Con il sale bisogna andarci molto piano. Gli italiani a causa dell’eccessivo consumo di sale, tra i più elevati in Europa, rischiano gravi conseguenze per la salute, non solo per i noti pericoli riguardo il sistema cardiocircolatorio, ma per le conseguenze anche su reni e ossa Ormai tutti sanno, anche se sapere non significa “applicare”, che l’ eccessivo consumo di sale è legato all’insorgere dell’ ipertensione, ed è convinzione comune il fatto che mettere troppo sale nelle pietanze provochi quell’aumento della pressione sanguigna che potrebbe provocare … effetti spiacevoli. Dagli Stati Uniti arriva una ricerca sull’argomento pubblicata sul Journal of Hypertension che contribuisce a far luce sul procedimento in cui l’assunzione del sale provoca appunto l’aumento di pressione sanguigna. La ricerca di Irene Gavras vorrebbe infatti sfatare quella convinzione che il sale faccia aumentare la pressione per il solo fatto che aumenti il “volume” del sangue, esercitando quindi una pressione sulle arterie,spiegano i ricercatori, che il sale in eccesso porti alla ritenzione di liquidi “extra” all’interno del sistema circolatorio, causando un conseguente incremento del volume del sangue e una pressione “aggiunta” sulle pareti arteriose. I due ricercatori a questo punto hanno ragionato su altre occasioni di “espansione di volume” del sangue, ad esempio la secrezione di un ormone antidiuretico o l’innalzamento eccessivo di zucchero nel sangue, che però non causano, aumento della pressione sanguigna dato che il “fluido extra” viene “distribuito” nella distensione delle vene e dei capillari. Il nostro organismo quindi si mostra estremamente “flessibile” per molte altre cause di aumento di volume sanguigno, ma non per il sale. Questo dubbio ha fatto riflettere i ricercatori che, attraverso una revisione di molti altri studi sul tema hanno portato alla “scoperta” ma sarebbe meglio dire all'”ipotesi” che un consumo eccessivo di sale porti a dei meccanismi ben più “raffinati” per provocare l’ipertensione. Il consumo eccessivo di sale infatti stimolerebbe il sistema nervoso che “ordinerebbe” un aumento di produzione di adrenalina. A questo punto anche chi ha una semplice infarinatura di “pronto soccorso” può immaginarsi il seguito.
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Aggiungete alla lista dei cibi benefici..il miele
Sembra che ci sia un nuovo alimento da aggiungere alla lista dei cibi benefici per il nostro organismo. Per la gioia di molti si tratta del miele. In verità non è esattamente una novità che il delizioso nettare delle api sia un concentrato di proprietà. La notizia “fresca” è che il miele potrebbe essere considerato quasi un prodotto “salva vita”. Alle virtù ormai note, infatti, si dovrebbe aggiungere quella di prevenire gli attacchi cardiaci. Un dettaglio tutt’altro che irrilevante che potrebbe far aumentare di parecchio la già nutrita schiera dei suoi sostenitori. La scoperta arriva da uno studio effettuato dai ricercatori della Washington University. I risultati, pubblicati dal Daily Mail, si sono rivelati una piacevole sorpresa. Il responsabile di questa importante virtù del nettare delle api è uno zucchero naturale contenuto nel miele. Si chiama trealosio ed in base ai risultati dello studio condotto sembrerebbe essere in grado di attivare una proteina che stimola il sistema immunitario aiutando la pulizia delle arterie dai depositi che formano la cosiddetta placca arteriosa. Si tratta di un insieme di grassi, calcio, colesterolo ed altre sostanze che si accumulano nelle arterie limitandone l’elasticità. Tra le conseguenze più pericolose si annoverano l’aumento della pressione sanguigna, malattie cardiache e maggiore esposizione agli attacchi di cuore. Lo zucchero contenuto nel miele sarebbe in grado di favorire la produzione di macrofagi, le cellule deputate alla rimozione delle sostanze che formano la placca arteriosa. Per analizzare gli effetti del trealosio i ricercatori, lo hanno somministrato a delle cavie. Negli individui del campione a cui era stato iniettato o fatto ingerire si è riscontrata una riduzione della placca arteriosa. Quelli invece a cui non era stato somministrato presentavano placche di circa 0,35 millimetri. Ben il 30% in più. Il risultato sembra, dunque, non lasciare adito a dubbi. Il consumo di trealosio, contenuto anche in gamberi, funghi ed aragoste, fornisce un valido aiuto per le funzionalità cardiovascolari.