Tradire è un po’capire

Quando si parla di tradimento  quasi nessuno guarda le cose da punti di vista differenti dall’opinione comune, chi tradisce viene considerato un vile egoista, e chi ama una persona di già legata ad un’altra un poco di buono. Programmi televisivi abituati più a adulare il pensiero dominante che ad approfondire gli argomenti, quando affrontano il tema “tradimento” sono tutti d’accordo nel sancire la “disonestà”, l’“immoralità”, per condannare senza contraddittorio e senz’appello, senza nemmeno cercare di capire, i sentimenti di chi ha a che fare col tradimento.Quasi nessuno pone sul piatto della bilancia intorno al tradimento una verità che chi conosce veramente il tradimento sa bene, e cioè che tradire vuol dire amare di più. Perché l’amante di una persona di già legata ad un’altra è una figura che ama pur avendo in cambio molto meno rispetto all’esserne unico partner; perché chi tradisce è una figura che in qualche modo ama la persona che ha accanto, e poi ama chi diventerà compagno di tradimento.Quello che conta è il risultato finale della cosa, e cioè che tradire ha a che fare con l’amore, con una capacità  estesa e illimitata di dare e ricevere amore, con una moltiplicazione delle possibilità dell’amore: e l’amore, come sappiamo bene, non dovrebbe mai avere a che fare con l’avidità e l’egotismo, altrimenti che amore è? Tradire è, insomma, amare di più.Cosa diceva Osho? «Qualunque cosa distrugga la libertà non è amore. Deve trattarsi di altro, perché amore e libertà vanno a braccetto, sono due ali dello stesso gabbiano che volteggiano in un immenso mare». E diceva anche che «ogni volta che vedi il tuo amore in conflitto con la tua libertà, significa che stai facendo qualcos’altro in nome dell’amore». Nessuno riflette mai, infatti, sull’egoismo, quello vero, sì, e violento, di chi pretende la fedeltà, e in nome di quella magari trasforma la fine di un amore o la scoperta di un tradimento in una tragedia, troppe volte non soltanto in senso emotivo, ma letterale. Sting in una famosa canzone diceva «if you love somebody set them free», sarebbe a dire se ami qualcuno lascialo libero.Libero di fare cosa? Libero di amare altri, libero di farsi amare da altri, libero di dimenticare il partner abituale e le sue attese per un momento oppure per sempre, libero di riaffermare, attraverso la sua vita, che l’amore è un’estensione, non una gabbia.La parola amore deriva dal verbo amare, che ha però un’etimologia incerta. Alcuni, però, facendo più poesia che etimologia, sostengono che amore si possa leggere come a-mors, sarebbe a dire senza morte. Dove c’è una gabbia c’è una morte della libertà, e  dove non c’è una gabbia, c’è il vero amore.

Il primo passo

«Anche il più lungo dei viaggi comincia con un piccolo passo», come ci indica l’antica saggezza cinese con le parole di Lao Tse. Il problema è scegliere bene il primo passo; che si tratti di scegliere le ferie al mare, di iniziare un lavoro, di scegliere una relazione d’amore,difatti, nella maggioranza dei casi, le persone sanno quello che vogliono ma non sanno bene come ottenerlo, oppure sanno come ottenerlo ma sbagliano nel muoversi in quella data direzione. L’errore più frequente è proprio nell’inizio dell’agire verso lo scopo desiderato. Questo, in virtù del fatto che, o spinte dall’entusiasmo, accelerano troppo il processo e vanno fuori strada, o al contrario, limitate dalla paura, vanno troppo lente e insicure. O ancora, convinte troppo delle proprie teorie, procedono senza considerare i feedback di ogni loro azione e finiscono per inciampare su ciò che non hanno considerato. C’è poi chi, che per paura di sbagliare, rimane bloccato come l’asino di Buridano e, posto in mezzo a due bisacce di fieno, non sa decidere quale delle due iniziare a mangiare, finché non muore di fame. Insomma, dare il via a un processo composto da una serie di azioni per raggiungere un obiettivo sembra essere una cosa semplice, ma il più delle volte è qualcosa di ingannevole o fonte di dubbi e timori. Pertanto, imparare a valutare strategicamente come dare avvio a un progetto, appare un argomento decisamente rilevante, anche se usualmente poco considerato: sembrerebbe, infatti, ovvio fare ciò che viene spontaneo, ma questo per certi aspetti è ancora più ingannevole poiché la spontaneità non è altro che «l’ultimo apprendimento diventato acquisizione» e farsi guidare da lei nella convinzione che sia una nostra naturale propensione non influenzata dalle nostre esperienze è davvero una magra illusione che rende l’affidarsi ad essa poco affidabile.