Riso Se chiusa, la confezione dura a lungo, anche ben oltre la data di scadenza. Una volta aperta, però, è meglio consumarlo più velocemente possibile. Con il trascorrere del tempo, infatti, la parte esterna del riso cambia e impiega sempre di più a cucinare e ad assorbire acqua, col rischio, poi, di perdere di cremosità nel caso si volesse cucinare, ad esempio, un risotto. Aceto Si tratta di un ingrediente vivente e ricco di microrganismi, per cui se da un lato l’aceto non può andare a male, dall’altro rischia di fermentare e accrescere quella che viene chiamata «madre», cioè un raccolta di lieviti lievemente viscida che però è del tutto innocua. In alcune occasioni potrebbe scolorire o creare sedimenti e il profilo aromatico cambiare. Per rallentare la fermentazione, il consiglio è di conservare gli aceti in frigorifero fin dall’inizio. Caffè Molti ignorano che il caffè è un alimento facilmente deteriorabile: inizia a perdere nutrienti e intensità di sapore appena dopo la macinazione. Il modo migliore per rallentare il suo invecchiamento negativo e conservarlo al meglio in un barattolo ben chiuso e consumarlo in breve tempo
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La tartara
Questo piatto è popolare nella cucina francese e in altre tradizioni culinarie in tutto il mondo. È il preferito di coloro che apprezzano la freschezza e la consistenza degli ingredienti crudi combinati con sapori decisi. La tartara, , è una preparazione a base di carne cruda, solitamente bovina, triturata finemente e condita con una varietà di ingredienti che possono includere cipolla: la quale aggiunge un tocco di piccantezza e aromaticità capperi conferiscono un sapore salato e leggermente amaro. Tuorlo d’uovo crudo: Lega gli ingredienti e aggiunge cremosità. Mostarda Porta una nota agrodolce. Salsa Worcestershire: aggiunge un sapore e una leggera nota piccante. Sale e pepe: Insaporiscono la carne. Olio extravergine d’oliva: lega gli ingredienti e aggiunge sapore. La tartara è un piatto molto versatile che può essere servito come antipasto, secondo o anche come piatto unico. Si sposa bene con diverse guarnizioni, come crostini di pane, patatine fritte o insalata.
Il mito del “non ricongelare”
Il mito del “non ricongelare” cresce sempre nella mente dei consumatori, ma in pochi sanno il perchè. In quasi ogni alimento i nutrienti sono contenuti all’interno delle cellule vegetali o animali che siano dell’alimento stesso. Le cellule, oltre a contenere una quantità di nutrienti proteine, vitamine, sali minerali, zuccheri ecc. contengono una grande quantità di acqua, specie negli alimenti freschi. Facciamo un esempio Se metto subito sulla griglia la bistecca congelata in casa e poi scongelata, perdo un po’ di qualità sensoriale e nutrizionale, ma non corro rischi in termini di sicurezza. Se invece scongelo la bistecca in cattive condizioni igieniche, a temperatura ambiente e attendo tempi lunghi prima di cucinarla, rischio che microrganismi patogeni trovino nel alimento scongelato un ricco ambiente di crescita, dove i nutrienti sono facilmente disponibili, a causa del contenuto delle cellule reso “libero” nel prodotto. Se dopo un giorno o due decido di ricongelarla, blocco nuovamente la crescita dei microrganismi, che saranno molti di più rispetto alla prima volta. Scongelando una seconda o terza volta, do nuove occasioni ai microrganismi per moltiplicarsi, oltre a danneggiare sempre più le cellule del prodotto, rendendolo sempre meno sicuro micro biologicamente e meno appetibile e nutriente.
