Come liberarsi dai call center

Mentre siamo in ufficio, quando stiamo al ristorante a mangiare la pizza, con amici, nel bel mezzo di una passeggiata o dello shopping; in ogni momento possibile. Le telefonate dei call center per proporci le ultimissime promozioni in qualsiasi settore ma con una netta preferenza per telefonia, gas e luce ci raggiungono in continuazione; e sono probabilmente tra le intrusioni nella vita privata più odiate dagli italiani. Sfuggire sembra impossibile; soprattutto visto che il tanto decantato Registro delle opposizioni funziona principalmente per il telefono fisso che sempre meno persone posseggono e la procedura per l’iscrizione non è delle più semplici Possibile che non ci sia modo di evitare di essere torturati da queste telefonate che, solitamente, iniziando chiedendoci di confermare la nostra identità; facendoci credere che si tratti qualcosa di serio? “Forse non ho pagato una bolletta o mi stanno per staccare la luce!”. In verità, sia per utenti iPhone che per utenti Android, i metodi si stanno moltiplicando; alcuni più tecnologici altri più rudimentali ma comunque efficaci. All’infuori dal vostro sistema operativo mobile potete per esempio scaricare l’applicazione TrueCaller, che identifica i numeri di spam telefonico. Un’invasione della privacy non da poco. In cambio, però, avrete la possibilità di identificare subito le chiamate moleste. In alternativa, ma solo per Android, potete sfruttare l’applicazione Dovrei rispondere?. L’applicazione è gratuita e vi segnala le chiamate sospette in base un archivio costantemente aggiornato dei numeri utilizzati dai call center e tutti gli altri. Contribuendo così in prima persona a liberare l’umanità dalle persecuzioni telefoniche. Gli utenti Android possono anche approfittare della nuova funzione del sistema operativo che permette di segnalare e bloccare le chiamate in arrivo da numeri che in passato si sono dimostrati molesti. Ogni volta che ricevete una telefonata spam, dopo aver riagganciato in maniera più o meno educata meglio educata: mettetevi nei panni degli operatori, dovete poi andare nell’elenco delle telefonate ricevute. Scorrendo verso il fondo, l’ultima opzione che appare recita la dicitura “Blocca contatto”. Cliccate, confermate e quel numero non potrà mai più raggiungervi. Con un po’ di pazienza, vedrete che il numero di call center in grado di raggiungervi diminuirà drasticamente. E potrete nuovamente tornare a godervi il vostro relax, la vostra pizza, o a lavorare a senza essere disturbati.

Aiuto ho perso le chiavi!!

Perché alcuni di noi perdono sempre le chiavi? Altri non ricordano dove hanno lasciato gli occhiali. O il telefonino. Per non parlare del dramma di quei parking multipiano, dove vaghiamo come anime in pena senza ricordare più dove abbiamo lasciato l’auto. Prima risposta: niente panico, questi non sono i segnali precursori dell’Alzheimer. Non sono neppure necessariamente legati all’età. La scienza della memoria ha spiegazioni sorprendenti per questi incidenti. Gli esperti hanno anche elaborato un elenco di consigli pratici, per aiutarci: a non perdere, oppure a ritrovare. La mole di ricerche in questo campo aumenta di giorno in giorno, grazie anche all’ausilio della genetica.The Wall Street Journal ha censito alcuni degli studi più importanti, perfino una ricerca commissionata da una compagnia assicurativa britannica. Sì, gli assicuratori vogliono saperne di più: sia perché a volte gli smarrimenti riguardano oggetti costosi e danno il via a richieste di indennizzi; sia per verificare quel sospetto che dietro le piccole amnesie quotidiane possano nascondersi le avvisaglie di patologie mentali serie.A consolarci dalle nostre afflizioni, ecco una statistica: in media ogni essere umano perde momentaneamente ben nove oggetti al giorno. Un terzo dei soggetti intervistati proprio per le ricerche assicurative rivelano di spendere 15 minuti ogni giorno per ritrovare qualcosa: telefonino, chiavi di casa o dell’auto, qualche documento di lavoro e pratica burocratica, sono le tre categorie in testa agli smarrimenti provvisori. Tra le cause sospettate di peggiorare la nostra distrazione, alcune effettivamente sono all’opera: stress, stanchezza, deficit di sonno, e soprattutto il dilagante multi-tasking facciamo troppe cose alla volta. Ma la spiegazione di fondo ha a che vedere con il funzionamento “normale” del cervello. La maggior parte degli smarrimenti avvengono quando non attiviamo la memoria per codificare un gesto banale e ripetitivo che stiamo facendo: posare le chiavi sul comodino, sulla consolle vicino alla porta d’ingresso, o chissà dove. Codificare significa «attivare l’ippocampo che compie l’equivalente di un breve scatto fotografico, e poi immagazzina l’immagine in una serie di neuroni, che in una fase successiva possono essere riattivati facilmente».  Ecco comunque qualche consiglio  non precipitarti a cercare subito, meglio evitare una ricerca ansiogena e aspettare che ti venga un’idea. Cercalo al suo posto, spesso gli oggetti li abbiamo lasciati proprio dove dovevano essere; oppure qualcuno li ha ritrovati per te e li ha messi appunto al posto giusto. Ricostruisci il passato prossimo, le ultime volte che ne hai avuto bisogno e lo hai utilizzato, smaschera l’effetto-nascondiglio, cercando se l’oggetto perduto non sia nascosto da qualcos’altro che lo copre una borsa, un giornale. cerca una volta sola, a colpo sicuro, non vagare guardando dappertutto. concentrati sulla “zona eureka”, cioè nelle vicinanze del posto giusto, perché la maggior parte degli oggetti si smarriscono entro un metro di distanza da dove dovrebbero essere. Ultimo suggerimento, da filosofia zen: mettiti l’animo in pace, le cose sbucano fuori all’improvviso quando le abbiamo date per perse