I flirt estivi

I flirt estivi sono una consuetudine per moltissime persone, soprattutto se si sceglie di andare in vacanza in posti notoriamente famosi per il rimorchio facile e le avventure. I flirt però sono supervalutati, non tutto è bello come sembra al tramonto in spiaggia in riva la mare con un aperitivo  in mano, tra l’altro per vivere bene un flirt bisogna essere sicure, avere un’autostima di ferro e non dar peso a quello che fanno gli altri. Sembra difficile ed infatti lo è. Svegliarsi dopo un flirt e una notte passata in leggerezza con uno sconosciuto, a volte non è piacevole, questi incontri spesso finiscono subito dopo il sesso e poi ognuno se ne torna a casa sua. Il giorno dopo se non arriva la telefonata iniziano i guai e la “sindrome del giorno dopo” che spesso è appena qualche ora dopo… Ma come si fa ad evitare che una cosa piacevole si trasformi in paranoia? Come vivere le avventure in modo sereno e senza stress? Prima di buttarvi nelle braccia di uno sconosciuto domandatevi se vi va sul serio. Godetevi il momento senza pensare a domani. Fate tutto solo per voi stesse, per il vostro piacere e non per soddisfare qualcuno. Separate il corpo dal cuore ma non dalla mente!, e se non ci riuscite lasciate perdere proprio, aspettate e vedete come va.

 

Le bugie nemiche di noi stessi

E perché lo si fa specialmente con le persone che si amano? Siamo tutti bravi a mentire, ma a nessuno piace essere ingannato. C’è chi mente per un proprio vantaggio personale, chi per coprire un errore, chi magari solo per il piacere di farla franca… Televisione, pubblicità, giornali e persino amici e parenti per non parlare del partner ci mentono di continuo, e la consapevolezza che, chi ti stà a fianco, magari la persona che più ti fidi, e ami, mente, ti colpisce ancor di più al cuore. Indipendentemente dal motivo per cui diciamo una bugia, gli scienziati ritengono che una bugia si componga di due parti: quando mentiamo dobbiamo creare la falsità e anche nascondere la verità. Essere bugiardi dunque richiede un duplice sforzo. Il che, tanto per dire, spiegherebbe perché le persone che mentono impiegano più tempo a rispondere a una domanda. Mentre altri studi ci svelano che secondo uno studio condotto dagli psicologi del dipartimento di comunicazione  del Michigan , le persone mentono in media tra una e le due volte al giorno. Tendiamo a dire bugie soprattutto quando siamo sotto pressione e non abbiamo tempo di pensare alle conseguenze del nostro comportamento. Secondo Shaul Shalvi, «Quando le persone devono rispondere in fretta, davanti al capo in ufficio,  davanti ad un partner che fa domande incalzanti, tentano di fare tutto il possibile per assicurarsi un profitto, anche se ciò li porta  a mentire. Le bugie alleviano e  liberano dall’ansia  sul momento, ma non a lungo termine.

La mente e il corpo

Inutile volerle dividere. E qui non possono esistere dubbiosi di alcun genere. Noi siamo fatti da e di entrambe. E ci dobbiamo convivere, nostro malgrado. Quindi non possiamo pensare alla mente senza dare un occhio al corpo e viceversa. La nostra medicina, quella occidentale, li ha sempre divisi, mentre quella orientale li ha sempre uniti alla fine effettivamente l’una influenza l’altra in maniera indubbia. Le medicina insegna e le neuroscienze hanno attestato: non solo non si può dividere la mente dal corpo, proprio dal punto di vista scientifico, ma bisogna mettersi l’anima in pace, la mente ed il corpo si plagiano a vicenda e la psicosomatica ne è il miglior esempio. Mai avuto qualcosa che non sopporti e che ti sta proprio sullo stomaco, per poi sentire realmente un dolore proprio lì?! Altrimenti quando sei particolarmente stressato e tutto si riversa dove hai una specifica debolezza. Quando si dice che ci sono situazione che ti tolgono dieci anni di vita, è vero! Un forte spavento o un periodo di stress continuo portano seriamente a stati di sofferenza fisica. In poche parole, se l’impatto sul sistema immunitario è ormai riconosciuto, da studi approfonditi si è arrivati a poter confermare che lo stress cronico influisce negativamente sulla possibilità di aumentare la probabilità di contrarre malattie anche gravi. Perciò, cerchiamo di stare tranquilli il più possibile, impariamo a non prendercela troppo, così da non riempirci di cortisolo, ormone dello stress che, se si concentra nel nostro organismo, diventa origine di parecchie malattie, dalla sindrome gastrointestinale, quindi reflusso gastrico, colon irritabile, all’Alzheimer.Per non parlare di problemi del cuore e via dicendo…Ed allora come dice il saggio “Quando tu ridi, tu cambi, quando tu cambi cambia il mondo intorno a te”….. E allora starai meglio!!