Pasta Fresca
Farina acqua, un pizzico di sale, a volte le uova: una manciata di ingredienti così semplice e poveri eppure il risultato è un pilastro portante della tradizione made in Italy La pasta fresca è n vero e proprio simbolo del nostro paese è la storia delle campagne che prende forma dalle mani delle casalinghe di una volta per approdare nei piatti dei migliori ristoranti al mondo la pasta fresca è storia tradizione equilibrio eleganza legame familiare La pasta fresca è anche un modo per recuperare il tempo sottraendo alla bolla di quiete, allo stress, alla frenesia della vita quotidiana è un attimo di respiro in cui tutta l energia si concentra sulle mani che impastano tirano spianano arrotolano riempiono ritagliano Mentre fuori tutto sembra attendere
L’esplosione dei “senza”
Negli ultimi anni negli scaffali, sono aumentati in maniera esponenziale i prodotti “senza”, “Senza glutine”, “Senza lattosio”, “Senza carne”, “Senza latte”, “Senza zuccheri aggiunti”. Questi sono solo alcuni dei claims che da qualche anno hanno iniziato a popolare gli scaffali e che oggi guidano le scelte di acquisto dei consumatori. Questa tendenza è senza dubbio dovuta a diversi fattori: da una parte c’è una maggiore attenzione da parte delle industrie alimentari verso prodotti più salutari anche in virtù dell’aumentata sensibilità dei consumatori nei confronti di uno stile di vita più sano All’interno di questo parco consumatori, quindi, si possono distinguere tre tipologie di cliente: chi ha una intolleranza certificata e che quindi cerca prodotti che possano essere utili a creare piatti specifici per necessità, chi si considera sensibile a certi alimenti e che quindi predilige i prodotti “senza” a quelli tradizionali, e infine il life styler, ovvero chi sceglie questa tipologia di prodotti perché ritiene che siano una alternativa più sana. Quest’ultima categoria è da considerarsi il vero driver che spinge le aziende specializzate ad una continua ricerca che permetta di portare a scaffale prodotti sempre più buoni, di alta qualità e innovativi, che incontrino il gusto anche dei gusti più esigenti.
TOPINAMBUR
Topinambur Anche il topinambur, pur se nominato un po’ più spesso di altri alimenti, resta a fare compagnia alla folta schiera di verdure che viaggiano in solitaria. E’ un tubero, coltivato ovunque, anche in Italia, anche se la sua origine è indubbiamente sudamericana. Ha una forma molto irregolare, una buccia marrone e una pasta bianca e il suo sapore si avvicina molto a quello del carciofo. Tanti sono i modi di impiegarlo in cucina perché si può mangiare crudo, lessato o cotto in forno. Il purè di topinambur è buonissimo, servito con un’abbondante macinata di pepe, per accompagnare un piatto di carne ai ferri e preparato come un classico purè di patate, sostituendo il brodo di cottura al latte.
Per una cena veloce e creativa
Come per gli stuzzichini in versione finger food così per le torte salate a base di ricotta c’è l’imbarazzo della scelta. Se avete in casa un rotolo di pasta sfoglia e della ricotta, la cena è fatta! Potete imbottirla con tutto, grazie al sapore neutro e alla adattabilità di questo tipo di formaggio morbido. Realizzerete sia torte vegetariane che non, come la torta salata alla zucca e ricotta oppure ai carciofi e prosciutto, ai funghi e speck, al radicchio rosso, ai fiori di zucca, alle patate, alle cipolle, agli agretti, ai porri, Insomma non c’è verdura che tenga e che resista alla ricotta e in pochi secondi avrete un piatto gustosissimo!
Rafano o ravanello di mare
Rafano Facile trovare sui banchi dei mercati tante verdure o tuberi dall’aspetto curioso, sicuramente invitante che ci tenta ma, alla fine, li lasciamo lì perché ci sembra strano metterli nelle nostre borse della spesa, portarli a casa e sapendo che staremmo a fissarli, interrogandoci sul come cucinarli. E’ in genere un errore privarsi di comprarli perché si perde, così, l’occasione di gustare sapori che per noi sono un’assoluta novità e che potrebbero rivelarsi anche molto piacevoli. Il rafano è una di queste, una radice con un sapore molto intenso che può diventare un’ottima salsa per accompagnare altri alimenti o un gustoso e alternativo purè. Ottimo anche in un’insalata di barbabietole, grattugiato crudo al momento. Il rafano, noto anche come rafano bianco o cren, è una radice dal sapore forte e piccante utilizzata in cucina per insaporire piatti di carne, pesce, insalate e salse. Il rafano è originario dell’Europa e dell’Asia occidentale ed è stato utilizzato fin dall’antichità per le sue proprietà medicinali e culinarie. È una fonte di vitamine e minerali, tra cui vitamina C, potassio e magnesio. Per utilizzare il rafano in cucina, la radice va pelata e grattugiata finemente. Può essere consumato fresco, come condimento per il roast beef o il salmone affumicato, oppure conservato sotto forma di salsa o salsa di rafano. Per preparare la salsa di rafano, si grattugia il rafano fresco e si mescola con un po’ di aceto bianco e una punta di zucchero. Si lascia riposare per circa un’ora in frigorifero per far amalgamare i sapori e si serve come condimento per carne, pesce e insalate. La salsa di rafano è anche un ingrediente essenziale nella preparazione del cocktail di gamberi, dove viene miscelata con ketchup, maionese, succo di limone e tabasco per creare una salsa piccante e sapori Il rafano è un ingrediente versatile e gustoso che può arricchire molti piatti con il s o sapore intenso e piccante.
