Quando si tratta di cibo, i “falsi miti”, ovvero le affermazioni di cui praticamente tutti siamo convinti ma che non sono, sono davvero tanti. Qualche esempio? La buccia di mele e pere è ricca di vitamine. Falso, ce ne sono di più nella polpa. Il glutammato provoca il mal di testa. Non è vero. Lo zucchero di canna è migliore di quello bianco. Non è scientificamente provato. La fettina di vitello è il tipo di carne più nutriente. Tranquillizzatevi, non è così. L’anemia si cura mangiando spinaci. Ma anche no…La nostra lista di smentite “controcorrente” potrebbe continuare a lungo. Sorpresi? Probabilmente si?. Il mito diventa credibile quando si innesta su qualcosa di cui sono tutti sicuri: per esempio il fatto che l’intervento dell’uomo peggiori il prodotto, mentre di solito nell’industria alimentare vale esattamente il contrario spiega Ghiselli, medico. Bio o non bio? La moda del cibo biologico e la fissazione per tutto ciò che è “naturale” a volte può far perdere il senso della realtà e far temere la chimica presente nei prodotti alimentari industriali. Ma anche in natura esistono, in piccole quantità molecole addirittura cancerogene, come nel succo d’arancia e nel basilico. Niente paura, quindi a usare lo zucchero raffinato: la sua molecola è identica a quella dello zucchero grezzo e non va demonizzato, ma solo consumato con misura. E ancora, il glutammato, tanto temuto e colpevolizzato, è un sale presente in molti alimenti pomodori, parmigiano, pesce e non è cancerogeno o allergenico, e giusto per sfatare un altro falso mito smontando un’ultima “certezza”: Non è vero che le ostriche hanno poteri afrodisiaci. Per diventare infaticabili amanti, meglio la polenta!
Tag: mele
Il sidro rosé
Chi non ha mai bevuto il sidro non sa cosa vuol dire essere coccolati. Non è uno scherzo, il drink ottenuto dalla fermentazione delle mele è una delizia ancora troppo sottovalutato in Italia, mentre invece è l’alternativa frizzante e leggera nel momento in cui non c’è la voglia del prosecco o della birra. Chiedetelo agli irlandesi che valutano il sidro il fratello gentile della birra. Chiedetelo ai medici anglosassoni, che conoscono bene le sue proprietà antiossidanti, che lo consigliano in piccole dosi ha una gradazione alcolica tra i 2 e gli 8° negli stati febbrili, come coadiuvante nelle bronchiti e per calmare la tosse. E poi è diuretico, favorisce la digestione consentendo allo stomaco di affaticarsi di meno, e può anche aiutare nelle diete perché tiene sotto controllo la glicemia, per cui smorza la voglia di dolci. Oltre a fare bene, però, è molto buono ed è l’ingrediente ideale di cocktail eccezionali: lo spritz col sidro, acqua frizzante, zenzero grattugiato e mela a dadini versione invernale: anche whiskey e angostura è da provare!!. Per farla breve, se non avete mai assaggiato il sidro è ora di farlo e attenzione, non si trova ovunque. In attesa che arrivi anche da noi la meraviglia fresca fresca appena sfoderata da Angry Orchad, un’azienda di New York che di sidro ne produce migliaia di litri. Ma mai questo, prima di ora. La bomba alcolica che ha lanciato Angry Orchard si chiama Rose Hard Cider ed è in linea con l’inarrestabile culto del rosa che sta tingendo ogni cosa in varie sfumature di pink, dal cibo all’arredamento, e anche i dessert avete provato le pere rosa?. Ma il sidro rosé ancora non si era mai visto. Nessun colorante artificiale: per ottenerlo si usa una particolare qualità di mele dalla polpa rosata originarie della Francia e per esaltarne il profumo si aggiunge prima dell’imbottigliamento, appena una goccia di ibisco. Il risultato non è solo visivo: “il fermentato di questo tipo di mele rare ha un odore è un sapore più frizzante e fresco di quelle tradizionale mentre il sapore si avvicina di più a quello di un vino secco frizzante
Errori….in frigo
