Si chiama bubble tea ed è una bevanda ideata a Taiwan negli anni Ottanta. Il suo nome di certo attrae, perché come tutti sanno bubble significa bolla ed è un termine generalmente associato alla gomma da masticare con cui fare palloncini. Cosa a che fare allora con il tè? Presto detto: il bubble tea originario è a base di tè nero, latte e perle di tapioca, di densità gelatinosa, caratterizzate da un gusto che per certi aspetti ricorda approssimativamente la liquirizia. La tapioca è gluten free, quindi via libera anche per i celiaci. Rispetto agli esordi sono state aggiunte numerose varianti, tuttavia il comune denominatore è sempre quello: il bubble tea non solo si beve, ma si mastica. È uno snack drink in piena regola. Gli occidentali l’hanno scoperto da poco e ne sono già innamorati: gli americani sembrano non poterne più fare a meno e adesso anche i tedeschi sono sulla buona strada. A Milano, numerosi bar lo servono (covid permettendo) tra le proprie scelte di caffetteria e ci sono anche locali dedicati; anche a Roma, all’Esquilino, si può provare il bubble tea da YoYou
