I porri sono una verdura a radice che appartiene alla famiglia delle Alliaceae, la stessa famiglia delle cipolle e dell’aglio. Il porro è caratterizzato da un lungo stelo cilindrico bianco o verde chiaro, con foglie verdi più scure nella parte superiore. I porri sono coltivati in climi temperati e sono apprezzati per la loro resistenza al freddo. La coltivazione può richiedere diversi mesi, e i porri sono spesso piantati in profonde trincee o solchi. I porri hanno un sapore dolce e delicato, più delicato rispetto alle cipolle. Sono spesso utilizzati come ingrediente in zuppe, stufati, salse e altri piatti cucinati. La parte bianca del porro è quella più utilizzata, mentre la parte verde scuro può essere utilizzata per preparare brodi o composti aromatici. I porri sono una buona fonte di vitamine e minerali, tra cui vitamina K, vitamina C, folati, potassio e fibre. Sono anche a basso contenuto calorico. Prima di cucinare i porri, è importante lavarli bene per rimuovere la terra che potrebbe essere intrappolata tra le foglie. La parte superiore delle foglie verdi può essere tagliata e scartata, mentre la parte bianca può essere affettata e utilizzata in vari piatti. I porri contengono antiossidanti e composti che possono contribuire alla salute generale. La presenza di vitamina K è importante per la salute delle ossa, mentre la vitamina C è nota per sostenere il sistema immunitario. I porri sono un ingrediente versatile in cucina e possono essere utilizzati in una varietà di piatti per aggiungere sapore e nutrienti.
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Preziosissimi insetti
Un terzo di ciò che mangi ha origine da colture impollinate da insetti. L’80% di questi insetti sono api. Esistono più di 16.000 specie di api, ma non più di una decina è in grado di produrre il miele. Nella sua vita una singola ape produce una quantità di miele pari ad un dodicesimo di un cucchiaino da caffè. Per produrre 450 grammi di miele, poco più di un vasetto, le api devono visitare 2 milioni di fiori. Qualche anno fa, per dimostrare l’importanza delle api, Whole Foods, una catena americana di cibo biologico, ha rimosso dai negozi tutti i prodotti che derivano dalle piante che dipendono dal lavoro di questi preziosi insetti. Risultato? Il 52% dei prodotti è sparito dagli scaffali. Più della metà di ciò che troviamo quotidianamente nei supermercati. Purtroppo, questi operosi insetti, così come gli altri impollinatori come farfalle, pipistrelli e colibrì, sono a rischio per colpa dei pesticidi, dei cambiamenti climatici e delle pratiche di monocoltura che riducono le sostanze nutritive disponibili.
Erbe aromatiche sempre a portata di mano
Vorresti una fornitura continua di erbe fresche casalinghe a portata di mano? Bene,Tutto quello che devi fare è usare dei barattoli e metterli sul davanzale, o persino su una persiana, ma puoi anche usare delle lanterne e appenderle Avrai così un giardino di erbe aromatiche molto originale,e avrai sempre erbe fresche a portata di mano ogni volta che ti appresti a cucinare
Creare le giuste atmosfere
Nelle grandi città, molto spesso non si può godere di abitazioni con spazi esterni in cui coltivare il proprio pollice verde. Ecco, quindi, delle soluzioni originali per portare un pizzico di natura a casa vostra: giardini in miniatura. Se amate un angolo verde, ma non siete dotati di un vero e proprio “pollice verde”, la soluzione ideale è creare uno spazio con delle piante grasse. Questa tipologia di pianta non richiedono cure ed attenzioni particolari, ma al contempo creano colori e sfumature molto piacevoli. Inoltre queste piantine possono essere introdotte sia in contesti più ampi cesti, vasi grandi o veri e propri angoli verdi in casa, oppure possono essere utilizzati come centritavola o piccoli elementi decorativi. Utilizzare queste piantine come decoro potrebbe essere un’idea regalo particolare ed unica per le feste di Natale Realizzare una composizione con le piantine grasse è molto semplice: prima di tutto decidete quale contenitore voler usare. Il contenitore può essere come preferite, l’importante che lo puliate per bene, evitando così il contagio di malattie. La base su cui poggeranno le piantine è formata da un primo strato di ghiaia che va a coprire il fondo del contenitore. Dopodiché bisogna stendere del substrato per cactus lasciando circa un cm dal bordo del contenitore. Le piantine andranno ripartite all’interno del contenitore a seconda dell’utilizzo che verrà fatto della composizione. Nel caso in cui verrà utilizzata per ornare una stanza le piantine saranno posizionate partendo dalle più bassa arrivando alle più alte disposte