Come fanno i giapponesi ad essere così magri senza una dieta?

La magrezza e la salute generale dei giapponesi possono essere attribuite a una combinazione di fattori culturali, dietetici e di stile di vita, piuttosto che a una dieta specifica. Ecco alcuni dei principali aspetti che contribuiscono: Riso: Il riso è un alimento base nella dieta giapponese, spesso consumato in porzioni moderate. Pesce: Fonte primaria di proteine, ricco di acidi grassi omega-3 benefici per la salute cardiovascolare. Verdure: Ampio consumo di verdure fresche, sottaceti (tsukemono) e alghe marine, ricche di fibre e nutrienti. Soia: Prodotti a base di soia come tofu, natto e miso sono fonti importanti di proteine vegetali e nutrienti. Frutta: Consumata in piccole porzioni, spesso come dolce i loro piatti sono più piccoli e anche le loro porzioni tendono ad essere più piccole  Prediligono metodi di cottura leggeri come la griglia, la bollitura e la cottura a vapore, che preservano i nutrienti e riducono l’uso di grassi.Per il suo stile di vita i giapponesi tendono a camminare molto la cultura giapponese include pratiche come il bagno termale e il giardinaggio, che aiutano a ridurre lo stress. Poche Bevande Zuccherate: Minor consumo di bevande zuccherate rispetto ad altre culture, preferendo verde o altre bevande non zuccherate. In riassunto, la combinazione di una dieta varia ed equilibrata, porzioni piccole, metodi di cottura sani e uno stile di vita attivo contribuisce significativamente alla magrezza e alla buona salute della popolazione giapponese.

Organizzare il cambio stagione

La bella stagione con le sue giornate calde è ormai alle porte, bisogna prepararsi a un nuovo cambio di armadi e cassette. Ebbene sì, l’arrivo della bella stagione  porta a spalancare le ante dell’armadio per accogliere magliette camicie e costumi. Quando scatta l’ora x, molte donne vanno in crisi: fare ordine nel disordine mette ansia. Al fine di vivere il fatidico momento con una maggiore serenità bisogna cambiare mentalità e fare tesoro di piccoli trucchetti. Riprendere il controllo del proprio guardaroba semplifica la vita. Basta ottimizzare lo spazio ed eliminare il superfluo: rivedere le proprie abitudini permette infatti di risparmiare tempo e denaro. E non solo. Regala anche un immediato senso di benessere. Come fare dunque per trasformare l’armadio da temibile nemico a perfetto alleato? Svuota l’armadio, bisogna dunque cogliere l’occasione per fare pulizia. Un armadio pulito e profumato conserva meglio i vestiti e invoglia a tenerlo in ordine nel tempo Due parole d’ordine la prima  Prova, un chiaro invito a individuare tutto ciò che ormai non si indossa più, elimina via libera dunque al cosiddetto decluttering che porta a sbarazzarsi del superfluo ovvero di tutto ciò che non si usa e non piace più. I capi che invece hanno superato la selezione, devono essere accuratamente controllati ripara perché è bene sistemare tutto quello che si intende tenere. Come un orlo da rifare o ancora una lunghezza da rivedere. Tenere un cassetto e un armadio ordinato per colore e tipologia o per abbinamento facilita la vita

Materiali di alta qualità sani e sicuri

Contenitori, imballaggi, bottiglie di plastica per conservare il cibo sono ovunque in casa, lo sapevi che ogni anno 18 miliardi di libbre di rifiuti di plastica finiscono negli mari? Per metterlo in prospettiva, è sufficiente una quantità di spazzatura per coprire ogni metro di costa in tutto il mondo con cinque sacchi della spazzatura pieni di plastica. Invece, il vetro riciclato sostituisce fino al 95% delle materie prime. Si stima che circa l’80% di tutti i recipienti di vetro recuperati per il riciclaggio vengono rifusi in forni e utilizzati per creare nuovi contenitori. Un uso più attento di ceramiche, e vetro faranno si che anche tu possa dare un contributo a migliorare l’eco sistema, ma c’è altro, la dove non si possa fare a meno di usare questi materiali ecco che arrivano i piatti e bicchieri usa e riusa  prodotti  che sono stati progettati per poter resistere a molteplici cicli di lavaggio domestico ed essere quindi riutilizzati, producendo una sensibile riduzione dell’impatto ambientale e una maggior convenienza economica  sono tutti 100% riciclabili e facilmente smaltibili.
Ma dipende tutto dalla nostra civiltà!
Comportandoci civilmente e seguendo le regole, ognuno del proprio comune di residenza, possiamo contribuire a dare una seconda vita a quello che gettiamo.

