Coltivare le piante in acqua una nuova tendenza..idrocoltura

Per alcune piante, l’acqua può essere sufficiente, per altre, potrebbe essere necessario aggiungere alcune sfere di argilla o ghiaia sul fondo, in modo che gli steli possano essere mantenuti in posizione verticale.I contenitori di vetro sono l’ideale, perché consentono di controllare il livello dell’acqua e lo stato delle radici, ma non sono primari.Che si scelgano i bicchieri, le bottiglie, i vasi e persino le lattine, la verità è che le piante in acqua sono molto belle. Per procedere è necessario che la pianta abbia le radici. Se non sono presenti perché si tratta di un pezzo ottenuto da un’altra pianta, è necessario metterlo dalla parte del taglio in acqua e attendete un paio di settimane affinché germoglino le radici.Se la piantina è stata acquistata, bisogna aver cura di rimuovere tutto il terriccio presente nelle radici. È probabile che non riusciate subito e che l’acqua del vostro vaso si sporchi. In quel caso cambiatela ogni volta che si dimostri necessario.Meglio non usare l’acqua di rubinetto, perché solitamente contiene cloro Aggiungete qualche goccia di fertilizzante ad ogni cambio d’acqua che di solito si effettua una volta al mese.È possibile che, a causa dell’effetto della luce solare, si formino piccole alghe microscopiche nell’acqua del vaso Non preoccupatevi, non causano alcun danno, ma se pensate che rovino l’aspetto della composizione, rinnovate semplicemente l’acqua.Le radici potrebbero crescere più del dovuto nel tempo, in questo caso dividete la piante per ottenerne una nuova o addirittura piantatela nel terreno. Ma con qualche precauzione!Le radici che germogliano nell’acqua sono più fragili di quelle che fanno nel terreno e possono rompersi. Iniziate trapiantandole in una vecchia pentola con substrato leggero e poroso, un luogo di transizione che va mantenuto umida in modo che le piante possano adattarsi.Dopo quattro o cinque settimane, si possono piantare nel terreno

 

Esistono alcune piante in grado di assorbire le tossine

La maggior parte delle persone pensa alle piante da interni come semplice complemento d’arredo. In realtà alcune ricerche condotte dalla NASA sull’argomento hanno dimostrato che alcune di esse possono addirittura migliorare la qualità dell’aria in casa, assorbendo sostanze dannose per l’organismo come il benzene presente nei detergenti e nei pesticidi. Secondo la NASA, fra le piante che svolgono questa utile funzione ci sono le gerbere, che si presentano alla vista come delle grandi margherite colorate. Nonostante siano originarie di Continenti molto caldi come l’Africa e l’Asia, reggono bene anche in casa purché siano ben esposte alla luce solare. Simile alla gerbera è il Chrysanthemum morifolium, che appartiene alla famiglia dei crisantemi. I suoi fiori dai colori giallo, bianco e rosa sono quelli che alla prova dei fatti risultano i migliori nell’eliminare le sostanze tossiche. Se al contrario si cerca qualcosa di più elegante e quindi più facile da abbinare con il resto degli arredi, si può optare per lo spatafillo, caratterizzato da lunghe foglie di colore verde scuro. Sebbene il suo potere purificante, il suo fiore bianco può dare irritazione alla pelle: quindi attenzione se in casa ci sono animali o bambini piccoli. Un’altra alleata contro l’aria “cattiva” degli spazi domestici è l’edera, pianta decorativa sempreverde di cui esistono numerose varietà. Essendo rampicante, se ne consiglia la coltivazione sul terrazzo sulle pareti dove può crescere rigogliosa. Nei piccoli appartamenti di città, in alternativa all’edera si può acquistare l’aloe vera, che ha tantissimi benefici tra cui appunto quello di assorbire le tossine rilasciate per esempio dalle pitture e dagli inchiostri. Infine, non può mancare la cosiddetta “lingua di suocera” dall’ inconfondibile foglia ondulata a serpente che, durante il riposo notturno, trasforma le molecole di anidride in ossigeno, e il nastrino anche noto come “pianta ragno” che grazie alle sue foglie appuntite rimuove grandi percentuali di monossido di carbonio. Alla voce piante-arbusto ci sono invece due grandi classici di uffici e sale d’attesa in generale: il ficus benjamin, risultato tra i migliori nell’ eliminazione di agenti inquinanti emessi dal mobilio e tappeti, e la dracena o tronchetto della felicità, che richiede pochissima cura e tanto sole.