Un bagno in acqua gelata

Per ritrovare le energie, allontanare i virus e rafforzare i muscoli c’è un nuovo metodo che fa notizia e un po’ paura: un’immersione in una vasca di acqua e ghiaccio appena svegli. Il rito dell’acqua fredda d’altronde è alla base del metodo Kneipp, lanciato più di un secolo fa dal tedesco Sebastian Kneipp e ancora oggi molto utilizzato in Germania, per curare malattie e disturbi, dando ai bagni gelidi il compito di ristabilire l’ordine nel corpo. Lo stress diminuisce, si allontana la stanchezza e si sollecita il buonumore. Uscire di casa con la sensazione di essere in forma e pieno di energie è senz’altro il miglior modo per iniziare una giornata di lavoro, tanto vale tentare. Se tuttavia al mattino non riesci a rinunciare alla comoda doccia calda, puoi seguire il consiglio del dottor Cymès e  scegliere l’opzione serale. Questa sferzata fresca prima di cena libera le endorfine e riduce l’ansia. Dormirete molto meglio, afferma il dottore. Il consiglio per chi vuole lanciarsi è questo: Andate sotto l’acqua gradualmente, cominciando dai piedi, tenendo il getto a una quindicina di centimetri, poi risalite lentamente lungo il corpo. Forse è meglio immergersi di colpo tagliando la testa al toro, come fa Travis. Il bagno in acqua ghiacciata rilancia la circolazione del sangue e ridà energia al corpo,  che diventa subito più flessibile e solido. L’immunità e il livello ormonale sono rilanciati e si prova una sensazione di benessere. E infine, anche la mente ha dei benefici: questo rito mi ha insegnato a concentrarmi sul momento presente, a rimanere vigile sul respiro senza fare attenzione al resto. Così anche se istintivamente vorrei trovare ogni giorno una scusa per non dovermi immergere in quell’acqua ghiacciata, mi dico: non riflettere troppo, fallo e basta….Provare per credere!!

Riprogramma il cervello alla felicità

I ricercatori di Princeton hanno inserito cavie da laboratorio in programmi di 6 settimane di esercizio aerobico comparando le cellule cerebrali con un gruppo rimasto inattivo; dopo sei settimane, i ricercatori hanno rilevato che gli animaletti sottoposti ad attività fisica avevano cellule cerebrali che mantenevano il corpo il uno stato di calma quando sottoposti a stress. Quelli che invece non erano stati inseriti nel programma di attività fisica continuavano a reagire con una forte reazione quando sottoposti a situazioni di stress. Questa importante scoperta ha portato i ricercatori ad affermare che attività fisica può realmente “modulare” l’attività cerebrale per renderlo più resistente all’ormone dello stress e mitigare gli effetti negativi indotti dai suoi alti livelli. Corri che ti passa In caso di forte stress, le nonne consigliavano di fare un respiro profondo oppure un bagno caldo e tutto passava. “Dal momento che la risposta allo stress è soprattutto fisica, ovvero il cervello stimola il rilascio di certi ormoni che influenzano l’aumento della pressione e del battito cardiaca, non è sempre possibile gestire lo stress semplicemente facendo un respiro profondo” sottolinea Monika Fleshner,. Una recente ricerca della Scuola di Medicina di Yale, ha rivelato che lo stress può essere responsabile anche dello sviluppo di comportamenti di dipendenza e adesione a cattive abitudini perché danneggia quell’area del cervello che è deputata all’auto controllo e al processo decisionale. Per di più, come ha rivelato la ricerca dell’Università di Princeton, stimolare il corpo facendo esercizio fisico può essere il più efficace antidoto allo stress. Pertanto, rispolverare le scarpe da ginnastica, uscire a fare una lunga passeggiata ogni giorno sembra essere più efficace di qualsiasi altro rimedio.

