Una delle cose che più ci è mancata secondo un sondaggio nel periodo di quarantena è stato , sicuramente il caffè ma a vincere la sfida è stato il cappuccino al bar piazzatosi tra le prime dieci cose. Il profumo del latte caldo e di caffè che ti investe quando entri nel bar la mattina presto, il sibilo del caffè che esce dalla macchina, lo sbuffare del beccuccio che lo schiuma… Il cappuccino ci è mancato, sì. Ma cosa succede al corpo quando beviamo un cappuccino, ora che avevamo perso l’abitudine di farlo? “La prima cosa che è venuta a mancare durante il lockdown, riguardo al nostro cappuccino, è l’abitudine L’abitudine di andare al bar, la socialità, il rituale mattutino che ci aiuta a svegliarci. Quindi non dobbiamo parlarne solo da un punto di vista nutrizionale: è stato un pezzo di vita importante che ci è mancato. Ma che succede al nostro corpo ora che ricominciamo a bere il cappuccino? In realtà il cappuccino, ossia latte più caffè, non è un abbinamento dei migliori, spiega la dottoressa Vincenzo, perché l’unione di questi due ingredienti produce il tannato di albumina, che è una sostanza non facile da digerire. Quindi può essere che in questi due mesi, chi ha rinunciato ad abbinare latte e caffè perché se non schiumati come al bar non li beve, potrebbe aver visto la pancia appiattirsi un po’. Tornando a berlo la mattina, potrebbe riscontrare il ritorno di qualche piccola difficoltà digestiva. Chi addirittura non ha bevuto affatto il latte in questi due mesi, sempre perché era abituato a berlo solo al bar in cappuccino, potrebbe avere qualche problema di intolleranza che dovrebbe sparire nei prossimi giorni, per un processo di disabituare/riabituare. Quali sono le conclusioni che possiamo trarre? Il cappuccino non è proprio l’alimento più sano della nostra alimentazione giornaliera, averne fatto a meno per un po’, se così è stato, non è stato poi così male. Ma questo non vuol dire che dobbiamo rinunciarci perché i benefici psicologici che apporta quel rituale quotidiano bilanciano tutto. E ci sta aiutando a tornare alla normalità”.
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La neve
L’inverno per molti è la stagione peggiore dell’anno, vuoi per le poche ore di sole, per le temperature rigide o perché ci si ammala di più, ma per altri invece è quella migliore, quella in cui si può apprezzare la magia della neve. Ma perché la neve e le nevicate più in generale ci rendono così felici? Uno studio del HuffPost ha rilevato i motivi per i quali siamo felici: La neve acutizza il proprio senso della meraviglia. La neve implica dei cambi di programma e ispira una riflessione diversa sul mondo”, ha scritto lo psicologo Sandi Mann. “I viaggi si annullano, le riunioni vengono rimandate e le scuole chiudono. Questi cambiamenti all’interno della nostra routine quotidiana rinfrescano le nostre menti stanche e ci permettono di pensare alla vita in un modo diverso. Per una volta riusciamo ad apprezzare l’odore del caffè”. La neve ci emana serenità e vibrazioni positive. Anche nei periodi più stressanti, una nuova nevicata sprigiona un’energia quasi sovrumana che ci rende più calmi e rilassa la mente, l’anima e il corpo. La neve fa rivivere emozioni dell’infanzia Il fenomeno si chiama “memoria emotiva” e ci permette di associare ai nostri ricordi anche le emozioni legate al quel periodo. La maggior parte di noi ha un ricordo d’infanzia legato alla neve, un ricordo molto gioioso. Così quando vediamo i fiocchi cadere, riviviamo quelle emozioni e ci sentiamo felici Là neve ci regala momenti divertenti e anche gustosi dolci. Chi nella vita non ha mai giocato a pallate di neve o si è messo a costruire pupazzi di neve ecc..? E’ una bella emozione quella di calpestare per primi un manto di neve ancora inviolato; è una cosa che ci riconcilia con lo spazio circostante e con la natura. Tutti i pensieri che affollavano la mente, sfumano, lasciandoci soli con il nostro corpo. La neve ci ricorda la bellezza della natura. Le distese bianche e gli alberi innevati hanno la stupenda capacità di lasciarci a bocca aperta al punto che non riusciamo a togliere gli occhi dal paesaggio. Notiamo ogni piccolo dettaglio e ci riuniamo, come poche volte capita, con l’ecosistema circostante. Forse una delle cose più belle della neve È che si scioglie Le temperature aumentano e il calore scopre tutto ciò che era stato sommerso di bianco. La routine può ricominciare…
L’orchidea “fantasma” è riapparsa
È pugliese la scoperta naturalistica più interessante degli ultimi mesi. Siamo nello splendido scrigno floristico del Gargano che continua a stupire e a regalare esemplari unici. La natura questa volta ha regalato per la prima volta al territorio pugliese una nuova e rarissima orchidea. Il suo nome è ‘Epipogium aphyllum Sw.’, comunemente chiamata ‘Orchidea Fantasma’ proprio per la sua straordinaria rarità e per la difficoltà di essere individuata nei tappeti di foglie nei quali vive, fiorendo solo negli anni in cui si verificano particolari condizioni climatiche. La piccolissima Orchidea Fantasma (10 cm di altezza) cresce nella lettiera di foglie del faggio, ed essendo una pianta senza clorofilla, riesce per anni a fare vita sotterranea per poi riapparire improvvisamente con la sua elegante fioritura. Proprio nella faggeta di Monte Spigno è stata rinvenuta o meglio scovata da due botanici di San Giovanni Rotondo. La notizia della scoperta è stata pubblicata sulla rivista Italian Botanist. Questo fiore raro arricchisce il patrimonio floricolo: nel Parco nazionale del Gargano sono censite circa novanta specie di orchidee spontanee. Questa orchidea è già nota ai molti per essere stata citata più e più volte in alcuni romanzi di Stout e di Orlean, rispettivamente nei racconti di “Wolf” e ne “Il ladro di orchidee”, nel quale il protagonista è un trentacinquenne della Florida con la passione delle orchidee, di cui è accanito collezionista.