La vodka fatta con le nuvole

La vodka è un superalcolico semplice, fatto sostanzialmente di acqua ed etanolo. Quest’ultimo nella maggior parte dei casi è distillato dalla fermentazione delle patate, ma volendo ci si può sbizzarrire con le alternative: riso, grano, mais, segale melassa di barbabietole, uva, rafano. Per la parte di acqua, invece, nessuno aveva pensato ad utilizzare le nuvole. Finora. Joe Fenten stava andando a pesca, quando ha notato che il luogo era circondato da uno strato di nuvole sottili ma consistenti. Fenten era il possessore di una distilleria locale, la Hilton Head Distillery, e ha iniziato a domandarsi se ci fosse un modo per catturare quella nebbiolina umida e adoperarla nel processo di distillazione. Per fortuna oltre che distillatore di professione e pescatore nel tempo libero, Fenten era anche ingegnere Così si è messo a disegnare un generatore d’acqua, una macchina che attinge a fonti di H2O liquida o gassosa, e genera acqua alcalina, che viene usata per la vodka. Il risultato è una vodka particolarmente pura e limpida, con un aroma delicato e dolce. “Ci è sembrata una grande idea sfruttare la generosità di Madre Natura, invece di rivolgerci al fornitore locale. Su quest’isola l’acqua è una risorsa preziosa e limitata”, ha asserito Fenten.A dire il vero, già due anni fa una distilleria di San Francisco, la Hangar 1, aveva imbottigliato una vodka in edizione limitata fatta con la nebbia della baia, chiamata Fog Point. Il limite, per ora, sono le quantità. “La nostra capacità è legata ai picchi di umidità sull’isola”, spiega Fenten. Quindi per gli abitanti di Hilton Head Island il bel tempo significa meno vodka, e viceversa.

 

Bicchieri piccoli bevute piccole

Non è la prima volta che una ricerca sottolinea come le dimensioni delle stoviglie spingano a mangiare o bere di più. Ma quella della Cambridge University approfondisce il tema legandolo al consumo di alcolici, dichiarando che a bicchieri grandi corrispondono grandi bevute. Ovvero, se volete darvi una regolata con l’alcol, comprate dei bicchieri più piccoli, o il vostro cervello continuerà ad ‘ingannarvi’. Quando le dimensioni contano. Lo studio si è svolto sulla base di un test condotto nei bar. Ai clienti, inconsapevoli, è stato servito vino in calici di diverse dimensioni. Le vendite sono aumentate del 10% dove venivano usati bicchieri grandi. I calici piccoli misurano normalmente 125 ml, quelli grandi 175 ml. Durante il test venivano alternati con bicchieri da 300 ml, 370 ml e 250 ml. riscontrando un incremento delle vendite nei locali che utilizzavano bicchieri grandi. Naturalmente a pari quantità di vino. Bere in un bicchiere grande incoraggia ad ordinarne di più, ma perché. Secondo un’ipotesi degli scienziati avere davanti un calice grande induce a bere più velocemente. Il drink finisce e se ne ordina un altro. C’è tuttavia da dire che negli stessi bar, quando venivano di nuovo ridotte le dimensioni dei bicchieri, le vendite restavano regolari. Lo studio sulle ragioni e sulle dinamiche di questo fenomeno è ancora in corso. Si tratta di risultati che potrebbero cambiare le politiche di vendita nei locali pubblici, per ostacolare l’eccessivo consumo di alcolici. Se i bicchieri grandi incoraggiano a bere, quelli piccoli, in teoria, inibiscono il secondo, terzo, quarto giro. Il consumo smisurato di vino e alcolici porta a numerosi rischi per la salute, dai problemi di cuore all’obesità, per non parlare degli incidenti legati agli stati di ebbrezza. I medici da tempo invitano le persone, specialmente le più giovani, a ridurne il consumo. E i risultati di queste ricerche potrebbero dare un contributo.