Sempre più utilizzata in usi comuni la pianta dell’aloe con il suo estratto potrebbe diventare un ottimo alleato nella guerra contro il cancro al cervello, il glioblastoma multiforme: un recente studio italiano ha dimostrato infatti che è in grado di inibire la crescita tumorale. Lo studio del Laboratorio di Neuropatologia Molecolare è stato pubblicato sulla rivista Environmental Toxicology con la firma della dottoressa Arcella che ci spiega i dettagli dell’esperimento. La sperimentazione si è concentrata su un estratto della pianta di aloe, l’aloe-emodina, visto che studi passati avevano suggerito le sue proprietà antineoplastiche, che però non erano state testate su cellule di glioblastoma. Per saperne di più, gli scienziati italiani hanno effettuato alcuni test sia in vitro, sia in vivo e, in entrambi i casi, hanno potuto osservare che l’aloe-emodina è in effetti in grado di causare una inibizione della crescita tumorale nelle cellule coltivate in laboratorio, così come nei modelli animali in cui la sostanza è riuscita a limitarne lo sviluppo della malattia.Il glioblastoma è considerato il più grave e comune tumore al cervello degli adulti ed ha un trattamento che di solito è chirurgico, al quale si associano chemio e radioterapia. Le cellule di questo cancro però sono fortemente invasive, riescono a reagire e adattarsi, incrementando il rischio di recidiva che spesso ha una prognosi molto negativa. I ricercatori, per quanto entusiasti dei risultati ottenuti, fanno sapere però che saranno necessari ulteriori studi per capire se questa sostanza possa essere davvero utilizzata come coadiuvante alle terapie attualmente impiegate. Ci sarà naturalmente bisogno di approfondire l’azione della molecola e di valutar
e l’effetto dell’aloe-emodina associato al temodal e analizzare gli eventuali effetti tossici su cellule normali, prima di poter pensare a un uso clinico. La prospettiva che ci si apre è molto interessante: l’aloe emodina potrebbe diventare un’arma in più contro il glioblastom”.
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Serviti….subito!!
Succede un po’ a tutti, di essere di fretta mentre aspetti un caffè al bar, oppure mentre insieme ad amici sei a fare un pranzo veloce, specie dove i locali sono un po’ più affollati di essere in attesa al bancone del bar, ma non riusciare ad avere l’attenzione del cameriere per ordinare.In questi casi, spesso si tende a pensare che la colpa è del cameriere che non fa bene il suo lavoro, ma secondo uno studio condotto da ricercatori tedeschi, la questione potrebbe essere leggermente diversa: può essere che siamo noi a non “lanciare i giusti segnali” al cameriere.In ambienti affollati e confusi può essere difficile comunicare: un problema concreto specie nel mondo dei servizi, dove la qualità del servizio stesso è strettamente dipendente dalla capacità di chi lo offre di soddisfare correttamente le richieste del cliente. Capire cosa fa sì che la comunicazione sia efficace o meno è fondamentale poi se si vogliono sviluppare strumenti di supporto ai servizi ed è così nato lo studio che ha visto l’analisi di numerose interazioni reali in veri bar, permettendo di trarre interessanti conclusioni.E’ emerso che il messaggio “voglio ordinare” è un messaggio non verbale: per farsi capire, secondo lo studio, è necessario essere rivolti verso il bancone e guardare un cameriere. Non esattamente una sorpresa, ma quel che è interessante è che mentre questi due movimenti assieme sono “necessari e sufficienti”, senza bisogno di aggiungere altri gesti, uno solo dei due, oppure azioni di tipo diverso, non appaiono altrettanto efficaci. A questo punto però entra in gioco anche l’abilità del cameriere, perché lo studio ha confermato che ignorare un potenziale ordine è considerato peggio che chiedere a qualcuno che ha già ordinato, o che non vuole ordinare, se desidera qualcosa. Pertanto fate attenzione quando chiedete un caffè a come lo chiedete…sarete serviti subito!!
Giornata della Terra
L’Earth Day (Giornata della Terra) è la più grande celebrazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si associano per celebrare la Terra e sostenerne la salvaguardia. La Giornata della Terra, momento voluto dal senatore Gaylord Nelson e promosso ancor prima dal Presidente John Fitzgerald Kennedy, rendere complice ogni anno fino a un miliardo di individui in ben 192 paesi del mondo. Se nei primi tempi i temi dominanti erano quelli della contaminazione dell’acqua, dell’aria e del suolo, la gestione dei rifiuti tossici o l’evoluzione della trasformazione del deserto, nel corso degli anni i temi ambientali sono diventati sempre più di stampo globale. L’idea è di piantare un seme in giardino, offrire un albero a un parco pubblico o collaborare economicamente al rimboschimento delle aree più carenti di verde. Importante comunque è l’impegno costante a voler bene al nostro pianeta