Pasta pane carne verdura, più di 3 miliardi di persone non sono in grado di garantirsi una dieta sana: si tratta di quasi il 40% della popolazione mondiale. Allo stesso tempo, sono 2 miliardi gli individui obesi o sovrappeso, il 14% del cibo va perso a causa di carenze e difetti durante la produzione, lo stoccaggio nei magazzini e il trasporto e il 17% viene sprecato dai consumatori finali che riempiono le credenze di cibi che piano piano si deteriorano e vanno buttati Anche l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) lo ricorda in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione del 16 ottobre, che quest’anno prevede celebrazioni di diverso genere una spesa attenta e intelligente serve oltre che a risparmiare a dare una mano ai sistemi sostenibili come ricorda lo spot della FAO “le nostre azioni sono il nostro futuro … cerchiamo ognuno di fare la nostra
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Con il covid il cibo costa di più
Se avete l’impressione che il costo della spesa settimanale al supermercato sia più alto rispetto all’anno scorso, sappiate che non è un’impressione: in base a una serie di criteri il prezzo al consumo di un “cesto” di prodotti alimentari, il costo del cibo, dopo essere crollato all’inizio della pandemia da covid, è schizzato alle stelle durante l’autunno scorso. Rispetto alla media 2014-2016, i cibi a maggio 2021 hanno toccato in media picchi di +27%. I motivi di questo aumento sono diversi: a far salire la media nel quarto quadrimestre del 2020 sono stati gli oli vegetali, in particolare quelli di soia, di colza e di palma, i cui prezzi sono aumentati costantemente negli ultimi dodici mesi fino a raggiungere +75%. Il prezzo dell’olio di palma ha raggiunto i livelli più alti a causa del rallentamento della produzione in Asia dovuta alla covid, coincisa con un aumento della domanda di importazione globale e con la siccità in Sudamerica. L’incremento del prezzo dell’olio di soia si deve invece alle richieste del settore del biodiesel, mentre l‘olio di colza è più caro perché più difficilmente reperibile. Protagonisti della crescita dei prezzi sono anche i cereali, che a maggio 2021 hanno segnato un +33% rispetto al 2014-2016: i motivi sono da ricercare nel crollo della produzione in Brasile, che ha peggiorato una situazione già difficile nella quale la domanda mondiale di mais supera di gran lunga la produzione, e nell’appetito della Cina per sorgo, orzo e grano. Alla base di tutto. Secondo le Nazioni Unite il fattore scatenante di questa oscillazione dei prezzi sarebbe senza dubbio la covid: dopo un crollo dovuto ai lockdown imposti un po’ dappertutto, con l’allentamento delle misure la domanda globale di cibo è aumentata, e con essa i relativi prezzi delle materie prime, a dimostrazione che la crisi sanitaria o i problemi che ne sono conseguiti ha avuto e ha un grande potere sull’andamento del mercato globale.
Hamburgher inquinanti
Auto, stabilimenti industriali, riscaldamento domestico sono tra le maggiori cause di inquinamento atmosferico. Eppure, secondo gli scienziati, se gli Americani rinunciassero ad 1 dei 3 hamburgher di carne, che in media consumano a settimana, potrebbero eliminare le emissioni corrispondenti a 12 milioni di auto circolanti per un anno! Negli Stati Uniti si consumano circa dieci miliardi di hamburger di carne, in media 3 panini di carne a persona ogni settimana. Secondo una ricerca e ogni americano mangiasse ogni settimana un hamburger di carne in meno si potrebbero eliminare le emissioni di gas serra che equivalgono a 12 milioni di auto in un anno. Sono stati, condotti studi sull’inquinamento dell’hamburger scomponendo gli elementi base della carne rossa. Lo scopo della ricerca è quello di ridurre l’impatto ambientale trovando una soluzione alternativa con un costo ambientale molto più basso. Secondo , la soluzione è l’hamburger vegetale. Un valido sostituto all’hamburger di carne ma prodotto totalmente con verdure e piante. Un hamburger ecologico che richiede dal 75% al 99% di acqua in meno, circa il 90% di emissioni di gas serra in meno di un hamburger normale. La carne prodotta perlopiù da allevamenti intensivi, ha infatti un impatto fortissimo sull’ambiente. Gli allevamenti intensivi emettono quasi il 60% dei gas serra contribuendo enormemente all’inquinamento atmosferico In futuro diventeremo tutti vegetariani?Il cibo preferito dagli americani e cosi di moda nei fast food ha un’impronta ecologica molto negativa. Il problema è che, secondo la FAO, il consumo e la domanda di carne sono in costante crescita. Quindi una soluzione sarà quella di riuscire a produrre carne cercando di essere il più ecologici possibile. Nel frattempo non ci rimane che ridurre il consumo di carne derivante da allevamenti intensivi, magari preferendo legumi e alimenti ad alto livello proteico e optare per una dieta più sana sia a casa che in viaggio.