Non solo in estate, ma in qualsiasi periodo dell’anno si possono commettere errori clamorosi nella conservazione dei cibi. Sicuramente con il caldo il deterioramento di alcuni prodotti è più rapido. Dunque il frigorifero diventa un elettrodomestico ancora più indispensabile del solito. Oltre a regalarci fresche bevande, ci consente infatti di conservare alcuni alimenti che, a temperatura ambiente, andrebbero subito a male. Ci sono tuttavia due errori clamorosi che spesso si commettono. Sbagliare il posizionamento di alcuni prodotti nel frigo; tenere in frigo alimenti che andrebbero conservati fuori e viceversa. Avevamo spiegato che determinati alimenti vanno posti in aree ben precise del frigorifero, questo per evitare che possano danneggiarsi con il giaccio o con gli sbalzi di temperatura. Facile sbagliare, ad esempio, con le uova, visto che molti frigoriferi pongono l’apposito contenitore sul portellone. Niente di peggio, poiché il portellone è l’area più calda del frigo, a causa dell’apertura. Qui andrebbero posti, dunque, gli alimenti che non temono i cambi di temperatura, come le bevande, i barattoli delle marmellate, i prodotti sott’olio. Le uova vanno invece conservate in uno dei ripiani interni. La frutta e la verdura vanno poste nel cestello, per evitare che entrino in contatto con il fondo del frigorifero, rovinandosi. Molti tengono il vino rosso, una volta aperto, fuori dal frigorifero. Gli esperti raccomandano invece di conservarlo all’interno, poiché la bassa temperatura ne rallenta l’ossidazione. Alcuni pensano che non sia necessario, ma il ketchup va tenuto in frigo. Così come la maionese, il burro, le mele e l’uva.Nel campo della frutta e verdura, cetrioli, pomodori e banane non andrebbero mai conservati in frigo. Meglio la temperatura ambiente, potendo meglio in un luogo fresco e asciutto. Stessa cosa per il cioccolato, che in frigo assorbe gli odori dei cibi e, con l’umidità, può persino scolorirsi, diventare duro ed insapore. Si può fare invece un’eccezione con le banane ormai troppo mature, per conservarle qualche giorno in più. Anche il pane non va mai tenuto in frigo. Al massimo, dopo due, tre giorni dall’apertura, può essere congelato. No al frigo, infine, anche per il burro di arachidi e la salsa di soia: anche aperti possono essere tenuti nella dispensa fino a scadenza.
La spesa di aprile
La spesa di aprile ci regala un’anteprima di colore, in sintonia con l’arrivo della bella stagione. Il clima tiepido e mite di questo mese, con alti e bassi di caldo e freddo, contribuisce alla nascita e crescita dei primi germogli. Gli alberi si riempono di gemme e nei campi arrivano le prime prelibatezze. L’asparago ne è un esempio, dal sapore leggermente amarognolo ma gustoso, è facile da cucinare. Ottima anche la variante selvatica, ideale da servire nella versione frittata ricca. Oltre a svolgere un ruolo splendidamente drenante per i reni, ovviamente senza eccedere nella consumazione. Gli asparagi freschi si riconoscono perchè al tocco, anzichè piegarsi, si spezzano. Tra le golosità della spesa di aprile possiamo trovare: la barbabietola che è ricca di sali minerali. Ottima per chi è nervoso, ma non adatta per i diabetici. Poi il sedano rapa che contiene un carico di vitamine, ferro, calcio, fosforo, potassio e magnesio. Inoltre il cesto della spesa è ricco di rabarbaro, ottimo lassativo naturale, e di cicoria, che è ideale per depurare il sangue, come anti anemico e tonico digestivo. E poi bietola, barba di frate e ancora aglio, broccolo, carciofo, cavolo, cipollotti, coste, erbe di campo, erbette, fava, lattuga, piselli, rafano, rapa, ravanello, rucola, scalogno, sedano, spinaci, tarassaco e valerianella. Per il cesto della frutta è ancora tempo per le arance, le mele, pompelmi ottimi drenanti naturali insieme alle pere e ai kiwi. Ma a fine mese faranno la loro comparsa le prime e succose fragole. All’acquisto dovranno risultare sode e di colore uniforme, la presenza di striature bianche o verdi conferma che sono ancora acerbe. Frutto ricco di zuccheri si possono consumare in svariati modi, l’ideale è al naturale o con l’aggiunta di un succo di arancio e limone senza zuccheri o con del vino rosso
