Non rimandate

Non lo fate non rimandate mai  Fate ogni cosa che vi sentite di fare, date i baci che vi sentite di dare. E gridate tutti quei ‘mi manchi’ che nascondete. Fate tutto ora, andate al mare, in montagna, andate a cena fuori, giocate , cantate ballate divertitevi, gridate al mondo la vostra sofferenza e la vostra gioia ma non rimandate, prima che sia troppo tardi, prima che non ci sia più tempo. La vita a volte, ci stravolge i piani e non ci dà la possibilità di scegliere. Perciò evitate i rimorsi. Fatelo, agite, perché i rimorsi logorano il cuore

Le tipologie degli eterni indecisi

Le cause di questo pantano mentale? Diverse. Riconoscerle è il primo passo per uscire dal tunnel e diventare decision maker efficaci. Ecco allora, secondo Angela Fabio , psicoterapeuta, le principali categorie di eterni indecisi. Procrastinatori Quelli che hanno la tendenza a rimandare qualsiasi scelta e scappano da ogni obbligo decisionale. Tendenzialmente sono persone pigre che evitano lo sforzo di compiere una scelta. La frase tipica del procrastinatore seriale è: Ci penserò in un altro momento. Nell’istante in cui la pronuncia riceve un feedback positivo immediato, si sente bene perché ha rimandato lo sforzo e, quindi, nel tempo continuerà a non prendere decisioni. Ansiosi Hai voglia a spiegare a queste persone che sbagliando s’impara. Il timore di prendere una decisione errata innesca uno stato ansioso paralizzante. Il circolo vizioso si alimenta di prospettive catastrofiste Se non azzecco la strada giusta, finirà molto male e di crolli dell’autostima  Se la mia scelta è sbagliata, significa che non sono in grado di farla. Scontenti Per loro nessuna opzione si prospetta mai come soddisfacente. Quando sono in casa distesi sul divano vorrebbero uscire e non appena usciti vorrebbero, invece, stare a casa. Alcuni hanno i tratti del perfezionista maniacale, altri soffrono troppo per le rinunce che immancabilmente ogni scelta comporta. Se si ordina una pizza margherita, non si avranno tutte le altre del menù. I consigli per gli eterni indecisi. L’aiuto degli altri. Se è utile lavorare su stessi, altrettanto utile è farsi dare una mano dalle persone vicine. Amici, partner e familiari dovrebbero intervenire in una fase lontana dal dilemma e dichiarare apertamente quello che ritengono possa essere un atteggiamento spropositato. Per esempio, potrebbero porre domande del tipo: Che cosa pensi possa succedere se imbocchi questa strada? Controproducente, invece, sostituirsi al dubbioso cronico nella scelta. L’eterno indeciso finirebbe per diventare dipendente dalle decisioni altrui.

Nessuna decisione se ci sono troppe opportunità

Un bancone con decine di gusti di gelato, un ricco menù in pizzeria o la schermata con le proposte dei programmi serali: capita spesso di rimanere “congelati”, incapaci di scegliere, davanti a un ampio ventaglio di possibilità. In presenza di un numero molto elevato di valide opzioni, il cervello fa particolarmente fatica a decidere. Il fenomeno è noto da tempo in psicologia e descritto da alcuni come “sovraccarico da eccesso di opzioni disponibili. In pratica, quando l’ambiente informativo in cui ci si muove è troppo ricco, ci si ritrova in una fase di inerzia, incapaci di vagliare la strada migliore. Ora uno studio della Caltech chiarisce perché succede, e individua l’intervallo numerico di opzioni più congeniale al processo decisionale. Il fenomeno del choice overload era stato osservato una ventina di anni fa in un singolare esperimento. In un negozio di alimentari era stato allestito un assortimento di 24 barattoli di marmellata di gusti diversi, e in altre occasioni soltanto di 6. I consumatori tendevano più facilmente a fermarsi ad assaggiare quando il tavolo era colmo di opzioni, ma difficilmente poi acquistavano. Più raramente si sono invece fermati al banco da 6, ma quando è accaduto, hanno comprato 10 volte più spesso.Da ripetere o da evitare? Il cervello decide così I ricercatori hanno presentato ad alcuni volontari serie da 6, 12 o 24 immagini di paesaggi da cui scegliere una foto che avrebbero potuto stampare su una tazza. Durante la fase decisionale, sono stati monitorati con MRI, che ha rivelato attività in due regioni cerebrali: la corteccia anteriore cingolata, che pesa costi e benefici delle scelte, e lo striato, una parte del cervello che dà giudizi di valore.L’interazione tra queste due aree rilevata dalla risonanza indica, spiegano gli scienziati, una valutazione in atto: il cervello soppesa la potenziale ricompensa una bella immagine da stampare con la fatica necessaria a vagliare tutte le opzioni. Occorre insomma trovare un equilibrio tra lo sforzo mentale, che non deve essere eccessivo, e la ricompensa, che si spera importante. Il fatto che spesso, nella vita quotidiana, le possibilità di scelta offerte siano molte di più è legato a un tratto tipico dell’indole umana: quello di “mangiare con gli occhi”. In altre parole, quando pensiamo a una vasta gamma di opzioni preferiamo essere stimolati sulla nostra libertà di scegliere, e non ci curiamo subito dello sforzo mentale che una scelta comporta.

Meglio fare scelte a stomaco vuoto

Sentiamo spesso dire che a pancia piena si ragioni meglio, la cosa però non sembrerebbe essere vera. A dirlo un team di ricercatori olandesi che ha dimostrato che si tratta in realtà dell’esatto contrario.La fame, infatti, stimolerebbe una maggiore capacità di fare la scelta giusta, soprattutto quando l’esito delle decisioni è incerto. I ricercatori hanno fatto digiunare un gruppo di volontari una sera, invitandoli la mattina successiva in laboratorio. Ad una parte di loro è stata servita la colazione con tanto di caffè latte e pasticcini, ad altri no. Tutti sono stati quindi sottoposti ad un test psicologico basato sul gioco d’azzardo, dal nome Iowa Gambling Task.Dai risultati, chi era affamato faceva scelte più vantaggiose e che avevano migliori performance di chi era sazio. La fame quindi stimola l’ingegno, e non solo nella ricerca di vantaggi immediati solo per riempire lo stomaco ma anche nel lungo termine!