Traditi si …ma non da un’amica

Essere tradite da un’amica è, molto probabilmente, una delle delusioni più pesanti che si possano subire. A volte è più dura rialzarsi da una delusione in amicizia che in amore. Perché un’amica, specie se una delle migliori amiche, è spesso detentrice di confidenze più intime di quelle che siamo in grado di fare ad un partner. Una vera amica è una consigliera, uno specchio e un’alleata. Ma allora, se l’amicizia racchiude valori così elevati e l’amicizia ha così tanta importanza, perché, anche gli amici, a volte, si tradiscono? In amicizia, come in amore, o in qualunque altro tipo di relazione dovremmo imparare a dosare l’accelerazione che imprimiamo alle nostre emozioni in fase di partenza, se solo fossimo un po’ capaci di analizzare in maniera più razionale, rispondendo con la testa, anziché con la pancia,  probabilmente avremmo eliminato un primo 10% di rischio di tradimento. La seconda cosa che dovremmo imparare a fare è quella di smettere di proiettare sull’altra persona i nostri comportamenti. Pensare “io farei così” è sbagliato. Impariamo a pensare che ogni persona è diversa da noi e il nostro modo di agire e di pensare non è per forza quello degli altri. Se riuscissimo a raggiungere questo step, avremmo tolto, con molta probabilità, ancora un altro 40% di rischio di tradimento. Infine, se ci troviamo di fronte ad un’amicizia, vera e sincera, il restante 45% di rischio di tradimento, potremmo eliminarlo mantenendo sempre un confronto diretto e schietto con l’altra persona. Senza paura di dire o di non dire, perché qualunque malinteso potrebbe creare delle spaccature in un rapporto.   C’è ancora un 5%. Quello è dato dall’ imprevedibilità. È un rischio che dovremmo mettere sempre in conto. Ricordate che l’amicizia, quella vera non è mai mossa da alcun tipo di interesse e se si riesce a mantenere la relazione senza interessi, quell’amicizia è destinata a durare a lungo. In caso contrario, fatevene una ragione, non era un’amicizia, era soltanto una conoscenza finalizzata ad un qualche scopo. A volte, purtroppo, per riempire gli spazi lasciati dalla solitudine

Iniziare bene la giornata

La prima colazione è, secondo i nutrizionisti, il pasto più importante della giornata, eppure una donna su tre ammette di sacrificarla a favore della cura per il proprio aspetto. Ci si sveglia il più tardi possibile e sono mille le cose da fare prima di uscire: trucco, una messa in piega veloce, decidere che cosa indossare durante la giornata. E, oltre alle forzate dello specchio, c’è anche una consistente minoranza, pari a una donna su sei, che rinuncia completamente alla prima colazione nel tentativo di perdere peso. Ma, per qualunque motivo lo si faccia, chi affronta la giornata senza la breakfast, deve accettare di fare i conti a metà mattina con i morsi della fame. La diffusione di queste cattive abitudini mattutine emerge da un sondaggio, atto a per sensibilizzare le persone sull’importanza del primo pasto della giornata. Dall’indagine risulta che un quarto delle donne salta la colazione una volta a settimana, mentre il 12% esce di casa tutti i giorni a stomaco vuoto. Tra le cause riferite da questo gruppo di stoiche digiunatrici ci sono la volontà di presentarsi con un aspetto il più possibile curato, il desiderio di dimagrire, o semplicemente il fatto che al mattino non si ha fame e si desidera dormire un quarto d’ora in più.E a metà mattina che accade? Tutte le donne che rinunciano alla prima colazione dichiarano di sentirsi affamate; due su cinque, in più, lamentano un senso di stanchezza e il 15% ha difficoltà a concentrarsi. Dal punto di vista scientifico sembra che questi sacrifici in nome della linea siano del tutto inutili: la nutrizionista Govindji, commentando i risultati del sondaggio, spiega: “Non c’è alcuna evidenza scientifica sul fatto che saltare la colazione aiuti a dimagrire, anzi vi sono delle ricerche recenti che evidenziano come per mantenere il peso forma il primo pasto del mattino sia essenziale, Secondo l’esperta, inoltre, è normale non avere molto appetito al mattino. Cercare di mangiare almeno qualcosa di leggero entro due ore dal risveglio è però importante, perché saltare del tutto l’appuntamento con la prima colazione aumenta il rischio di sviluppare problemi di metabolismo ed è anche nocivo per il sistema cardiaco.