Giornata mondiale dell’alimentazione
La giornata mondiale dell’alimentazione è una ricorrenza che si celebra ogni anno in tutto il mondo il 16 ottobre per ricordare l’anniversario della data di fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, comunemente conosciuta come FAO. la giornata mondiale dell’alimentazione ha adottato un tema diverso ogni anno, al fine di evidenziare le aree necessarie per l’azione e fornire un approccio comune.La maggior parte dei temi ruotano attorno all’agricoltura, perché solo gli investimenti in agricoltura – insieme con il supporto per l’educazione e la sanità – trasformerà questa situazione. Da una parte lo spreco di cibo, dall’altra le carestie e la mancanza di beni di prima necessità che affamano 870 milioni di persone nel mondo. È la situazione paradossale fotografata dall’ultimo report globale sull’alimentazione. La costruzione di un’economia alimentare più equa passa anche attraverso la lotta allo spreco di cibo: un terzo del cibo prodotto nel mondo va sprecato durante la catena di lavorazione o a livello domestico. La maggior parte dei poveri vive di attività legate all’agricoltura: proprio sulle attività agricole, in particolare dei piccoli proprietari terrieri e delle cooperative agricole gestite da donne, è necessario investire, secondo gli esperti, per generare nuovi posti di lavoro e di conseguenza abbattere la fame. Ma lo sviluppo alimentare non passa soltanto attraverso l’aumento della quantità di cibo disponibile: maggiore attenzione va posta sulla qualità del cibo in termini di diversità, proprietà nutritive e sicurezza. La carenza di cibo infatti va di pari passo con problemi alimentari non meno insidiosi come la malnutrizione cronica e l’obesità. Finora il legame tra crescita economica e migliore nutrizione è stato fragile, sottolinea il report.
Cibo e salute
Per vivere bene bisogna mangiare bene, per vivere a lungo bisogna mangiare più volte nella giornata, per vivere in modo energico bisogna inserire tanti buoni carboidrati, per invecchiare bene bisogna mangiare pochi grassi e mangiare di tutto un po’. Questo è il paradigma della buona alimentazione. L’Oms e la Fao definiscono l’educazione alimentare «il processo informativo ed educativo per mezzo del quale si segue il generale miglioramento dello stato di nutrizione degli individui, tramite la promozione di adeguate abitudini alimentari, l’eliminazione dei atteggiamenti alimentari non soddisfacenti, l’utilizzazione di manipolazioni più igieniche degli alimenti e un efficiente utilizzo delle risorse alimentari». Ma da che cosa si riconosce un consumatore attento all’educazione alimentare? Dal suo stile alimentare sano e consapevole. E cioè dal fatto che consuma cibi a “chilometri zero”, che è moderatamente carnivoro, abbastanza amante del pesce e che non si fa mai mancare tanta frutta e verdura. Effettuare 5 pasti con una ricca colazione prediligere il menu mediterraneo è ottimale. Verdura, pesce e frutta sempre al primo posto per mantenere il sospirato peso-forma, ma non bisogna rinunciare a pasta e pane. Non digiunare, ma svolgere sempre attività fisica