Arachidi che passione
Originarie del sud America, le arachidi sono oggi giorno consumate e impiegate in tutto il mondo in numerosi modi. Come tutta la frutta secca hanno importantissime proprietà nutrizionali, sono ricche di vitamine e sali minerali e l’unico limite al loro consumo sta nell’apporto energetico assai elevato: 100 grammi di arachidi equivalgono a quasi 600 calorie.Ma non fatevi spaventare perché un consumo limitato ma constante non soltanto non fa ingrassare ma è utilissimo per il nostro organismo. Le arachidi sono semi molto proteici e una preziosa fonte naturale di diverse sostanze utili alla salute. Le arachidi forniscono all’organismo un ottimo apporto di fibre e sali minerali come potassio, fosforo, manganese, zinco, rame e magnesio.Sono prive di colesterolo ma ricche di acido oleico, presente in grandi quantità anche nell’olio di oliva. Il contenuto di sodio è assai ridotto, a meno che non si consumino tostate e salate. Sono un’ottima fonte di polifenoli una sostanza dall’elevato potere antiossidante. Le arachidi sono antiossidanti naturali, proprio come le fragole, le carote o i frutti di bosco: preservano la bellezza e la salute della pelle, sono preziosissime per i bambini in fase di crescita e coadiuvano la circolazione sanguigna e la salute del sistema nervoso. L’elevata presenza di acido folico le rende un alimento importante per la fertilità e importantissimo durante la gravidanza. Inoltre possono essere un valido supporto anche per chi soffre di mal di testa cronico.Il consumo di 15/20 grammi di arachidi al giorno è considerato salutare, ancor di più se abbinate ad un frutto ricco di glucidi come una mela. Quindi usandole con controllo potremmo sgranocchiare le nostre arachidi seduti sul divano a vedere la televisione o accompagnate da un cocktail in attesa di una cena…
Agrumi e demenza
Il consumo di frutta e in particolar modo di agrumi, secondo uno studio condotto in Giappone dalla Tohoku University è legato ad una minore incidenza della demenza. Potrebbe non essere una mela al giorno a togliere il medico di torno, ma un’arancia. O un pompelmo, un limone, due mandarini. Gli agrumi, grazie alle sostanze antiossidanti contenute mantengono il cervello ‘giovane’, afferma la ricerca di recente pubblicazione. Gli agrumi fanno bene al cervello, conclusione tratta confrontando dati raccolti in anni. A queste persone sono stati sottoposti quesiti sulle loro abitudini alimentari, e in particolare sul consumo di arance e simili. I soggetti sono quindi stati suddivisi in gruppi: chi consuma agrumi su base giornaliera, chi 3 o 4 a settimana, chi meno di due volte a settimana. Tenendo in considerazione alcuni fattori come età, stato di salute generale, è emerso che le persone che consumano più agrumi hanno il 23% di possibilità in più di non sviluppare la demenza. I flavonoidi in essi racchiusi avrebbero infatti il potere di prevenire la neuro-degenerazione. E la conseguente perdita di funzioni cognitive tipica di malattie come la demenza. Tuttavia si tratta di una patologia complessa, e gli autori dello studio ammettono alcuni limiti. Ma la statistica ha dati piuttosto evidenti, ed è una strada che non si può tralasciare di percorrere. E’ emerso inoltre che chi consuma più agrumi sono le donne, mediamente più istruite e conduttrici di stili di vita sani. Chi mangia meno agrumi è tendenzialmente chi ha abitudini alimentari scarsamente sane e poca cultura alimentare.
