Siamo in estate e il gelato è il nostro sollievo per eccellenza, cosa c’è di meglio che di un gelato quando siamo in giardino in compagnia di amici o sul mare, ma anche in città quando usciamo dal lavoro? Da quelli confezionati a quelli artigianali, i gelati sono amati da tutti. Ma se vogliamo stare attenti alla linea, è possibile mangiare un gelato senza sensi di colpa? Per poter capire quante calorie sono contenute in un gelato dobbiamo prima capire quante varietà esistono e come vengono composte. Tutti i gelati hanno una parte grassa, che può essere data da latte o panna o uova. Nelle versioni vegane o prive di lattosio, solitamente questi ingredienti vengono sostituiti con bevande vegetali e altri grassi. In tutte le preparazioni troviamo lo zucchero o alternative come la stevia o altri dolcificanti A queste sostanze vengono poi aggiunti i vari aromi, essenziali per la creazione dei vari gusti. In linea di massima comunque i gelati si dividono in 2 categorie: frutta e creme. La proporzione di elementi utilizzati influirà sulle calorie di ognuno. Se acquistiamo un gelato artigianale e decidiamo di prendere il cono, dobbiamo tener presente che in base alla grandezza, il solo cono ha un apporto calorico che oscilla dalle 20 alle 100 Kcal circa Le calorie del gelato sia esso, artigianale o confezionato, sono più o meno le stesse, a parte alcune eccezioni. Quindi c’è una scelta che si può considerare migliore di un altra? Si e no. La risposta è incerta perché, in linea di massima nei prodotti confezionati è usata una quantità di grassi e zuccheri, e conservanti, abbastanza rilevante. Questo quindi rende l’opzione prodotto confezionato, quella da scartare. Un piccolo suggerimento per capire se un gelato artigianale è buono nella composizione è vederne il colore, i colori sgargianti non sono indice di prodotto migliore.
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Non mangiate impasti crudi
Durante la preparazione di una torta o di biscotti, per tante persone, la tentazione di assaggiare l’impasto crudo a base di farina dalla ciotola è molto forte, anche un modo per capire se le dosi sono corrette o c’è qualcosa da modificare. E’ un’abitudine che abbiamo fin da piccoli, da quando mamme e nonne ci facevano leccare cucchiai e ciotole dei dolci che preparavano con tanto amore. Questa abitudine però può essere dannosa perché l’impasto potrebbe contenere batteri pericolosi per il nostro organismo. E questo non è dovuto solo alla presenza di uova non cotte che possono veicolare la salmonella. Anche la farina cruda può nascondere dei rischi, in quanto potrebbe teoricamente ospitare l’Escherichia coli, un batterio dannoso che provocare infezioni anche piuttosto gravi, che, oltre che essere in agguato in ambienti umidi come la carne per hamburger cruda o non ben cotta, il latte non pastorizzato, le verdure a foglia verde ed il sidro, è in grado di vivere e proliferare anche in ambienti secchi e aridi. La notizia arriva da uno studio condotto presso i Centers for disease. Gli studiosi hanno preso in considerazione i dati riguardanti le cause di un’epidemia di Escherichia coli . Gli esperti si sono resi conto che molti dei pazienti colpiti avevano degustato un impasto fatto in casa non cotto.I ricercatori hanno riscontrato che tutto questo era collegato all’ utilizzo di alcuni marchi di farina ed era significativamente associato alla degustazione di un impasto fatto in casa non cotto, bastava anche una piccola quantità di farina contaminata ingerita a scatenare l’intossicazione.I loro dati hanno mostrato che, sebbene la farina sia un alimento a bassa umidità, cruda può essere un veicolo per i patogeni di origine alimentare.Per eliminare qualsiasi rischio basta gustare i dolci dopo averli cotti: il calore elevato e prolungato infatti uccide i batteri patogeni. Questa ricerca è stata condotta analizzando farine americane. In Italia si spera ci siano ben più certezze.
Riciclare la colomba avanzata
Ci risiamo, prima della festa facciamo delle super spese, oppure vengono a trovarci amici e parenti per il scambiarci gli auguri e nessuno mai si presenta a mani vuote. Per non considerare che al supermercato sotto casa c’è l’offerta sulla colomba “che a lasciarla lì sembra quasi uno spreco”, e la mettiamo nel carrello. Poi però il giorno di Pasqua, puntualmente preferiamo il dolce fatto in casa, la ricetta tipica, o il dolce portato da un parente e così, spesso e volentieri, quello che avanza è proprio il dolce acquistato, la colomba. Passata Pasqua e Pasquetta ci ritroviamo in casa due o tre confezioni aperte, però non ce la facciamo più a mangiarle a colazione. E allora come riciclarle? Ecco qualche idea per trasformare la colomba avanzata in un dolce nuovo. Il dolce più veloce da fare per riciclare la colomba è uno zuccotto con gelato. Per farlo potete utilizzare uno stampo per budino o una ciotola di plastica che possa andare in freezer. Si prepara piuttosto rapidamente e potete personalizzarlo con i gusti che preferite. Potete anche realizzare un semifreddo al cioccolato, sfruttando in questo modo anche la cioccolata delle uova di Pasqua. Per realizzare questo dolce adoperate una tortiera a cerniera. Un altro simpatico modo di riciclare la colomba pasquale è quella di preparare dei tartufini da tenere in frigo e mangiare nei momenti di golosità magari dondolati da una amaca in giardino. Realizzarli è semplice e il risultato d’effetto. Un ultimo modo per non sprecare la colomba è quello di utilizzarla al posto dei savoiardi nella realizzazione di un tiramisù, sempre graditissimo ancor più gustato in compagnia di amici