Quello che mangi potrebbe cagionare il cervello

E se la salute del cervello dipendesse dalle nostre abitudini alimentari? E se il crescente aumento di demenza senile fosse collegato all’eccessivo consumo di zuccheri a grassi saturi?Qualcuno ha iniziato a pensarci seriamente mettendo insieme dati come l’allungamento dell’aspettativa di vita, che sicuramente incide sull’aumento della demenza, malattia tipica del cervello che invecchia, e l’abitudine a mangiare junk food, palesemente ricco di grassi saturi e zuccheri. Tra i più convinti sostenitori che cibo e demenza siano correlati, c’è Suzanne de la Monte, che ha addirittura proposto di chiamare la demenza diabete di tipo 3 per distinguerlo La ricercatrice, durante i suoi esperimenti che le sono valsi diverse pubblicazioni, notò che se nutriva le cavie con cibi ricchi di grassi, zuccheri e quindi cibo ipercalorico, le performance cognitive diminuivano velocemente fino a giungere a vere e proprie manifestazioni di demenza. La correlazione junk food e demenza è stata dimostrata anche nell’uomo. Susanne Craft, pioniera negli studi sull’Alzheimer, dopo aver nutrito per 30 giorni un gruppo di volontari con una dieta ad alto tenore di zuccheri e grassi, e un altro gruppo con una dieta povera di zuccheri e grassi, ha dimostrato che nel gruppo nutrito a junk food il liquido cerebrospinale presentava un aumento di una  proteina che nell’Alzheimer si deposita fino a devastare intere aree cerebrali. In un altro studio, la ricercatrice ha somministrato insulina spray a un centinaio di volontari dimostrando che migliorava la capacità decisionale, la memoria e le prestazioni cerebrali. I suoi studi si sono dimostrati così convincenti che il National Institue of Health ha finanziato le sue ricerche con un’enorme somma di denaro, quasi 8 milioni di dollari, per capire se l’insulina e gli antidiabetici orali possono essere usati come cura contro l’Alzheimer.

Illusioni ottiche

Nel 350 A.C. Aristotele notò che guardando una cascata d’acqua e dopo concentrando la vista sulle rocce statiche, effettivamente sembra che esse si muovessero nella direzione opposta a cui cadeva l’acqua. Oggi giorno esiste una spiegazione per questa illusione ottica che chiamiamo ¨conseguenza del movimento”. Quando il filosofo notò questo fenomeno, dichiarò che non potevamo fidarci dei nostri sensi, perché in determinate occasioni ci ingannano. Il cervello, per quanto potente, deve comunque sottostare ad una serie di limiti fisici invalicabili. Fra questi, uno assume particolarmente importanza: la velocità. La spiegazione delle illusioni ottiche può essere riportata a questa limitazione o, per essere più precisi, al modo in cui la mente cerca di aggirarla. È difatti risaputo che da quando l’occhio vede un’immagine a quando essa viene processata dal cervello, permettendoci quindi di interpretare i segnali visivi, passa circa un decimo di secondo. In altre parole, quello che noi effettivamente vediamo non è il presente, bensì il passato. Un decimo di secondo può sembrare molto poco, ma in certe situazioni potrebbe diventare un vero handicap: basti pensare a quando si deve afferrare un oggetto in volo, o quando si devono coordinare movimenti molto veloci. Ci sono vari studi sul come la mente compensi questo limite, e ad oggi non c’è una soluzione che metta tutti d’accordo. Secondo le  ricerche del Dottor Mark Changizi il cervello vede nel futuro. Resosi conto dell’incapacità di processare subito gli stimoli visivi, per non rimanere indietro con la realtà, interpreta ulteriormente i segnali inviati dagli occhi: cerca di prevedere cosa succederà nell’immediato futuro, e si basa su quelle informazioni per capire la realtà che ci circonda. In particolare, il cervello prevede il movimento in base ai dati che ottiene nel tempo, e prevede in anticipo cosa succederà fra una frazione di secondo. Ed è proprio qui che le illusioni ottiche come quella mostrata sotto agiscono: gli schermi LCD e le immagini in generale sono un’invenzione molto recente, e il cervello non si è evoluto in modo da riuscire ad interpretarle correttamente. Quindi comprende i disegni e le linee come degli oggetti e cerca di intuire che tipo di movimento potrebbero avere. A seconda dell’illusione ottica che guardate l’immagine suggerisce al cervello un tipo diverso di movimento, creando una distorsione della stessa.