dietro. Se in vece si vuole creare un centrotavola, le piantine più alte dovranno essere inserite al centro del contenitore. Una volta inserite le piante stendere un altro strato di terriccio, ghiaia e a piacere dei sassi. Altra idea simpatica ed originale per donare alla casa un tocco di verde senza cadere nella banalità, è ricreare un mini giardino all’interno di una bottiglia. Anche questa idea non richiede una particolare cura. All’interno della bottiglia si verrà a creare autonomamente un vero e proprio habitat speciale. In questo caso oltre al proprio gusto andranno considerati anche dei dettagli importante per realizzare con facilità e successo il giardino. Innanzitutto la bottiglia dovrà essere di vetro e con un collo abbastanza largo da poter inserire facilmente tutti gli elementi. Ad esempio potrebbero essere utilizzate delle damigiane, ampolle per pesciolini rossi o un grande barattolo. Aiutandosi con un cucchiaio, inserire all’interno della bottiglia un primo strato di sabbia che deve poi essere coperta con del compost. Tutto ciò servirà ad ospitare le radici delle piante. Infine posizionare delle piante, sceglietene alcune piccole che possano passare dalla bocca del contenitore senza subire alcun danno. Per fare questa manovra potete ricorrere all’utilizzo di un bastone o delle pinze da cucina fine. Inserite le piantine aggiungete della ghiaia, annaffiate con cura. Questo contenitore dovrà essere esposto alla luce ma in un luogo fresco.
Pera cocomerina
A cavallo tra quattro regioni Toscana, Emilia, Marche ed Umbria, tra l’Appennino Cesenate e la Valle del Tevere, si è conservato un frutto unico nel suo genere. Delle origini della “Pera Cocomerina”, o “Pera Briaca”, non si sa molto: da tempo immemore è stata lasciata crescere isolata e indisturbata lungo i campi e nei pressi dei fossi e soltanto in tempi più moderni se ne è intrapresa una coltivazione. Questa piccola varietà di pera difficilmente supera i 60 grammi deve il suo nome al colore caratteristico della polpa, un rosso rosato che ricorda l’anguria o che dà l’impressione che il frutto sia stato inzuppato nel vino.La maturazione può arrivare in agosto o in ottobre e il frutto, dolce, profumato ed aromatico che ricorda la sorba, non è particolarmente conservabile e perde con rapidità le proprie qualità organolettiche; per questo viene lavorato in una varietà di prodotti come marmellate e sciroppi. Data la difficile reperibilità e lo scarso interessamento del mercato, questo frutto lo si può gustare prevalentemente alle sagre locali ad esso dedicate.
Comprare la terra su Marte
La bontà delle coltivazioni dipende anche dal tipo di suolo sulla quale sono lavorate. Quello della Terra lo conosciamo abbastanza bene, ma quello di Marte? Pensate se invece quando decidete di piantare nuovi fiori o piante , anziché andare a comprare del banale terriccio al supermercato proveniente dal nostro pianeta, potreste farvi arrivare direttamente a casa quello di Marte. Non stiamo scherzando, è la pura e semplice verità. In Florida un gruppo di astrofisici ha cercato un modo per riprodurre il terriccio presente su Marte. Dato che forse un domani dovremmo spostarci a vivere sul pianeta, infatti, è meglio iniziare a scoprire da subito che cosa si può coltivare o no. Per adesso la terra prodotta è usata a fini scientifici, ma è anche venduta sul sito dell’università. Purtroppo, a meno che non si sia un’azienda o un gruppo di ricercatori che ha fini di studio seri, non si può comprare la terra di Marte per piantarci una pianta d’aloe. Come hanno fatto gli scienziati statunitensi a riprodurre il terreno di Marte? Semplicemente creando una formula chimica come quella di Rocknest, ossia una zona sabbiosa di Marte.Nonostante quello che si possa pensare, il terreno in vendita che riproduce quello di Marte è davvero economico dato che costa solo venti dollari al chilo escluse le spese di spedizione. Nonostante la formula per il suolo sia stata scoperta, i laboratori di tutto il mondo hanno scoperto che è più semplice farsi mandare questi campioni direttamente nella loro sede, piuttosto che ricrearli loro stessi. Non sappiamo se qualche bontempone stia provando ad avere un po’ di terreno per fare qualche esperimento casareccio, ma tentar non nuoce: e chissà che tra un po’ questo non diventi accessibile anche ai comuni mortali che vogliono un po’ di terra di Marte sul loro terrazzo. Marte è uno dei pianeti più studiati dagli scienziati. Quello che rimane un gran mistero è se ci sia o ci sia mai stata vita sul pianeta. Per adesso si continuano a mandare sonde, ma chissà se un domani anche l’uomo potrà davvero mettervi piede.
