapore del prodotto il più simile possibile a quello originale, viene aggiunta una notevole quantità di zuccheri. Leggendo bene le etichette si nota che, anche se in un prodotto c’è il 59% di grassi in meno, normalmente il numero di calorie è inferiore solo del 15% a quello del prodotto “intero”. In uno studio Susan Swithers, si scopre che i cibi low fat, in realtà, fanno ingrassare. Lo studio, è stato condotto su due gruppi di topolini, alimentati con cibo in polvere e con patatine fritte. Il primo gruppo ha ricevuto tutti i giorni patatine fritte normali, l’altro un’alternanza di patatine normali e patatine light, contenenti un grasso sintetico, che ha zero calorie I ricercatori hanno scoperto che, dopo alcuni giorni di questa dieta, i topolini alimentati con l’alternanza di patatine normali e light avevano mangiato di più, guadagnato peso e sviluppato più grasso corporeo rispetto ai topolini che avevano mangiato solo le patatine normali. Anche eliminando le patatine dalla dieta, i topi non avevano più perso peso,tale studio smentisce del tutto l’utilità dei prodotti light nelle diete, aggiungendo che, a lungo andare, una dieta “poco grasso” potrebbe anche far aumentare il colesterolo e condurre all’obesità, causando problemi metabolici e infiammazioni cerebrali.
La solitudine fa bene?
Nell’era dei social network, di facebook, di twitter, messenger,whatsApp, dei negozi aperti h24 e dell’intrattenimento «sempre e comunque», si sente l’esigenza di tornare a parlare di solitudine, condizione che paradossalmente sembra colpire sempre più persone. La solitudine subìta è quella che solitamente definiamo come intuizione sgradevole di sentirsi soli intesa come mancanza di qualcuno , che porta con sé fastidio e sofferenza, difficoltà a stringere legami affettivi per incertezza, sensazione di mancanza, paura dei propri limiti e di ciò che l’apertura all’altro può portare. Se da una parte sembra dunque avere un significato protettivo, in realtà ci isola dal mondo a favore di una finta realtà, priva di conflitti e in apparenza lineare e prevedibile. Una realtà però “non umana” visto che sopprime la socialità. Al contrario, la solitudine desiderata o ricercata è un profondo desiderio di stare con se stessi, seduti su un divano, dentro le mura di casa,di ascoltarsi ed entrare in contatto con l’intimità del nostro mondo interiore. Facciamoci caso: viviamo in un mondo in cui la solitudine non è favorita, anzi è temuta. Nel mondo occidentale moderno usiamo molti trucchi per non restare mai soli: musica assordante in negozi, sale di attesa, ristoranti e caffè, sui mezzi di trasporto, radio e tv accese in casa anche mentre non stiamo prestando loro attenzione, ma solo “per tenerci compagnia”, in realtà per paura del silenzio, del vuoto intorno a noi e dentro di noi. Per non parlare dei Social Network. Il silenzio, anche quello delle notifiche sul cellulare, significa stare soli con noi stessi, ascoltare cosa si muove dentro di noi, cosa che può far paura se non siamo abituati a farlo. Così tendiamo a riempire di suoni o di oggetti ogni spazio, anche quello interiore, con il rischio di non trovare momenti adeguati per leggere, pensare, riflettere e neppure parlare con chi ci sta vicino durante una cena o mentre aspettiamo il treno. Sperimentare a lungo la solitudine subita può non solo essere spiacevole, ma anche avere effetti sulla salute a lungo termine. Ormai tutti sanno che vita sedentaria, alimentazione scorretta, obesità e fumo sono causa di malattie croniche. Non tutti però fanno caso al potere dei vissuti emotivi negativi provati a causa della solitudine, che possono recarci danno al punto da rientrare nell’elenco dei fattori di rischio di molte malattie croniche. Il benessere a 360 gradi passa non solo da sana alimentazione ed esercizio fisico, ma anche dalla cura del proprio benessere psicologico. Dedichiamo allora più tempo alle relazioni, quelle vere e profonde, che ci arricchiscono e che attivano le nostre capacità sociali e le nostre risorse interiori, agli incontri senza filtri di cellulari e pc. I social possono aiutare, perché favoriscono lo scambio di informazioni per un eventuale primo contatto, ma per costruire relazioni autentiche bisogna verificare nell’incontro faccia a faccia, mettendosi in gioco senza troppe difese. E poi, proprio dai social è bene prendersi una sana pausa quando ci si sente soli perché così si diventa più propositivi nel trovare relazioni reali e gratificanti, che ci richiedono più energie emotive, ma che possono dare qualità della nostra vita.
Lo stress pesa anche sulla bilancia.
