Negli ultimi anni negli scaffali, sono aumentati in maniera esponenziale i prodotti “senza”, “Senza glutine”, “Senza lattosio”, “Senza carne”, “Senza latte”, “Senza zuccheri aggiunti”. Questi sono solo alcuni dei claims che da qualche anno hanno iniziato a popolare gli scaffali e che oggi guidano le scelte di acquisto dei consumatori. Questa tendenza è senza dubbio dovuta a diversi fattori: da una parte c’è una maggiore attenzione da parte delle industrie alimentari verso prodotti più salutari anche in virtù dell’aumentata sensibilità dei consumatori nei confronti di uno stile di vita più sano All’interno di questo parco consumatori, quindi, si possono distinguere tre tipologie di cliente: chi ha una intolleranza certificata e che quindi cerca prodotti che possano essere utili a creare piatti specifici per necessità, chi si considera sensibile a certi alimenti e che quindi predilige i prodotti “senza” a quelli tradizionali, e infine il life styler, ovvero chi sceglie questa tipologia di prodotti perché ritiene che siano una alternativa più sana. Quest’ultima categoria è da considerarsi il vero driver che spinge le aziende specializzate ad una continua ricerca che permetta di portare a scaffale prodotti sempre più buoni, di alta qualità e innovativi, che incontrino il gusto anche dei gusti più esigenti.
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E’ possibile mangiare un gelato senza sensi di colpa?
Siamo in estate e il gelato è il nostro sollievo per eccellenza, cosa c’è di meglio che di un gelato quando siamo in giardino in compagnia di amici o sul mare, ma anche in città quando usciamo dal lavoro? Da quelli confezionati a quelli artigianali, i gelati sono amati da tutti. Ma se vogliamo stare attenti alla linea, è possibile mangiare un gelato senza sensi di colpa? Per poter capire quante calorie sono contenute in un gelato dobbiamo prima capire quante varietà esistono e come vengono composte. Tutti i gelati hanno una parte grassa, che può essere data da latte o panna o uova. Nelle versioni vegane o prive di lattosio, solitamente questi ingredienti vengono sostituiti con bevande vegetali e altri grassi. In tutte le preparazioni troviamo lo zucchero o alternative come la stevia o altri dolcificanti A queste sostanze vengono poi aggiunti i vari aromi, essenziali per la creazione dei vari gusti. In linea di massima comunque i gelati si dividono in 2 categorie: frutta e creme. La proporzione di elementi utilizzati influirà sulle calorie di ognuno. Se acquistiamo un gelato artigianale e decidiamo di prendere il cono, dobbiamo tener presente che in base alla grandezza, il solo cono ha un apporto calorico che oscilla dalle 20 alle 100 Kcal circa Le calorie del gelato sia esso, artigianale o confezionato, sono più o meno le stesse, a parte alcune eccezioni. Quindi c’è una scelta che si può considerare migliore di un altra? Si e no. La risposta è incerta perché, in linea di massima nei prodotti confezionati è usata una quantità di grassi e zuccheri, e conservanti, abbastanza rilevante. Questo quindi rende l’opzione prodotto confezionato, quella da scartare. Un piccolo suggerimento per capire se un gelato artigianale è buono nella composizione è vederne il colore, i colori sgargianti non sono indice di prodotto migliore.
Frutta secca
Mandorle, noci e nocciole sono dei piccoli grandi alleati della nostra salute: soprattutto per l’altissima concentrazione di vitamina E, vitamina che agisce anche come antiossidante ed è facilmente assorbibile dal nostro corpo. Consumare un pugno di frutta secca al giorno è un’ottima abitudine da assumere contro i malanni stagionali. Ottimi come ricostituenti dopo un’ora di sport, noci, nocciole e mandorle sono ormai sempre più protagoniste dei nostri piatti: utilizzatele ad esempio per arricchire insalate fantasiose o, perché no, in un cremoso risotto a base di pere e formaggio.
Il finger food
Il finger food. adesso va tanto di moda. E se non sapete cos’è, non siete al passo con i tempi. Ecco cosa c’è nascosto dietro questa parola che fa tanto moda , Avete presente a Natale quando vostra madre preparava i così detti crostini?! Pane bianco, una spalmata di burro, salmone e prezzemolo. Detta così è un semplice crostino, invece no ora si chiama finger food,. E quando andate a casa di amici e vi presentano gli antipasti? Sembrano antipasti normali, invece è finger food. Forte eh!? State entrando nella logica? Alla festa di vostro figlio, per comodità tagliate la pizza e la focaccia a quadratini? Senza rendervene conto, avete fatto il finger food. Quindi, niente panico, siete alla moda, e non lo sapevate! E se gli amici sono a casa vostra per un aperitivo in compagnia non si usa più aprire un pacchetto di noccioline e due olive, va servito il finger food. Ora, lascio a voi la scelta di come intricarvi la vita, nel senso che ci sono ricette di finger food che portano via più tempo della cottura di una porchetta alla brace, ma tutto quello che potete mangiare “in punta di dita” è considerato finger food. Quindi se volete tagliare a cubetti la porchetta, piuttosto che preparare elaboratissimi bocconcini, fate voi. L’importante e essenziale: la vaschetta che lo contenga. Deve essere fighissima. Così nessuno penserà che avete semplicemente tagliato a cubetti il formaggio alternandolo al pomodoro, oppure arrotolato una zucchina con della ricotta, ma guarderanno la vostra bellissima creazione da finger food. Ora mettiamoci al lavoro esistono minimo settecentomila finger food, a noi la scelta da che parte iniziare