Energia elettrica dalle banane
In India le piantagioni di banane sono molto diffuse. Le banane sono un elemento fondamentale nella quotidianità indiana perché oltre ad essere un alimento, vengono utilizzate nei riti religiosi, le foglie vengono utilizzate nella costruzione di ceste e cestini, ed al posto dei piatti Tuttavia quando vengono smaltite, producono un’ alta quantità di rifiuti che devono essere gestiti. Da qui l’idea di Gopal Jee che potrebbe risolvere entrambi i problemi. Il diciasettenne indiano è partito analizzando le macchie sui vestiti lasciate da una sostanza presente nel gambo del banano, domandandosi come mai ne fosse così difficile la rimozione. Gopal Jee ha scoperto che tale sostanza conteneva un acido naturale reo del fenomeno. Ha così provato a inserire due elettrodi uno in rame e uno in zinco all’interno del gambo della pianta a una distanza di 20 cm l’uno dall’altro. Il risultato ha generato 3 volt di energia in grado di mantenere accesa una lampadina per 3 ore. Aggiungendo poi altri steli in sequenza, è stato in grado si allungare l’effetto. Questa straordinaria scoperta perché, con una cifra irrisoria 3 € per acquistare elettrodi e del filo elettrico si può superare il problema dell’assenza di luce e allo stesso tempo dello smaltimento delle piante di banane, aiutando anche alla diffusione della cultura tra i giovani. Per il Banana Biocell, Gopal Jee è stato insignito del premio Inspire Award dedicato a coloro che aiutano la ricerca scientifica in India.
Le piante da frutto da terrazzo
Lo sapevate che esistono piante da frutto che possiamo piantare in vaso sui nostri terrazzi? Se non abbiamo a disposizione un giardino, un orto o un piccolo spazio verde, possiamo in ogni caso produrre la nostra frutta e verdura in casa. Se l’orto sul balcone anche in città è una bella realtà da qualche tempo, ecco che anche le piante da frutto possono essere coltivate in questo spazio.Le piante da frutto nane per balconi e terrazzi hanno bisogno di un vaso e di uno spazio in altezza di almeno due metri, perché è questa l’altezza massima che arrivano. Sono diverse le varietà che possiamo pensare di piantare, per raccogliere tanti frutti gustosi nella stagione nella quale sono maturi e pronti per essere gustati.Sul balcone, infatti, possiamo piantare piante da frutto come il caco, il susino, il kiwi, la vite, il ciliegio, il melo, il pero, il melo cotogno, il mandorlo, il fico, l’albicocco, gli agrumi, l’ulivo, le fragole, i frutti di bosco, i fichi d’India, il nocciolo, il melograno, il pesco, l’amarena, il nespolo. Naturalmente ricordatevi sempre di chiedere la versione nana di queste piante da frutto, informandovi anche in merito alla loro cura, perché ogni pianta deve essere curata in maniera particolare, con accortezze da seguire fedelmente e con attenzione. Ricordatevi anche che le piante vanno esposte al sole, lontane dallo smog e che vanno tenute al riparo dal freddo e dalle piogge nei mesi più rigidi.