 

 

Ricordati che devi morire…e acquista di conseguenza

Se vi salta in testa l’idea della morte e siete in procinto di fare shopping, tenderete a preferire abiti retro, che non passano mai di moda, che sono “per sempre”. Ovvero il vintage. Questa singolare conclusione è stata ottenuta in un esperimento condotto dal dipartimento di marketing dell’Università Bocconi di Milano. Per la ricerca, un gruppo di studenti ha ascoltato due diversi racconti. A metà di loro è stato presentato uno scenario sconvolgente: mentre sono in visita a casa dei genitori, mentre sono seduti a tavola la casa va a fuoco, e tutti rischiano di morire. L’altra metà degli studenti ha sentito raccontare una vicenda assai più rilassante, una normale visita ai parenti senza nessun incidente. Dopo il racconto, agli studenti sono stati presentati capi di abbigliamento e accessori moderni oppure vintage. A quanto pare, chi aveva ascoltato il racconto angoscioso, ha preferito il vintage. L’altro gruppo, il contrario. Secondo i ricercatori, a spingere la preferenza per il vintage è l’idea della morte. La morte è per sempre, così come gli oggetti vintage sono, per definizione, senza tempo e sarebbe proprio il concetto di atemporalità a fare da singolare e almeno per i non esperti imprevisto trait d’union tra il tragico dell’esistenza e il futile quotidiano. Per gli esperti di marketing queste indicazioni non sono affatto futili. «Quando i consumatori vengono indotti a pensare alla morte, tendono a riflettere sul loro passato, presente e futuro. Di conseguenza, comprano i prodotti che hanno un passato e un presente particolarmente significativi e che fanno pensare alla durata e alla continuità. I prodotti vintage sono uno degli esempi più notevoli» ha spiegato Zehra, esperta di comportamento. Questo effetto potrebbe essere sfruttato da tutte le industrie che vendono prodotti senza tempo.Aulona altra autrice dello studio, suggerisce alcune possibilità per sfruttare queste idee: un negozio vintage con un nome che richiami il concetto di mortalità potrebbe essere un trucco che spinge le vendite. Come anche il luogo: la collocazione di un negozio nelle vicinanze di una residenza per anziani potrebbe far scattare il pensiero, e funzionare per invogliare all’acquisto di un abito eterno.Da non addetti ai lavori, verrebbe da pensare che l’idea della morte potrebbe anche produrre un effetto boomerang: se tanto dobbiamo lasciare questo mondo, chi ha voglia di mettersi a fare acquisti? Ma, come i geni del marketing ben sanno, è il nostro inconscio a condurre per noi molti di questi “pensieri”.

I 5 cibi più costosi

C’è chi si vizia con i viaggi, chi con abiti e oggetti firmati e chi è un vero appassionato di gourmet, ma quello vero! Tanto da spendere un capitale per mangiare cibi eccellenti vediamone alcuni. Al primo posto troviamo un’eccellenza italiana, il tartufo bianco d’Alba. Un investitore di Hong Kong pagò un esemplare da 1,5 kg la bellezza di 160mila dollari, rendendolo l’alimento più costoso in assoluto. Il caviale Almas guadagna il secondo posto: è una particolare varietà di caviale che presenta una colorazione che può andare dal giallo al bianco. Più il colore si avvicina al bianco, più il caviale è pregiato poiché significa che l’età del pesce che l’ha prodotto è più matura. E’ prodotto in Iran: in Europa è possibile acquistarlo soltanto a Londra, in scatole d’oro 25 carati a 24mila euro l’una. Anche la frutta può incidere molto sulla spesa: le angurie nere di Densuke si sviluppano soltanto nella regione di Hokkaido, sono molto rare e, quindi, assai costose. Un’anguria da mezzo chilo può arrivare a circa 6mila dollari. Una bistecca di manzo Kobe può costarvi anche 3mila dollari: si tratta di manzi pregiatissimi, allevati soltanto in Giappone, massaggiati e puliti regolarmente con spazzole e alimentati con il miglior grano. La merenda più costosa del mondo? La potete assaggiare al Westin Hotel di New York: si tratta di un comunissimo anello di pasta lievitata, all’esterno, farcito con una crema di formaggio ornata di tartufo bianco, bacche di goji e uva riesling. Costo: 1000 dollari l’uno. Anche quelle che non sono entrate nei primi 5 meritano di essere citate, come la Pizza Royale 007 dello chef Domenico Crolla: preparata con una combinazione di bevande alcoliche fuse in ingredienti saporiti, aragosta marinata nel cognac, caviale, salmone scozzese affumicato, prosciutto crudo di Parma e foglie d’oro 24 carati, che danno quella croccantezza che non guasta mai. Per la modica cifra di 3.600 euro. Buon appetito!