A caccia di nuove idee per una cena stuzzicante?
A caccia di nuove idee per una cena stuzzicante che non sia troppo pesante ? Provate i canapè al salmone affumicato, un piatto facile e veloce, perfetto per la tavola mordi e fuggi. Acquistate: del pancarré per formate 10 dischetti salmone affumicato, sesamo, mandorle, burro e un po’ di zenzero. Grattugiare lo zenzero fresco all’interno del burro, amalgamare bene lasciare rapprendere in frigorifero; Amalgamare la salsa di soia con il formaggio spalmabile; Frullare le mandorle al mixer con un filo d’olio fino ad ottenere una crema; Spalmare i canapè con le creme ottenute e completare con il salmone affumicato al sesamo, Decorare a piacere con erbe aromatiche, mandorle a lamelle e sott’aceti…buon appetito
I crudisti
I crudisti sostengono che gli alimenti crudi, o trattati a non più di 42-45 gradi, conservano intatti i principi nutritivi: vitamine, minerali, oligoelementi e soprattutto enzimi. “Consiglio sempre di mangiare almeno una porzione di verdura e ortaggi crudi durante il giorno perché tutto ciò che è crudo è più vivo, spiega Nemi, nutrizionista. Nel cibo crudo ritroviamo integre tutte le sostanze nutritive e vitali, le vitamine, i composti fitochimici, i sali minerali che consentono al nostro corpo di mantenere la completa salute. Anche chi non è crudista mangia frutta e verdura cruda. La principale misura preventiva riguardo il loro consumo è il lavaggio accurato in acqua potabile, magari spazzolandole bene ed eliminando parti sciupate o scure che possono nascondere batteri. È consigliabile usare dei taglieri diversi da quelli usati per carne e pesce, proprio per evitare contaminazioni crociate. Mentre sui benefici per la salute del mangiare verdure e ortaggi crudi non ci sono dubbi, qualche perplessità sorge in merito a pesce e carne. Consumare la carne cruda può essere piacevole soprattutto d’estate, ma tartare, carpaccio e altri tipi di carne cruda possono nascondere insidie per la salute La cosa più importante da verificare al momento dell’acquisto della carne è che sia stato mantenuto il rispetto delle temperature, ovvero che non sia stata interrotta la catena del freddo necessaria alla conservazione del prodotto. Bisogna limitare l’esposizione dei cibi a temperatura ambiente prima del consumo, è importante mantenere separato il crudo dal cotto anche nel frigorifero per evitare contaminazioni batteriche, proprio perché parassiti e batteri si moltiplicano più facilmente con le alte temperature della stagione calda. Inoltre, meglio consumare le tartare subito senza farle stazionare troppo a temperatura ambiente o magari sotto il sole.Infine il pesce Anche chi non è crudista, ma ama la cucina etnica lo mangia crudo tant’è vero che in Italia sono sorti tanti ristoranti Sushi. Il rischio del pesce crudo è legato alla presenza di Anisakis, un parassita presente nelle viscere di alcuni pesci che può trasferirsi nelle carni dopo la morte dell’animale e trasmettersi così all’uomo Combattere l’Anisakis non è facile perché si tratta di un parassita piuttosto resistente. Che fare, dunque, se si vuole mangiare pesce crudo? “Il primo passaggio da effettuare per limitare la presenza di Anisakis è eviscerare il pesce il prima possibile, bisogna effettuare il dovuto trattamento di bonifica, tenerlo, cioè, a una temperatura di -20°C per almeno 24 ore.