Edera …rampicante per eccellenza

E’ la pianta rampicante per antonomasia, in grado di ricoprire interi muri di palazzi e siepi bellisssime, creando scenografici effetti. Ma l’edera può vivere anche in appartamento, e la sua pittoresca capacità di diramarsi si può diventare un’interessante ornamento per gli interni, basta rispettare le sue esigenze. Innanzitutto, le piante che appartengono alla famiglia dell’Hedera sono molte, ma le varietà adatte alla coltivazione in appartamento sono solo alcune, dalle foglie più piccole di quelle da esterni. All’aperto in giardino, l’edera cresce in zone ombreggiate e fresche, e quindi anche in vaso dentro casa occorre posizionarla in un luogo dove non arriva la luce diretta e lontana da fonti di calore. Ogni varietà ha le sue specifiche esigenze per esempio le tipologie a foglia variegata richiedono più luce di quelle a foglia verde scuro, ma in generale tutte si trovano bene intorno ai 15° e con una luminosità ombreggiata. Non occorre annaffiarle più di una volta a settimana durante i mesi invernali, mentre in estate anche due volte, l’importante è che non si accumuli mai acqua stagnante che fa marcire le radici. Ogni tanto l’edera gradisce una vaporizzazione d’acqua che ricrea l’ambiente umido del sottobosco dove di solito si sviluppa, mentre è importante togliere residui di polvere dalle foglioline periodicamente. L’edera ha la capacità di arrampicarsi velocemente e saldamente grazie alle piccole radici che sviluppa lungo le ramificazioni. Se volete che si arrampichi dovrete fornirle qualche supporto, come semplici stecchini di legno o uno spago attorno a cui far passare le nuove ramificazioni: ricordate però che una volta ‘ancorata’ ad un pensile, un mobile, una libreria, la potrete spostare solo tagliandola. In alternativa la potete far sviluppare in modo che le foglie e i rami formino una cascata pendente che scende verso il basso, magari posizionandola in un vaso sospeso o su una mensola alta della libreria.

Arredare con i fiori

L’ikebana è un’arte antica che viene da Giappone, sviluppata dai monaci buddisti come esercizio zen, per creare composizioni di fiori ed elementi naturali secondo un armonioso equilibrio di accostamenti. Tecnica decorativa che rende la casa graziosa in modo originale, grazie ad un raffinato elemento da posizionare a centro tavola, o in un punto dove diventi l’assoluto protagonista. L’ikebana prevede che i fiori vengano disposti secondo alcuni principi.Per cominciare, la composizione non è solo floreale, ma si utilizzano rami, radici, sassi, pezzi di legno, tutto ciò che si potrebbe trovare in un giardino. Ogni elemento utilizzato dev’essere di natura organica, anche il vaso dovrà essere in pietra, legno, argilla, e il meno vistoso possibile, perché sarà la composizione la vera protagonista. Esistono diversi stili e forme di ikebana, ogni composizione ha il suo nome e appartiene ad un certo filone tematico, insegnato da scuole ben precise.In linea generale, la disposizione deve seguire il principio ternario, ovvero rifarsi all’idea del triangolo. Per esempio, disponendo un ramo lungo, magari in fase di germogliatura per poter godere del momento dello schiudersi de boccioli, oppure una lunga foglia che indica il cielo; un altro più corta che rappresenta la terra, e un elemento intermedio, ovvero l’uomo, tre forze che creano l’equilibrio dello spazio, che può essere il fiore stesso. Ovviamente non occorre creare un triangolo geometrico, piuttosto l’idea di esso: prendete per esempio un recipiente basso e largo, in cui disporrete sul fondo dei sassi, e infilate una lunga foglia o ramo, accanto un fiore il cui peso propenda verso il basso, ed infine un rametto di misura intermedia. Oppure potete prendere un vasetto trasparente lungo e stretto, infilarci dei rami lunghi, un fiore basso e colorato, e una foglia allungata che fuoriesce piegandosi verso la base. Esistono anche dei corsi anche in Italia di Ikebana, spesso promossi dagli istituiti di cultura giapponese, per imparare a creare queste scenografiche composizioni con i fiori e le piante del nostro paese, un mix di creatività e décor dal sapore squisitamente zen.

Edera …rampicante per eccellenza

E’ la pianta rampicante per antonomasia, in grado di ricoprire interi muri di palazzi e siepi bellisssime, creando scenografici effetti. Ma l’edera può vivere anche in appartamento, e la sua pittoresca capacità di diramarsi si può diventare un’interessante ornamento per gli interni, basta rispettare le sue esigenze. Innanzitutto, le piante che appartengono alla famiglia dell’Hedera sono molte, ma le varietà adatte alla coltivazione in appartamento sono solo alcune, dalle foglie più piccole di quelle da esterni. All’aperto in giardino, l’edera cresce in zone ombreggiate e fresche, e quindi anche in vaso dentro casa occorre posizionarla in un luogo dove non arriva la luce diretta e lontana da fonti di calore. Ogni varietà ha le sue specifiche esigenze per esempio le tipologie a foglia variegata richiedono più luce di quelle a foglia verde scuro, ma in generale tutte si trovano bene intorno ai 15° e con una luminosità ombreggiata. Non occorre annaffiarle più di una volta a settimana durante i mesi invernali, mentre in estate anche due volte, l’importante è che non si accumuli mai acqua stagnante che fa marcire le radici. Ogni tanto l’edera gradisce una vaporizzazione d’acqua che ricrea l’ambiente umido del sottobosco dove di solito si sviluppa, mentre è importante togliere residui di polvere dalle foglioline periodicamente. L’edera ha la capacità di arrampicarsi velocemente e saldamente grazie alle piccole radici che sviluppa lungo le ramificazioni. Se volete che si arrampichi dovrete fornirle qualche supporto, come semplici stecchini di legno o uno spago attorno a cui far passare le nuove ramificazioni: ricordate però che una volta ‘ancorata’ ad un pensile, un mobile, una libreria, la potrete spostare solo tagliandola. In alternativa la potete far sviluppare in modo che le foglie e i rami formino una cascata pendente che scende verso il basso, magari posizionandola in un vaso sospeso o su una mensola alta della libreria.

