Una ricerca della Duke University ha rilevato come il consumo quotidiano di caffè, tè o bevande gassate aumenti di quasi il 10% l’apporto di zuccheri, aumentando così il rischio di disturbi cardiovascolari e obesità. E il riferimento non è solo ai bevande, tradizionalmente ricche di grassi di ogni tipo, ma anche alla semplice tazzina di espresso, soprattutto laddove si abbondi con lo zucchero: ecco perché eliminare il caffè dal menu potrebbe significare risparmiare centinaia di calorie, a tutto vantaggio del girovita.
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Il caffè freddo….non è raffreddato…
Quello che a volte hai bevuto non era caffè freddo, era solo caffè raffreddato – e se non ti è mai piaciuto, ecco il motivo. In Italia, patria della moka e dell’espresso, il caffè freddo (o presunto tale) spesso è caffè raffreddato a temperatura ambiente e poi in frigorifero, magari per ore. La stragrande maggioranza lo fa così, e il risultato è sicuramente una temperatura piacevole, ma non il gusto lascia molto a desiderare. Il caffè una volta pronto ha una vita brevissima: dopo pochi minuti a contatto con l’ossigeno perde gran parte degli aromi, ma nel tempo peggiora anche ulteriormente. I chicchi di caffè contengono degli olii che degradano nel tempo: più lentamente quando il chicco è intero, velocemente una volta che viene macinato, velocissimamente quando il caffè viene estratto e lasciato aspettare, sviluppando via via aromi di rancido. Per fare un buon caffè freddo bisogna agire in velocità, versando o erogando il caffè appena pronto, direttamente sul ghiaccio. Che sia moka, espresso o capsula, la miscela per il caffè freddo deve essere diversa.. Una grana più grossolana di caffè permette agli aromi di rimanere imprigionati nella bevanda, una volta a contatto con il ghiaccio, solo così vi potrete bere di un ottimo caffè freddo
Il riscaldamento globale minaccia anche il caffè
La maggior parte delle varietà selvatiche di caffè potrebbe andare definitivamente perduta nei prossimi decenni, a causa di un mix letale di cause di cui fanno parte deforestazione, cambiamenti climatici e parassitosi. La sentenza che arriva da uno studio appena pubblicato su Science Advances getta un’ombra di angoscia anche sulle piantagioni commerciali, oggi dominate da due specie prevalenti: arabica e robusta. La prima è sensibile alle alte temperature, la seconda all’aridità del suolo. Le 124 varietà di piante selvatiche del caffè potrebbero favorire i coltivatori a potenziare la resistenza verso l’uno o l’altro tratto, ma con meno specie a disposizione, anche le opzioni per rinforzare arabica e robusta contro le condizioni ostili si ridurrebbero. I ricercatori del Royal Botanic Gardens, hanno impiegato due decenni per catalogare accuratamente tutte le varietà selvatiche di caffè con la loro distribuzione, i rischi che corrono e le caratteristiche salienti come quantità di caffeina contenuta, resistenza alla siccità e ai parassiti. Dal confronto di questi dati è emerso che 3 specie su 5, rischiano di scomparire nei prossimi decenni. Su 124, ben 75 sono minacciate di estinzione e tra queste 13 sono gravemente minacciate.Il 72% delle specie selvatiche di caffè cresce in aree protette, tuttavia questi paletti sulla conservazione rimangono spesso soltanto “sulla carta”, perché queste stesse zone non sono immuni da deforestazione e cambiamenti climatici. Mantenere la diversità genetica del caffè fuori dai suoi habitat naturali è difficile e molto costoso: rimangono le banche dei semi ma sono soluzioni di emergenza, afflitte da una cronica carenza di fondi. In Paesi come l’Etiopia, dove un quarto della popolazione vive delle attività legate al caffè, occorre trovare soluzioni con urgenza: una di quelle oggi sperimentate è la suddivisione delle foreste in cui crescono le varietà selvatiche in aree più piccole e facili da monitorare. L’onere di preservare le specie più a rischio non può spettare soltanto ai Paesi produttori. Se tutti beneficiano del caffè, tutti dovrebbero contribuire.![]()
L’Italia e il caffè…. una lunga storia
L’aria di una città, la sua atmosfera, lo charme che la caratterizza è dato, in ogni luogo, non solo dagli edifici e dalle strade, dai monumenti e dall’architettura o dalla pianta urbanistica adottata, ma anche e soprattutto dalla vita e dagli ammassi di persone che queste mura sanno abitare, da quei tratti caratteristici che fanno riconoscere lo “stile” di un paese senza essere, in fondo, così particolari…Si tratta di un tessuto cittadino, fatto di scorci e di tradizioni, di sapori e di odori, di suoni e di colori… difficile da cogliere, se si è distratti, difficile da preservare se si è frettolosi o troppo incautamente modernisti.Di questo tessuto fanno parte a buon diritto le attività e i negozi che da decenni caratterizzano la città, che creano punti di riferimento, punti d’incontro e di appuntamento, certezze incrollabili… finché restano aperti. Ne fanno certamente parte i Caffè e la loro storia italiana. realtà profondamente legate visto che nel 1615 il caffè fu introdotto in Europa proprio dai commercianti veneziani che lo importavano dall’Oriente.Per questo motivo Venezia fu la prima città italiana ad assaporare il gusto del caffè e divenne la patria delle prime “Botteghe del caffè” tra cui il celebre Oltre a questo storico locale sulla piazza si affacciano altre due caffetterie storiche, il Caffè Lavena frequentato da musicisti come Wagner e Liszt e il Gran Caffè Quadri amato da Lord Byron. Dopo Venezia la moda di bere “l’acqua negra bollente” si diffuse nelle principali città italiane dove si aprirono caffetterie frequentate da politici, scrittori e filosofi.tra queste Torino che vanta un buon numero di questi caffè storici che ancora oggi conservano intatto il loro fascino e che erano teatro soprattutto della vita politica cittadina. Trieste ha un rapporto profondo con questa bevanda sia perché accoglie alcuni tra i più suggestivi caffè storici italiani, sia perché è la patria di una grande realtà del settore come Illy che tra le numerose iniziative per promuovere la cultura del caffè ha istituito anche l”Università del caffè” Padova non può mancare nella lista delle “città del caffè” per il suo celebre Pedrocchi il caffè senza porte che Stendhal definì il “migliore d’Italia” e che oggi è ritornato agli antichi splendori Firenze è una tappa interessante di questo itinerario italiano al sapore di caffè grazie al Gran Caffè Giubbe Rosse che deve il proprio nome alle divise fiammanti dei camerieri secondo lo stile viennese. Roma considera il Caffè Greco a pochi passi da Piazza di Spagna, uno dei simboli del proprio fascino eterno. Napoli vive la propria identità in simbiosi profonda con il caffè, una bevanda di culto celebrata da canzoni, film, grandi interpreti come Edoardo de Filippo e Totò. Eppure qui il caffè si diffuse solo nell’800 con la comparsa dei “caffettieri”, venditori ambulanti che giravano le strade all’alba portando contenitori pieni di caffè e un cesto con zucchero e tazzine.