Sogni a occhi aperti …allora sei…

Una ricerca del Georgia Institute suggerisce come sognare ad occhi aperti durante delle riunioni non sia necessariamente una cosa negativa, ma potrebbe essere un segno di intelligenza e creatività.Uno studioso e i suoi colleghi hanno misurato i modelli di attivazione cerebrale di più di 100 persone attraverso la risonanza magnetica Ai partecipanti era chiesto di concentrarsi su un punto di fissazione statico per cinque minuti, e nel frattempo venivano misurate le attivazioni cerebrali durante il compito e durante un periodo in cui non veniva svolto alcun compito a riposo.I partecipanti hanno inoltre compilato un questionario per misurare quanto la mente vagava durante l’arco della giornata. Coloro che hanno riferito di sognare di più ad occhi aperti durante l’arco del giorno hanno anche ottenuto un punteggio più alto nelle capacità intellettuali e creative. La gente tende a pensare che vagare con la mente sia necessariamente qualcosa di negativo perché lo si vede come una mancanza di attenzione Gli studi sono coerenti con l’idea che ciò non sia sempre vero. Alcune persone hanno menti e cervelli più efficienti, pur avendo una maggiore tendenza a vagare con la mente. Avrete sicuramente in mente il professore distratto, o qualcuno che è brillante, ma fuori dal suo mondo, a volte ignaro del proprio essere. Oppure i bambini, intellettivamente più dotati degli altri, che seguono lezioni per loro facilmente comprensibili. Mentre i loro compagni possono richiedere cinque minuti per imparare qualcosa di nuovo, loro capiscono in un minuto, quindi poi hanno tempo di distrarsi. Gli autori dello studio ritengono che questi risultati possano promuovere ulteriori ricerche per capire meglio quando il vagare della mente è nocivo e quando può effettivamente essere utile. Ci sono importanti differenze individuali da considerare, come la motivazione di una persona o l’intenzione di rimanere concentrati su un compito particolare pertanto stare seduti in giardino guardare il cielo e fantasticare  