Cambio armadio perfetto

Intanto armatevi di pazienza e prendetevi il giusto tempo, il tutto va infatti fatto con calma e senza stress. Fatto questo la prima cosa da fare è svuotare completamente l’armadio e pulirlo a fondo.Questo passaggio è molto importante poiché la pulizia è il primo step. Una volta pulito per bene l’armadio possibilmente utilizzando prodotti naturali e fai da te come bicarbonato, acqua e aceto si passa al secondo step! A questo punto cominciate la valutazione obiettiva dei vestiti e degli accessori che avete. Questa è la fase più critica dove tenderete a conservare tutto facendo leva sul pensiero che un giorno potrebbe essere di nuovo utile e alla moda. Bene, questo è anche il momento in cui dovete avere forza e chiedervi: quando l’ho indossato l’ultima volta? Un anno fa, di più? Se la risposta è positiva allora è assolutamente arrivato il momento di sbarazzarsene. Stessa cosa se ci si trova di fronte ad un vestito che non entra più. Se sono passati anni senza indossarlo è diventato inutile quindi conservarlo ancora nuoce soltanto al benessere interiore. Siamo giunti allo step finale. Una volta messo da parte ciò che non usiamo più, prepariamo delle belle scatole e diamo i vestiti inutilizzati a chi ne ha bisogno o a qualche amica che potrebbe dargli nuova vita. Se poi guardando l’armadio o i cassetti si fosse presi dall’ansia di non avere più di che mettersi… niente paura. Basterà un po’ di creatività e qualche bell’accessorio per creare splendidi abbinamenti sempre diversi, evitando inoltre di restare davanti all’armadio senza sapere cosa mettersi. Bene, ora che tutto è stato deciso, serve solo organizzare l’armadio in maniera super efficiente per avere tutto in ordine e a portata di mano: contenitori a scomparti per calze e biancheria intima, scatole e cestini per accessori, ripiani e cassetti per maglioni e grucce a sufficienza per capi-spalla e camicie. Organizzato il cambio stagione secondo questi semplici ma efficaci consigli non sarà difficile riapplicarli nel prossimo cambio stagione per ritrovare giorno dopo giorno la serenità interiore e l’ordine nel proprio armadio e non l’incubo che all’apertura del cassetto tutto sia rovistato e introvabile

 

Fashion Food: il cibo da indossare

Completi pantalone fatti con fette di bacon, delicati foulard dipinti con il nero di seppia, gioielli con perle di zucchero, abiti di verdure e frutta  che non hanno nulla da invidiare alle linee confezionate con i tessuti. La moda non è mai stata così trasgressiva. Sempre più spesso, infatti, in passerella sfilano modelle abbigliate con abiti commestibili realizzati con gli ingredienti più disparati. Ad inaugurare la tendenza sembra essere stata Lady Gaga, che lasciò tutti a bocca aperta con il suo indimenticabile vestito di bistecche indossato per la serata degli MTV Video nel 2010.Si moltiplicano dunque gli chef-stilisti promotori di una moda che soddisfa la vista ma anche il palato. Qualche esempio? Roland Trettl, chef del Sud Tirolo, espone modelli di abiti commestibili nei musei più famosi al mondo. Verdure, pasta, polpo, sono alimenti che compongono un abbigliamento insolito, destinato ad essere cotto e mangiato dopo le sfilate. L’inglese Emily Crane è la prima designer ad aver realizzato bracciali, collier e tanti accessori chic fatti di melanzane, carciofi, lamponi, da indossare assieme agli abiti. La creativa canadese Nicole Dextras ha dato vita ad una serie di vestiti costituiti al 100% da piante e frutta. La coreana Sung Yeonju ha invece creato una speciale collezione di abiti, la Wearable Foods (Mangiare Impossibile), realizzati utilizzando materie prime facilmente reperibili: pomodori , banane, funghi, pane e perfino cipolla e gamberetti! E, per finire, a Shangai è andato in scena un fashion show tutto al cioccolato, con tanto di abiti da sposa al cioccolato bianco e accessori e mini dress ricoperti da fantasie optical realizzate con quadretti al cioccolato bianco e nero stile anni ’60!Ma qual’è lo scopo di queste stravaganti creazioni culinarie? Risponde la stilista Emily: «Credo che i materiali che utilizziamo oggi per produrre abiti un giorno finiranno e la produzione di massa terminerà, quindi l’obiettivo del fashion food per me è dar vita a un modo più sostenibile per fare vestiti. Spero che la gente possa acquistare un giorno le mie ricette e creare da sè i propri capi commestibili!».

