Covey quando parla di fiducia usa la metafora del conto corrente emozionale dicendo che quando si inizia una relazione e come se si aprisse un conto corrente emozionale tra le parti. In qualunque conto corrente prima di poter prelevare c’è bisogno di versare; cosi con la fiducia, prima di chiederla a qualcun altro forse è il caso di fare un versamento noi per primi. Non ci rendiamo conto ma lo facciamo quando guidiamo la macchina. Lo facciamo quando attraversiamo la strada, quando andiamo dal medico o quando prendiamo una medicina. Quando chiediamo un caffè Lo facciamo quando parliamo con uno sconosciuto. Lo facciamo mille volte al giorno. Lo facciamo quando ci affidiamo al nostro compagno o alla nostra compagna. A volte, per tutta la vita. Ogni giorno, concediamo una delle cose più preziose che possediamo appunto la fiducia. L’unico regalo che non riceveremo due volte. E lo, facciamo non sempre perché lo vogliamo, ma perché non possiamo farne a meno. Perché la fiducia si dà a tutto e a tutti, per dovere. Perché la fiducia nell’altro, nel nuovo è l’unica cosa che ci permette di vivere. Di crescere. Di evolvere. Di sperare. Per questo, dovrai concederla allo sconosciuto che hai di fronte. Anche solo perché la possa ricambiare.
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L’attimo che ti cambia la vita
Dopo gli attacchi dell’11 settembre, un’azienda che aveva i suoi uffici nel World Trade Center ha invitato i suoi dirigenti e dipendenti che per qualche motivo erano sopravvissuti all’attacco, a condividere le loro esperienze. Le persone erano vive per i più piccoli motivi per cui erano piccoli dettagli come questi: Il direttore di un’azienda era in ritardo perché era il primo giorno di scuola materna della figlia. Una donna ha ritardato perché la sua sveglia non è suonata in tempo. Uno era in ritardo perché è rimasto bloccato sulla strada dove c’è stato un incidente. Un altro sopravvissuto non ha fatto in tempo a salire sull’autobus. Una ragazza si era versata il caffè addosso e aveva bisogno di tempo per cambiarsi. Uno ha avuto un problema con la sua macchina che non partiva. Un altro è tornato indietro per rispondere al telefono. Ma la storia che ha colpito di più è stata quella di un uomo che quella mattina si è messo un paio di scarpe nuove, e prima di entrare a lavoro ha avuto una vescica. Si è fermato in farmacia per un cerotto ed è per questo che oggi è vivo. Ora, quando rimani bloccato nel traffico; quando perdi l’ ascensore, quando ti squilla il telefono mentre stai uscendo e tante altre cose che ti fanno arrabbiare , cerca di pensare “Questo è il posto esatto in cui devo essere in questo preciso momento” …La prossima volta che la tua mattina sembra esasperante, i bambini perdono tempo per vestirsi, non riesci a trovare le chiavi della macchina, trovi tutti i semafori rossi…non arrabbiarti o scoraggiarti. E’ probabile che sei nel posto giusto… ALL’ORA ESATTA..
Quale ruolo è giocato dal corpo nella reazione emotiva?
Esiste uno stretto rapporto tra quasi tutte le emozioni e la loro manifestazione corporea. Le emozioni si esprimono sempre anche con una particolare partecipazione del corpo che viene chiamata “attivazione fisiologica”.Tale reazione corporea provoca fenomeni come l’accelerazione o il rallentamento del battito cardiaco, la variazione degli atti respiratori, il pallore o il rossore del viso, la sensazione di secchezza in bocca, la dilatazione delle pupille, la sudorazione, ecc. Tutte queste manifestazioni del corpo possono accompagnare l’emozione; una volta cessata l’emozione il corpo torna al precedente equilibrio.Il nostro corpo, esprime emozioni anche attraverso le espressioni del viso, il tono della voce e la postura ad esempio, un modo di camminare dritto può esprimere soddisfazione e gioia, così come una posizione ripiegata in sé può esprimere tristezza e una posizione corporea molto contratta rimanda ad un’idea di forte ansia o di rabbia.I movimenti e le manifestazioni espressive del viso e del corpo, da un lato conferiscono vivacità ed energia alle parole che diciamo e dall’altro tendono a rivelare le intenzioni e i pensieri in modo più sincero delle parole. In definitiva, è più difficile camuffare le proprie emozioni con l’espressione corporea mentre le parole sono facilmente falsificabili. Rispetto alle parole usate per esprimere emozioni, fin dall’infanzia ci abituiamo ad usare certi termini per identificare le emozioni che proviamo e per renderle comprensibili alle altre persone.Uno dei modi in cui impariamo a parlare delle nostre emozioni è l’uso della “metafora”, attraverso cui descriviamo le nostre emozioni con termini che richiamano eventi del mondo esterno. Ad esempio, per descrivere la felicità si usa l’espressione “tocco il cielo con un dito” ; oppure per la tristezza “mi sento schiacciato da un macigno” o, ancora, “mi ha spezzato il cuore”. Queste metafore vengono create per descrivere i nostri sentimenti per i quali non abbiamo in realtà parole specifiche e ben definite.