Intossicazioni alimentari dove si nascondono
Nell’immaginario comune un’intossicazione alimentare è facile da contrarre dietro il cibo di strada o quello più elaborato. Invece, c’è molta più probabilità di restare intossicati da cibi valutati “sani”, come le insalate, germogli di soia e succhi di frutta. A spiegarlo è Bill Marler, un legale specializzato in casi di intossicazione alimentare, che ha vinto 780mila euro per i suoi clienti, ha svelato i primi sei alimenti che non mangerebbe neanche sotto tortura. Insalata in busta. Potrebbe sembrare più igienica di quella fresca da lavare, e invece è stata già maneggiata da molte persone, e questo aumenta il rischio di intossicazione. Succhi di frutta a crudo. Possono sembrare sani, ma Marler assicura che uno dei suoi primi casi è stato proprio causato da un succo di mela a crudo diventato un ricettacolo di un pericoloso batterio Germogli di soia. In America, germogli crudi e poco cotti sono stati collegati a più di 30 casi di avvelenamento alimentare batterico negli ultimi 20 anni. L’avvocato dice: “Ci sono stati troppi focolai per non prestare attenzione al rischio di contaminazione del germoglio”. Hamburger al sangue. “Il motivo per cui tutti i prodotti macinati devono essere cotti più a lungo è che i batteri presenti sulla superficie della carne possono essere presenti, tritati, anche all’interno. Se poco cotti possono provocare avvelenamento o salmonella”. Uova crude o poco cotte. “Sebbene il rischio di contaminazione da salmonella è molto minore di quanto non lo fosse vent’anni fa è bene sempre mangiare le uova ben cotte”. Ostriche. Nel corso degli ultimi anni, le ostriche sono diventate più pericolose, secondo Marler a causa del surriscaldamento delle acque. “Le ostriche sono filtratori, raccolgono tutto ciò che c’è nell’acqua. Se ci sono batteri potrebbero esserci problemi, e ne ho visti più negli ultimi cinque anni che negli scorsi venti. Non vale la pena rischiare
Conservare in modo ineteligente
Dall’insalata alle cipolle, ecco alcuni consigli, per conservare le verdure…. L’insalata per averla sempre croccante toglietela dal sacchetto e sistematela in una ciotola, mettendo sopra alle foglie della carta da cucina che assorba l’umidità, quindi si chiude tutto con della pellicola trasparente e si mette in frigorifero. L’aglio teme la luce la luce favorisce la germogliazione di aglio e cipolle, riducendone decisamente i tempi di conservazione. Per evitarlo, si devono collocare i bulbi in un recipiente di ceramica con il coperchio, ma areato così da garantire loro la giusta ventilazione e tenerli al buio. Cipollotti Sminuzzateli e metteteli in una bottiglia di plastica che metterete nel freezer: all’occorrenza, basterà scuotere la bottiglia per far cadere la quantità di cipollotti desiderata e quindi rimetterla nel congelatore. Asparagi Per assicurare la giusta umidità, avvolgeteli nella carta da cucina. In alternativa, si possono mettere in un bicchiere con le punte rivolte verso l’alto e due dita d’acqua: in questo modo gli asparagi resteranno idratati e dureranno di più. Mele e cipolle L’etilene emesso dalle mele un gas naturale incolore e inodore che agisce come regolatore nella crescita di molte piante inibisce la germogliazione delle patate: ecco perché mettere un paio di mele insieme con le patate in un sacchetto areato e conservato poi in un luogo fresco e asciutto permetterà alle patate di non germogliare e di mantenersi così più a lungo. Ananas Togliere la sommità a foglia verde dell’ananas, conservandola poi a testa in giù, permette di ridistribuire gli zuccheri che si sono depositati sul fondo del frutto durante il trasporto, aumentandone così i tempi di conservazione. Carote Durano due settimane se pelate e conservate in frigorifero in un sacchetto di plastica avendo l’accortezza di eliminare tutta l’aria o avvolte nella carta stagnola quest’ultimo trucco vale anche per il sedano. Erbe aromatiche Tritatele finemente e disponetele in una vaschetta per il ghiaccio coperta di acqua: mettetela in freezer. All’occorrenza, sarà sufficiente togliere i cubetti necessari e metterli direttamente nella pentola di cottura. Frutti rossi Lavateli solo prima di consumarli, per evitare muffe. Se si usano per succhi di frutta o frullati, è preferibile congelarli.