Cioccolatini voglia irrefrenabile

Un cioccolatino, due, tre e così via. I piccoli pezzi di cioccolato sono proprio come le ciliegie: uno tira l’altro e se non ci obblighiamo a smettere finiremmo in pochi minuti una scatola intera di ghiottonerie al cacao. Ma da cosa dipende la voglia di commettere questi piccoli peccati di gola? Dal nostro cervello.Avere la voglia di mangiare tanti cioccolatini dopo averne mangiato uno dipende dall’encefalina, una sostanza chimica prodotta dal neostriato  del nostro cervello quando mangiamo alimenti per noi gratificanti. L’encefalina agisce come una droga, aumentando il desiderio dei cioccolatini minuto dopo minuto. La scoperta è stata compiuta da un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan guidati da Alexandra Di Felice, che hanno osservato le reazioni dei topi di laboratorio davanti a dei dolci al cioccolato. Gli studiosi hanno osservato che i roditori inghiottivano il doppio di cioccolatini quando il neostrato veniva stimolato con un farmaco e che, durante l’abbuffata, il neostriato aumentava la produzione di encefalina.La scoperta che la voglia matta di cioccolato dipenda dal neostriato del cervello può portare ad importanti sviluppi medici contro l’obesità. Controllando il cervello si potrà controllare anche gli stimoli della fame nervosa e golosa

La luce che fa la differenza

A volte è come uno schiaffo perché ci fa saltare sul letto proprio mentre vorremmo dormire. Alle sei del mattino, alle otto o dopo, non è mai il momento giusto. Per la maggior parte di noi il suono a tutto volume della sveglia è un segnale che disturba, sappiamo che dobbiamo alzarci. Un rumore che può essere molto fastidioso. Un aiuto in questa direzione potrebbe arrivare dalla luce, incorporata al suono della sveglia per aiutare a svegliarsi in modo più naturale. Insomma non più un rumore che ci fa sobbalzare, ma un suono accompagnato a una fonte luminosa che aiuti un risveglio ‘dolce’. Sono queste le conclusioni di un’analisi del Baylor College of Medicine, Gli esseri umani hanno un ritmo circadiano che agevola una naturale tendenza ad avere più sonno di notte e ad essere più svegli durante il giorno il contributo più forte alla creazione del ritmo circadiano è la luce. Siamo sicuramente più attivi durante il giorno e più portati a dormire nelle ore notturne quando c’è meno luce. La presenza di luminosità a volte diversa dal giorno previsto può disturbare il nostro ritmo circadiano abbastanza da nuocere la nostra capacità di dormire bene la notte”.Per questo è importante che ci siano il più possibile buio e silenzio quando si cerca di addormentarsi, anche se non è notte. In generale, tablet e telefonini vanno chiusi o tenuti lontani almeno 30 minuti prima di assopirsi. Infatti le tecnologie digitali, con le loro luci blu, possono disturbare il nostro ciclo naturale sonno-veglia, spingendoci ad addormentarci sempre più tardi e rendendo difficile il risveglio.

Il vento

Da questa notte la nostra penisola è attraversata da forti venti ma quando parliamo dei venti, ci riferiamo di base all’origine storica dei loro nomi, anche se poi ogni vento ha le sue caratteristiche tipiche e riconoscibili che cambiano dà luogo a luogo, oltre alla loro direzione, forza e temperatura. A noi piace molto la frase che ormai risuona durante le nostre uscite negli anni, che il vento è come l’amore, prima o poi cambia! E’ un po’ come fosse l’umore di Eolo che ci regala giornate meravigliose con piacevoli venti in riva al mare o dure sfide incappucciati o accucciati difronte ad un scoppiettante camino. I nomi dei nostri venti giungono dalla storia, si basano sulle abitudini di navigazione dei Veneziani che utilizzarono l’isola di Malta come il centro di riferimento per tutti i venti del Mediterraneo e ne attribuirono i nomi in base alla loro direzione rispetto a questa isola. Si capisce così perché alcune delle direzioni suggerite non sono esattamente corrispondenti alle nostre che ci spostiamo un pò di longitudine rispetto a Malta. Ecco allora la Tramontana che è il noto vento che soffia da Nord è il vento di terra. Freddo e secco. Si chiama tramontana perché passava, tra-i-monti Balcani e raggiungeva l’isola di Malta da Nord. Grecale: vento di terra; Freddo e secco. Facendo sempre riferimento all’Isola di Malta, è il vento che arrivava dalla Grecia che si trova a Nord Est. Levante: il vento che viene da dove “leva” il sole, cioè da dove sorge ad Est. Scirocco: Rispetto all’Isola di Malta, è il vento caldo e spesso umido che arriva dalla Siria che si trova a Sud Est. Libeccio: il vento che soffia dalla Libia. Che sarebbe esattamente a sud ma per gli antichi navigare in Libia significava soprattutto puntare Tripoli quindi Sud Ovest. Ponente: il vento dove pone, cioè dove cala il sole ad Ovest. Maestrale: è il vento tipico, quello che soffia più spesso e che ha caratteristiche molto variabili. È il nostro vento principale, appunto il Maestro, quello che per i Veneziani nel mar Mediterraneo arrivava da Roma.