Non soltanto ci rovina le giornate, fa male al cuore e naturalmente all’umore. Lo stress ci fa ingrassare e a dimostrarlo sono le ricerche scientifiche. Come mai? Quando siamo sotto pressione ne risente tutto l’equilibrio ormonale, il ritmo sonno-veglia e anche i livelli di zucchero nel sangue. Tutto ciò ci fa venire fame e voglia di consumare il cosiddetto ‘comfort food’.I nostri livelli di zucchero nel sangue aumentano quando mangiamo ma in una persona sana tornano nella norma abbastanza rapidamente. Quando, però, siamo particolarmente stressati i nostri livelli di zucchero impiegano tre ore per tornare ai livelli normali, cioè un tempo circa sei volte maggiore rispetto a quello necessario in condizioni di tranquillità. “Lo stress fa ingrassare perché, man mano che sale la tensione, aumenta nel sangue l’insulina, l’ormone che favorisce il deposito di grasso, conferma il nutrizionista e dietologo, Calabrese. Inoltre, durante lo stato prolungato di stress, si ingrassa a causa della produzione dell’ormone neuropeptide che può indurre a mangiare di più”. La stessa cosa quando dormiamo male la notte. Un recente studio ha rilevato che chi dorme poco consuma in media 385 kcal al giorno, cioè l’equivalente delle calorie di un dolcetto tipo un muffin Ma visto che chi più chi meno siamo tutti stressati, come evitare di prendere chili? Non facendosi mancare mai proprio quegli alimenti che la maggior parte delle persone tende ad eliminare o quanto meno limitare per non ingrassare, cioè i carboidrati: “Questi nutrienti non vanno mai eliminati perché servono ad aumentare la produzione di serotonina, l’ormone della felicità. Perciò, la dieta antistress è quella che prevede cinque porzioni di carboidrati al giorno proprio come quelle raccomandate per frutta e verdura”. Per evitare di ingrassare, bisogna scegliere bene: “L’importante è privilegiare i cibi ricchi di fibre come i cereali integrali che limitano l’assorbimento di grassi e zuccheri. Inoltre, non bisogna farsi mancare i minerali: il ferro e il rame servono a dare energia e a rinforzare la formazione di globuli rossi, mentre lo zinco rende più efficienti le difese immunitarie. Si trovano in ostriche, frutti di mare, carne, latticini, uova e tutta la frutta secca»
Attenzione ad usare il telefono di notte
Alzi la mano chi non usa il cellulare prima di addormentarsi. Bene, sappiate che è un’abitudine che potrebbe causare seri problemi sia al cervello che al corpo Il problema, in realtà, non è tanto l’uso dello smartphone, del tablet o del computer in sé, quanto della forte luce che emettono. È una luce talmente forte che ci permette di usare questi dispositivi anche durante una giornata di sole. Non a caso lo schermo di notte è stato paragonato a una piccola finestra illuminata. Il corpo segue un ciclo naturale che permette di rimanere svegli e vigili durante il giorno e aiuta a riposare durante la notte. Quando si fissa uno di questi schermi prima di dormire, il cervello va in tilt. Il motivo è semplice: lo confonde con il sole del mattino e smette di produrre melatonina, l’ormone responsabile del sonno. Il ciclo sonno/veglia inizia a diventare irregolare come se testasse una sorta di jet lag artificiale. Diventa sempre più difficile addormentarsi e, alla lunga, può causare un’insonnia cronica. Nella migliore delle ipotesi…Tutta colpa di quella brillante luce blu Se il corpo non produce più melatonina, sono guai seri. Non dormire a sufficienza, o almeno, quanto richiedono corpo e cervello di ognuno, può portare a disturbi del sonno fino all’insonnia cronica. Dormire poco e male rende più sbadati il giorno successivo e richiede uno sforzo enorme per riuscire a trovare la giusta concentrazione quando si studia o si è in ufficio, senza contare che mette anche a durissima prova la memoria che inizia a perdere colpi. Se questo ancora non bastasse, l’interruzione del naturale sonno dovuta alla mancata produzione di melatonina provoca anche un altro effetto indesiderato: scombina gli ormoni che controllano la fame e vi farà trovare difronte al frigo o peggio di fronte a un piatto di spaghetti anche di notte, aumentando, il rischio di obesità. A cui si aggiunge anche una maggiore predisposizione alla depressione. Non servono grandi prove per affermare che la luce prodotta dai vari dispositivi digitali, scaldando la retina, danneggia in generale la nostra vista nel corso del tempo. C’è ancora qualcuno che se la sente di usare uno smartphone, un tablet o un computer prima di addormentarsi?