Trattamenti…golosi…
Dalla cucina al centro benessere. Sono sempre più numerose le Spa che offrono massaggi e percorsi a base di materie prime naturali e di stagione. Ecco alcune idee dove sperimentare i benefici di uva, mele e cioccolata In cucina, come in beauty farm. Sono sempre più numerosi gli alimenti, come frutta, cioccolata e liquirizia, che dalla tavola arrivano nei centri benessere per aiutare corpo e mente a rilassarsi e rimanere giovani. Ma questa volta non stiamo parlando né di diete, né di tisane, ma semmai di massaggi. Grazie agli aromi e alle proprietà energizzanti, infatti, molte materie prime finiscono nelle mani di businesswomen esperte che ne fanno dei preziosi alleati di bellezza. Proprio per la naturalezza degli elementi, però, questi trattamenti seguono come a tavola la stagionalità. In periodo di vendemmia spopolano formule rivitalizzanti e anti-aging a base di chicchi d’uva. Il frutto, appena colto, è impiegato interamente: la buccia per impacchi, il mosto per bagni, l’olio estratto dai semi per i massaggi, i vinaccioli per il peeling. Risultato? Inebriante. Da provare in spa e terme della grande tradizione vitivinicola italiana. L’autunno è anche il momento delle mele, che grazie all’acido ursolico contenuto nella buccia rende i muscoli più forti. Vero farmaco naturale, alleato della salute, ha plurimi proprietà rassodanti, schiarenti, antirughe e tonificanti. Allora via libera a trattamenti a base di cellule staminali vegetali provenienti dalla mela verde, massaggi all’olio di mela, peeling mela e marmo nei centri benessere specializzati dell’Alto Adige. Lo chiamano massaggio del buon umore perché già al solo pensiero del cioccolato viene il sorriso sulle labbra. È ormai dimostrato, infatti, che il cioccolato contiene sostanze, come la caffeina e la teobromina, in grado di stimolare il sistema nervoso centrale e migliorare il tono dell’umore. Oggi è molto usato anche come rituale di bellezza per il viso, da scegliere in base al tipo di pelle, per ritrovare la coesione dei tessuti, avvolgendo i sensi negli aromi più intensi. Da provare il percorso “Chocolat”
Una bibita per eccellenza…
Vi siete mai chiesti fra una bollicina e un’altra come è nata l’aranciata Fanta!? Noi tutti la conosciamo come la deliziosa bibita all’arancia conosciuta da tutto il mondo e dopo la coca cola bevanda mondiale e cosmopolita. Consumata dagli amanti della frutta che magari non gradiscono il sapore deciso della coca cola, oggi è conosciuta in tutto il mondo, ma siamo sicuri che è nata come bibita all’arancia?! L’aranciata Fanta nacque in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale e fu fondata da Max Keith, principale imbottigliatore della coca-cola, nel 1940. Hitler, salito al potere, vieto’ l’importazione della coca-cola a causa di alleanze e di asti. Durante la Seconda guerra mondiale, importare lo sciroppo di Coca Cola nella Germania nazista sotto embargo era impresa alquanto complicata. Così Max Keith, capo della Coca Cola tedesca, decise di inventare una nuova bevanda usufruendo materie prime già disponibili nel Paese, nello specifico il siero del latte e la marmellata di mele le arance arriveranno solo dopo la guerra da Napoli. Il nome nacque in tutta velocita: Keith disse ai suoi tecnici di «usare la fantasia» per trovare al più presto un nome alla nuova bibita. Fu lo scaltro Joe Knipp ad avere l’intuizione fantastica e così nacque la Fanta!