E’ possibile recuperare il sonno nel weekend

Convinti che dormire nel weekend possa compensare una settimana di notti insonni e recuperare il sonno arretrato? Non è così secondo una ricerca dell’Università del Colorado Pare infatti che cercare di recuperare il ‘gap’ di sonno per poi tornare a cattive abitudini possa peggiorare le cose, almeno per quanto riguarda alcuni indicatori di salute. “I nostri risultati consigliano che ‘bruciare la candela‘ durante la settimana e cercare di rimediare nel fine settimana non è una tattica efficace per la salute”, Il team ha arruolato un gruppo di adulti  volontari e sono stati divisi in gruppi. Al primo è stato concesso ampio tempo per dormire: 9 ore a notte per 9 notti. Al secondo è stato consentito di riposare solo 5 ore per notte. Il terzo gruppo dormiva non più di 5 ore a notte per 5 giorni, seguite da un fine settimana in cui potevano dormire quanto volevano, prima di tornare a 2 giorni di sonno limitato. Ebbene, entrambi i gruppi con sonno limitato hanno mangiato più snack durante la notte, acquistando peso e registrando una diminuzione della sensibilità all’insulina durante il periodo di studio. E anche se nel gruppo di recupero del week-end sono stati osservati lievi progressi compresa una riduzione degli spuntini notturni durante il fine settimana, quei benefici sono scomparsi quando è iniziata la settimana lavorativa con sonno limitato. Addirittura, alcuni indicatori sono peggiorati. Per esempio, nel gruppo del sonno limitato per tutto il tempo della ricerca, la sensibilità all’insulina è diminuita del 13%. Nel gruppo di recupero nel week-end è peggiorata dal 9 al 27%. “Potrebbe essere un fenomeno causato dall’effetto ‘yo-yo’. Insomma, il nostro consiglio è di dormire almeno 7-8 ore a notte, per il maggior numero possibile di notti

Martedì grasso si festeggia la fine del carnevale

È questo il martedì grasso, il giorno che precede l’inizio della Quaresima, e che quindi sancisce la fine di ogni scorpacciata oggi si friggono frittelle, e dolci tipici carnevaleschi, si mangiano piatti a base di carne e si beve e balla fino a tardi.Secondo la tradizione cristiana, con il mercoledì delle Ceneri dovrebbe cominciare il periodo dell’astinenza da tutti quei cibi “grassi” di cui ci siamo riempiti nella settimana di Carnevale. Il martedì grasso è solo un’occasione per festeggiare il Carnevale. I bambini giocano nelle piazze, con maschere, coriandoli e bombolette spray. I più grandi approfittano del bel tempo di questi giorni per fare una passeggiata all’aperto, in riva al mare, con un occhio a meravigliosi carri allegorici. Ma perché ci si maschera a Carnevale?. La maschera è sempre stata considerata un oggetto misterioso e soprattutto mistico. I popoli primitivi erano soliti travestirsi con pelli degli animali durante le cerimonie, le feste e le danze. La maschera funzionava da tramite per mettere in contatto la vita fisica con quella spirituale. Era un modo per congiungersi e conquistare gli spiriti.. Così anche oggi è rimasta la tradizione di mascherarsi, un po’ per semplice svago, un po’ per burla, in ricordo dei tempi antichi e del significato mistico e trasgressivo che ha caratterizzato la maschera.Il martedì e il giovedì grasso si chiamano così, i due giorni sono “grassi” perché la parola “Carnevale”, dal latino “carnem+levare”, vuol dire letteralmente “eliminare la carne”. Il termine, infatti, si riferiva all’inizio della Quaresima, il periodo di digiuno e astinenza in cui veniva eliminata la carne, considerata all’epoca uno dei cibi più ricchi, quasi un bene prezioso.