Le uova sono anche blu

Nel Temuco, capoluogo della regione dell’Araucania, spesso è probabile trovare nei mercati uova dal guscio blu, verde ma anche di varie gradazioni. Questo colore sarebbe trasmesso dal gene O, olive, che agisce sullo sfondo bianco del guscio che dà la colorazione blu mentre lo sfondo marrone dà il verde. La gallina che fa queste uova tipiche è l‘araucana. Da alcune testimonianze storiche si è scoperto che vi erano due razze di polli: le colloncas e le quetros. I primi privi di posteriore e senza ciuffetti, mentre i secondi dal corpo normale e con il ciuffo. La razza è originaria dell’America ed è stata ottenuta incrociando polli di origine mediterranea.La razza senza posteriore proviene dall’Asia, in particolar modo Bali e sono stati importati in Cile dagli olandesi. Però a Bali non si trovano uova di questo genere, quindi questa particolarità è prettamente cilena. Le uova azzurre sono molto interessanti sia per i caratteri somatici della gallina, ma principalmente per l’insofferenza all’allevamento intensivo.Questi animali devono essere cresciuti all’area aperta e proprio per questo motivo che genereno il colore blu e spesso anche verde.Le caratteristiche fisiche sono la cresta lunga, il becco corto e grosso, zampe di colore verde e senza coda. Le uova bianche: tutte le uova delle galline hanno il guscio bianco fatto principalmente di carbonato di calcio. Non importa quale sia la razza, la maggior parte sono bianche. Le uova marroni: il guscio di questo uovo ci mette molto tempo per svilupparsi. Il tempo totale è di 26 ore dove nelle ultime 4-6 si attua il processo di sviluppo dell’uovo. Molto interessante è l’interno dell’uovo marrone che è sempre bianco, in quanto il colorante marrone non penetra nel guscio, ma all’interno lascia il colore originale.Le uova verdi sono create da un incrocio di razze e le galline in possesso dei geni blu e marrone creano questo tipo di uovo. I gusci d’uovo sono di colore verde sulla parte esterna e blu sul lato interno.

Quanto cibo sprechiamo?

Allevamenti  intensivi per la produzione di carne, latte, uova e formaggi, campi coltivati per frutta e verdura: ogni giorno la popolazione mondiale consuma circa il 10% in più di cibo rispetto a quello di cui ha bisogno, mentre il 9% degli alimenti finisce in spazzatura. Questo significa che miliardi di tonnellate di cibo vengono sciupate, mentre ci sono persone che muoiono di fame. Limitando il sovra consumo e lo spreco, potremmo aiutare l’ambiente e migliorare le nostra salute con diete bilanciate. A darci questa notizia sono i ricercatori della University of Edinburgh che hanno esaminato i vari step del sistema di produzione di cibo per comprendere come ottimizzare gli sprechi. Secondo i calcoli infatti 2,1 miliardi di tonnellate di prodotti messi sul mercato vengono perse tra il consumo eccessivo, i rifiuti e l’inefficienza dei processi di produzione. Nel caso di allevamenti, i ricercatori spiegano che il loro settore è ancor più Circa 1,08 miliardi di tonnellate di raccolto vengono utilizzati per produrre 240 milioni di tonnellate di prodotti animali, inclusi carne, latte e uova. Il problema è che la domanda di queste prodotti di origine animale è in continuo aumento, così come il numero di persone che non ne hanno accesso. Il nostro futuro è vegetariano? Non è questo l’obiettivo dei ricercatori che invece mirano ad favorire la riduzione del consumo di prodotti di origine animali, degli sprechi e degli abusi come unica soluzione per invertire il trend inquinante in cui ci troviamo adesso.

Vegetariani uccidono più dei carnivori

Chi diventa vegetariano perché non sopporta l’idea che un essere vivente venga ucciso e mangiato, forse dovrebbe cambiare punto di vista. Da uno studio australiano, infatti, emerge un curioso dato. I vegetariani ucciderebbero fino a 25 volte più animali di quanti non faccia un carnivoro, nonostante gli stessi ritengano che l’allevamento danneggi l’ambiente sprecando vegetali. A dimostrarlo sono stati i ricercatori dell’Università del New South Wales, in Australia. Mike Archer spiega che la produzione di frutta e verdura consumati dall’uomo, riesce ad uccidere un numero di animali 25 volte superiore per kg di proteine utilizzabili prodotte, rispetto a quanto avviene per produrre la carne.I bovini macellati, infatti, si nutrono per lo più di vegetazione spontanea, distrutta per la produzione di grano, riso e legumi per i vegetariani. Ciò comporta la morte di migliaia di animali. Un esempio? Per coltivare il frumento vengono uccisi almeno 100 topi per ettaro ogni anno, per difendere i raccolti!