La memoria è come un muscolo

La memoria è come un muscolo: l’esercizio ne migliora le performance. Ma gli esercizi in questo caso non bastano: bisogna accompagnarli con uno stile di vita sano, nel quale alimentazione, attività fisica e sonno regolare giocano un ruolo da primi attori. Molti alimenti sono in grado di rallentare l’invecchiamento cerebrale. Primo tra tutti il pesce azzurro, ricco di Omega-3, necessari per le funzioni cognitive, seguito dalle noci che contengono anche vitamina E, dalle proprietà antiossidanti. Nei cavoli, invece, c’è la vitamina C, che rinforza i vasi sanguigni, mentre il licopene del pomodoro ha un’azione antiage. La curcuma, l’ingrediente principale del curry, ha proprietà antinfiammatorie e ostacola l’arteriosclerosi. La colina del tuorlo d’uovo è essenziale per la fisiologia delle membrane cellulari. Infine è fondamentale l’idratazione: un apporto insufficiente di acqua indebolisce le capacità del cervello. Riducete drasticamente i grassi saturi di origine animale e quelli vegetali presenti nei prodotti industriali, responsabili dell’accumulo di colesterolo, che diminuisce l’efficienza delle cellule nervose e favorisce i processi di invecchiamento. Al pari degli zuccheri contenuti in merendine, dolci e caramelle. Approfittate dell’arrivo delle piogge e della riduzione delle ore di luce per dormire: ricerche e studi confermano che il poco sonno danneggia la memoria e che la carenza protratta di riposo limita le capacità di apprendimento. Avere un ritmo sonno-veglia regolare, concedersi una siesta pomeridiana di una ventina di minuti, dormire un numero adeguato di ore durante la notte aiuta a rigenerare le cellule cerebrali, tutela la salute della mente, serve a riordinare i ricordi. Non solo muscoli: fare sport, di qualunque tipo, giova anche alle cellule cerebrali. Attività soft come yoga e training autogeno migliorano la concentrazione e la memoria. Trascorrete le ore pomeridiane davanti al camino dedicandovi a esercizi per rinforzare la memoria e coordinare i due emisferi del cervello. Scrivere per una decina di minuti al giorno con la mano sinistra o con la destra se si è mancini o fatelo davanti allo specchio guardando l’immagine riflessa anziché il foglio di carta sono sistemi che aiutano ad innescare le funzioni cerebrali. Allo stesso modo lo è esercitarsi a ricordare le lettere dell’alfabeto al contrario, cioè partendo dalla “Z”.

Apprendere efficacemente

Che sia per un’interrogazione, per un esame o per una ricerca scritta, per molti studiare significa apprendere un concetto per superare una prova ben precisa. E sono molti gli studenti che, a ridosso di un compito in classe, passano ore ed ore sui libri con la speranza che il proprio cervello incameri quante più informazioni possibili. La buona notizia è che, nonostante la gran fatica, quasi sicuramente passeremo la tanto temuta prova: il nostro cervello è sempre all’altezza del compito che ci prefissiamo. La cattiva notizia è che, in realtà, studiare in questo modo non porta ad alcun apprendimento duraturo. Col passare del tempo, infatti, tutte le nozioni studiate verranno sepolte nella nostra memoria e, successivamente, irrimediabilmente perse. A livello di economia del tempo, quindi, studiare solo per memorizzare nozioni è un grande spreco: alla lunga non trarremo nessun giovamento dalla suddetta sessione di studio. Nessuno ci ridarà il tempo che abbiamo “perso” per apprendere concetti che verranno presto dimenticati. Qual è quindi il modo più efficace per studiare col fine di apprendere? Stando a recenti ricerche sembrerebbe che, in realtà, questo funzioni meglio sulla “qualità” e non sulla “quantità” di tempo passato sui libri. Piuttosto che studiare tantissimo in poco tempo, sarebbe bene aumentare le occasioni di studio riducendo la durata. In questo modo il nostro cervello tenderà a considerare importante quello che legge, ricordandolo più a lungo. Allo stesso modo, una sessione di studio, benché breve, non deve mancare di un elemento di condivisione: ripetere e raccontare quello che si è appena appreso dirà al nostro cervello che si tratta di informazioni importanti e quindi da non dimenticare. Lasciate la vostra cameretta per spostarvi in giardino, in biblioteca, in aula studio, a casa di un amico, in riva al mare o a un lago. Studiando in luoghi sempre diversi, infatti, il nostro cervello sarà più ricettivo, perché sarà circondando da tanti stimoli differenti. Quello che studiamo sarà inevitabilmente legato e associato a questi stimoli e per noi sarà molto più semplice ricordare quello che abbiamo letto. Quante volte vi è capitato di ricordare benissimo un semplice aneddoto solo per il luogo in cui questo è avvenuto?