Il servizio dipende da come è vestito il cliente

Si dice che l’abito non fa il monaco, ma non è vero. E accertata l’influenza che i vestiti possono avere agli occhi altrui, salta fuori molto altro: ciò che si indossa può modificare la percezione che si ha di se stessi, al punto che una t-shirt di Superman fa sentire più forti e un camice bianco potenzia i risultati di un test di matematica. Ad affermarlo è una ricerca inglese. Secondo questo studio, infatti, non solo siamo quello che vestiamo, ma diventiamo quello che vestiamo. Per la serie “chi l’avrebbe mai detto”, uno studio scientifico di due ricercatori della California State University ha “scoperto” che il modo di vestire influenza come una persona è valutata dagli altri. I ricercatori hanno proceduto ad un esperimento molto semplice, facendo entrare una donna in svariati negozi di vestiti scelti casualmente in grossi centri commerciali: a volte la donna era vestita in abiti formali camicia e gonna, mentre altre volte era vestita informalmente t-shirt e pantaloni. Dall’esperimento è emerso che il tempo entro il quale i commessi arrivavano in aiuto della donna era sostanzialmente minore quando questa era vestita in abiti formali. I ricercatori commentano: “I vestiti, come gli altri aspetti dell’apparenza, influenzano come le persone son valutate e trattate dagli altri”. Quindi attenzione la mattina dopo aver fatto una ricca colazione aprite il cassetto e indossate l’abbigliamento giusto

 

Il tempo è prezioso

Una famosa catena di abbigliamento ha calcolato quanto tempo le donne passano davanti all’armadio o al cassetto decidendo cosa mettersi o cambiando più volte abito. Dallo studio, realizzato su 2 mila inglesi, è emerso che le signore trascorrono circa 17 minuti al giorno tra le grucce, che fanno 119 minuti la settimana ovvero sei mesi nel corso di una vita. L’imbarazzo della scelta è causa del dubbio: considerato che l’armadio di una persona media contiene circa 152 capi ma una persona su 8 ne ha circa 300, sappiate che solo il 44 per cento di questi viene indossato regolarmente, 57 capi non vengono mai usati, 16 vengono scelti solo una volta e 11 hanno ancora l’etichetta. La percezione di non avere nulla da indossare affligge un adulto su 20 almeno una volta alla settimana ha, quindi, un rapporto proporzionale alla quantità dei capi a nostra disposizione.  Non si perde solo tempo, ma anche un po’ di salute. Dallo studio è emerso che il 62% delle donne soffre di “rabbia da guardaroba”. Non che gli uomini stiano poi troppo meglio: per lo stesso motivo perdono ogni giorno 13 minuti e un terzo degli intervistati ha ammesso di aver ceduto alla “rabbia da guardaroba” almeno una volta nella sua vita. Lo studio è stato commissionato, per incoraggiare le persone a donare i loro capi inutilizzati che spesso rimangono in fondo ai cassetti o dentro scatole dimenticate. In media, infatti, solo il 44% dei vestiti viene indossato regolarmente. Il resto della percentuale rende solo più complicata la ricerca quotidiana. Per scegliere l’abito giusto non bisognerebbe impiegare più di due minuti e fare spazio nel guardaroba può aiutare a rendere l’impresa più semplice. In questo modo, forse, smetterete di fare le corse con il tempo che scorre inesorabile sull’orologio e non arriverete più in ritardo. A quel punto, davvero, potreste non trovare più nulla da mettere, e avrete un’ottima scusa per darvi allo shopping.