Falsi miti sullo zucchero
Lo zucchero, croce e piacere. Dolci, caramelle, snack, ma non solo. Lo troviamo anche in formaggi, succhi di frutta, nelle bibite gasate e persino negli insaccati. Lo zucchero è praticamente ovunque e onnipresente sulla nostra tavola. Ma lo zucchero fa male? Una delle domande più controverse che non trova una risposta univoca e puntualmente chiama in causa navigati esperti. Da una parte, chi sostiene che sia fortemente cancerogeno, causa principale dell’insorgere di danni al fegato e obesità, per non parlare di quanto sarebbe nocivo per la salute di denti e pelle. Secondo altri, invece, sarebbe fondamentale per dare energia a pronta presa sia ai muscoli, cuore compreso, sia al cervello, come a tutte le cellule del nostro organismo. Vediamo alcuni casi…Anche se chi soffre di diabete lotta per controllare il livello di zucchero nel sangue, va spiegato che questo è solo il sintomo della malattia, non la sua causa. Un tipo di diabete è causato dal sistema immunitario che attacca le cellule produttrici di insulina e quindi non ha nulla a che fare con il consumo di zucchero. Per l’altro tipo invece sono da ricercare in un mix di genetica e stile di vita. Mangiare troppo zucchero contribuirà sicuramente ad aumentare i rischi di ammalarsi, è vero, ma proprio come mangiare pizza e patatine stravaccati sul divano invece di uscire e fare una passeggiata. Lo zucchero provoca iperattività.È una leggenda così famosa che persino i Simpson ne parlano in un loro episodio: lo zucchero rende i bambini iperattivi. Mamme tranquille: gli studi smentiscono categoricamente. Lo zucchero provoca le carie.Lo zucchero non ti fa cariare i denti, ma è l’acido a farlo. L’acido è prodotto dai batteri che si nutrono di zucchero, ma anche di carboidrati, cereali e frutta etc. Quindi è ingiusto attribuire tutta la colpa allo zucchero
Se ingrassi non è colpa della pasta
A lungo accusata di fare ingrassare, in difesa della pasta si sono ultimamente levati diversi scudi: spaghetti, penne, linguine se consumati senza esagerazioni e all’interno di una dieta sana non sono i responsabili dei chili di troppo messi su. È una conclusione che in fondo molti avranno tratto da soli, ma il continuo additare i carboidrati, soprattutto gli zuccheri semplici, ma anche quelli complessi di pane, pasta, riso, come corresponsabili dell’epidemia di sovrappeso e obesità, ha confuso un po’ le acque. Il British Medical Journal Open, è l’ultimo in ordine di tempo a prendere le difese della pasta. Gli studiosi hanno preso in esame le ricerche già condotte sul tema, selezionando quelle considerate più affidabili in cui due o più gruppi di persone scelte a caso avevano seguito una dieta che comprendeva la pasta oppure no Dalle varie ricerche è emerso che chi la mangiava in media tre volte alla settimana, consumandola all’interno di una dieta a basso indice glicemico, non solo non ha acquistato più peso degli altri, ma è rimasto stabile o è persino leggermente dimagrito A differenza di altri carboidrati, come il pane bianco o i cereali da colazione, la pasta ha un moderato indice glicemico, cioè contribuisce più lentamente all’innalzamento dei livelli di glicemia nel sangue. Al contrario di quanto si tende a credere, il motivo per cui non contribuisce a fare ingrassare può essere che, con il suo indice glicemico piuttosto basso rispetto ad alimenti come il pane bianco, prolunga il senso di sazietà. In sostanza, dopo un buon piatto di pasta si tende ad avere fame più tardi. Restano alcune considerazioni da fare prima di buttarsi su un piatto di spaghetti nella speranza di dimagrire.Una porzione normale di pasta non supera i 70-80 grammi, e a contare molto è come la si condisce. Quanto alla pasta integrale, non è detto che sia migliore, a parte il fatto di essere più ricca di fibre.
Il paese più felice del mondo
Tra le prime quattro nazioni nella classifica del World Happiness Report Onu ci sono Norvegia, Danimarca, Islanda e Svizzera. Il Bel Paese guadagna una posizione, negli Stati Uniti la ricchezza è in crescita, ma la felicità è in calo. A pochi giorni dalla Giornata mondiale della felicità del 20 marzo, l’Onu ha divulgato la classifica dei Paesi più felici del mondo. Al primo posto c’è la Finlandia, che supera la Norvegia, al primo posto lo scorso anno. L’Italia sale di una posizione, ma continua a restare in coda; sotto i livelli precedenti al 2010. Il World Happiness Report ha preso in esame 156 Paesi, esaminando aspetti come il Pil pro capite, le libertà, la fiducia, l’aspettativa di vita, le politiche sociali, la generosità e l’assenza di corruzione. Al primo posto troviamo la Finlandia dove anche gli immigrati sono più felici, all’ultimo il Burundi. Nella top four ci sono Norvegia, Danimarca, Islanda e Svizzera. Tre su quattro, esclusa l’Islanda, sono state al vertice gli anni scorsi. L’Italia conquista una posizione rispetto alla classifica 2017, passando dal 48esimo al 47esimo posto. Ma ampio rimane il divario rispetto al passato: “I quattro Paesi europei più colpiti dalla crisi, Grecia, Italia, Spagna e Portogallo, da tempo erano osservati speciali. Una nota positiva per lo Stivale viene dalla aspettativa di vita in salute: l’Italia, passata da 70 anni a 72,. Anche l’incidenza di obesità, depressione, uso di droghe, è rilevante negli Usa, che registrano una crescita maggiore di tutti e tre i fattori rispetto alla maggioranza degli altri Paesi. “Una crisi sociale è in atto negli Stati Uniti legata a maggiori disuguaglianze e minore fiducia. Gli Usa stanno diventando sempre più ricchi ma sempre meno felici”. ![]()