Zona di confort
Una volta un re ricevette in regalo due magnifici falchi. Erano falchi pellegrini, i più begli uccelli che avesse mai visto. Diede i suoi preziosi falchi al suo capo falconiere per allenarli. I mesi trascorsero e un giorno il capo falconiere informò il re che, anche se uno dei falchi era maestosamente volato altissimo nel cielo, l’altro uccello non s’era mosso dal suo ramo dal giorno in cui era arrivato.Il re convocò guaritori e stregoni da tutte le terre per prendersi cura del falco ma nessuno riuscì a farlo volare. Presentò allora il caso ai componenti della sua corte, ma il giorno successivo, il re vide attraverso la finestra del palazzo che l’uccello non si era ancora mosso dal trespolo.Avendo provato ogni cosa, il re pensò tra se e se “forse ho bisogno di qualcuno che conosca meglio la campagna per capire la natura di questo problema.” Così chiamò la sua corte e disse “andate e portate un contadino”. In mattinata, il re fu stupito di vedere il falco volare alto sopra i giardini del palazzo e disse ai membri della corte “portatemi la persona che ha fatto questo miracolo!”La corte velocemente andò dal contadino e lo accompagnò di fronte al re. Il re quindi gli chiese “dimmi, come hai fatto a far volare questo falco?” Con la testa inchinata coperta da un cappello di paglia, il contadino disse “è stato molto facile sua altezza, ho semplicemente tagliato il ramo su cui l’uccello era seduto”.Morale. Siamo tutti nati per volare, per sprigionare l’incredibile potenziale che possediamo come esseri umani. Ma a volte ci sediamo sui nostri comodi rami casalinghi, abbarbicati alle cose che per noi sono familiari. Le possibilità sono infinite, ma per molti di noi, rimangono inesplorate. Ci adattiamo alla familiarità, al comfort e all’ordinario. Così per molte persone le vite sono mediocri invece che eccitanti, emozionanti e elettrizzanti.Quello che è successo al pennuto di questa bellissima storia è ciò che succede alla maggior parte delle persone quando non riescono ad allontanarsi da quella che gli esperti chiamano zona di comfort.Ricordati:
La vita inizia alla fine della tua zona di comfort. Neale Walsh Tweet
La musica influenza l’umore
La musica influisce sull’umore che accompagna i vari momenti della nostra giornata. Può condizionarci e modificare il nostro stato d’animo. Può farci sorridere come piangere, generare malinconia come nostalgia. Se vogliamo, è la migliore espressione di noi stessi.L’impatto che un brano ha su di noi va oltre quello che si pensa, tanto che un tempo “veloce” può risollevare l’umore, mentre uno più “lento” può buttarlo giù Una canzone sbagliata, infatti, può rovinare un momento, quella giusta può renderlo semplicemente unico e indimenticabile. Bastano, infatti, poche note per stravolgere la giornata, questo perché la musica influenza gli stati d’animo.Ma quali sono le canzoni “giuste” al momento giusto? Le canzoni sono piene di attese e ciò che siamo portati ad attendere è soprattutto l’amore. Un uomo ancora innamorato non smette di pensare a chi l’ha tradito a seguito di un incontro forse casuale. “Mi ritorni in mente” fa riaffiorare il ricordo di quella donna che è in tutti i suoi sogni. La gioia è legata alla vita, alla nascita e alla rinascita. Anche qui nessun dubbio sulla scelta del brano: Bella. Jovanotti offre una sonorità molto piacevole dove il testo è sicuramente semplice, ma allo stesso tempo significativo. È una dedica d’amore alla sua donna in un insieme di metafore e pensieri che ne elevano la figura. Dunque una canzone allegra che esprime armonia, positività, ottimismo e amore. A prescindere dall’umore ci sono musiche che portiamo dentro da sempre, insite nel nostro cuore, ed altre ancora che, pur accompagnandoci solamente in alcuni momenti della vita, sono in grado di “fotografarne” i pezzi in maniera assoluta e indelebile, riportandoci indietro con il tempo ogni volta che le nostre orecchie percepiscono le prime note. Il nostro umore può dipendere da ciò che ascoltiamo e da quello che c’è dentro di noi nel preciso momento dedicato all’ascolto.