Galline nutrite a canapa

Secondo un recente studio condotto in Germania da alcuni ricercatori dell’Università di Jena, nutrire le galline con mangimi a base di canapa renderebbe le uova più ricche di omega 3.Per dimostrare la sicurezza e gli effetti di questo tipo di alimentazione, i ricercatori hanno confrontato il mangime prodotto con normali semi di colza  i più utilizzati dagli allevatori per nutrire le galline e semi di lino  meno comuni ma più pregiati  con quello prodotto a base di canapa presenti per alcuni tipi auto fiorenti. Gli studiosi hanno quindi alimentato le galline con la canapa osservandone i comportamenti per circa 6 mesi. Alla fine dell’esperimento, il risultato è stato stupendo: le uova prodotte dalle galline nutrite a canapa non solo erano più ricche di omega3, preziosi acidi grassi essenziali per il nostro organismo, ma presentavano anche dimensioni e peso maggiori rispetto a quelle degli animali alimentati in modo tradizionale. Ma l’utilità per l’allevamento della cannabis, la cui coltivazione si sta sempre più diffondendo a livello mondiale, non è esattamente una novità: una precedente ricerca condotta in Canada, infatti, aveva ottenuto gli stessi risultati con l’analisi di mangimi prodotti con olio di canapa.

Il “cacio” è Toscano…..

Oggi come ieri, il formaggio è parte integrante della tradizione alimentare Toscana. Il pecorino è addirittura divenuto una Dop, usata per esportare in tutto il mondo una conoscenza casearia antica e un sapore inconfondibile. Ottenuto dal latte intero unicamente di pecora, il pecorino è un formaggio a pasta tenera o semidura conosciuto da tutti gli amanti dei formaggi per la sua fragranza, il sapore acceso e ben definito che varia al variare delle zone di produzione e della stagionatura. Si va dunque dal pecorino Toscano fresco, dal gusto delicato e dolce, a uno più stagionato, dal sapore più impegnativo ed accentuato, per arrivare infine al pecorino lungamente stagionato a pasta dura e il sapore deciso che viene solitamente abbinato ai gusti dolci, come il miele, le marmellate, le composte. In Toscana, il pecorino ha origini antiche, gli Etruschi praticavano la pastorizia, sui prati dove ancora oggi pascolano le pecore dei moderni allevamenti. Un suggerimento per l’approssimassi delle feste e dei ponti di questa primavera, potrebbe essere quello di recarsi a degustare questo prezioso prodotto, direttamente nei meravigliosi agriturismi o direttamente dai produttori, magari accompagnato da un buon bicchiere di vino Chianti.

 

Un pecorino che fa parte della storia

Che le crete Senesi e, più in generale, tutta la zona del sud della provincia di Siena che tra colline file di cipressi e tornanti di strade bianche si snoda fino alla Valdorcia , sia una delle patrie del formaggio  Italiano non è certo storia nuova. Il pecorino delle Crete Senesi risalirebbe al periodo Neolitico come sembrano dimostrare dei recipienti per la lavorazione del latte rinvenuti in un villaggio nei pressi di Pienza. Il formaggio delle Crete Senesi viene citato anche in molti documenti del Seicento, ed è facile trovare ancor oggi fattorie che si tramandano l’arte della caseificazione di padre in figlio, dove il latte proviene da allevamenti selezionati, e gli animali sono alimentati al pascolo su prati e erbai, ricorrendo all’integrazione con fieni e mangimi prodotti in azienda, e da qui escono deliziosi formaggi freschissimi, oltre chiaramente a formaggi stagionati e semi stagionati aromatizzati e affinati, tutti accuratamente prodotti secondo la regola artigianale per portare a tavola o seduti in un verde prato a fare un pic-nic un lieve sensore di storia