La tecnologia che avanza sostituirà l’uomo
Droni per impollinare, robot contadini, macchine che ottimizzano la cura del bestiame. Nei campi le nuove tecnologie tendono a soppiantare l’uomo. E sono già allo studio le “città agricole”, nuovi centri dove coltivare grandi quantità di verdure senza sprecare risorse preziose. A cominciare da terra e acqua. Braccia meccaniche e tapis roulant per la produzione di 30mila cesti di lattuga al giorno in un ambiente illuminato a Led con temperatura e umidità controllate da remoto. Non è una puntata di una telenovela ma una realtà più che prossima, almeno in Giappone. È qui infatti che fra pochi mesi verrà aperta la prima fattoria in cui intelligenze artificiali sostituiranno i contadini. L’azienda di ortaggi che si lancia in questa nuova avventura è la Kameoka Farm vicino a Kyoto, sperimenta un sistema di coltivazione verticale intensiva che riduce del 98% il consumo di acqua, minimizza gli scarti di lavorazione ed elimina l’uso di pesticidi. La nuova Techno Farm farà un passo avanti escludendo quasi in toto il contributo umano, a eccezione della delicata fase della semina che verrà ancora gestita da persone in carne e ossa. Un metodo adottabile in qualsiasi parte del mondo che non porta solo a un risparmio della manodopera ma migliora le condizione igieniche della fattoria e riduce lo spazio richiesto per il processo di coltivazione consentendo di produrre oltre 120 cesti di insalata in più per metro quadrato rispetto a una tradizionale coltivazione. Abundant Robotics, questa start-up americana l’anno scorso ha ottenuto da Google Ventures 10 milioni di dollari per commercializzare il proprio prodotto: si tratta di una macchina raccogli-mele una mela al secondo in grado di riconoscere e prelevare solo quelle mature con un particolare sistema sottovuoto, senza danneggiare le altre. Ma l’esercito in campo agricolo ha leve in ogni settore, con l’intento di dimostrare che la nuova agricoltura non richiede spese folli. Nell’esperimento pilota un drone, un trattore e una mietitrebbiatrice hanno lavorato un campo d’orzo di un ettaro Il raccolto è stato di 4,5 tonnellate, utilizzate per produrre birra. «Qui la questione non è togliere lavoro alle persone, ma cambiarne il profilo professionale. Non ci saranno più autisti di trattori, ma analisti agricoli e manager delle flotte utilizzate nei campi.
Fiori anziché pesticidi
Fiori al posto dei pesticidi nei campi di grano. Quello che sembra lo slogan di una associazione ambientalista è in realtà una sperimentazione che si sta facendo sul serio in Inghilterra e in Svizzera. Coriandolo, fiordaliso, grano saraceno, papavero e aneto vengono utilizzati per attrarre gli insetti che attaccano gli afidi e i parassiti più dannosi per la pianta. Con risultati importanti: uno studio svizzero ha dimostrato che con l’utilizzo di questa pratica è stato abbattuto del 40% il numero di Oulema melanopus, un coleottero goloso di foglie di cereali. Di conseguenza anche i danni provocati alla coltura sono diminuiti rispetto ad altri campi in cui non erano stati piantati fiori.Le strisce fiorite piantate al bordo dei campi hanno però un limite: gli insetti “buoni” che ospitano non riescono a raggiungere le aree più interne della coltivazione, che hanno comunque bisogno di essere trattate con pesticidi. Ma i macchinari più recenti usati per la raccolta sono sempre più precisi e consentono di mietere il grano senza toccare i fiori.Un nuovo studio del Centre for Ecology sta cercando di verificare se gli insetti portati da margherite, trifoglio dei prati, fiordaliso scuro e carota posti nel bel mezzo di campi coltivati abbiano davvero gli effetti benefici sperati. In Italia, agricoltura biodinamica e biologica a parte, l’inserimento di strisce fiorite non è molto utilizzata in colture estensive. Negli ultimi anni la ricerca sta lavorando per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura. Una strada è quella di trasformare le monocolture in sistemi, ricchi di biodiversità. “Più un sistema agricolo assomiglia a un sistema naturale, più grande sarà la sua capacità di autoregolarsi”, continua Ciaccia, che sottolinea però come sia delicato l’equilibrio tra esigenze agricole e la necessità di ridurre l’impatto ambientale
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