Il giardino che vola

Se siete appassionate di giardinaggio e coltivazione casalinga, ma anche di decorazione d’interni, il kokedama vi farà brillare gli occhi. Si tratta di una tecnica di coltivazione dei bonsai, di origine giapponese, che coniuga la grazia delle piantine da interni all’estetica particolarissima delle sospensioni. Il kokedama è infatti una pianta alloggiata in un involucro di terra priva di vaso, che si può appendere con filo e spago in modo che crei l’effetto di un giardino fluttuante.Bonsai volanti, che potete sostituire con violette, orchidee, piante grasse o qualsiasi piantina che solitamente si coltiva in vaso, per creare una sorta di giardino zen sospeso nell’aria: una vera magia, che, per forza di cose, avviene nel modo migliore se la pianta rimane di dimensioni contenute. Ma com’è possibile che una pianta viva al di fuori del vaso? Il kokedama prevede che le radici vengano interrate in una palla di terriccio speciale. Questa terra è chiamata ketotsuchi, più semplicemente keto, un terriccio acido di colore molto scuro, fangoso, il quale viene mescolato con l’akadama, componente argilloso e drenante, a ph neutro. L’impasto che si ottiene dal mescolare questi due elementi si lavora con le mani creando una sfera, o, per meglio dire, una ciotola, nella quale si inseriscono le radici; la ‘ciotola’ viene poi richiusa e compattata, sempre con le mani, fino ad ottenere una palla di terra dalla quale spunta la piantina. Il tutto si ricopre poi con muschio, creando una ‘perla palla di muschio’ che è proprio il significato della parola kokedama. A questo punto, il muschio si ferma con del nastro di nylon se non lo si vuole rendere molto visibile, oppure con uno spago colorato se si preferisce giocare con l’effetto rete, e a sua volta lo si appende ad un gancio sulla parete, sul soffitto, ovunque vi sia un perno. Naturalmente se preferite potete poggiare la palla di kokedama su un piatto, una ciotola, un supporto tipo alzata. Le necessità della pianta rispetto a luce e acqua non cambiano, ma tenete a mente che il muschio permetterà di conservare l’umidità un poco più a lungo; naturalmente innaffiandolo con delicatezza l’acqua non gocciolerà sul pavimento, dovrete solo aver cura di farlo con precisione per lasciare assorbire il liquido

Mantenere i fiori freschi

I fiori freschi colorano e abbelliscono gli ambienti domestici, portando un po’ di primavera in casa Sbizzarrirsi con le composizioni floreali in vaso è soddisfacente e divertente, salvo poi vedere la propria creazione appassire nel giro di pochi giorni. Esistono però alcuni accorgimenti che si possono prendere per ritardare il più possibile l’avvizzimento dei fiori recisi, e mantenerli freschi e profumati per qualche giorno in più. Innanzitutto, occorre tagliare in modo obliquo lo stelo alla base, in modo che la superficie di assorbimento sia più ampia, e non dimenticare di ripetere l’operazione ogni giorno, accorciandolo di un paio di centimetri, in modo da ridurre la formazione di batteri ed evitare che marcisca troppo presto. E’ inoltre importante cambiare l’acqua tutti i giorni e metterne sempre di fresca, possibilmente dopo aver dato una pulita anche al vaso per togliere eventuali formazioni fungine o batteriche. L’acqua dovrà sempre essere a temperatura ambiente, circa 20 gradi, ma se volete che i bulbi chiusi si aprano velocemente metteteli 10 minuti in acqua caldina per poi ritornare al vaso fresco. Abbiate sempre cura di togliere eventuali foglie secche e petali caduti nell’acqua. Quanto detto finora riguarda la manutenzione quotidiana, ora veniamo ai ‘trucchi’ per aumentare la durata dei fiori. Alcune sostanze fungono da battericida e conservante naturale, come il limone o l’aceto, che potrete mettere nell’acqua dei fiori nella dose di un cucchiaio per litro d’acqua circa. Anche la candeggina ha un buon potere conservante, ma in questo caso ne basteranno poche gocce. Aggiungere un cucchiaino di zucchero all’acqua è un trucchetto comune che permette ai fiori di godere di maggiore nutrimento, e qualcuno suggerisce di aggiungervi anche alcune gocce di vodka come conservante. Ancora, gettare una monetina di rame dentro il vaso è un ulteriore modo di prevenire la formazione di funghi e batteri. Se vedete che i fiori stanno appassendo, date loro uno shock termico immergendoli in acqua ghiacciata per alcuni minuti, prima di rimetterli nel loro vaso.